Codigoro 2035 – anno 12 dopo la Peste.

Oggi la temperatura è di due gradi, un freddo giorno di febbraio.

Perfetto.

Mi preparo ad uscire, ma prima faccio il solito giro.

Controllo prima di tutto l’aspiratore centrale, e la batteria di riserva che garantisce 48 ore di autonomia nel caso mancasse la corrente.

Durante l’estate, nel ferrarese, capita spesso.

Io ho anche il generatore in cantina, just in case. Lo accendo ogni settimana e controllo le scorte di gasolio, insieme a quelle di acqua e di viveri.

I pannelli solari servono a poco d’inverno, ma comunque generano corrente, e controllo pure quelli.

Faccio il giro delle porte e delle finestre, controllo che siano perfettamente sigillate e i filtri in feltro siano ben posizionati.

Ogni volta controllo che il flusso d’aria scorra verso l’esterno.

Si chiama “barriera a pressione positiva” in gergo tecnico.

La ventola, aspira aria dall’esterno, dopo averla fatta passare da grossi filtri la disinfetta e la fa uscire da apposite fessure in ogni porta e finestra. In pratica la pressione dentro casa è leggermente superiore rispetto a quella esterna. Nulla può entrare.

Ogni porta della casa è dotata di filtro, nel caso si rompesse un vetro possiamo isolare la sezione della casa corrispondente.

L’estate scorsa dei predoni hanno ucciso la famiglia Zanetti qui vicino, rompendogli le finestre a fucilate dopo che gli avevano saccheggiato la fattoria.

Certe volte mi piacerebbe emigrare in Siberia o in Finlandia, come hanno fatto altri, e godere degli inverni rigidi, ma si guadagna troppo coltivando i campi, ormai.

Il gioco vale la candela, ancora alcuni anni di questa vita da “astronauta” e andremo in pensione all’estero.

I bambini potranno studiare. Melissa è già grande e studia biologia al secondo anno a Oslo.

Mi ha telefonato con Skype ieri sera, e dice che una volta laureata vuole andare nella base di Nairobi a studiare insieme agli altri scienziati una soluzione per il casino in cui ci troviamo.

Spero proprio di no, cazzo, malgrado tutte le precauzioni ogni anno uno o due scienziati e tecnici si ammalano o muoiono per shock anafilattico. Sono troppo vicini al punto “zero”, quello dove iniziò tutto.

Nel raggio di migliaia di chilometri tutto intorno nessun sopravvissuto. Solo altre piccole colonie di ricercatori, che cercano di uccidere quei piccoli mostri, e altri gruppi di minatori o petrolieri.

La minima distrazione e rischi la vita.

Ho fatto il giro, saluto le bambine, presto inizieranno la scuola via computer. Mi chiedono se possono andare a giocare fuori.

Certo, ma prima dovete fare i compiti e vestirvi bene, ci vediamo dopo pranzo”

Il pensiero delle mie figlie fuori, al pericolo mi terrorizza, ma sono bambine e ogni tanto devono uscire.

Meglio che lo facciano con qualcuno che le controlli. D’estate è un problema, ma capiscono che uscire è del tutto inconcepibile. Lo si fa solo se assolutamente necessario.

Io lo faccio tutti i giorni, ma è il mio lavoro.

Volete sapere il trucco?

Semplice, se non volete correre rischi, ammalarvi o rimanere uccisi per una distrazione dovete sempre comportarvi nello stesso modo.

Fare finta che sia sempre luglio, il periodo peggiore.

Mi vesto con la sotto-tuta termica, in fondo è febbraio , poi indosso la tuta in materiale plastico un pvc rinforzato di colore nero d’inverno e riflettente d’estate.

Mi metto sulla schiena la ventola con i filtri e al fianco la batteria, che è stata carica tutta la notte.

Dura tre ore, e all’altro fianco aggancio la batteria di riserva, che dura un’ora e mezza.

