Se le profezie di Padre Paisios su Grecia e Turchia, di cui abbiamo ampiamente discusso nei precedenti articoli, vi sono sembrate fin troppo angoscianti per il loro tono apocalittico, sappiate che questo è solo l’antipasto. C’è ancora tutto un aspetto delle profezie del santo monaco ortodosso da analizzare: ed è quello inerente allo scoppio di una Terza Guerra Mondiale, dato che il Padre Paisios aveva anticipato che il conflitto tra la Turchia da una parte, Grecia e Russia dall’altra, sarebbe stato solo prodromico ad un conflitto di ben maggiore portata: «La Russia però non ritirerà le sue forze. E allora le potenze occidentali inizieranno ad ammassare armate, per attaccare i Russi. La Guerra che scoppierà sarà mondiale e avrà come conseguenza la sconfitta dei Russi». E ricordiamo ancora le parole di Alois Irlmaier: «Unità ammassate marciano da Belgrado e avanzano verso l’Italia. Poi tre cunei blindati avanzano immediatamente con la velocità del lampo nel Nord del Danubio sopra la Germania occidentale verso il Reno, senza preallarme. I russi non si fermano da nessuna parte mentre corrono in questi tre cunei. Corrono giorno e notte per raggiungere il distretto della Ruhr, dove sono molte fornaci e fuochi. Giorno e notte corrono i russi». Giustamente a questo punto qualcuno, non potendo credere a tanto catastrofismo, potrebbe chiedersi per quale motivo la Russia, dopo aver già combattuto e sconfitto la Turchia in un conflitto che potrebbe comunque mantenere un carattere di guerra regionale, dovrebbe muovere guerra addirittura al resto del mondo, facendolo sprofondare in una spirale di morti e distruzioni senza eguali nella storia dell’umanità. Altro che profeti di sventura! Come si fa ad immaginarsi una simile sciagura che porterebbe quasi sicuramente alla morte di miliardi di innocenti? Anche in questo caso lo studio della geopolitica potrebbe venirci in aiuto per comprendere come potrebbero evolversi gli scenari futuri.

Indubbiamente, la Russia non avrebbe alcun motivo per invadere l’Europa Occidentale, scatenando così una guerra terribile, solo per conquistarsi una sorta di lebensraum di cui oggettivamente non ha bisogno, giacché già ne possiede uno, ovvero il suo immenso entroterra siberiano. Semmai, la Russia ha esattamente il problema contrario: dispone effettivamente di uno suo spazio vitale già di per sé enorme (in realtà il più vasto al mondo, l’autentico Heartland delle teorie geopolitiche), che però ancora non è in grado di sfruttare adeguatamente non solo per via del fatto che questi territori sono in gran parte inospitali, ma anche a causa delle sue dimensioni demografiche piuttosto contenute. La Russia è uno dei paesi meno densamente popolati al mondo: dei 194 paesi riconosciuti come sovrani dall’ONU, la Russia occupa la posizione numero 181 in quanto a densità abitativa1. Il fatto è che il XX secolo è stato per la Russia funestato da tutta una serie di tragici eventi che hanno frenato lo sviluppo demografico del paese nel lungo periodo: la Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione bolscevica, la guerra civile, l’Holodomor, le purghe staliniane, la Seconda Guerra Mondiale, il largo ricorso alle pratiche abortive ai tempi della dittatura comunista, e da ultimo la grave crisi economica del post Muro di Berlino che ha portato alla disperazione larghi strati della popolazione, sono tutti eventi che hanno causato a più riprese veri e propri tracolli demografici, il cui impatto sulla crescita della popolazione russa è di difficile interpretazione. Quanti abitanti potrebbe oggi avere la Federazione Russa se non vi fossero stati questi eventi così luttuosi a costellare la sua storia recente? C’è chi dice che oggi potrebbe avere grossomodo la stessa popolazione degli Stati Uniti, ossia circa 300 milioni di abitanti. Forse queste stime paiono un po’ esagerate ma si pensi che il grande filosofo russo Solzhenitsyn aveva fatto calcolare da uno statistico suo contemporaneo il numero di vittime russe direttamente addebitali alle conseguenze della rivoluzione bolscevica: ebbene, secondo studio commissionato da Solzhenitsyn questo numero ammonterebbe a circa 66 milioni di persone2. Dunque, alla luce di questo dato, non è così fuori dalla realtà ipotizzare che la popolazione russa oggi avrebbe potuto essere il doppio di quanto non sia effettivamente. Appare evidente come la Russia, piuttosto che di una guerra, abbia bisogno di pace perché la sua gente prosperi e si riproduca.

