ARGH. Scusate l’assenza, davvero, è che… il periodo… da fare… cioè…
Vabbè, la realtà è che la mia età anagrafica è 24 anni, ma quella biologica 127. Quindi avevo perso la password e non riuscivo più ad accedere. Ma mi si ama per quello che sono, vero?
Spero possiate perdonarmi con questo bel capitolo 3! Se non l’avete fatto, leggete i capitoli UNO e DUE, mi raccomando! 😉
IL COLLEGIO
[L’unico orfanotrofio non lager di tutta la letteratura]
Mi svegliai nel cuore della notte. Guardai l’orologio e vidi che erano ancora le due del mattino, così decisi di dormire più che potevo per poter affrontare gli esami del giorno dopo e mi girai verso il muro, mentre Jenny continuava a rimproverarmi nel sonno, probabilmente mentre faceva qualche sogno bizzarro, come quello in cui io le rubavo l’ultimo crostino esistente sulla terra. [Signori e signore, ecco a voi il periodo peggio costruito che parla del sogno peggio sognato di tutto lo scibile umano!]
La mattina mi svegliai appena suonò la sveglia e vidi la mia compagna di stanza fare finta di non sentire quel suono assordante aspettando che io lo facessi smettere. [Frasi eterne senza punteggiatura: le stai facendo bene!]
“Sembra che il volume sia ancora troppo basso per te, ma non voglio rischiare di buttar giù l’intero edificio!” dissi mentre mi alzavo e premevo il pulsante del tanto odiato apparecchio. [Ricordo benissimo che mentre scrivevo questa frase mi sentivo una specie di genio. “Il tanto odiato apparecchio” mi sembrava un espediente narrativo spettacolare!]
“Goditi la vita Kety! [Party hard!] Pensa che la mattina del trenta maggio non verrà mai più e…” [Vorrei farvi notare come uno dei miei valori fosse il sonno. Insomma, Achille è coraggioso, Ulisse intelligente, io sono dormigliona. Problemi?]
Ma lasciò la frase in sospeso e mi guardò con un’ espressione scandalizzata:
“Sì – le feci io – è proprio come pensi!”
A queste parole lei si ributtò sotto le coperte e si coprì la testa col guanciale.
“Gli esami!” disse con tono depresso.
“Alzati che sono quasi le nove !”
“Non mi va…”
“Jenny, è l’ultimo giorno di scuola!”
Detto questo lei si alzò, ma molto lentamente: [Diamine sembro davvero io al mattino!]
“Pensa a sbrigarti. Hai diciotto anni ormai, non puoi fare queste scene” [Ebbene sì, lettori, abbiamo appena assistito ad un abnorme salto temporale. Qui abbiamo la nostra protagonista e la sua amichetta un po’ cresciutelle… fisicamente, non mentalmente]
“A proposito: buon compleanno!”
“Te ne sei ricordata! [Cavolo, condividete la stanza da due lustri, avrà imparato la data ormai!] In realtà credo che sia stata la prima volta!” [Pure! Beh, Jenny, direi che hai una memoria elefantiaca proprio]
“ehi, come potevo dimenticarmene? Questo non è un qualsiasi compleanno: finalmente sei entrata anche tu nel mondo dei grandi!” [Una tredicenne e la sua visione della maggiore età]
“Perché finalmente? Abbiamo solo due mesi di differenza!”
“Beh, è lo stesso!” disse lei in tono sarcastico
Dopo qualche minuto, Jenny riuscì a vestirsi decentemente e a pettinarsi i lunghi capelli rossi, [Se il rubino era verde lo scorso capitolo, come minimo il rosso deve essere SMERALDO] poi ci avviammo verso l’aula.
“Sai, stanotte ho fatto un sogno…” [“I have a dream!”]
“Ancora quello del ballo?” [“That my four little children will one day…”]
“No, non stavolta. Mi sono sognata di una di quando ci siamo conosciute, e anche una di quelle adozioni” [Uhm, un tantino meno epico di Martin Luter King. Ma ora sappiamo che il primo capitolo era un sogno. E che ci sono stati altri tentativi di adozione. E che nessuno è andato a buon fine. PERCHÉ ULULAVA. Si prospetta una protagonista coi fiocchi]
“Ah! Non ci devi pensare, Kety. Nessuno mi ha mai adottato. Tu sei sana di mente quanto me!” [E da qui in avanti cominciano le frasi copiatissime dai film. Quindi, per dovere di cronaca, cito la fonte plagiata: “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”. Non avevo proprio pudore]
“E’ proprio di questo che ho paura” risposi ridendo. [Ah. Ah. Ah. Non fa ridere]
Nel cammino incontrammo Nick, che scendeva le scale che portavano ai dormitori maschili e si unì ai nostri discorsi.
