Questo articolo, quasi una tesi per via della sua spropositata lunghezza, nasce prima di tutto da un’esigenza personale. Tocco la rossa polvere del cinabro, un momento questo dove le preoccupazioni si sommano ed i pensieri si accavallano l’uno sull’altro. Temendo per la nostra libertà, durante questo confinamento coatto imposto da un regime che, come tutti i veri regimi, si vuole compassionevole, ho voluto elaborare una mia personale riflessione: mi è servito soprattutto per mantenere un minimo di parvenza di sanità mentale. 

Ma è stata anche una sfida personale; nel silenzio imposto di questi tempi mefistofelici ho tentato di concentrarmi e ho visto tutto in modo – si spera – cristallino: il risultato è questa lunga riflessione. Si parte dall’indole del potere (e dalla sua natura) e questa indole si snoda nei secoli della storia umana, spesso con risultati tragici, all’ombra di una popolazione che si trova oggi – come nel passato – ad importanti bivi della storia. In passato, soprattutto chi abitava in aree periferiche, aveva forse anche una minima possibilità di scansare questi bivi importanti, ma oggi nel mondo globalizzato è addirittura impossibile scappare e trovare un posto dove salvare noi e la nostra famiglia. Possiamo scappare dove vogliamo ma il mondo globalizzato ci può raggiungere ovunque: con le sue bellezze, con le sue miserie e le sue guerre. Una storia di guerre dove prima scorreva a fiumi il sangue, ora le nuove guerre asimmetriche non ci permettono di trovare un ombrello per ripararci. E così ecco la moderna talassocrazia e le sua trasformazione fino a giorni attuali.

«Chi possiede il mare, possiede il commercio mondiale; chi possiede il commercio, possiede la ricchezza; chi possiede la ricchezza del mondo possiede il mondo stesso». Questa frase, che viene attribuita a sir Walter Railegh1, corsaro, avventuriero e navigatore del XVI – XVII secolo, tra i principali artefici dell’espansionismo britannico in Nord America, è ancora oggi una verità assoluta anche quando traslata in ambito geopolitico. Infatti, agli inizi del XX secolo Sir Halford John Mackinder2, il padre della moderna teoria geopolitica, farà suo questo stesso aforisma adattandolo alla sua teoria Il perno geografico della storia3: «Chi controlla l’Est Europa, comanda l’Heartland. Chi controlla l’Heartland, comanda l’Isola-Mondo. Chi controlla l’Isola-Mondo, comanda il mondo».

Il tentativo di conseguire il dominio dei mari, o talassocrazia, è sempre stata una costante nella storia umana. Il primo popolo cui, in epoca storica, viene riconosciuto il merito di aver conquistato questo dominio sui mari è la misteriosa civiltà minoica4, sviluppatasi sull’isola di Creta e di cui poco o nulla tuttora si sa. Così attestava lo storico ateniese Tucidide5: «Minosse infatti fu il più antico di quanti conosciamo per tradizione ad avere una flotta e dominare per la maggior estensione il mare ora greco, a signoreggiare sulle isole Cicladi e colonizzarne le terre dopo aver scacciato da esse i Cari ed avervi stabilito i suoi figli come signori. Eliminò per quanto poté la pirateria del mare, come è naturale, perché meglio gli giungessero i tributi». I minoici, ricordati anche per via del mito del Minotauro6, furono tra i primi ad abbandonare la navigazione per piccolo cabotaggio ed a navigare in mare aperto, anche per merito di decisive innovazioni teconologiche apportate alle chiglie e ai timoni delle loro imbarcazioni. Favoriti da una posizione geografica a dir poco invidiabile, a cavallo tra tre continenti, divennero presto i primi grandi commercianti del bacino del Mediterraneo, tessendo stretti legami commerciali soprattutto con l’Egitto dei Faraoni, tanto che per decenni si pensò a loro come ad un popolo originariamente proveniente da sud. Solo in tempi recenti si è stati in grado di dimostare, attraverso opportuni esami del DNA, la loro origine prettamente indo-europea7.

Ma così come esistono le talassocrazie, parimenti esistono anche le potenze terrestri. Il summenzionato Mackinder, ad esempio, sostiene la supremazia di chi conquista il cuore terrestre del mondo, rappresentato oggi dall’attuale Russia. La sua idea si basa sull’assunto che chi comanda l’Heartland avrà la possibilità di impedire alle potenze marittime di attaccarlo e di attraccare sulle sue coste. Nel saggio Terra e Mare8, il filosofo tedesco Carl Schmitt9 presenta l’intera storia del mondo come una continua contrapposizione tra potenze marinare (le cosiddette balene marittime) e potenze di terra (gli orsi terrestri); oppure, per utilizzare una terminologia biblica, tra Leviatano e Behemoth.

