All’apice del loro successo, nel 1968 i quattro componenti dei Beatles (John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison) intrapresero un viaggio mistico in India presso l’ashram1 del noto insegnante di yoga Maharishi Mahesh Yogi2L’interesse del gruppo verso la filosofia indiana sorse soprattutto per merito di Harrison, che già da alcuni anni se ne era lasciato coinvolgere. Così, dopo aver avuto modo di conoscere lo yogi Maharishi qualche mese prima a Londra durante un suo tour mondiale dove pubblicizzava i segreti e le virtù della pratica della Meditazione Trascendentale3, i quattro decisero di partire alla volta dell’India.

Il soggiorno dei Fab Four all’eremo del santone indiano attirò l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica mondiale, dato l’enorme successo che il quartetto di Liverpool aveva riscosso a livello planetario. Questo loro interessamento verso il misticismo orientale fu un evento che ebbe vasta eco a livello internazionale. Non poteva essere diversamente anche perché era quello il periodo in cui la gioventù occidentale iniziava a fare massicciamente uso di droghe, soprattutto quelle psichedeliche, allo scopo di “espandere la coscienza”. Nel loro viaggio in India, iniziato nel febbraio del 1968, i quattro furono infatti accompagnati non solo da mogli e compagne e dagli uomini più fidati del loro entourage, ma persino da un nutrito stuolo di giornalisti che erano loro appiccicati 24 ore su 24.

Questo viaggio divenne rapidamente un evento epocale, e non solo perché servì da ispirazione per la compilazione di alcune delle loro più celebri canzoni apparse negli album successivi, a cominciare da quel White Album4 unanimemente considerato come un’autentica pietra miliare della storia della musica rock. Nello stesso periodo del soggiorno dei Beatles, Maharishi intratteneva presso il proprio ashram – che a dire il vero era stato trasformato in una sorta di resort di lusso con tanto di pista di atterraggio per jet privati – altri ospiti di fama internazionale, tra cui l’attrice Mia Farrow. Nessun dubbio che a costei servisse un periodo di riposo lontano dalle luci della ribalta per ritemprare lo spirito: in quel periodo, la Farrow stava divorziando da Frank Sinatra, di trent’anni più anziano di lei, ma soprattutto aveva finito di girare da pochi mesi uno dei film più sinistri della storia del cinema, Rosemary’s Baby5di Roman Polansky, in cui interpretava la parte di una giovane donna che dà alla luce il figlio di Satana.

Una curiosità a margine: il film è ambientato in uno dei più storici ed esclusivi palazzi di New York, il Dakota Building6, situato nell’Upper West Side. Negli anni a seguire, John Lennon, che aveva lasciato la prima moglie per mettersi con Yoko Ono al ritorno dal viaggio in India, spostò la sua residenza proprio in questo palazzo. Anzi, fu proprio all’uscita del Dakota che Lennon trovò la morte nel dicembre 1980 per mano dello squilibrato Mark David Chapman, che lo attese a lungo sull’uscio di casa prima di freddarlo con alcuni colpi di pistola.

Come fin troppo spesso succede alle rock-star, il soggiorno dei Beatles in India finì col diventare piuttosto movimentato. Il primo dei quattro a partire per far ritorno in Europa, dopo appena due settimane, fu Ringo Starr che pativa per la lontananza dal figlio appena nato. Dopo fu la volta di McCartney e dell’allora consorte. Molto più turbolenta fu la partenza di Harrison e Lennon, scappati alla chetichella con seguito non indifferente di polemiche. C’è chi dice che Lennon sia rimasto alquanto deluso nel constatare l’attaccamento alle cose materiali palesato dal santone Maharishi; addirittura Lennon si convinse che il guru aveva fatto delle avances alla Farrow. Altri, invece, dicono che fu tutto un fraintendimento e che anzi fu Maharishi a rimanere particolarmente deluso dell’abuso di droghe da parte dei quattro.

