Nei giorni scorsi su OraZero sono apparsi un paio di articoli (https://www.orazero.org/turchia-russia-e-padre-paisios-del-monte-athos-la-modernita-della-visione-di-paisios/ – https://www.orazero.org/san-paisios-e-le-12-miglia/) inerenti le profezie di Padre Paisios del Monte Athos1, famoso monaco greco morto agli inizi degli anni ‘90, che con straordinaria lucidità vaticinavano lo scoppio di una guerra tra Grecia e Turchia che alla fine si sarebbe espansa fino a coinvolgere anche la Russia ed altre potenze militari. Sono profezie ben note per i cultori del genere; di esse ha spesso parlato anche Maurizio Blondet nel suo blog2. Proprio perché mi erano note, personalmente non mi sono molto angustiato di fronte al fatto che il sultano turco Recep Tayyip Erdoğan abbia voluto riconvertire Santa Sofia, uno dei massimi esempi di architettura cristiana, in una moschea contravvenendo al volere di Mustafa Kemal Atatürk che, in nome della laicità dello stato turco, aveva voluto fare di questa magnifica basilica bizantina un museo interconfessionale. Questa decisione di Erdoğan è chiaramente un gravissimo affronto nei confronti della cristianità, di più un atto di aggressione verso l’Occidente che non può che risaltare ulteriormente tenendo in considerazione il momento storico assai difficile che stiamo vivendo.
Per secoli, l’Europa è stata Fortezza Europa. Da un punto di vista prettamente geografico, il nostro continente non è tale, nel senso che non è un continente propriamente detto, ma solo l’estrema appendice occidentale dell’immensa massa terrestre euroasiatica. Ciò che ha fatto dell’Europa l’Europa è sempre stata la fiera volontà dei suoi abitanti di conservare inalterate le proprie peculiarità nel corso dei secoli (in sostanza, il fatto di essere bianchi e cristiani). Lo stesso concetto d’Europa nasce – così si suole dire – con la vittoria sull’esercito persiano da parte delle Polèis greche nella battaglia di Maratona e con la strenua difesa degli Spartani alle Termopili, nonché con l’affermazione dei Romani nelle Guerre Puniche. Poitiers, Lepanto, Vienna… sono battaglie che nei secoli successivi hanno contribuito a forgiare ulteriormente l’idea di Europa che abbiamo conosciuto.
Eppure oggi noi europei, in nome della democrazia e dei diritti umanitari, abbiamo rinunciato alla difesa di queste peculiarità. L’accoglienza indiscriminata ci viene imposta come una nuova religione laica, pena la scomunica sotto forma di accuse di razzismo e fascismo. Inoltre ci viene insegnato a provare vergogna per il nostro passato. Dobbiamo sentirci in colpa per le Crociate, quasi come se fossero state espressione di un imperialismo ante litteram da parte degli stati cristiani per il quale i poveri paesi musulmani avrebbero tanto sofferto. Ma ci si dimentica che sono stati gli arabi a voler conquistare l’Europa, mentre prima della conquista araba l’intero bacino del Mediterraneo era stato nei secoli precedenti soggetto all’autorità dell’Impero Romano. Dunque la Palestina così come il resto del Medio Oriente erano state terre cristiane (e zoroastriane) a tutti gli effetti prima ancora di diventare musulmane; ed occorre aggiungere che le Crociate si erano rese necessarie a causa delle crescenti violenze perpetrate dai musulmani ai danni dei pellegrini che si recavano in Terra Santa.

E che dire dei sensi di colpa che siamo tenuti a provare per il colonialismo delle potenze europee e per la tratta degli schiavi? Ma anche in questo caso, ci si dimentica di raccontare tutta la verità. Gli arabi commerciarono in schiavi per molto più tempo rispetto agli europei. E gli schiavi non erano solo neri sub-sahariani ma anche schivi bianchi! Milioni furono gli europei, soprattutto del Sud e dell’Est del continente, che vennero fatti schiavi durante le innumerevoli incursioni dei predoni arabi e saraceni. E queste incursioni si protrassero per oltre un millennio, fino a quando il bombardamento della città di Algeri3 nel 1816 da parte di una flottiglia anglo-olandese non fece capire agli schiavisti musulmani che la superiorità militare degli occidentali era diventata tanto schiacciante che non c’era più trippa per gatti. Vi siete mai chiesti perché i litorali dell’Italia meridionale sono costellati da letteralmente centinaia di torri costiere di avvistamento4? Ebbene, furono appositamente costruite in chiave anti-saracena, allo scopo di prevenire l’attacco di quei predoni che non si sarebbero limitati a fare razzia di ogni ricchezza materiale, ma avrebbero trucidato gli uomini, violentato le donne e deportato come schiave sessuali le fanciulle ancora vergini, in modo che entrassero a far parte degli harem dei sultani. Si stima che in epoca medioevale furono almeno 5 milioni gli europei tratti in schiavitù dai musulmani5.
