
Il 2020 si è finalmente concluso e ci ha riservato tante sorprese. Molte del tutto inaspettate. Forse è un buon momento per fermarci e riflettere sui tanti eventi accavallatisi in questi mesi. E’ stato un anno spartiacque. Credo il 2020 ci abbia insegnato molte cose o almeno confermato, al di là di ogni dubbio, dei trend ormai in corso da anni. Soprattutto riguardo il sistema globalizzato in cui viviamo noi umani di inizio terzo millennio. Ecco le lezioni principali di questo 2020.
IL SISTEMA GLOBALE E’ SEMPRE PIU’ FRAGILE. Il sistema, o i 4-5 mega sotto-sistemi in cui viviamo, sono estremamente fragili. Scienza e medicina, tecnologia, democrazia ed istituzioni liberali, media e istruzione, hanno certamente contribuito a rendere le nostre vite di uomini moderni del terzo millennio sempre più lunghe, agiate ed informate, prevedibili e pianificabili. Ma digitalizzazione e globalizzazione hanno però anche avuto un forte effetto nocivo sull’intero apparato. Una architettura di sistema sempre più centralizzata e pervasiva, tutta uguale, con pochi compartimenti stagni, pochi back-up e scarsa resilienza. Tutto il sistema, come scrive il grande Nassem Talib, sembra essere stato disegnato, da quelli che lui definisce come IYI (Intellectuals Yet Idiots), in modo assai fragile. E’ un sistema dove cigni neri e code paffute sono molto più probabili di quanto si pensi. Ed il 2020, assieme al 2008-09 di qualche tempo addietro, potrebbe presto trovare compagnia in altri anni horribiles o anche horribiliores.

IL SISTEMA ECONOMICO-MONETARIO E’ UN CASTELLO DI CARTE. Ormai tutto si basa su una gigantesca macchina che tracima continuamente moneta fiat e su livelli astronomici di debito pubblico. Nessuna nazione importante esclusa. Tutto ciclopico, tutto interconnesso, tutto simbiotico, tutto fragilissimo: ministeri del tesoro, banche centrali, poche e colossali banche ed istituti finanziari globali. Se ne crolla uno crollano tutti e tutti assieme. Il 2008-09, a confronto, è una passeggiata nel parco. Il tutto avvallato a gran voce e con strabordante entusiasmo dalla comunità accademica e giornalistica e dalle tante organizzazioni mondiali che danno lavoro, con le nostre tasse, a decine di migliaia di così detti “economisti moderni”. Un nuovo paradigma, MMT e neo-cartalismo, QE ad infinitum, monetizzazione indolore, “il problema è la deflazione non l’inflazione”, consumo e non risparmio, lex-monetae, mutualizzazione del debito e tanti altri mantra ripetuti ad nauseam dai media. Una lunga serie di corbellerie economico-monetarie onnipresenti nel corso del triste 2020. Corbellerie che, nello scorso millennio, neanche il più scalcagnato e prezzolato degli economisti di sinistra avrebbe avvallato e che invece oggi sono diventate mainstream. Viviamo in un castello di carte economico-monetario che, in ogni momento, potrebbe caderci addosso nel giro di poche settimane. Basterebbe una ventatina di inflazione o qualche sussulto cinese.

LA SCIENZA NON RISOLVE TUTTO. La spagnola del 1918 o la peste manzoniana sembravano eventi lontani di una storia irripetibile. I nostri nonni e padri avevano scoperto gli antibiotici, la penicillina, il DNA e il DDT (oltre all’instabilità dei 92 protoni in un nucleo di uranio). Il progresso scientifico appariva un treno inarrestabile della storia, portatore di benessere anche nei più sperduti e sfortunati angoli del pianeta. Uomini alla Bill Gates, carichi di soldi, scienza, tecnologia e materia grigia, pianificavano già la fine della sofferenza, la liberazione del mondo dalla malattia e dal peccato. Peccato non avessero fatto i conti con i voli intercontinentali non-stop, simbolo delle virtù della globalizzazione. In poche ore dal mercato di Wuhan alla val Seriana. Una scienza medica che per 10 mesi balbetta impotente. E, a dire il vero, al di là di tanta enfasi mediatica su intelligenze artificiali, microbiologia o nuove energie, non è che la scienza di base negli ultimi 20 anni abbia scoperto granché. Insomma il cammino della scienza non è lineare, specialmente quando affidato a enti pubblici, e, soprattutto, non risolve tutte le sciagure umane. Ci sono stati secoli di grande progresso, ma anche periodi in cui si è tornati indietro.
LA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE E’ IN TERAPIA INTENSIVA. Se per democrazia occidentale intendiamo un organismo politico con proprietà come la libera circolazione di idee, la suddivisione e contrapposizione dei poteri, un limite alla capacità dello Stato di influenzare le nostre vite, la libertà di scegliere chi ci debba rappresentare, il diritto ad un giusto processo, il diritto a godere di gran parte dei frutti del nostro lavoro come del resto il diritto a restare sovrani all’interno della nostra Casa e Nazione, allora direi che è ormai lampante, anche ai più disattenti, che il paziente democrazia occidentale è in terapia intensiva. Quel periodo di democrazia occidentale, a trazione anglo-americana, che è scaturito dalla fine della 2GM, e di cui hanno goduto le generazioni successive in Europa ed America, è ormai agonizzante. In fondo la Democrazia è sempre stata una piccola parentesi nelle storie dei popoli e solo di pochissimi popoli.
GLI USA SONO DIVENTATI UNA REPUBBLICA DELLE BANANE. La Nazione che più ha rappresentato ed è stato motore del periodo d’oro della Democrazia Occidentale, gli Stati Uniti d’America, è quello che è più agonizzante. Mancando totalmente di anticorpi, al contrario delle vecchia Europa con le sue infezioni da XX secolo, gli USA, in relativamente pochi anni, si sono gravemente ammalati. Trasformati in una Repubblica delle Banane. Una cricca di tecno-plutocrati esaltati, novelli predicatori bolscevici in lotta per il bene comune, con frange di terzomondismo, ha conquistato il potere politico, amministrativo, finanziario, mediatico e culturale. Processo difficilmente reversibile, almeno a breve. Strano oggetto che impatta fortemente le nostre vite e col quale dovremo convivere: una repubblica delle banane ad alta tecnologia ed alto impatto mediatico e con apparato militare imponente.