“Ciao ragazze.”
“Ciao” [Discorsi intelligenti e utili – parte I]
Corse per raggiungerci, si mise di fianco a me e mi diede un bacio sulla guancia. [Fiuto veroh ammoreh! Beh, il titolo del libro, che vi ricordo essere “L’amore di una fata” è già stato per metà svelato, e l’altra metà rovina la suspense al libro stesso. Che genio che ero!]
“Buon compleanno. Stasera ti do il tuo regalo”
“Oh, davvero non serve, non devi preoccuparti” gli dissi [Frase fatta! Kety, dai, ammettilo, vuoi quel regalo e lo uccideresti se non lo facesse]
“No, insisto. Anche perché avevo previsto questa reazione e l’ho già comprato. Comunque siete preoccupate per gli esami?” [Prevedo di no. La protagonista deve sicuramente essere un genio]
“Non tanto per Inglese, ma per matematica…” [Chi sta parlando, di grazia? Chi?]
“Hannah mi ha detto che quelli sono i più facili” mi tranquillizzò Jenny. [Aaah, ok. Alla nostra eroa quindi non va a genio la matematica. Uhm, impressionante quante cose abbia in comune con me. Che coincidenze!]
“Per Hannah tutto è facile, soprattutto quelli di matematica” disse invece Nick.
“Sapete, ho studiato come un matto insieme a Daniel ieri sera [Mi riferivo a Daniel Radcliffe… allora avevo una pateticissima cotta per Harry Potter] e non so nemmeno se ce la farò” [Notare come per Arte tredicenne solo i maschietti fossero ignoranti]
“Certo che ce la fari, Nicolas. Non dire sciocchezze” gli rispose Jenny in tono di rimprovero.
“Io non ne sarei così sicuro”
Eravamo arrivati in aula e subito cominciarono gli esami; verso la fine della giornata li avevamo fatti tutti. [E io che la Maturità l’ho data in quattro giorni!] Restava solo da decidere chi sarebbe andato all’entrata a vedere i voti. [E danno pure i voti lo stesso giorno! Ma come sono efficienti in questa scuola/collegio/orfanotrofio/calderonedimarmocchi!]
“Grazie Nick, vai tu” gli dissi
“Cosa ??? [C’era un’offerta per i punti interrogativi quel giorno?????] Io lo faccio tutti gli anni tocca a te ora”
“Dai, io sono andata l’anno scorso…”
“No”
“Aspettiamo che anche Jenny arrivi e chiediamo a lei! Se ben ti ricordi due anni fa andai io. [Kety, in tutta onestà, non credo tu sia in grado di usare un passato remoto] Anzi, a pensarci bene, Jenny è mai andata?”
“No, non mi ricordo. Chissà come ha fatto a schivarsela!”
“Chissà quando arriverà Jenny…piuttosto, dov’è!” [Vi scongiuro, qualcuno mi spieghi il senso di questo dialogo!]
“…Non so. Ecco come fa!” [Ueee, non capisco!]
“Dai, non vorrai tenerci entrambi sulle spine. Jenny si farà rivedere solo a cena” [CHI CAVOLO STA PARLANDO?]
Insistette talmente tanto che alla fine dissi:
“Va bene, va bene!”
“Sei sempre la migliore Kety” [Aaah, ok, ricapitoliamo: Jenny si è defilata e Nick e Kety stavano decidendo la vittima sacrificale. Alla fine è risultata Kety. Bene]
“Lo so!!!” [Senti, tu, tiratela poco che questo capitolo sta dando il peggio di sé stesso]
Così partii. Nessuno voleva mai andare a vedere i voti personalmente per pura paura, [Mamma mia, cuori di leoni proprio!] e io, bene o male, ero sempre riuscita a scamparla. [ALLORA PRIMA MENTIVI! You bastard]
Arrivai all’ingresso dove era appeso alla bacheca il tabellone.