Quindi, perché mai dovrebbe volere venire coinvolta in una guerra che avrebbe effetti catastrofici per tutti gli abitanti del pianeta, a cominciare dai suoi stessi figli? Il fatto è che la Russia – temiamo – potrebbe presto trovarsi nella condizione di dover muovere guerra preventivamente allo scopo di non scomparire. Sappiamo tutti che la Russia viene da anni demonizzata e accusata di ogni nefandezza possibile immaginabile. L’elenco delle accuse infamanti, ma ovviamente senza fondamento, rivolte a Putin e al suo paese è talmente lungo che non si sa neppure da che parte incominciare per enumerarle. Appena si abbassano i toni della polemica su una vicenda, ecco spuntarne immediatamente fuori un’altra, tanto per denigrare la Russia per partito preso. L’ultima querelle, ovviamente, riguarda il caso Navalny, ossia quel misconosciuto politico russo (invero più famoso all’estero che in patria) che non si capisce mai perché venga definito come il principale oppositore politico di Putin quando in patria gode di un consenso elettorale che è di molto inferiore a quello di quei politici che gli stessi elettori russi considerano come i veri antagonisti politici di Putin. Costoro non vengono mai menzionati in un telegiornale di una TV occidentale, tanto che da noi quasi nessuno sa come si chiamino. Ma si parla solo ed esclusivamente di quel povero martire della libertà che risponde al nome di Alexei Navalny!

È fuori di dubbio che la Russia sia stata da tempo messa nel mirino dei potentati internazionali. Certe accuse, come quelle legate alle vicende di Skripal e di Navalny, fanno quasi sorridere per le loro assolute insensatezza e faziosità. Ad esempio, se fosse vero che i servizi segreti di Putin hanno avvelenato Navalny, perché mai gli sarebbe stato permesso di lasciare il paese indisturbato così da consentire alle autorità tedesche di rinvenire tracce dell’utilizzo del novichok con cui le spie di Putin lo avrebbero avvelenato? E come è possibile che già ad agosto, ovvero settimane prima che Navalny cadesse inaspettatamente malato, il Consiglio d’Europa – che è un’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo, comunque non direttamente collegata all’Unione Europa, che ufficialmente si prefigge di promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa – avesse messo al proprio ordine del giorno una discussione sulla maniera per poter portare Navalny al sicuro in occidente3? Tutte queste accuse alla Russia, per quanto ridicole e artefatte siano, sono in ogni caso indicative dell’ostilità che le élite politiche occidentali nutrono nei suoi confronti e sono spesso prese a pretesto solo per intensificare le sanzioni economiche ai suoi danni. Ci manca solo che, usando come pretesto Navalny, la Germania decida di bloccare definitivamente il progetto del gasdotto North Stream 2, che pure tanti benefici recherebbe alla sua economia! Eppure sarebbero capaci di farlo4!

Sicuramente, il più grave degli affronti inflitti alla Russia in questi ultimi anni è stato il colpo di stato di piazza Maidan che ha posto l’Ucraina sotto il giogo del nemico occidentale. Lo stesso nome Ucraina è indicativo di quanto essa sia parte integrante della storia e della cultura russa. Ucraina può essere tradotto, a grandi linee, con l’espressione “terra di confine”, ovviamente in riferimento alla Russia5, in maniera non dissimile da quanto avviene col nome Österreich, Austria in tedesco e letteralmente traducibile come “Regno dell’Est”: così come l’Austria sarebbe l’estremo bastione orientale della nazione tedesca, similmente l’Ucraina sarebbe quello occidentale della nazione russa. In più, il primo embrione di stato nazionale russo si formò verso la fine del IX secolo proprio nei territori dell’attuale Ucraina: Si tratta della cosiddetta Rus’ di Kiev, fondata da conquistatori variaghi6. D’altronde, lo stesso Putin una volta ebbe a dire per rimarcare il profondo legame storico esistente tra Russia ed Ucraina: “Sapete, qualunque cosa accada e dovunque vada l’Ucraina, ci incontreremo prima o poi, perché siamo un solo popolo”7.