LA CINA CI TIENE PER GLI ATTRIBUTI. La Cina ha ormai un quasi monopolio in tante delle aree industriali che rendono possibile il benessere occidentale. Tra l’altro, senza le importazioni cinesi, l’Occidente sarebbe oggi ancora a litigarsi mascherine e respiratori e probabilmente a contare molti più morti. Di conseguenza, i signori gialli possono, in ogni momento, o staccare la spina o, assai più verosimilmente, esigere di essere pagati non più in rettangoli di carta verdi ($) o policromi (€), ma in oggetti di maggiore valore. Per non parlare della possibilità di un conflitto armato su Taiwan, non più così remoto, vista la debolezza USA e la crescente potenza militare di Pechino. Digerito Hong Kong, potrebbero, a breve, volere degustare anche Taiwan.
LA NOSTRA INFRASTRUTTURA DIGITALE E’ FRAGILISSIMA. Ormai credo siano quasi vent’ anni dagli ultimi black-out di una certa rilevanza e anche qui il ricordo sta svanendo. Nel 2020 si è continuato a volere digitalizzare tutto il digitalizzabile – spesso tante cose inutili come Immuni – e con poca cognizione della vulnerabilità del sistema. Fragilità e vulnerabilità specialmente per quanto riguarda i nostri dispositivi personali. E’ folle concentrare tutto su un unico aggeggio di pochi centimetri quadrati, come vorrebbe la UE, ed è folle centralizzare su reti digitali tutto l’accesso a cose importanti per le nostre vite, come documenti e moneta. Una dei tanti motivi per cui l’abolizione del contante è cretineria allo stato puro. E bitcoin rimane un punto interrogativo. La nostra vita non può dipendere da una app e da una rete digitale, vulnerabilissime e spesso controllate da altri.

NON POSSIAMO CONTINUARE A PROMETTERE TUTTO A TUTTI. Chiaramente è uno dei difetti maggiori della politica odierna e del come il promettere, anche le cose più impossibili, sia ormai lo strumento principe del consenso. Abbiamo visto nel 2020 come sia irrealizzabile un sistema sanitario che dia a tutti contemporaneamente qualità, costi e massa (massa = risorse per un ampio spettro di patologie). Ovviamente si era tagliato da qualche parte (malattie infettive, pneumologia, MMG) e si è arrivati al triage. Ma abbiamo capito che il problema va ben oltre la politica, è forse a monte, è quasi sociologico. Ci serva per rinverdire il vecchio detto che “non ci sono pasti gratis”. E tanti giovani crescerebbero meglio con meno promesse di pasti gratis e di diritti sociali a tutti.
Rileggendo, mi rendo conto, in questo mio ambizioso e forse strampalato tentativo di analizzare il 2020, di essere stato un tantino pessimista? In fondo abbiamo fatto il vaccino in 10 mesi e l’elicottero è ormai in volo da tanti anni, spargendo moneta, senza grossi traumi inflattivi? Rimango però della mia idea che il sistema sia molto fragile, troppo interconnesso, troppo centralizzato. Anche poco elastico, con scarsa capacità di autoregolarsi o aggiustarsi da solo, senza un grosso shock interno o esterno. Soprattutto ricordiamoci che le slavine e i crolli iniziano lentamente, piccoli pezzettini nel corso di molto tempo. Poi, ad un certo punto, improvvisamente, tutto crolla o tutto d’un botto arriva la valanga. Nella nostra vita globalizzata, imperniata su giganteschi ma fragili sistemi, il tutto assieme potrebbe essere veramente un grande botto improvviso e globale.