Gli esempi che possiamo fare di queste continue e furiose lotte tra balene e orsi sono innumerevoli, partendo sin dall’antichità. Si può menzionare, prima di tutto, l’insieme delle guerre persiane10, combattute nel V secolo A.C., allorquando il potentissimo esercito persiano, espressione questo di una tipica potenza terrestre, cercò a più riprese di soggiogare le poleis greche. Fu Atene, potenza marittima per eccellenza, che guidò la coalizione delle città greche contro le truppe degli imperatori Dario, Serse e Artaserse. A tutt’oggi, battaglie come quelle di Maratona, delle Termopili o di Salamina fanno parte dell’immaginario collettivo di noi europei, ed a buon diritto perché è stato a seguito della strenua resistenza delle poleis greche che iniziò ad affermarsi quel concetto stesso di Europa che perdura tuttora (che però non è certo quello incarnato dall’attuale Unione Europea e dai sui quisling progressisti, dato che spacciano per Europa ciò che è la negazione, per non dire la morte stessa, di ciò che dovrebbe essere invece considerato vera Europa). Dopo la vittoria contro i persiani, Atene assurse al ruolo di potenza egemone nel mondo greco. Ma questo predominio non durò a lungo perché la portò a scontrarsi con Sparta, la quale invece rappresentava lo stereotipo della potenza terrestre. Fu così che ebbe origine la guerra del Peloponneso11, che si concluse con la sconfitta ateniese e la predominanza di Sparta, ma a costo di un progressivo logoramento di entrambi i contendenti. Quando, qualche decennio più tardi, successivamente alla disfatta nella battaglia di Leuttra12, i tebani fecero il trionfale ingresso nella città di Sparta, domandarono “Dove sono dunque gli Spartiati?”(i membri di quella classe di guerrieri unici a detenere in Sparta i pieni diritti politici); “Non ve ne sono più, se no voi non sareste qui adesso” fu la risposta.

Un altro esempio che ci viene dall’antichità dello scontro tra potenze marittime e potenze terrestri è costituito dalle guerre puniche13. Cartagine era una colonia fenicia. I fenici già ai tempi dei minoici si erano contraddistinti come valenti commercianti, essendosi specializzati come intermediari negli scambi che i minoici intrattenevano con altri popoli. Dopo il declino della civiltà minoica, si erano imposti come i maggiori commercianti del Mediterraneo orientale soprattutto in virtù del monopolio da essi detenuto nel commercio della porpora. Si ritiene che i fenici fossero una popolazione semita discendente da quelle popolazioni cananee contro cui gli ebrei, così come viene attestato nell’Antico Testamento, si scontrarono ripetutamente per il possesso della Terra di Canaan14, ossia la Terra Promessa dove scorre latte e miele. Secondo la tradizione veterotestamentaria, i cananei erano discendenti di Canaan, figlio di Cam, a suo volta uno dei figli del patriarca Noé sopravvissuto al Diluvio. Il libro della Genesi racconta della maledizione che gravò su Canaan a seguito di un grave peccato commesso dal padre Cam: dopo la fine del Diluvio Noè si ubriacò di vino e si scoprì nella sua tenda addormentandosi nudo; Cam vide la nudità del padre ma anziché mostrargli giusto rispetto, andò a riferire ai due fratelli ciò che aveva visto. Gli esegeti della Bibbia dibattono ancora su questo passo: una delle interpretazioni più accreditate asserisce che in realtà il crimine di cui Cam si macchiò fu un atto incestuoso con la madre15. Da lì la maledizione pronunciata da Noè verso il nipote Canaan. In ogni caso, i cananei erano usi al culto di Baal e di Astarte, che prevedeva anche il sacrificio di umani, di bambini in particolar modo16. Anche per questa ragione, divennero il nemico mortale del popolo di Israele: anzi, un nemico tanto mortale da essere presentato nei libri del Pentateuco come un popolo “da votare allo sterminio”. Il che, per certi versi, non è altro che la versione veterotestamentaria del motto latino Carthago delenda est, giacché i cartaginesi erano i discendenti di queste antiche popolazione cananee. Così Roma, potenza originariamente terrestre con l’ambizione di divenire potenza marittima, entrò in conflitto con Cartagine, che dominava i mari del Mediterraneo occidentale. Finì come sappiamo: col sale cosparso sul suolo di una Cartagine ormai rasa al suolo, affinché nulla vi potesse più ricrescere (in realtà, pare che questo del sale cosparso sia solo una leggenda priva di fondamento).