Poi controllo il kit di emergenza.

Tenaglie taglia-fili, una volta sono rimasto agganciato ad un pesco, e me la sono vista brutta, mentre raccoglievo.

Torcia a led, mai rimanere al buio senza, anche se ce ne è un’altra sul casco.

Toppe e nastro adesivo telato per riparare la tuta.

Spray alla permetrina iper concentrato.

Una bella Beretta calibro 9 per i mostri più pericolosi, quelli a due gambe.

Radio telefono ad attivazione vocale, con schermo GPS, sempre all’interno del casco.

A volte mi chiedo come facciano i predoni a sopravvivere così, alla macchia, con tutta la fatica che facciamo noi.

Ed è un mistero perché vivano in quella maniera, quando il lavoro di ognuno ormai è così disperatamente necessario, nel Nuovo Mondo.

Il governo da un paio di anni gli dà la caccia con dei droni a ricerca di calore, di notte, quando il fuoco che accendono per riscaldarsi e cucinare è più facile da rilevare.

Il carabiniere che ogni tanto viene a vedere se da noi va tutto bene mi dice che, prima di farli fuori con un missile, gli viene data l’opportunità di riabilitarsi. Un periodo in terapia riabilitativa e poi al lavoro in qualche fattoria nel Sud, a raccogliere pomodori. Se resistono altri cinque anni sono perdonati e possono tornare nel mondo civile.

Mi dice che raramente accettano, gli stronzi.

Peggio per loro, e meglio per noi. Gli Zanetti sono stata l’ultima famiglia attaccata nella zona, da allora.

I predoni li abbiamo uccisi noi, non il governo, mi ricordo che uno cercava di fuggire, chiuso in una tuta artigianale.

L’ho preso in mezzo al campo a centocinquanta metri, con il fucile.

Quando lo abbiamo riportato indietro è saltato fuori che era una ragazza come tante, di non più di sedici anni.

Non ho provato niente, se non sollievo che fosse toccato ai Zanetti e non alle mia figlie.

Alla televisione oggi hanno pubblicato i dati del nuovo Censimento Mondiale. Siamo oltre trecento milioni, in aumento, dopo anni di follia e di morte.

Questa si che è una notizia, si era persino temuto per il futuro della razza umana.

Dicono anche che troveranno presto una soluzione per la Peste, ma ormai dopo anni non ci crede più nessuno.

In Africa è partito persino un secondo insediamento degli Immuni, le rarissime persone che, grazie ad un raro genoma, possono sopportare la Peste.

Sono poche centinaia in tutto, ma i loro discendenti sono il futuro.

MI metto il casco, attivo lo schermo e la pompa, controllo una ultima volta e vado verso il portello stagno.

nell’intercapedine vine spruzzato l’ennesimo disinfettante, viene aumentatala pressione e sono sparato fuori come un tappo di spumante.

Anche con il casco la giornata è bellissima.

La ventola preleva l’aria dietro la mia schiena, la filtra e la manda fuori da apposite feritoie sopra il casco.

Viviamo gonfiati come canotti, cazzo.

Il mio vicino, Giorgio esce senza protezioni, e mi guarda, sprezzante.

Lui è già stato colpito due volte dalla Peste, la prima volta è stato male, la seconda una settimana in coma.

Me lo ricordo bene, lo ho curato io, quella volta.

E dopo essere rimasto tra la vita e la morte ed essersi fatto pulire il culo da me continua a fare finta di niente.

Hans, il tedesco che è venuto a vivere in mezzo a noi qualche mese fa esce, ancora impacciato nella tuta nera. Lui sta attento.

Ci mettiamo uno di fronte all’altro, un Ok Corrall del futuro.

Ciao Giorgio, Morgen Hans” faccio io.

Ciao”

Morgen”

E arriva la resa dei conti, alla fine.