E che dire degli schiavi neri sub-sahariani? Ci si strappa oggi le vesti al pensiero che circa il 10% degli schiavi africani – per inciso fatti schiavi da altri africani nel corso delle innumerevoli guerre tribali che tuttora flagellano il Continente Nero e venduti da questi ultimi ai negrieri europei – morisse durante la traversata dell’Atlantico. Ma si sappia che sorte ben peggiore toccava a quei neri che venivano schiavizzati dai musulmani. Si stima che nel corso dei secoli gli arabi fecero schiavi almeno 17 milioni di neri sub-sahariani, ma a questa già di per se stessa ragguardevole cifra occorre aggiungere almeno altri 75 milioni di morti, che è il numero di tutti quegli schiavi neri che morirono mentre venivano costretti ad attraversare il Sahara per raggiungere i paesi del Medio Oriente in quelle che erano autentiche carovane della morte6. D’altronde, dovrebbe essere cosa nota che i negrieri musulmani consideravano i neri alla stregua di scimmie antropomorfe, la cui vita non contava un’emerita fava. Fa quindi sorridere come negli USA un certo revanscismo anti-bianco da parte degli afroamericani li porti ad abbracciare la religione musulmana in contrasto con la fede cristiana tipica delle popolazioni bianche di origine europea. Evidentemente ignorano i circa 100 milioni di loro progenitori massacrati dagli islamici, mentre non mancano mai di rivolgere pesanti accuse ai bianchi per il loro cosiddetto white privilege (ma poi si scopre che in molti millantano discendenze black che non hanno perché ciò li agevola notevolmente nella carriera7).
È quindi con amarezza che abbiamo appreso della volontà di Erdoğan di riconvertire Santa Sofia a moschea. È l’ennesimo affronto che il sultano turco ha voluto rivolgere all’Europa, quella stessa Europa che i turchi li ha sempre combattuti fieramente ma a cui oggi lecca il deretano (mi si scusi l’espressione, comunque calzante) per paura di venire sommersi da quell’orda di migranti che, in ultima istanza, non sono altro che i discendenti di quelle popolazioni contro cui in tempi passati per i nostri antenati era consuetudine erigere muri e torri di avvistamento difensive, oltre che usare le armi, ma nei confronti dei quali oggi non è lecito muovere dito perché in quanto migranti sono investiti di diritti inviolabili, più inviolabili dei nostri che paghiamo le tasse lavorando su quelle terre che i nostri avi hanno reso ricche proteggendole a costo della vita dalle razzie dei loro, di avi. È chiaro che per Erdoğan, come per qualsiasi altro musulmano, l’arrendevolezza dell’Europa intera e della Chiesa Cattolica di Bergoglio di fronte al dramma epocale dell’immigrazione incontrollata e all’imperialismo neo-ottomano non può che essere vista come segno di debolezza se non addirittura di dhimmitudine8. Inutile nasconderselo: abbiamo calato le braghe, diamo continue dimostrazioni di debolezza ed inettitudine, appaiamo sempre più come debosciati. Chi pecora si fa, il lupo se la mangia.
Se fossi un musulmano, arriverei a pensare che è prossimo il momento in cui il millenario sogno bagnato della mia gente sia prossimo ad avverarsi. Ma siccome non lo sono, non posso che provare angoscia e costernazione nel vedere la vecchia gloriosa Europa, ed in modo particolare la nostra amata Italia, calpestate come mai loro erano state nel loro millenario passato. Niente mi fa più male di ciò. Che umiliazione sentirmi alla mercé di individui dai quali – per usare un eufemismo – sento di non aver nulla da imparare. Peggio ancora è vedere i miei consimili rinnegare la propria fierezza e adulare culture e mentalità che non ci appartengono ed alle quale non siamo debitori di nulla. Ci sarebbe da dire che oggi abbiamo veramente toccato il fondo, se non fosse che c’è l’assoluta certezza che le cose andranno peggiorando ancora per tanto, prima che possiamo incominciare ad intravvedere timidi segnali di miglioramento. Il problema è che di tempo non ce ne è più: tempo pochi decenni, e ti saluto Europa mia!