Tornando a tempi più recenti, un’altra potenza marittima capace di imporsi sul Mar Mediterraneo dopo il crollo dell’Impero Romano fu l’Impero Bizantino, di fatto la diretta continuazione di quest’ultimo, non essendo altro che l’Impero Romano d’Oriente, in grado di sopravvivere al suo omologo d’Occidente per un altro millennio, fino alla conquista turca di Costantinopoli nel 1453. Schmitt, nel succitato saggio, sottolinea come Bisanzio sia stato un baluardo fondamentale per impedire l’espansione araba in Occidente e non solo nel Nord Africa (occorrerebbe ricordare a quegli stessi occidentali che non perdono occasione di presentare le crociate come un immane ed inutile massacro che sino al VII secolo il Nord Africa e l’intero bacino del Mediterraneo erano stati tutt’altro che arabi e musulmani come lo sono oggi). Per Schmitt, senza l’opposizione dei bizantini, anche l’Italia sarebbe stata arabizzata e islamizzata (al che è con profonda amarezza che si deve constatare quanto oggi in troppi ce la stiano mettendo tutta per vanificare gli sforzi dei nostri antenati). Infatti, l’altro grande baluardo politico della civiltà cristiana dell’epoca, il Sacro Romano Impero di stirpe germanica, che era potenza di natura essenzialmente terrestre, non disponendo di una flotta con cui fronteggiare i maomettani non poteva venire in soccorso delle genti italiche (anche questo mi sembra un déjà vu). Eppure, paradossalmente, un duro colpo alla stabilità dell’Impero Bizantino, baluardo dell’Occidente di fronte alla minaccia islamica, provenne proprio da uno di quegli stati che maggiormente prosperarono a seguito della protezione esercitata da Bisanzio: la Serenissima Repubblica di Venezia.

Venezia tra l’anno Mille ed il XVI secolo si trasformò nel primo vero impero marittimo dei tempi moderni: un impero commerciale prima ancora che militare, imperniato sulla predominanza nei commerci della propria moneta, lo zecchino17, e retto da un’oligarchia ristretta ma abile nello sfruttare a proprio piacimento le rivalità tra i nemici in base a quel modus operandi che sarebbe successivamente diventato il vero marchio di fabbrica della politica imperiale britannica, ossia il balance of power18. Non sorprende dunque il ruolo svolto dalla Serenissima nelle Crociate, con cui si voleva riconquistare alla Cristianità la Terrasanta, precedentemente soggetta alla sovranità dell’Impero Romano d’Oriente. Ma nel corso della IV Crociata successe qualcosa di inaspettato, che ancora oggi costituisce una delle pagine più oscure e controverse della storia europea.

Dopo la morte del temibile Saladino19, il nuovo papa Innocenzo III20 pensò fosse arrivato il momento propizio per bandire una nuova crociata, la quarta appunto. Il suo appello però venne ignorato dalle principali teste coronate d’Europa e suscitò entusiasmo solo presso signorotti locali intenzionati ad arricchirsi grazie alla nuova spedizione militare. Giunti a Venezia per imbarcarsi verso la Terrasanta, i crociati si trovarono sprovvisti del denaro pattuito con i veneziani, 85.000 marchi d’argento, per il noleggio delle navi necessarie per il trasporto dei circa diecimila uomini arruolati. Il doge Enrico Dandolo21, ormai più che novantenne e quasi del tutto cieco ma furbo come una volpe, offrì le imbarcazioni a patto che l’esercito crociato aiutasse la Repubblica di Venezia nella riconquista della città adriatica di Zara. I crociati accettarono. Così nel novembre 1202, nonostante la contrarietà del pontefice che scomunicò i veneziani non potendo tollerare che i crociati impugnassero le armi contro altri cattolici, Zara venne assediata e saccheggiata. A quel punto, intervenne Alessio IV, figlio di Isacco II, l’imperatore bizantino detronizzato da una congiura di palazzo che aveva portato sul trono il fratello Alessio III. Alessio IV si recò dai crociati per chiedere il loro aiuto per riottenere il regno. In cambio offrì un contingente di soldati per la crociata, la riunificazione delle Chiese dopo lo scisma del 1054 e grandi privilegi commerciali a Venezia. Dandolo fu ben felice di correre in soccorso del sovrano deposto, anche perché il papa avrebbe levato la scomunica a Venezia di fronte alla possibilità di una riconciliazione con gli ortodossi. Quindi fu deciso di deviare per Costantinopoli prima di intraprendere la vera e propria campagna militare in Terrasanta.