In ogni caso, non è certo per via del viaggio dei Beatles in India che ci occuperemo dello yogi Maharishi. Benché sia ancora oggi noto soprattutto con l’appellativo di “guru dei Beatles”, Maharishi è stato anche un fisico e matematico e viene ricordato per quello che da lui prende il nome di Effetto Maharishi. Tale effetto sostanzialmente consiste nella capacità attribuita alla mente umana di poter condizionare l’ambiente esterno circostante attraverso la pratica della Meditazione Trascendentale (pratica questa messa a punto e diffusa dallo stesso Maharishi). Quest’ultima consiste a sua volta in una speciale tecnica di meditazione incentrata sulla continua ripetizione di un mantra7 che consentirebbe dopo anni di esercizio di raggiungere in casi eccezionali un quarto stato di coscienza, superiore a quelli di veglia, sogno e sonno profondo, in cui la coscienza medesima percepisce sé stessa.

Indiscutibilmente, per noi occidentali questi sono concetti assai astrusi e soprattutto difficili da accettare come veri. Come è possibile solo immaginare l’idea che il pensiero possa influire sulla materia?! Ma chi ci si crede di essere? Forse Uri Geller8 che con la sola forza del pensiero sosteneva di poter piegare gli oggetti? In effetti, tanto scetticismo è più che comprensibile. A partire dall’età dei Lumi noi occidentali siamo stati abituati a ragionare in termini di dualità cartesiana per cui per noi corpo e mente, o materia e spirito, sono realtà distinte ed inconciliabili. Pertanto ci appare come pura opera di fantasia il fatto che si possa condizionare, seppur attraverso una forma di meditazione tesa al proprio accrescimento spirituale, la realtà materiale, concreta ed oggettiva che ci circonda. Le cose in sé – noi pensiamo – non sarebbero tali se non fossero anche altro dallo spirito.

Eppure vi è una considerazione fondamentale da fare. Bisogna prendere in considerazione che la scienza moderna ha fatto passi da gigante nell’ultimo secolo. Questo è sotto gli occhi di tutti, non fosse altro per l’enorme progresso tecnologico di cui oggi tutti noi beneficiamo e che ha reso la nostra vita molto più facile anche in rapporto al recente passato. Ma questo enorme progresso tecnologico non è che la punta dell’iceberg; c’è ben di più. Ciò che in molti non sanno è che i progressi della fisica quantistica stanno rivoluzionando l’approccio stesso che gli scienziati hanno verso la realtà e l’universo. Oggi, il fisico quantistico più spesso deve essere considerato alla stregua di un filosofo piuttosto che di uno scienziato, almeno intendendo il termine scienziato nel senso “galileiano” del termine. Il fisico quantistico si trova ad affrontare dei paradossi e dei dilemmi tali che non ne verrebbe mai a capo se continuasse ad essere ancorato ai principi della fisica classica newtoniana, che è incardinata sul principio di oggettivazione, cioè sul considerare la materia come una cosa a sé stante, che esiste a prescindere dall’osservatore. In verità, come si fa a biasimare un approccio scientifico che è stato tanto fruttifero nel corso dei secoli? Infatti non si può. Ma se la fisica classica continua ad avere una sua valenza e utilità nel mondo macroscopico, dove ha ancora senso il principio di oggettivazione e la netta distinzione tra colui che osserva e la cosa osservata, ecco che tutto cambia quando si analizza la realtà microscopica e subatomica. Lì si entra realmente in un altro mondo, dove i principi della fisica newtoniana devono essere irrimediabilmente accantonati per abbracciare un criterio di indagine che a volte dà l’impressione di essere più mistico che scientifico.

Occorre partire dal presupposto che nel mondo subatomico la materia non esiste in quanto tale. Gli atomi non sono particelle indivisibili come sostenuto sin dall’antichità da Democrito9. A livello subatomico, esiste solo l’energia, tutto è energia. La celebre formula di Einstein, E=mc2, stabilisce infatti l’equivalenza tra massa ed energia: in poche parole, anche la materia deve essere considerata una forma di energia. Infatti, se a livello macroscopico un atomo appare come una particella indivisibile, in realtà a livello microscopico ci si accorge che non è così. L’atomo è composto da particelle ancora più piccole, appunto elettroni, neutroni e protoni. Ciò che conferisce l’apparenza di “durezza” all’atomo è l’enorme quantità di energia che vi è in gioco tra le particelle subnucleari. Infatti, in qualche modo, l’atomo è “vuoto”: l’aspetto “solido” della materia è solo un risultato grossolano dovuto al gioco delle forze subatomiche, le quali derivano da un unico campo fondamentale che Einstein definì campo unificato10. L’universo, da sempre considerato come intrinsecamente materiale, ha rivelato che la sua essenza fondamentale è pura energia immateriale. In più, le particelle subatomiche hanno natura duale: possono presentarsi sia in forma di materia, come particelle, sia in forma di energia, potendo avere una natura ondulatoria. E cosa ancora più stupefacente, che esse si presentino sotto una forma piuttosto che sotto un’altra dipende dalla presenza di un osservatore esterno che rileva il processo!

