

Anche i russi sono oltre.
Ormai sono all’insulto diretto.
Ormai è sparita ogni traccia di diplomazia
Al di là dell’ironia della situazione, c’è ben poco da ridere.
Non so se davvero Prigozhin abbia davvero usato la parola stronzo, ma resta il fatto che oramai abbiamo perso qualsiasi stima da parte dei russi, che considerano noi europei dei pagliacci addomesticati senza spina dorsale, pronti a farsi calpestare dagli Usa senza emettere un fiato.
E la colpa è dei nostri politici che per primi hanno preso in giro, insultato e sminuito la controparte russa, quando non mostri rispetto non ti puoi aspettare rispetto dalla controparte. E questo in futuro avrà brutte conseguenze per noi.
Ora vediamo come altri analizzano il Wagner in Africa
<<Da un post su FB : Circa il possibile coinvolgimento del gruppo russo Wagner e gli arrivi di clandestini in massa.
Leggo commenti che non potrebbero neanche arrivare a definirsi “da bar sport”. Troppo “bassi”. Vi dovreste documentare (seriamente) prima di affrontare in modo disinvolto certi argomenti.
Vi aiuto io :
Seppur la presenza del gruppo mercenario ha visto una drastica riduzione con l’inizio della guerra in Ucraina – e quindi lo spostamento progressivo dei miliziani verso est, prevalentemente nel Donbass – Wagner opera dal 2013 in Africa come longa manus della Federazione. Ciò che Crosetto ha sottolineato è l’influenza politico-economica, ma soprattutto militare, che i mercenari esercitano preminentemente in Libia, Mali, Sudan, Repubblica Centrafricana, Burkina Faso e – nel Medio Oriente – Siria.
Per quanto riguarda Tripoli, inutile ricordare come il territorio libico sia il principale trampolino per tutti quei migranti che illegalmente tentano di raggiungere il continente europeo, in primis l’Italia. I militari russi sono largamente presenti in Cirenaica dal 2018, per sostenere il generale Khalifa Haftar contro il governo di Tripoli, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale. Nel 2019, i miliziani di Wagner affiancarono l’Esercito nazionale libico di Haftar nell’assalto fallito alla capitale libica, riuscendo a portare le proprie truppe a pochissimi chilometri dal centro di Tripoli. Ad oggi, non esiste un numero certo, ma si stima un range tra 1.000 e 2.000 mercenari filo-russi nel territorio.
La conquista di Putin
L’intreccio tra Russia e Libia ha radici lontane. Comincia a partire dal 2006, quando Putin decise di cancellare i debiti di Tripoli (insieme a quelli di Algeri), in cambio di accordi volti ad incrementare la presenza militare nelle regioni, sotto la giustificazione della lotta al terrorismo islamista. Stessa cosa avvenuta in Mali e Burkina Faso, dove il regime militare al comando ha aperto le porte al gruppo Wagner per combattere gli jihadisti, determinando il ritiro della missione francese Barkhane e la chiusura di quella europea, Takuba.
In definitiva, Putin sta riuscendo a conquistare l’Africa attraverso due modalità differenti. Da una parte, come affermato, attraverso il lato militare. Le armi russe costano molto meno rispetto a quelle europee ed americane. Anzi, la Federazione non pone un eterno “patentino di legittimità” agli Stati africani, circa il mancato rispetto dei diritti umani, violazioni invece punite a colpi di dazi dall’Ue. Questo andrebbe a incrementare l’odio verso l’Occidente, a favore di un’alleanza sempre più profonda con la Russia ed ora anche con la Cina. Dall’altra, vi è il supporto strategico e geopolitico. Non è un caso, infatti, che in sede Onu buona parte dei Paesi africani votino a favore della Russia, o si astengano dal condannarla. Questo molte volte per partito preso contro l’alleanza atlantica e gli “usurpatori” europei.
Wagner dietro al boom di sbarchi?
Nelle parole di Crosetto – poi ribadite da Tajani – c’è quindi un aspetto di verità. La Wagner è presente in larga misura in Africa e controlla molti territori strategicamente rilevanti per la tratta di migranti verso il nostro continente. A ciò, si andrebbe a spiegare anche l’elevatissimo numero di provenienti da Mali e Burkina Faso che, da inizio 2023, ha spopolato i barconi giunti in acque italiane. Allo stesso tempo, però, è ancora assente una prova materiale che dimostri il nesso causale tra la Wagner ed il boom di arrivi in Italia, posto il fatto che una larga fetta di rifugiati arriva sì dalla Libia, ma anche dalla Tunisia, Paese fino ad ora svincolato dalla dominanza del gruppo mercenario filo-russo.
Lo schieramento della Marina militare, quindi, potrebbe rappresentare la prima mossa strategica del governo Meloni per bloccare l’ondata di migranti prevista per i prossimi mesi. Forse, riuscendo a fermare anche quella “guerra ibrida” che la Russia avrebbe instaurato con l’Europa. Il centro del gioco, ancora una volta, rimarrà l’Africa.
Matteo Milanesi, 13 marzo 2023>>