Giorgio, la devi smettere con queste cazzate, lo so , il rischio è piccolo, ma esiste sempre, se poi ti vedessero i bambini…

Te lo ripeto per l’ultima volta, se succede qualcosa alle bambine per colpa tua ti ammazzo

Lo so Vittorio, ma mi sento impazzire a stare sempre vestito così, senza mai sentire il sole”

Va bene, ma che sia l’ultima volta, le giornate sicure le decidiamo insieme, come sempre”.

Ci siamo chiariti, adesso bisogna lavorare.

Io e Hans a potare, sfruttando questa bella giornata e Giorgio a curare i conigli.

I carri raccolta sono carichi, con il Gps sanno già dove andare, a noi non rimane altro che seguire il loro ritmo e potare, stando a attenti a non lacerare la tuta.

In realtà a Giorgio non serve, gli animali sono in serre pressurizzate come le case, solo gabbie da pulire, foraggio da distribuire e poco altro. Solo che sono tante gabbie, e tanto foraggio. Così impara a fare lo stronzo.

Traversiamo la strada, poco traffico come al solito, assente addirittura, siamo l’unico insediamento nel raggio di trenta chilometri, e cominciamo a lavorare.

Il lavoro è ripetitivo, e ti lascia tempo per pensare, sempre alle solite cose.

Penso alle distese del Canada, alle steppe russe, ai posti dove adesso è bello vivere.

Gli inverni freddissimi impediscono alla Peste di diffondersi, anche se l’estate è calda.

Presto avrò abbastanza soldi per andare a vivere lassù. Le nostre pesche sono famose, ormai.

E costosissime.

E dire che tutto è cominciato da un gruppo di fanatici.

Avevano pensato ad un essere geneticamente modificato,

Una semplice zanzara, resa letale dal veleno che inietta, una complicata miscela di enzimi in grado di scaturire intense reazioni allergiche nei primati. E solo a loro.

Modificata per resistere a veleni e alla lotta biologica, e capaci di sopravvivere solo ad alte temperature. Con sensi acutissimi, in grado di avvertire feromoni umani a grande distanza e alla ricerca spasmodica di un centimetro di pelle libera.

Una puntura causava una forte crisi, e il sistema immunitario reagiva diventando ipersensibile.

Poche punture, anche a distanza di anni l’una dall’altra e si muore in pochi minuti, durante la crisi finale.

I fanatici avevano pensato di diffondere i piccoli mostri da loro creati in Africa, per sterminarne la popolazione.

Ed ha funzionato, eccome se ha funzionato.

Malauguratamente i piccoli mostri si sono adattati presto agli inverni rigidi europei, e si sono diffusi in tutto il mondo, sui container e sulle navi cariche di milioni di profughi terrorizzati.

Alla fine sono rimasti pochi posti dove scappare.

E poca gente.

Hans è tranquillo, canticchia persino.

Lui è uno dei Nuovi Calvinisti, un gruppo di persone che ha deciso che la Peste è stata inviata da Dio, per sterminare le persone scorrete, quelle incapaci di attenzione e concentrazione continue.

Al governo sono la maggioranza, sono loro che hanno deciso lo sterminio degli ultimi predoni.

Che hanno fatto affondare le navi dei profughi e saltare i convogli dei disperati, affinché ci fossero cibo e risorse sufficienti per gli altri sopravvissuti

Non li vedo pregare spesso, se non ai pasti, loro dicono che comunque pregano ogni momento.

Ogni giorno che rimangono vivi è il segno che Dio è buono con loro, e lo celebrano continuando a respirare.

Per questo motivo molti di loro si recano a sud, a coltivare i campi per nutrire le masse al sicuro lassù, al freddo.

E per guadagnare un sacco di soldi.

Giorgio ha finito, accende il trattore, un nuovo Case appena arrivato, uno dei primi della nuova produzione, e carica il bottone del trattamento.

Si è messo la tuta, finalmente.

Una bella scarica di insetticida non fa mai male.