Questa non vuole certo essere una dissertazione completa sulla fisica quantistica, anche perché le mie scarse conoscenze sull’argomento non sono tali da consentirmi di andare oltre queste poche righe. Anzi, mi scuso se le mie esemplificazioni dovessero risultare semplicistiche e anche imprecise. Ciò che mi preme sottolineare è appunto come la fisica quantistica abbia portato ad un cambio di paradigma di tale entità da doverci indurre ad una visione completamente differente della realtà, anche di quella materiale da cui siamo circondati. E per quanto possa sembrare paradossale, la meccanica quantistica presenta molti punti in comune con la tradizione mistica orientale, tanto che bisognerebbe chiedersi se determinate verità scientifiche non siano celate nei libri dei Veda, che consistono nella raccolta di testi sacri delle popolazioni arie che circa 4000 anni fa si insediarono nel nord dell’India; testi questi che sono alla base dell’induismo e del buddismo.

In una certa tradizione induista, una delle forme di culto che può assumere il dio Shiva11 è quella di Signore della Danza (Nataraja). Shiva, danzando sul mondo, lo distrugge e lo ricrea dalle sue ceneri continuamente. In una classica raffigurazione del dio impegnato nella sua danza di creazione e distruzione, esso appare con una folta chioma e con quattro braccia (una per ogni punto cardinale), mentre compie un passo di danza, con la gamba destra leggermente piegata e la sinistra piegata in avanti. Due delle braccia sono aperte; una delle mani sorregge un tamburello e l’altra una fiamma. Il tamburello è lo strumento musicale con cui ritma la sua danza e con cui dà origine alla creazione, mentre la fiamma rappresenta il fuoco con il quale genera la distruzione. Le altre due braccia sono allungate davanti al busto, e seguono la linea della gamba alzata. Shiva danzando all’interno di un cerchio di fuoco, raffigurato da tante piccole fiammelle, che rappresentano il rogo del mondo, schiaccia sotto il suo piede destro la figura mitologica di un nano, il quale rappresenta l’oscuramento cui sono preda gli esseri umani, e che solo il dio è in grado di dissolvere; oscuramento questo dovuto all’illusione dell’esistenza di una qualche realtà immutabile del mondo, che invece è solo transitoria (si tratta del velo di māyā). Di seguito, una statua del dio presente nientepopodimeno che all’ingresso del CERN di Ginevra.

Questa tradizionale raffigurazione di Shiva raccoglie in sé alcune verità scientifiche che sono state disvelate dalla fisica quantistica solo in tempi recenti. Per iniziare, prendiamo spunto dalle parole che il fisico Heinz Pagels12 scriveva nel suo libro del 1982 The Cosmic Code: Quantum Physics As the Language of Nature: “il vuoto, lo spazio sono in realtà fatte di particelle e antiparticelle che spontaneamente si creano e si annichilano. Lo spazio appare vuoto solo perché il processo incessante di creazione e distruzione si verifica su intervalli temporali e distanze brevissime. Il vuoto sembra tranquillo e calmo su scala macroscopica non diversamente dall’oceano che, visto da un aereo ad alta quota, appare privo di qualsiasi increspatura. Se però ci troviamo sulla superficie delle acque a bordo di una barchetta, l’oceano ci appare ben diverso con onde gigantesche che fluttuano e ci sovrastano”. Nelle parole del fisico Pagels riecheggia dunque la descrizione della danza cosmica di Shiva: anche per lo scienziato contemporaneo la realtà, quanto meno a livello subatomico, consiste in un processo ininterrotto di creazione e distruzione. Ma questa non è l’unica verità scientifica celata nella descrizione della figura del dio. Il suono (che è essenzialmente una vibrazione che si propaga nell’aria come un’onda) che viene emesso dal tamburello di Shiva è alla base della creazione. La fisica contemporanea ci dice che le particelle elementari che costituiscono la realtà oggettiva sono stati eccitati del cosiddetto vuoto quantistico; più precisamente, si suole dire che ogni entità che esiste nell’universo (materia, forza e energia), quantunque a livello macroscopico possa formare strutture solide e stabili come gli atomi dei diversi elementi chimici, è in ultima istanza una vibrazione nella struttura dello spazio-tempo. Ciascuna particella diversa dà origine a campi/particelle diverse, così come ciascuna vibrazione diversa dà origine ad un suono diverso. È esattamente quello in cui credono i mistici orientali quando asseriscono che qualsiasi manifestazione materiale o spirituale è costituita da nient’altro che una vibrazione. Ecco dunque, alla luce di quanto esposto, che il parlare di pensiero capace di influenzare la materia inizia a diventare qualcosa di più verosimile e credibile: tutto ciò può avere senso, almeno a livello di fisica quantistica.