Il fatto che l’Ucraina sia di fatto divenuta un protettorato di coloro che sono avversi alla Russia è cosa difficile da accettare per ogni russo, e non solo per le sopracitate motivazioni storico-culturali. Bisogna considerare che nel 2014 Putin dovette in fretta e furia annettersi la Crimea, e non solamente a seguito dell’esplicita volontà dei suoi abitanti di ritornare a far parte della Federazione Russa, dopo che negli anni ’50 Nikita Krusciov arbitrariamente decise di sottrarre la penisola crimeana alla Repubblica Socialista Federativa Sovietica di Russia per cederla alla Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina8. La Russia, se non avesse agito tempestivamente, avrebbe perso la base navale di Sebastopoli che sin dal XIX secolo è il fulcro della flotta navale del Mar Nero. In questo modo, tutto il fianco meridionale della Russia sarebbe rimasto completamente sguarnito di fronte ad un eventuale attacco nemico, mettendo a repentaglio la stessa sicurezza militare della Federazione. Da qui la decisione di Putin di affrettare l’annessione della Crimea, anche se questo ha significato esporre la Russia alla rappresaglia occidentale, sotto forma di sanzioni economiche che perdurano a tutt’oggi.

Ciononostante, non passa giorno senza che questa non sia vittima di una qualche forma di prevaricazione o provocazione. Ad esempio, solo pochi giorni fa, alcuni Su-27 russi si sono dovuti alzare in volo sul Mar Nero, in prossimità del confine tra Crimea e Ucraina, per intercettare alcuni bombardieri B-52 americani che volavano pericolosamente vicino al limite dello spazio aereo internazionale. Si suppone che queste provocazioni abbiano avuto lo scopo di attirare i russi in una sorta di tranello, così da costringerli a rivelare involontariamente dati preziosi sui loro sensori avanzati, sulle loro apparecchiature di comunicazione e probabilmente sulla localizzazione delle stazioni di intercettazioni radar presenti nella zona9. Ciò che inquieta è che questi sono proprio i dati che il nemico ha tipicamente interesse ad acquisire quando si vuole preparare ad attaccare. A volte emergono notizie ancora più sconcertanti. Si sa, ad esempio, che in Georgia, nei pressi della capitale Tbilisi, la NATO ha installato un laboratorio biologico top secret, il Lugar Center, cui possono accedere solo cittadini americani dotati della cosiddetta security clearance. Stranamente, da quando esiste questo laboratorio, in Georgia hanno fatto la loro apparizione malattie tropicali fino ad allora pressoché sconosciute alla popolazione locale, portate da insetti che in precedenza non si erano mai visti prima nella regione10. Sappiamo inoltre che la US Air Force negli anni scorsi si è attivata per raccogliere campioni di DNA di persone di origine russa: Putin ha sbottato, avanzando l’ipotesi che questo possa servire a sviluppare un’arma biologica ad hoc contro la popolazione di etnia russa11.

Tutto ciò è indicativo di come la NATO e le potenze occidentali si pongano in maniera ostile verso la Russia. Si potrebbero enumerare dozzine di altre situazioni in cui la Russia è fatta oggetto di minacce più o meno velate da parte dell’occidente. C’è proprio l’imbarazzo della scelta. Alla fine, ciò che conta è rendersi conto di come il popolo russo possa avere oggi la netta percezione di essere sotto attacco, od addirittura la percezione di poter essere presto attaccato. La storia ci insegna che quando un paese si sente minacciato e dà per scontato un attacco ai suoi danni da parte di una potenza che le è irriducibilmente nemica, esso potrebbe reagire anticipando i tempi, ossia facendo propria la massima che recita che la miglior difesa è l’attacco: in altre parole, si assisterebbe ad un attacco preventivo da parte di chi si sente sul punto di venire assaltato, in modo da anticipare le mosse del nemico. Di quanto appena detto se ne ebbe una chiara dimostrazione con l’Operazione Barbarossa – almeno se si crede a quanto sostenuto da alcuni storici, tra cui il russo Viktor Suvorov12 – allorché la Germania nazista invase l’Unione Sovietica durante la Seconda Guerra Mondiale perché Hitler, che non voleva una guerra su due fronti, si era convinto che Stalin fosse sul punto di invadere l’Europa Centro-occidentale; pertanto, ammesso e non concesso che quest’interpretazione della storia corrisponda a verità, l’invasione dell’URSS da parte delle forze italo-tedesche sarebbe stata solo una guerra di tipo difensivo, volta ad anticipare le mosse di un nemico che si stava preparando ad attaccare per primo. Si tengano in massima considerazione le seguenti parole di Putin: “La strada a Leningrado, cinquanta anni fa, mi ha insegnato una lezione: se la rissa è inevitabile, colpisci per primo”13. Questa frase fu pronunciata in occasione dell’inizio della spedizione militare russa in Siria a sostegno del governo di Assad. Putin intendeva dire che sarebbe stato opportuno per la Russia combattere e sconfiggere i terroristi dell’ISIS prima che avessero avuto la possibilità di dilagare anche nel Caucaso. Ma è certamente un discorso che può essere inteso in senso lato: qualora la Russia si convincesse che una guerra è inevitabile, non esiterebbe ad attaccare per prima anche se è la pace ciò che invece vuole.

