Seguendo il consiglio secondo cui, per analizzare al meglio il fenomeno Covid bisogna partire da un approccio scientifico e “studiare i numeri”, per curiosità ho preso in considerazione una decina di grandi paesi evoluti e ho messo a confronto la “curva dei contagi” elaborata secondo i dati statistici ufficiali, di ognuno di essi.

Bisogna, ovviamente, tenere conto di alcuni fattori distintivi di ogni paese preso in considerazione, come l’aspetto demografico, quello socio-culturale, quello climatico ecc. ecc. Non bisogna trascurare poi un fatto fondamentale: ogni paese ha intrapreso azioni di contrasto al covid autonomamente e con misure diverse l’uno dall’altro; ha eseguito tracciamenti e tamponi in numero diverso, spesso in maniera significativa; ha un organizzazione statale a efficienza differente; ha un sistema sanitario nazionale diverso. Per intenderci, ci sono paesi che hanno adottato misure molto restrittive, alcuni hanno adottato restrizioni molto meno marcate e altri che non hanno adottato alcuna misura o quasi.

Qui mostro la curva dei contagi per ciascun paese preso in considerazione:

I dati sono presi da Google e riguardano paesi europei con l’eccezione del Giappone, scelto per avere un confronto con un paese per certi versi “alieno”. I paesi presi in considerazione sono per una parte scelti tra quelli più popolosi e per l’altra tra quelli con popolazione compresa tra i 5 e i 10 milioni, che costituiscono la maggioranza dei paesi europei, più il Giappone, ben oltre i 100 milioni.

La prima cosa che si nota, una cosa lapalissiana direi, è che i paesi più popolosi offrono numeri assoluti più alti, ad eccezione del Giappone. I paesi più popolosi da una parte e quelli meno popolosi dall’altra mostrano numeri abbastanza omogenei nel loro rispettivo insieme, con variazioni che si possono considerare nella norma. Ad eccezione del solito Giappone che, pur avendo una popolazione molto numerosa presenta un numero di contagi paragonabili a quello dei paesi meno popolosi.

Una metà dei paesi presi in considerazione ha avuto il picco dei contagi verso i primi di novembre, mentre l’altra metà l’ha registrata tra la fine di dicembre e gennaio. Tutti i paesi hanno visto una impennata repentina dei casi, in occasione della seconda ondata, però una parte ha visto anche un crollo degli stessi altrettanto repentino mentre l’altra parte vede una diminuzione dei casi più graduale.

Svezia, Paesi Bassi e Belgio, paesi con una popolazione numericamente simile hanno avuto un numero di contagi simile, ma bisogna tenere conto che mentre la Svezia non ha adottato alcuna forma di blocco sociale, gli altri due paesi hanno adottato un certo tipo di restrizioni.

Confrontando due paesi “omogenei” come Svezia e Danimarca si vede che nel periodo di picco dei contagi, la media dei contagiati in percentuale è molto simile, tenendo presente che la media dei contagiati in Svezia è quasi doppio di quello della Danimarca ma è anche doppio il rapporto di popolazione tra i due paesi scandinavi. La differenza è che mentre in Svezia i contagi scendono lentamente, in Danimarca sono scesi in maniera molto repentina portando la media dei contagi ad oggi, molto al di sotto di quella svedese.

Ma la cosa che più di ogni altra appare evidente è che la curva dei contagi, tra i vari paesi analizzati, è molto ma molto simile, nonostante le diversità elencate prima. Ponendo lo zero al 6 marzo, vediamo il primo picco che si realizza ad aprile, in tutti i paesi, per poi scendere gradualmente fino a raggiungere numeri prossimi allo zero per tutta l’estate, ad eccezione del Giappone che registra un piccolo rialzo ad agosto, ma le percentuali sono così basse che la variazione si può considerare trascurabile. Con l’inizio dell’autunno si registra un graduale aumento dei contagi, fino al picco di novembre per alcuni, gennaio per gli altri. Per poi registrare una discesa, repentina in alcuni, più graduale in altri. In pratica un andamento che segue a grandi linee uno schema abbastanza omogeneo.

A che cosa ci porta tutto questo? io non ho risposte, non ho competenze specifiche per darle nè l’arroganza di pensare che quello che penso sia da prendere come se fossero i Dieci Comandamenti. Del resto se gli stessi “esperti” offrono una gamma di risposte spesso in contrasto tra loro, significa che gli stessi scienziati navigano a vista e propongono quello che il proprio bias suggerisce loro in quel momento.

Tra le cause della seconda ondata, secondo quanto dichiarano gli esperti, ci sarebbe l’allentamento delle misure di contenimento avvenuto soprattutto in occasione delle vacanze estive. Ma tra i paesi presi in considerazione, solo alcuni hanno un potenziale turistico (Italia, in parte Francia e Regno Unito) mentre altri hanno scarsa vocazione turistica (Belgio, Polonia, Danimarca).

Altri hanno individuato tra le principali cause, la mancanza di senso civico e del rispetto delle regole. Ma anche qui abbiamo uno schema simile per paesi a “senso civico” diverso: scarso rispetto per le regole (Italia, in parte Francia, Polonia) alto senso civico e rispetto delle regole (Svezia, Danimarca, Giappone, Germania).

Altri ancora addossano le maggiori responsabilità alla riapertura delle scuole. Ma anche qui vediamo alcune incongruenze: per esempio, i paesi nordici, dove le scuole riaprono prima, hanno registrato il picco dei contagi a gennaio. I paesi in cui le scuole riaprono dopo, hanno visto il picco dei contagi a novembre, cioè prima.

A costo di ripetermi, io non ho risposte, solo opinioni personali, ma offro interrogativi sul quale, spero, qualcuno possa dire la sua e offrire ipotesi plausibili. Quello che emerge è che le restrizioni non sembrano risolvere il problema ma sembrano misure atte a “calciare il barattolo un po’ più avanti” nella speranza che l’avvento del vaccino risolva la situazione.

Ma anche i vaccini presentano alcuni interrogativi: per quanto tempo rendono il vaccinato immune? Qual’è l’effettiva percentuale di immunizzati grazie al vaccino? Il vaccino evita che i vaccinati siano veicolo di contagio sani? I vaccini sono efficaci contro le variazioni del virus? I vaccini possono riportare alla normalità sociale il nostro (e gli altri) paese?

Io non ho risposte, gli esperti non sono concordi tra loro, quindi a dare una risposta deve essere la politica, che deve operare delle scelte. Perchè, alla fin fine, è solo una questione di scelta.