Tra le ricerche più interessanti condotte a questo riguardo si segnala quella dell’università di Harvard ad opera di un team guidato dai ricercatori Robert Wallace e Herbert Benson13 sulla tecnica della Meditazione Trascendentale. I due avrebbero dimostrato gli effetti benefici che il nostro organismo sarebbe in grado di ottenere agevolmente, anche dopo solo poche settimane di esercizio, se praticassimo con costanza la Meditazione Trascendentale. In particolare, si segnalano benefici quali una rapida e notevole diminuzione della concentrazione del lattato ematico, ben superiore a quella che si ottiene in un normale stato di riposo; un consistente aumento delle resistenza elettrica cutanea; una netta diminuzione del consumo di ossigeno e del rilascio di anidride carbonica (Greta ne sarà contenta);una forte riduzione di stress e tensioni; un certo rallentamento nel processo di invecchiamento biologico; un aumento dell’intensità delle onde celebrali come evidenziate nell’analisi EEG (elettroencefalografica).

A questo proposito, si dia un’occhiata ai seguenti grafici.

Il primo, a sinistra, rappresenta le onde EEG di un gruppo di volontari che sono state rilevate mentre si trovavano in uno stato di veglia normale; il secondo, a destra, rappresenta al contrario le onde EEG del medesimo gruppo di volontari assorti in uno stato di meditazione. Come si può facilmente constatare, durante la meditazione le onde cerebrali dei volontari diventavano coerenti, il pensiero di tutti i praticanti si allineava e si coordinava entrando in fase, come se fossero tutti collegati, come se fossero un unico pensiero!

Il nostro sistema nervoso ed il nostro cervello emettono continuamente e sono percorsi costantemente da segnali elettrici. Anzi, dal punto di vista della scienza moderna ogni pensiero, volontario o meno, è un impulso elettrico, o meglio un insieme di onde e vibrazioni di natura elettrica. In natura, è ben noto il fenomeno detto di risonanza14 come quello che avviene nei diapason. Ponendo due diapason uno accanto all’altro, e facendone vibrare uno, anche il secondo inizierà dopo pochi istanti a vibrare alla stessa frequenza del primo. Il mantra della Meditazione Trascendentale, ovvero l’incessante ripetizione di sillabe prestabilite (prevalentemente le sillabi aum oppure om), è fondamentalmente un suono che si propaga come un’onda con una frequenza tale da rendere possibile questo fenomeno di risonanza anche all’interno del cervello umano. Questo spiegherebbe le risultanze dell’esperimento di cui sopra: le persone intente alla Meditazione Trascendentale sarebbero entrate in risonanza tra di loro, esattamente come succede con due diapason.

Una conseguenza di quanto sopra descritto è il cosiddetto effetto Maharishi, di cui si accennava poc’anzi. Curiosamente, si è notato che in quelle città dove almeno l’1% della popolazione è solita praticare con costanza la Meditazione Trascendentale, i parametri socio-economici del luogo tendono a migliorare. In particolar modo, si è notato un netto decremento nel livello di criminalità ed un miglioramento generale nelle condizioni economiche. L’effetto Maharishi venne sperimentato su scala maggiore durante la guerra del Libano del 198215. Si provò a riunire, nelle regioni del Medio Oriente devastate dalla guerra, delle persone abituate alla tecnica della Meditazione Trascendentale. Ebbene, si notò che, durante i momenti in cui queste persone erano intente nella meditazione, il livello di violenza nella regione circostante si abbassava significativamente: i crimini, i decessi e gli incidenti diminuivano, mentre le attività terroristiche cessavano. E quando queste persone sospendevano la loro meditazione, tutte queste negatività riprendevano.