Quanto appena detto non può lasciare tranquilli. Queste non sono che previsioni frutto di elucubrazioni personali. E Dio non voglia che si abbia ragione. Ma non si può far finta di nulla: per quanto le sopracitate profezie possano sembrare fantasiose, il rischio di una guerra preventiva scatenata dalla Russia non deve essere affatto considerata come un’ipotesi peregrina. In caso di peggioramento della situazione sullo scacchiere internazionale, la Russia potrebbe vedersi costretta a lottare fino all’ultimo sangue dei suoi uomini per la propria sopravvivenza. Cosa questa che i popoli occidentali non sembrano aver intenzione di fare. Infatti si stanno estinguendo, vittime di un’immigrazione incontrollata.

Invero, buona parte dell’élite al comando in America considera la Russia con aperta ostilità. Questo non vale evidentemente per il presidente Donald Trump, che invece appare come un elemento stabilizzatore nei rapporti russo-americani. Infatti, Trump vuole “fare l’America grande ancora”, e per riuscirci non può prescindere dal collaborare con la Russia per creare in questo dissennato scacchiere internazionale quelle condizioni di pace duratura che sono necessarie per poter tirar fuori gli USA da tutta quella serie di guerre che, combattute senza uno scopo preciso se non quello di destabilizzare e seminare morte e distruzione, non hanno avuto altra conseguenza che quella di dissanguare il popolo statunitense, mentre nel contempo la Cina si arricchiva e cresceva economicamente a scapito della capacità produttiva americana. Per di più, c’è da scommettere che Trump consideri la Russia come un alleato fondamentale per contenere quello che è destinato a diventare il vero nemico irriducibile dell’America, ossia la Cina, con cui le frizioni tenderanno ad aumentare sin dal prossimo futuro. Finché Trump guiderà gli Stati Uniti, pur con tutte le imboscate che lo stato profondo ordirà per minare i rapporti tra i due paesi, USA e Russia potranno mantenere una certa vicinanza e comunque si resterà abbastanza lontani dal punto di rottura definitivo. Ma dopo? Cosa succederà quando non ci sarà più Trump alla Casa Bianca?

Trump a parte, in USA la Russia è ancora percepita come una minaccia, e questo anche da parte del Partito Repubblicano che evidentemente non è del tutto fedele all’attuale presidente. Recentemente, è stato pubblicato ad opera di un think tank repubblicano, il Republican Study Committee’s National Security & Foreign Affairs Task Force14, uno studio dal titolo Strenthening America & countering global Threats15 finalizzato all’analisi delle minacce che gli USA sono tenuti ad affrontare nell’attuale sistema internazionale e all’individuazione delle opportune contromisure. Gli autori di questo studio stigmatizzano pesantemente l’operato del precedente presidente Obama, accusato di essere stato fin troppo morbido verso i nemici degli USA, come per esempio l’Iran; ad Obama ancora si rimprovera l’accordo sul nucleare iraniano, foriero di conseguenze nefaste per la geopolitica americana, mentre al contrario Trump viene elogiato proprio per averlo accantonato. Questo studio contiene anche una parte interessante circa i rapporti con la Cina e le misure che si suggerisce al governo americano di adottare per fronteggiare il pericolo costituito per le industrie strategiche americane dalla continua opera di spionaggio e di furto di proprietà intellettuale messa in atto dal Partito Comunista Cinese, anche grazie alla complicità di quelli che appaiono semplici istituti di cultura cinese presso le Università americane, ma che di fatto sono covi di spie.