Davanti a questo, una distesa di ragazzi con in mano una biro e un block notes. [Perché per ricordarti un voto devi scrivertelo, giustamente] Probabilmente anche loro erano stati mandati da degli amici a prendere i voti. [Ah, beh, siete tutti agnelli sacrificali. Allora niente]
Quando riuscii ad avvicinarmi, questo dopo circa un’ora o due, [Un’ora o due? Ma che concezione del tempo avevo? E che cos’è, la fila alle Poste Italiane?] presi nota dei voti. Quando arrivai al mio nome nella lista, andai in estasi: avevo superato gli esami a pieni voti, come Jenny e Nick. [Ok, da te me lo aspettavo perché sei la protagonista geniale, da Jenny pure perché comunque ha un gene XX, ma… Nick? Seriamente a pieni voti? Deve aver corrotto qualcuno]
Ci avviammo alla mensa per la cena e, dopo aver finito anche il dolce, [In questo posto da favola ti danno pure il dolce! Ma voglio venire anch’io!] tirai fuori dalla tasca il block notes.
“No, non leggere, non so se stavolta ce l’ho fatta” disse Nick. [Spiegami, spiegami, come diavolo fai a pensare di aver sbagliato tutto quando invece sei passato a pieni voti? Ti sarai reso conto di aver fatto un buon lavoro!]
“Mi spiace, se fossi andato tu ora non saresti così agitato”
Mi schiarii la voce e cominciai a parlare, avendo cura di lasciare Nick per ultimo. [Ma che perfidia!]
Alla fine Nick si alzò in piedi ed esultò:
“Ce l’ho fatta !!! A pieni voti!” [E davvero ci stiamo chiedendo tutti come hai fatto! Se avessi sparato tutto a caso, per la legge dei grandi numeri almeno un errore avresti dovuto farlo, nonostante la fortuna sfacciata tipica dei libri fantasy di esordienti]
“Strano vero? Mi è quasi venuto un colpo quando l’ho visto” [E non sei l’unica]
Mi diede così tanti baci che tutti si voltarono verso di noi per il baccano che stavamo facendo. [Ma scusa, ti sta baciando o risucchiando in un vortice spazio-temporale? Comunque sembra che Kety e il ciarlatano stiano assieme. L’ammoreh regna, la chiarezza un po’ meno]
“Ah, quasi dimenticavo” mi disse quando riuscì a calmarsi.
Tirò fuori dalla sua borsa un piccolo scrigno, dentro al quale c’era un ciondolo d’argento, semplice ma molto bello, raffigurante un cuore. [Sì sì, l’ammoreh regna]
“Grazie, è bellissimo” [Non troppo entusiasta Kety se no rischi di dargli una soddisfazione!]
“Ehi, non credere che mi sia dimenticata di te” disse Jenny, e anche lei tirò fuori un pacchettino, che scartai subito, e dove trovai un bracciale, questo, però, d’oro.
“Grazie”
Quella sera li misi tutti e due, e non li tolsi mai più. [Modo elegante per dire: “Bene, lettore, ricordati di questi due benedetti regali, perché non ho intenzione di nominarli mai più durante il libro!”]
Cenammo molto bene, [Ma prima non eravate già al dolce? O in questo orfanotrofio si bissa?] anche se Jenny non parve divertirsi molto: un tizio le stava indiscutibilmente facendo la corte. [Arte tredicenne odiava i maschietti, quindi dava per scontato di odiarli anche a diciotto anni]
“…e come ti chiami?” le chiese.
“Bonnie” rispose lei senza pensarci e cercando di ignorarlo.
Da parte mia, comunque, non fu una grande sorpresa. Jenny aveva un carattere molto difficile e per niente dolce (o almeno così cercava di dipingersi) e non accettava mai nessuno. [Kety, siamo nel 2018, non sei costretta a parafrasare il lesbismo]
Nick, però, la salvò poco dopo dicendo all’improvviso:
“Buona notte” [Mai visto un modo migliore di salvare una donzella]
“Come, vai già? resta un po’ che festeggiamo”
“No, mi spiace Jenny, sono molto contento, ma oggi mi sono spremuto le meningi per prendere quel voto” [Stellina!]
“Come vuoi, ciao”
“Ciao Nick”
“Ciao, ciao” [Discorsi intelligenti e utili – parte II]
Io restai con Jenny a scherzare solo per mezz’ora, poi anche io andai a dormire. Il giorno dopo feci le valige e me ne andai dopo aver salutato tutti. [Scusa ma posso chiederti DOVE?]
“Ci si vede, eh?”
“Certo, Nick. Non penserai che io voglia lasciarti” [Ebbene sì, stanno insieme! Ma, allora, una domanda mi sorge spontanea. Perché non se ne vanno assieme?]
“Beh, sai, ti voglio tenere d’occhio. Ora che hai diciotto anni potresti essere costretta a…diciamo…andare altrove” [What?]
“Altrove? E dove? Non conosco nessuno. Cosa intendi dire?”