Maharishi – che ricordiamo era laureato in fisica e dunque non era certo uno sprovveduto – sosteneva che questo effetto era un risultato della coscienza collettiva, espressione questa che rimanda direttamente al concetto di inconscio collettivo16 di Jung, cioè quella parte dell’inconscio umano che è comune a quello di tutti gli altri esseri umani, ma anche al concetto di noosfera del gesuita Teilhard de Chardin17. Maharishi chiamava queste sue scoperte Scienza Vedica, secondo la quale la realtà non è altro che coscienza che rivela se stessa a se stessa in modo ordinato. I mistici orientali sostengono che le varie forme di meditazione consentono di raggiungere stati di coscienza superiori a quelli di veglia, sogno e sonno profondo: una sorta di trance sveglia o estasi, in cui si percepisce distintamente che la materia in sé non esiste ma è solo energia. Ancora una volta, abbiamo una somiglianza con la fisica contemporanea: nella fattispecie, con la celeberrima formula di Einstein. Ecco dunque spiegato il concetto di velo di māyā che appare anche nella raffigurazione di Shiva. I nostri sensi ci portano a concepire la materia come qualcosa di oggettivo, che esiste in sé e che continuerebbe ad esistere a prescindere da noi esseri coscienti. Ma in realtà, secondo il misticismo orientale, negli stati di coscienza superiori l’intero universo apparirebbe come un immenso campo di consapevolezza in eterna vibrazione in cui le vibrazioni si propagano per onde e danno origine all’intera manifestazione della realtà. I mantra, quindi, sarebbero importanti in quanto in sintonia con la vibrazione fondamentale che pervade l’intero universo. Nel Vedānta18, che è una delle tradizioni dottrinali fondamentali all’interno dell’induismo, si direbbe che tutto è Brahman19 e che tutti i fenomeni della realtà manifesta non sono che proiezioni del Brahman che nel complesso costituiscono il mondo fenomenico materiale, detto appunto māyā.

Non si ha certo la pretesa di presentare un’analisi esaustiva delle religioni orientali; né questo articolo vuole essere un’esortazione a farsi fedele di una di esse, anche perché chi scrive, essendo cattolico praticante, inviterebbe piuttosto alla recitazione del Rosario che allo yoga. Ma – come si è sottolineato nelle righe precedenti – non si può che rimanere affascinati da quanto il misticismo orientale presenti straordinarie similitudini con la fisica contemporanea. Il concetto stesso di Brahaman rimanda a quello che i fisici contemporanei chiamano campo unificato, che dà origine alle particelle che noi chiamiamo materia ed alle forze che agiscono fra di esse e nel quale tutte le leggi si trovano assieme in uno stato di assoluta completezza. Le analogie sono sorprendenti: l’unità del tutto; la convinzione che alla base della realtà fenomenica materiale esista qualcosa di più profondo, identificabile in un campo astratto universale; la presenza di onde e vibrazioni che, attraversando questo campo universale, danno origine all’intera manifestazione concreta dell’universo. In definitiva, il campo unificato della teoria delle superstringhe20 sarebbe identico a quello che Maharishi Mahesh Yogi chiamava “campo unificato della coscienza”.

