Per i migranti lavoro, casa e istruzione, gli italiani si fottano. Ecco il piano di Minniti per l’integrazione che spiazza la sinistra e fa infuriare il Web
Verrebbe da dire piano rivoluzionario di questi tempi. In sostanza: chi sottoscrive il piano deve imparare l’italiano, condividere i valori della Costituzione italiana, rispettare le leggi, partecipare alla vita economica, sociale e politica (ecco dove vanno a parare) del Paese che li ospita
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È vero che il web è il moderno Colosseo, dove i pollici verso non si risparmiano. Poche ore dopo il lancio del Piano nazionale d’Integrazione (dei 74.853 rifugiati e aventi diritto alla Protezione sussidiaria) dai social sono fioccate le prime violente critiche: «Ma come lavoro e casa per gli immigrati e a noi italiani niente?». Proprio nelle ore in cui 120 «italiani» (romani) sono stati denunciati per truffa è falso per le false residenze ad Amatrice e Accumuli oer incassare i contributi per i cittadini terremotati, ecco che si leva il piagnisteo nazionale contro il diritto alla casa anche per gli stranieri che vivono in Italia.
E dire che il ministro dell’Interno Marco Minniti da una certa sinistra critica è stato dipinto come uomo di destra dai principi autoritari. Addirittura come il complice delle torture dei migranti in Libia. E invece nella settimana dei risultati elettorali tedeschi dove una formazione di destra anti-immigrati e razzista ha preso ben il 13% dei voti. In questo clima, Minniti ha licenziato il suo piano d’Integrazione per 74.853 beneficiari della protezione internazionale, per prevenire e contrastare le discriminazioni.
Minniti e la scelta a sinistra
Verrebbe da dire piano rivoluzionario di questi tempi. In sostanza: chi sottoscrive il piano deve imparare l’italiano, condividere i valori della Costituzione italiana, rispettare le leggi, partecipare alla vita economica, sociale e politica del Paese che li ospita.
Ecco il piano
Altro che Alfano
Piano controtendenza in Europa e non solo. Questa proposta di integrazione è anche un messaggio nelle otre in cui dentro il governo e la maggioranza c’è uno scontro se far votare dal Parlamento la proposta di legge sullo ius soli, sul diritto alla cittadinanza italiana per gli i figli di immigrati che nascono in Italia. E ieri il centrista Angelino Alfano, ministro degli Esteri, ha ribadito che questo voto deve essere rinviato «per non fare un regalo alla Lega». Con il suo piano, il ministro dell’Interno rilancia spiegando che è compatibile anzi doveroso portare avanti politiche di integrazione, che è una concreta risposta ai pericoli di terrorismo, perché la non integrazione produce processi di isolamento, di radicalizzazione.
E Minniti è il ministro dell’Interno che si sta impegnando per una politica di governo dei flussi migratori, per arginare gli sbarchi, per pianificare soccorso e accoglienza.
A chi accetta il percorso di integrazione, l’Italia garantisce l’uguaglianza e la pari opportunità, la libertà di religione, l’accesso alla istruzione e alla formazione, gli interventi diretti alla inclusione sociale. In generale, il Piano nazionale d’Integrazione ribadisce il sostegno al dialogo interreligioso e a tutto ciò che favorisce l’accesso alla istruzione e alla cultura. Ed anche lo “scandaloso” (per alcuni) percorso per l’accesso agli alloggi e alle residenze. Siamo alla vigilia della campagna elettorale e il tema dell’immigrazione è tra quelli più importanti. È un nervo scoperto perché crea allarme sociale e ormai anche dagli amministratori del centrosinistra arrivano segnali di insofferenza nei confronti delle politiche di solidarietà. Il Piano di Minniti va in controtendenza. Apre all’integrazione.