Lui non rispose subito, ma cominciò a guardare in basso, come se fosse a disagio.
“Ti senti bene?” [Tu ci stai di nuovo nascondendo qualcosa. Parla se non vuoi subire le mie ire. PARLA!]
“Sì, benissimo. E’ solo che volevo dirti…beh…”
“Cosa?” [Già, COSA? Non ho tutta la giornata!]
“Voglio che ti ricordi queste parole qualunque cosa accada: io ti seguirò sempre e ovunque” [sì, sì, è l’ammoreh, ma PARLA!]
“Cominci a farmi paura: [A me cominci a rompere le noci di cocco!] tu parli come se non dovessimo più rivederci. Vado ad Oxford per laurearmi, non in guerra” [Sì, e poi arriva questa che pretende di laurearsi a Oxford. Siamo a posto]
“Sì, scusa. E’ solo che sono un po’ triste: tu sarai lontana”
“Solo una mezz’ora d’aereo. Dai, su con la vita. Ciao, ti chiamo appena arrivo”
“Ciao” [Discorsi intelligenti e utili – parte III. Ma poi, Kety, come fai a essere così stupida da aver mollato? Ovviamente ti nasconde qualcosa. Preoccupati!]
Avevo già prenotato una camera d’ albergo per qualche notte, poi sarei andata a vedere l’appartamento che i miei mi avevano comprato ancora prima che nascessi in centro a Oxford. [Ma che genitori premurosi!]
Appena arrivai all’albergo chiamai subito Nick:
“Ciao, come va?”
“Bene, e tu? Stai bene, non ti è successo niente, vero?” [Ci risiamo! Nick, se qualcosa ti preoccupa, per piacere, mettici a parte così poniamo fine a questo delirio, ok?]
“Nick, ho solo preso un paio di autobus. Oggi sei strano, sicuro di stare bene?”
“Sì, si. Sto bene” [Dicono tutti così]
La telefonata non durò molto, e quando riattaccai la cornetta me ne andai nella mia stanza, con mille pensieri che continuavano a ronzarmi in testa: [Ah, perché, hai una testa?] cosa aveva Nick? [Dovresti chiederlo a lui, e cercare di importi. Noi ne sappiamo quanto te] Per quale motivo era così preoccupato. [L’offerta dei punti interrogativi era finita, ne ho usati troppi prima] Non riuscii a trovare nessuna spiegazione, se non che Nick doveva avere qualcosa che non andava, [Uhm, sei un pozzo di scienza!] e mi stava sicuramente nascondendo qualche cosa. I miei pensieri, però, furono interrotti: quando arrivai nella mia stanza, sentii subito molto freddo, anche se era quasi Giugno. Provai persino a chiamare una cameriera di passaggio, ma lei mi assicurò che la temperatura era normale portandomi un termometro. [Non ha niente di meglio da fare che portare termometri a ragazzine con l’ipotalamo starato?]
“Se vuole le chiamo un medico signorina.” [Uno psichiatra!]
“No, grazie”
Tutti sembravano sentire molto caldo, io proprio no .
Mentre era lì anche la cameriera, notai uno stranissimo bagliore fuori dalla finestra. La cameriera, naturalmente, non vide niente. [Lettori, credo che ci siamo… state per vedere la MAGIAH!]
Credevo di stare per impazzire.
“Non è possibile…”
Andai subito alla finestra e la aprii.
Fuori era già buio, [No scusa eh, ma hai lasciato l’orfanotrofio-dinseyland la mattina, hai preso un paio di autobus, ed è già sera?] ma potevo vedere benissimo una sagoma che saliva dalle finestre dei piani più bassi. Stava controllando tutte le camere, poi arrivò alla mia finestra e si fermò. [Scappa!]
Io indietreggiai fino a toccare il muro, ma la figura, che era simile a quella di una donna, mi parlò:
“Sono qui per portarti via” [Io prego che sia la morte, ma qualcosa mi dice che in ogni caso Kety avrà le chiappe parate fino a fine libro]
“C…come?” [MA VUOI SCAPPARE?]
Il freddo ora era veramente insopportabile, e continuava ad aumentare.
Io, ormai, avevo il sudore che traspirava per la paura completamente ghiacciato. Anche il bicchiere d’acqua sul comodino si era ghiacciato, e io provavo una strana stanchezza. [Dissennatori sull’Hogwarts Express di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, siete voi?]
Dopo non molto tempo mi addormentai profondamente. [Una cosa che ti riesce bene fin dall’inizio del capitolo]