Credere o meno alla veridicità dell’effetto Maharishi rimane pur sempre una scelta personale. Ma questa veloce esposizione delle scoperte della fisica contemporanea ci dimostra che quanto sopra riportato ha in ogni caso un minimo di fondamento scientifico. A questo punto, però, facciamo un ragionamento per assurdo. Si parta dal presupposto che sì, Maharishi ha ragione e l’effetto che da lui prende il nome è assolutamente veritiero. Quindi, nell’ipotesi in cui sia credibile che un numero minimo di persone intente alla meditazione e al proprio arricchimento spirituale possa comportare evidenti effetti benefici sulla comunità circostante, non può essere vero anche il contrario? E cioè che eventi particolarmente traumatizzanti e luttuosi possano sconquassare questa sorta di inconscio collettivo, o noosfera, a cui la coscienza di ognuno di noi è intimamente collegata, tanto da portare al contrario ad un decadimento spirituale, ad un imbarbarimento dei costumi, ad una crescita della criminalità e della conflittualità, all’egoismo, alla perfidia e a tutta una serie di altre conseguenze nefaste? In fin dei conti, viviamo in un mondo in cui la ragione sembra andata perduta. Una volta, si dava del pazzo a colui col quale era impossibile discutere per la sua manifesta incapacità di sviluppare un pensiero logico. Oggi, al contrario, il pazzo è colui che, essendo ancora capace di pensiero logico, non si uniforma al pensiero unico collettivo. Che i vari attentati terroristici, le guerre, gli attacchi sotto falsa bandiera, l’11 settembre, le pandemie e tutti quegli altri eventi drammatici la cui portata viene sistematicamente amplificata dai media possano determinare una sorta di effetto Maharishi ma all’incontrario? Mentre la meditazione tende a portare armonia all’interno di una collettività, diversamente questi accadimenti tanto drammatici, man mano che vengono enfatizzati dai media, porterebbero a disarmonia o – per usare una più appropriata espressione scientifica – ad un aumento di entropia21 all’interno del campo unificato della noosfera.

L’effetto Maharishi viene spesso paragonato al magnetismo di una calamita. Ogni calamita è composta da miliardi di atomi che a livello microscopico si trovano allineati. È questo allineamento che rende possibile il magnetismo. Infatti, diversamente ogni atomo della calamita non sarebbe che un micro-magnete comunque sprovvisto dell’energia necessaria per esercitare qualsiasi attrazione. Ma la somma di tutti i campi magnetici degli atomi allineati fa sì che a livello macroscopico sia possibile questa forza di attrazione. Similmente, la Meditazione Trascendentale permetterebbe di “allineare” le coscienze, generando una “forza” positiva. Ipoteticamente, un qualcosa che fosse il contrario dell’effetto Maharishi, quindi, dovrebbe portare ad una sorta di disallineamento delle coscienze. C’è da chiedersi a quali conseguenze potrebbe portare questo disallineamento delle coscienze in ambito sociale. Potremmo ipotizzare che, come nella calamita l’allineamento dei singoli atomi consente il dispiegarsi della forza di attrazione magnetica, così in ambito sociale il disallineamento reso possibile dal contrario dell’effetto Maharishi (quindi attentati, guerre, false flag, ecc…) porterebbe ad una società per l’appunto atomizzata, in cui il singolo si ritroverebbe ulteriormente spaesato, stressato, confuso, privo di punti di riferimento, ansioso, astioso, pieno di risentimento se non di vero e proprio odio, in balia del destino, incapace di percepire le proprie priorità e di legarsi al prossimo nell’interesse comune. In qualche modo la coscienza collettiva di cui parla lo yogi Maharashi, ormai deteriorata ed marcita, finirebbe coll’esercitare sul singolo individuo un insieme di pressioni e condizionamenti (ma sempre a livello di inconscio collettivo) per cui costui sarebbe influenzabile, manipolabile, attaccabile e facilmente trasformabile, in ultima istanza, in uno schiavo affidabile.

Mi rendo conto che ai più queste tesi parranno fin troppo ardite; qualcuno addirittura le bollerà come cialtroneria completamente priva di fondamento. Altri ancora, con una preparazione scientifica superiore alla mia, non potranno che rimarcare le imprecisioni dello scritto. Tuttavia vi è chi si è speso parecchio per diffondere questo genere di idee. Il fisico americano John Hagelin22, dal curriculum accademico alquanto impressionante, si è fatto portatore di queste istanze, a tal punto da essersi candidato per ben tre volte alla Casa Bianca. Anzi, ha persino fondato un partito politico23 il cui scopo precipuo consiste nella diffusione dei precetti della Meditazione Trascendentale.

Per concludere, vi lascio con le parole di Antonin Artaud24 tratte dal saggio Van Gogh il suicidato della società25, scritto di getto dopo aver visitato una mostra del grande pittore olandese, morto suicida. Come per Van Gogh, anche per Artaud la realtà è un malefico incantesimo in cui viviamo come in un affatturamento globale e dove la paura, allontanandoci dalla vita vera, ci porta a soccombere. Se esiste veramente un qualcosa che è l’esatto contrario dell’effetto Maharishi, questo qualcosa assomiglia tanto all’affatturamento di Artaud.

