Domanda retorica: chi di noi non ha mai frequentato la sezione commenti di un blog?

E’ ovvio che chi sta leggendo questo articolo lo sta facendo proprio in questo momento, al pari di chi lo ha scritto. Chi legge, come chi ha scritto, quindi, sa perfettamente che le vecchie discussioni politiche, simili a quelle di tipo calcistico, che un tempo si tenevano nei bar e in altri luoghi di aggregazione del “popolo” ora si tengono in rete, nei blog, nei forum delle testate giornalistiche on line, nei social. La rete offre quegli spazi adatti dove il “popolo” può esprimere, più o meno liberamente, le proprie opinioni come in passato si faceva nei circoli o nei bar del quartiere. Da allora non è cambiato molto, certamente in rete c’è la possibilità di aggregare molte più persone, provenienti persino dai quattro angoli del mondo, con l’anonimato a rendere gli scambi di opinione più aggressivi e “sfacciati”, ma alla fin fine il gioco di solito, rimane sempre lo stesso: intessere relazioni con chi ha idee compatibili con le proprie, giocare a chi “ce l’ha più lungo” con chi la pensa diversamente.

Al bar della politica le analisi politiche offerte dai suoi avventori sono spesso e volentieri secche, lapidarie, ritagliate con l’accetta. Praticamente delle vere e proprie sentenze. Le cose sono tutte nere o tutte bianche (tutte pari o tutte dispari, se preferite), non ci sono mezze misure, non ci sono sfumature. Alla fine della discussione quello la tesi dominante che emerge è che il partito xyz è una “schifezza” e chi lo vota, evidentemente riconoscendosi in esso, non può che fare schifo anch’esso, se non peggio.

Giusto per offrire esempi concreti, Forza Italia, essendo il partito di Berlusconi, “corrotto, ladro e puttaniere” non può che essere votato da “chi si riconosce nel suo leader quindi i corrotti, i ladri e i puttanieri”.

Il M5s è considerato dai suoi detrattori come un movimento politico di cialtroni, analfabeti funzionali e fancazzisti ergo, il suo elettorato necessariamente deve essere composto da gente dotata delle stesse “virtù”. E poi, il PD è il partito dei radical chic, la lega degli scimmioni rozzi e razzisti e così via.

Ma i “giudici” del bar virtuale della politica, che emettono codeste sentenze inappellabili, hanno ragione? Le cose stanno veramente così?

Tutti i partiti che riescono ad essere rappresentati in parlamento hanno ottenuto centinaia di migliaia di voti, quelli più grossi addirittura diversi milioni, quindi per la legge dei grandi numeri no, non stanno esattamente così le cose, la teoria dominante del bar della politica non rispecchia fedelmente la realtà.

Ogni partito avrà la sua quota di elettori composta da persone perbene, oneste, lavoratrici. E ogni partito avrà la sua quota di elettori composta da persone superficiali, menefreghiste, corrotte, ignoranti e stupide.

Sempre per offrire un esempio concreto, probabilmente un esempio limite, prendiamo in considerazione la Sicilia: non troppo tempo fa era considerata la regione berlusconiana per eccellenza. Nell’isola più grande d’Italia Berlusconi faceva incetta di voti, parlamentari e amministratori locali. Poi però il vento è cambiato e a essere premiato in Sicilia è stato il centrosinistra. Alle ultime elezioni nazionali, invece, è stato il M5s a fare il “botto”. Allora come lo spieghiamo? Gli onesti, salvo eccezioni, rimangono onesti, i corrotti continueranno ad esserlo e gli stupidi lo saranno sempre, dalla stupidità non si guarisce, mai. E’ successa una cosa semplicissima: parte degli onesti, dei corrotti e degli stupidi, semplicemente ha cambiato idea e modo di votare! Se così non fosse, se ognuno votasse sempre e solo un “partito a sua immagine e somiglianza”,come il bar della politica sostiene, non ci sarebbero cambiamenti, le elezioni diventerebbero inutili perchè la situazione rimarrebbe cristallizzata!

Perchè, allora, questo modo di porsi a dir poco draconiano sui social e nei vari forum, con giudizi sempre “tranchant” da parte della grande maggioranza degli utenti?

La spiegazione più probabile è che i bar della politica sono frequentati in particolar modo da tifosi, spesso da ultrà. L’ultrà, più che il semplice tifoso, è capace di caratterizzare e conquistare la ribalta di un forum o un social e prevalere, con i suoi commenti estremi e assolutistici caratterizzando l’intera comunity del social stesso. La classica “minoranza rumorosa”.