Tuttavia la parte più importante di questo paper è quella concernente la Russia. Orbene, la Russia continua ad essere presentata come il pericolo pubblico numero Uno per l’egemonia americana. Si sprecano letteralmente i cliché più biechi propri della propaganda anti-russa occidentale: gli USA sono il paese “eccezionale” di cui il mondo libero non può fare a meno mentre la Russia è una potenza imperialista che, dopo essersi annessa proditoriamente la Crimea, ha oggi diretto le proprie mire espansionistiche sulle province ucraine di Lugansk e Donetsk, sulla Transnistria e sulle repubbliche baltiche; Putin è uno spietato dittatore, bramoso solo di potere, che ha in odio i diritti civili dei suoi cittadini; gli alleati della Russia, come Assad il piccolo chimico, sono tutti despoti terribili con le mani sporche del sangue del proprio stesso popolo; la Russia supporta il terrorismo internazionale per via dei suoi legami con l’Iran degli Ayatollah; in Russia pullulano gruppuscoli di ispirazione neo-nazista che sono stati infiltrati in Ucraina; la destabilizzazione del Medio Oriente perpetrata dai russi è la causa ultima della crisi migratoria che colpisce l’Europa; la propaganda russa mina le fondamenta delle società democratiche occidentali; la Russia, non gli USA, ha violato il trattato INF16 costringendo questi ultimi ad uscirne; la Russia ha interferito nelle ultime elezioni americane… Queste sono solo alcune delle pesanti accuse che vengono mosse da questo think tank repubblicano.

Quindi si suggeriscono tutta una serie di iniziative che il Congresso dovrebbe presto adottare per tentare di arginare il pericolo russo. Le contromisure proposte vanno da un inasprimento delle sanzioni commerciali ai danni delle aziende russe, soprattutto le banche e quelle operanti nel settore dell’esportazione di idrocarburi, alla proibizione di acquistare titoli di debito pubblico russo denominati in rubli, all’esclusione della Russia dal circuito SWIFT (vi è chi sostiene che fu la minaccia di esclusione del Vaticano dal circuito SWIFT a indurre Ratzinger alle dimissioni17) fino alla designazione della Russia come stato canaglia che sovvenziona il terrorismo internazionale.

E per fortuna che questi sono repubblicani! Chissà cosa avrebbero proposto i democratici!? Le misure che i membri di questo think tank avanzano contro la Russia sono certamente tali da portare, se implementate, al collasso economico del paese. Nessun stato sovrano potrebbe mai accettare di buon grado l’imposizione di sanzioni tanto estreme: verrebbero giustamente percepite come un atto di guerra, perché lo sono realmente. Ed è questo il punto: come reagirà il Cremlino sapendo che al posto di Trump alla Casa Bianca potrebbe insediarsi un nuovo presidente non più desideroso di mantenere stabili i rapporti tra i due paesi ma piuttosto intenzionato a farli precipitare così da superare il punto di non ritorno? Un presidente americano, non importa se democratico o repubblicano, che dovesse dar seguito a queste farneticanti proposte darebbe il via alla Terza Guerra Mondiale perché la Russia non potrà che reagire militarmente allo scopo di difendersi.

  • FONTI:
  • 1 https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_and_dependencies_by_population_density
  • 2 Goodson Stephen Mitford, Storia delle banche centrali e dell’asservimento del genere umano, Ginko Edizioni, Verona, pagg. 133.
  • 3 https://www.maurizioblondet.it/domanda-come-poteva-il-consiglio-deuropa-prevedere-ad-agosto-una-discussione-per-lepoca-del-rientro-sul-caso-navalny/
  • 4 https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Caso-Navalny-Merkel-non-esclude-conseguenze-su-gasdotto-Nord-Stream-2-44f5edaa-152a-449f-a85b-97d7a01afeb4.html
  • 5 http://sakeritalia.it/ucraina/ucraina-il-paese-in-guerra-con-la-propria-storia/
  • 6 https://it.wikipedia.org/wiki/Rus’_di_Kiev
  • 7 https://finanza.primeconsult.it/le-10-frasi-piu-celebri-di-vladimir-putin/
  • 8 https://it.rbth.com/mondo/2014/03/16/quel_dono_di_krusciov_30075
  • 9 https://scenarieconomici.it/gioco-di-spie-come-mai-gli-usa-hanno-mandato-i-b-52-al-confini-russi/
  • 10 http://dilyana.bg/the-pentagon-bio-weapons/
  • 11 https://theduran.com/putin-questions-americas-creepy-collection-russian-dna-possible-weapons-program/
  • 12 https://www.ricognizioni.it/revisionismo-illuminato-viktor-suvorov/
  • 13 http://www.askanews.it/esteri/2015/10/22/raid-su-isisputin-se-scontro-inevitabile-colpisci-per-primo-pn_20151022_00361/
  • 14 https://rsc-johnson.house.gov/
  • 15 https://www.lbcgroup.tv/ExtImages/images1/RSC_NSFA_Task_Force_Report_Members_.pdf
  • 16 https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_INF
  • 17 https://sauraplesio.blogspot.com/2015/09/giallo-vaticano.html
  • https://www.orazero.org/apocalipse-now-parte-1/
  • https://www.orazero.org/apocalipse-now-parte-2/