“Al di fuori dei piccoli affatturamenti degli stregoni di campagna, vi sono le grandi passate di affatturamenti globali ai quali tutta la coscienza in allarme partecipa periodicamente. È così che in occasione di una guerra, di una rivoluzione, di uno sconvolgimento sociale ancora in germe, la coscienza unanime è interrogata e s’interroga, ed esprime anche il suo giudizio. Può anche accaderle di essere eccitata e come fuori di sé a proposito di certi casi individuali clamorosi. È così che ci sono stati affatturamenti unanimi a proposito di Baudelaire, di Edgar Allan Poe, di Gérard de Nerval, di Nietzsche, di Kierkegaard, di Hölderlin, di Coleridge, e ce ne sono stati a proposito di Van Gogh. Questo può accadere durante il giorno, ma in genere accade, di preferenza, durante la notte. È così che strane forze vengono sollecitate e portate nella volta astrale, in quella specie di cupola buia che costituisce, al di sopra di tutto il respiro umano, la velenosa aggressività dello spirito malvagio della maggior parte delle persone. È così che quelle rare buone volontà lucide che hanno dovuto dibattersi sulla terra vedono se stesse, in certe ore del giorno o della notte, sprofondate a occhi aperti in certi stati d’incubo, circondate dalla formidabile suzione, dalla formidabile oppressione tentacolare di una specie di magia civica che si vedrà presto apparire scopertamente nei costumi. […]. E dov’è in questo delirio il posto dell’io? Van Gogh cercò il suo per tutta la vita con energia e con una determinazione strana, e non si è suicidato in un impeto di pazzia, nel panico di non farcela, ma invece ce l’aveva appena fatta e aveva saputo chi era quando la coscienza generale della società per punirlo di essersi strappato ad essa lo suicidò. E come fece? S’introdusse nel suo corpo in occasione di un’orgia o di una messa, cancellò in lui la coscienza soprannaturale che egli aveva appena assunto e, come un’introduzione di corvi neri nelle fibre del suo albero interno, lo sommerse con un ultimo sobbalzo, e, prendendo il suo posto, lo uccise”.

P.S.: vi sono due libri a cui ho attinto a piene mani per la compilazione del presente articolo. Si tratta de Il Segreto dell’Universo, di Fabrizio Coppola, e Il Tao della Fisica, di Fritjof Capra. Ovviamente, sono libri di cui consiglio vivamente la lettura. GIANOX

  • 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Āśrama
  • 2 https://it.wikipedia.org/wiki/Maharishi_Mahesh_Yogi
  • 3 https://it.wikipedia.org/wiki/Meditazione_trascendentale
  • 4 https://it.wikipedia.org/wiki/The_Beatles_(album)
  • 5 https://it.wikipedia.org/wiki/Rosemary’s_Baby_-_Nastro_rosso_a_New_York
  • 6 https://it.wikipedia.org/wiki/Dakota_(palazzo)
  • 7 https://it.wikipedia.org/wiki/Mantra
  • 8 https://it.wikipedia.org/wiki/Uri_Geller
  • 9 https://it.wikipedia.org/wiki/Democrito
  • 10 https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_tutto
  • 11 https://it.wikipedia.org/wiki/Siva_(divinità)
  • 12 https://en.wikipedia.org/wiki/Heinz_Pagels
  • 13 https://en.wikipedia.org/wiki/Herbert_Benson
  • 14 https://it.wikipedia.org/wiki/Risonanza_(fisica)
  • 15 https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Libano_(1982)
  • 16 https://it.wikipedia.org/wiki/Inconscio_collettivo
  • 17 https://it.wikipedia.org/wiki/Pierre_Teilhard_de_Chardin
  • 18 https://it.wikipedia.org/wiki/Vedānta
  • 19 https://it.wikipedia.org/wiki/Brahman
  • 20 https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_superstringhe
  • 21 https://it.wikipedia.org/wiki/Entropia
  • 22 https://it.wikipedia.org/wiki/John_Hagelin
  • 23 https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_della_Legge_Naturale
  • 24 https://it.wikipedia.org/wiki/Antonin_Artaud
  • 25 https://it.wikipedia.org/wiki/Van_Gogh_il_suicidato_della_società