In tali momenti di sconforto, è sempre di sollievo ricordare le profezie di Padre Paisios. Egli profetizzò che al termine di questo ennesimo conflitto russo-turco (dalla presa di Costantinopoli si contano almeno 12 guerre tra Russia e Turchia9) in cui i Russi si sarebbero trovati inizialmente in difficoltà, le sorti della guerra sarebbero radicalmente cambiate tanto che la Turchia alla fine sarebbe stata sconfitta in maniera definitiva, scomparendo di fatto dalle carte geografiche: «Il “sei miglia” sarà l’inizio della fine. Poi inizieranno tutti i fatti, che termineranno con la presa della Città [Istanbul]. La Città ce la daranno. Vi sarà una guerra tra Russia e Turchia. All’inizio i turchi crederanno di vincere, ma ciò sarà la loro rovina. I Russi alla fine vinceranno e la Città cadrà in mano loro. Poi la prenderemo noi. Saranno costretti a darcela». Ed ancora: «La Turchia sarà smembrata. Di certo questo smembramento ci soddisfa e ci conviene come stato. Così saranno liberati i nostri villaggi, le patrie irredente. Costantinopoli sarà liberata, diverrà nuovamente greca. Santa Sofia sarà nuovamente aperta al culto». Qualcuno obietterà: “ma queste sono solo le farneticazioni di un pazzo sclerotico, del tutto inattendibili; come poter credere a queste fandonie solo perché in esse si proiettano le proprie più recondite paure e speranze?”. Magari si ha pure ragione nel dire ciò.
Tuttavia, fa specie dover constatare che la questione delle sei miglia nautiche, di cui solo in queste ultime settimane si è iniziato a parlare10, fosse stata indicata da Padre Paisios come prodromo della guerra! Certo potrebbe essere solo una coincidenza. Ma alla fine, anche se fosse, che importanza ha? Il punto è che tutto ciò è dannatamente vero ed ha assolutamente senso dal punto di vista geopolitico: si sta realmente andando a larghe falcate verso uno scontro armato tra Grecia e Turchia per la questione delle cosiddette ZEE, Zone Economiche Esclusive, ovvero quelle zone marine di massima estensione di 200 miglia in cui lo stato costiero esercita diritti sovrani sulla massa d’acqua per la gestione delle risorse naturali (normalmente la pesca, ma è evidente che il pomo della discordia tra Grecia e Turchia siano i giacimenti di idrocarburi che potrebbero essere rinvenuti al di sotto del fondale marino).
I rapporti tra i due stati, già da sempre molto tesi malgrado la comune appartenenza alla NATO, sono andati peggiorando nel novembre dello scorso anno allorché Erdoğan, proseguendo nella sua politica espansionista di matrice neo-ottomana, ha sottoscritto con il libico Al-Sarraj (la Libia fu uno storico possedimento dell’impero turco fino a che non venne conquistata dall’Italia nella guerra coloniale del 1911-12) un memorandum di intesa per una nuova delimitazione delle rispettive ZEE. In particolare, questo accordo prevede l’istituzione di un vero e proprio corridoio turco-libico nel cuore del Mediterraneo centro-orientale che di fatto ignora i diritti della Grecia sui mari prospicienti le coste delle isole di Rodi, Scarpanto e Castelrosso (più nota oggi come Kastellorizo); in questo modo, la Grecia viene praticamente separata da Cipro, senza contare che anche i paesi che si affacciano sul Mediterraneo orientale, come Israele ed Egitto, sono stati tagliati fuori dai corridoi commerciali della regione.

Siccome non tutti gli stati sono come l’Italia a guida PD, che sono ben contenti di regalare tratti di mare nostrani senza badare all’interesse nazionale perché farlo sarebbe da fascisti, la notizia di questo memorandum di intesa turco-libico non poteva che esacerbare gli animi e portare alla reazione degli stati maggiormente penalizzati. La Grecia ha prontamente trovato un accordo con l’Egitto, grazie al quale ha potuto estendere sino alla distanza delle 12 miglia la propria ZEE al largo delle coste di Creta11. Si tratta palesemente di una mossa che ha lo scopo di mettere i bastoni tra le ruote all’accordo turco-libico ed al corridoio comune cui i due alleati vorrebbero dar vita nel Mediterraneo centrale. In più, si sono intensificate anche le manovre delle varie marine militari; la Grecia, che dalla Turchia è minacciata un giorno sì e l’altro pure anche attraverso il ricatto dei migranti, ha dato il via ad una serie di manovre congiunte assieme a Cipro, Italia e Francia, quest’ultima evidentemente interessata a farsi protettrice del Libano ed in aperto contrasto con la Turchia in Libia (mentre Al-Sarraj è spalleggiato da Erdoğan, con il quale si sente quasi a scadenza quotidiana, il suo avversario generale Haftar gode dell’appoggio dei russi e di Macron)12. Per il momento, Tel Aviv pare non esporsi in prima persona ma si sa che gli americani sono sempre pronti ad intervenire in aiuto degli israeliani; infatti il governo statunitense ha già fatto sapere per tempo attraverso il proprio ambasciatore ad Atene di essere molto preoccupato per gli atti di palese ostilità manifestati dalla Turchia13. Col passare dei giorni, anziché stemperarsi, la situazione si è fatta sempre più tesa. “Capiranno presto che la Turchia ha il potere politico, economico e militare per smantellare le mappe che le sono state imposte. O lo capiranno politicamente, o lo sperimenteranno dolorosamente sul campo di battaglia”: così ha tuonato solo pochi giorni fa Erdoğan14. Per Devlet Bahçeli15, il leader del partito nazionalista turco MHP, tra i principali alleati politici di Erdogan, “è solo questione di tempo” perché scoppi l’ennesima guerra tra Grecia e Turchia16.