Per l’ultrà non esiste squadra migliore della propria, tutte le altre fanno schifo. Per l’ultrà non esistono sconfitte meritate o avversari che vincono perchè più forti, esistono solo arbitri venduti, rigori inesistenti concessi agli avversari e rigori grandi come una casa negati ai propri beniamini, in caso di sconfitta. In caso di vittoria, beh…esattamente tutto uguale ma in senso contrario!

Dove ci porta questa lunga (e spero non troppo noiosa) premessa?

A parlare della situazione politica attuale e delle gesta del nuovo governo, ovviamente.

Personalmente, per quello che può valere la mia modesta opinione, il governo giallo-verde rimane l’unica opzione possibile per dotare il parlamento di una maggioranza, sia in termini strettamente numerici che di “coerenza politica”. Anche un accordo M5s-PD aveva i numeri, ma non la coerenza politica: un governo nato da un simile accordo sarebbe stato, a mio avviso, un errore gigantesco.

Il governo giallo-verde, dopo le roboanti dichiarazioni di intenti dei primi giorni appena ottenuta la fiducia, senza dimenticare l’atteggiamento guascone nel presentare i propri programmi da parte delle due forze politiche in campagna elettorale, ha cominciato da subito a frenare prima, e a fare marcia indietro subito dopo. Come si potrebbe considerare l’aver ceduto sul nome di Savona come ministro dell’economia? Perché cedere su un punto così importante (e cedere in gran parte sui propri propositi) “pur di far nascere un governo”? Il Presidente Mattarella si è opposto al nome di Savona, e allora le due forze politiche avrebbero dovuto tenere duro e lasciare al Presidente della Repubblica la totale responsabilità della mancata formazione di un governo! Invece hanno supinamente accettato mettendo al posto di Savona, Giovanni Tria, in pratica una calata di braghe! E che dire di tutti i ministri ritenuti “quinta colonna” di Mattarella e dell’Europa presenti in questo governo? Chi li ha messi su quelle poltrone? Chi li ha accettati?  La risposta la conosciamo.

E poi il tira e molla con l’Europa riguardo la percentuale di deficit: 2,04 in luogo del 2,4. Miliardi in meno per realizzare i propri programmi e le proprie promesse elettorali. Qualcuno giustamente farà notare che è proprio l’Europa quella che ha ceduto di più, visto che le richieste partivano dallo 0,8% Allora perché non tenere duro, visto che appare evidente che l’Europa non aveva alcun interesse a mettere in pratica la minaccia di sanzioni nei confronti dell’Italia? Evidentemente Di Maio e Salvini si sono spaventati, non hanno avuto fiducia nelle loro effettive forze e nel vasto consenso popolare di cui ancora godono. Alla luce di tutto questo, in un mondo ideale, i più delusi dall’operato del governo, i maggiori critici dovrebbero essere proprio coloro che li hanno votati sulla base di proclami roboanti e promesse ambiziose. Al contrario, chi non li ha votati e ha sempre considerato l’attuazione dei programmi elettorali dei giallo-verdi la peggior sciagura che possa abbattersi sul paese, dovrebbe prendere atto del dietrofront del governo e riconoscere una (secondo loro) giusta presa di coscienza e la giusta rinuncia a quanto promesso, per il bene del paese tutto e rivalutare l’azione del governo perché più vicina al loro modo di intendere la politica economica rispetto agli elettori delle due forze politiche di maggioranza. Invece al bar della politica accade esattamente il contrario: i simpatizzanti, gli elettori delle forze politiche di maggioranza difendono l’operato del governo, nonostante tutto, si impegnano in rischiose arrampicate sugli specchi per giustificare in qualsiasi maniera i motivi che hanno portato il governo a calare le braghe, mentre i detrattori ora parlano di dilettanti allo sbaraglio, buffoni e pagliacci incapaci di mantenere le promesse elettorali (in pratica se rispetti gli impegni fai schifo perché distruggi il paese, se non li mantieni fai schifo perché hai  promesso a vuoto e te la sei fatta nelle mutande). Lo sportivo è capace di criticare e riconoscere quello che c’è di sbagliato nell’azione della propria squadra, apprezzare quello che di buono e condivisibile viene fatto dagli avversari. L’ultrà, accetterà come buono sempre e comunque quello che la propria squadra fa, anche se oggettivamente pessimo, e sempre sbagliato e meritevole delle peggiori critiche quello che fanno gli avversari, perché l’ultrà non segue la ragione, segue la fede: 

Al bar della politica il derby Roma-Lazio non finisce mai

Sta ad ognuno di noi tenere a bada l’ultrà nascosto nel nostro intimo. Non cadiamo nella trappola!