Si può vivere senza lavorare, con il reddito di cittadinanza? è possibile vivere senza doversi procurare i mezzi con il sudore della fronte?
Certamente, a patto che non sia universale. Già oggi, cioè, buona parte della popolazione italiana percepisce un reddito che non ha prodotto, vivendo sulle spalle di chi lavora; ma questo è il normale parassitismo di una classe di privilegiati che sfrutta il lavoro di un’altra classe, come è capitato spesso nella storia. Anche nel medioevo gabellieri, burocrati e cortigiani, cioè l’equivalente moderno di amministratori, guardie, e impiegati statali, vivevano sulle spalle dei contadini (in realtà la quota di popolazione improduttive era molto minore di quella di oggi), ma quello che ci si chiede oggi è se sia davvero possibile far vivere tutti senza lavorare.
E’ possibile che la tecnologia ci metta a disposizione dei servi meccanici che lavorino al posto degli uomini?
Io non credo che sia possibile, e nemmeno auspicabile.
Tanto per cominciare, i robot di chi dovrebbero lavorare al posto degli altri?
Potrei dire: “i miei”. Cioè, io mi compro un robot, e sfruttando le prestazioni di questa macchina produco qualcosa di utile agli altri che vado a rivendere sul mercato. Ma tutto questo esiste già, e si chiama “capitalismo”. Qualsiasi imprenditore compra i macchinari che servono al suo lavoro, e li utilizza per produrre un reddito.
Quelli che vogliono il reddito di cittadinanza non intendono questo, loro vogliono che a percepire il reddito prodotto dalle macchine siano quelli che i robot non ce l’hanno, e che non hanno nessuna intenzione di comprarli, il che sarebbe molto ingiusto.
Ma fatemi capire, io imprenditore mi dovrei assumere tutti i rischi di impresa, indebitarmi con le banche per comprare dei sofisticati macchinari per fare a meno della manodopera… per poi essere costretto a pagare comunque gli stipendi, e per giunta a gente che nemmeno lavora? Piuttosto distruggo i robot, e mi ritiro in campagna a coltivare cipolle.
Il primo paese a tassare i robot distruggerebbe all’istante il suo tessuto industriale. Chi non chiude si trasferirebbe immediatamente all’estero, con tutti i suoi robot.
Vabbè, direte voi, non sarà possibile oggi, che i robot costano tantissimo, ma un domani, quando il loro prezzo sarà più abbordabile?
Sarà lo stesso.
Vi faccio una domanda: una volta per spedire gli auguri di compleanno bisognava scriverli su carta, prendere il foglio che poi veniva infilato in una apposita scatola fissata al muro giù in strada, chiamata “buca delle lettere”, dove il postino passava, la prendeva e la portava a casa del destinatario. Per questo servizio si pagava una piccola tassa, comprando una marca da bollo dal tabaccaio (chiamata franco-bollo) che veniva appiccicata sulla lettera per dimostrare al postino che la tassa era stata pagata.
Oggi abbiamo la posta elettronica, che ha sostituito il servizio postale con i postini in carne e ossa, ad un costo praticamente nullo. Sareste disposti a pagare 50 centesimi per ogni email che mandate, così da permettere agli ex postini di avere il reddito di cittadinanza?
scommetto di no… sporchi capitalisti egoisti che non siete altro! E se fosse lo Stato a costringervi, tassandovi le email?
Probabilmente smettereste di inviare email, limitandovi esclusivamente a quelle strettamente indispensabili, passando dalle attuali trecento a non più di tre all’anno. A quel punto lo Stato per incassare la stessa cifra sarebbe costretto a tassare le email a 50 euro l’una; ma piuttosto che pagare 50 euri a email sono sicuro che spedireste i vostri messaggi legati alla zampa di un piccione.
Del resto, se io produco qualcosa (con o senza robot) a chi vendo le cose che produco? Ad altra gente che produce ciò di cui ho bisogno, ok? in questo senso il denaro è solo il simbolo del valore degli oggetti prodotti da ciascuno per poi essere scambiati.
Ma se uno solo produce e gli altri no, con cosa pagano la merce quelli che non lavorano? Possono farlo solo con i soldi che gli ha dato quel qualcuno, pagando le tasse sui robot. (gli stessi usati per produrre ciò che gli è stato venduto); e non disponendo di altre risorse, non potranno mai pagare più di quanto lo stesso produttore gli abbia dato, il che significa che chi produce sta lavorando gratis. Perché dovrebbe farlo? tanto varrebbe chiudere e cuccarsi il reddito di cittadinanza anche lui.
No, nel libero mercato non accadrà mai che pochi imprenditori ipertecnologici mantengano tutti gli altri a una vita in vacanza.
L’unico modo per avere una produzione altamente robotizzata e il reddito di cittadinanza universale è nazionalizzare i mezzi di produzione. Solo in uno Stato socialista sarebbe possibile realizzare il sogno di far lavorare le macchine al posto nostro; anzi… l’incubo.
Si, l’incubo. Perché perfino nella Korea del nord i contadini producono con le loro mani il cibo con cui si nutrono, e un giorno potrebbero decidere di tenerlo per se, invece di consegnarlo al Ministro dell’Agricoltura.
In una società in cui lavorano solo i robot, invece, sarebbe solo lo Stato a produrre e distribuire i beni prodotti. L’intera cittadinanza sarebbe ridotta ad una massa indistinta di nullafacenti, la cui sopravvivenza dipende unicamente dalle decisioni del Ministero della Cittadinanza (o dalla Casaleggio).
Nessuna protesta sarebbe possibile. Cosa fai? Scioperi? Da cosa ti astieni, che non lavori?
Con un clik del mouse un burocrate, per sbaglio o per dolo, può toglierti il reddito di cittadinanza e sei finito.
La “social card” non funziona più, viene rifiutata alla cassa del supermercato, il distributore di benzina non eroga, la sbarra del casello non si alza, la SIM del telefono non può essere ricaricata. Se non lavori non c’è modo di procurarti altro denaro, puoi solo sperare e attendere, completamente in balia della burocrazia.
Una specie di Unione Sovietica, ma con una differenza: Stalin non poteva privarsi dei suoi cittadini, perché senza quelli che lavoravano per mantenere il suo esercito non avrebbe avuto alcun potere.
Per una burocrazia che amministra un esercito di robot, invece, i cittadini sarebbero solo un peso.