Insomma, “una nuova guerra in Medio Oriente scoppia improvvisamente, le grandi forze navali si affacciano ostili nel Mediterraneo; la situazione è tesa”. Queste ultime non sono parole di Padre Paisios, ma di un altro celebre veggente del XX secolo, l’umile contadino bavarese Alois Irlmaier17. Irlmaier è noto soprattutto per le sue veggenze sulla Terza Guerra Mondiale18. Ad onor del vero, egli non fu l’unico veggente a profetizzare la scoppio di una nuova guerra mondiale. Vi sono decine di profezie ad opera di veggenti più o meno famosi in cui viene descritto l’inizio di un nuovo conflitto mondiale; ma le profezie del contadino bavarese colpiscono per la novizia di particolari forniti nella descrizione delle varie operazioni belliche. In special modo, Irlmaier previde che all’improvviso, cogliendo tutti di sorpresa, ben tre armate russe si sarebbero dirette in Europa occidentale, finendo con l’invadere anche l’Italia settentrionale (cosa questa che ricorda direttamente le profezie di Fatima circa la consacrazione della Russia).
Non è nostra intenzione dilungarci ulteriormente in queste pagine nell’esposizione di queste profezie. Sul web vi sono decine di siti e di blogger anche molto capaci che sanno trattare con maestria e grande cognizione di causa l’argomento. Ad essi vi rimandiamo. Ciò che ci interessa maggiormente è capire se il contenuto di queste profezie abbia senso una volta che le si analizzi da un punto di vista geopolitico, ovvero se gli eventi futuri di cui esse parlano possano avere riscontro nelle teorie e nelle previsioni geopolitiche elaborate dai variati think tank che operano a livello internazionale. E si dà il caso, come vedremo nel prosieguo, che si possono riscontrare straordinarie corrispondenze che non possono non destare preoccupazione per il futuro che ci attende.
- 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Padre_Paisios_del_Monte_Athos
- 2 https://www.maurizioblondet.it/le-parole-originali-del-monaco-paisios-turchia-costantinopoli/
- 3 https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamento_di_Algeri_(1816)
- 4 https://it.wikipedia.org/wiki/Torri_costiere_del_Regno_di_Napoli
- 5 http://zweilawyer.com/2012/02/13/islam-e-schiavismo-una-storia-dimenticata/
- 6 http://www.cityweeknapoli.it/2020/06/16/a-proposito-di-schiavismo-il-genocidio-nascosto-dei-musulmani-in-africa/
- 7 https://newspunch.com/white-professor-admits-she-pretended-to-be-black-her-whole-career-to-get-ahead/
- 8 https://it.wikipedia.org/wiki/Dhimmitudine
- 9 https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_russo-turca
- 10 https://www.orazero.org/san-paisios-e-le-12-miglia/
- 11 https://it.insideover.com/politica/la-guerra-sui-confini-marittimi-nel-mediterraneo-schiaffo-greco-alla-turchia.html
- 12 https://formiche.net/2020/08/mediterraneo-orientale-italia-esercitazione-turchia/
- 13 https://it.insideover.com/politica/accordo-libia-turchia-gli-usa-in-disaccordo-con-ankara.html
- 14 https://www.newsit.gr/kosmos/nea-polemiki-apeili-erntogan-tha-to-katalavoun-politika-i-odynira-sto-pedio-tis-maxis/3096870/
- 15 https://en.wikipedia.org/wiki/Devlet_Bahçeli
- 16 https://www.middleeastmonitor.com/20200905-turkey-war-with-greece-just-a-matter-of-time/#.X1PMMQO2c9I.twitter
- 17 https://it.wikipedia.org/wiki/Alois_Irlmaier
- 18 https://www.maurizioblondet.it/irlmaier-parlava-del-nosto-tempo/