Nell’estate del 1203 Costantinopoli subì un primo assedio da parte dei crociati. L’anziano Isacco II venne così reinsediato sul trono insieme al figlio Alessio IV. La situazione però precipitò rapidamente. Infatti, l’infingardo imperatore Alessio III, che era nel frattempo fuggito dalla città con tutti i gioielli e il tesoro della corona, aveva con questa azione reso impossibile al nuovo imperatore pagare ai crociati quanto con essi pattuito in cambio del loro sostegno. Così Alessio IV fu costretto a tassare oltre modo i suoi cittadini, finendo col suscitare un enorme malcontento popolare. Questo, unitamente al fatto che la popolazione locale non voleva ritornare sotto il controllo della Chiesa di Roma, portò ad un’ennesima cospirazione, all’uccisione di Alessio IV e all’insediamento sul trono del cugino Alessio V, il quale si affrettò a comunicare che non avrebbe più rispettato le promesse di aiuti e finanziamenti che il suo predecessore aveva fatto ai crociati. La spedizione latina però, composta per lo più da avventurieri in cerca di fama e di ricchezze, non volle partire a mani vuote e decise di vendicarsi mettendo nuovamente sotto assedio la città. Costantinopoli alla fine cadde: un’orda veramente barbarica penetrò le mura teodosiane e saccheggiò la città per 14 giorni ininterrottamente. Fu il primo saccheggio che la città, denominata seconda Roma, patì dall’anno della sua fondazione, nel 330. I veneziani abbandonarono la città per fare ritorno in laguna solo dopo aver fatto incetta di ogni cosa di valore ivi presente. I celebri cavalli di San Marco22, che svettano ancora oggi dalla omonima Basilica, sono forse l’esempio più famoso del bottino di guerra ghermito dai veneziani. Successivamente, solo una minima parte dei crociati proseguì alla volta della Terrasanta. Di fatto, la IV Crociata, che era nata per riconquistare Gerusalemme, si concluse in una sanguinosa guerra combattuta esclusivamente tra cristiani. Bisanzio non si riprese più. Dopo il sacco di Costantinopoli del 1204, l’impero si indebolì e fu attraversato da continue lotte intestine. Alla fine, nel 1453, dopo oltre 1000 anni di esistenza, l’Impero Bizantino, continuazione dell’Impero Romano, cadde per mano dei turchi.

Tuttavia, grazie a questa conquista Venezia divenne potentissima; il guadagno monetario fu inestimabile ma fu il rafforzamento militare e commerciale nel levante bizantino che permise il decisivo salto di qualità. Venezia divenne così un punto di riferimento per tutta Europa e tale rimase fino almeno al XVI secolo, quando la scoperta dell’America, il crescere della minaccia saracena in Oriente e l’epoca delle grandi esplorazioni transoceaniche sparigliarono completamente le carte in tavola. Infatti Venezia rimase una potenza fintantoché il Mediterraneo restò il fulcro dei commerci internazionali. Ma quando il baricentro dei commerci si spostò all’Oceano Atlantico, il potere, la ricchezza ed il prestigio di Venezia, così come quelli delle altre repubbliche marinare italiane, declinarono rapidamente. Fu allora che le famiglie dei grandi mercanti italiani che avevano accumulato ingenti fortune coi traffici nel Mediterraneo iniziarono ad investire le proprie ricchezze altrove, soprattutto concedendo prestiti alle monarchie cattoliche di Spagna e Portogallo per finanziare le spedizioni nel nuovo mondo. Ciò fu particolarmente evidente per le famiglie dell’alta finanza genovese, famiglie il cui nome è ancora molto famoso ai giorni nostri: i Centurione23, i Grimaldi24, i Doria25, gli Spinola26, i Grillo27, i Lercaro28, gli Imperiali29 e altri ancora. Queste famiglie raggiunsero una posizione di preminenza nella vita economica del tempo e furono tra i principali finanziatori dell’espansionismo dei due paesi della penisola iberica30.

Questa fu appunto l’epoca di maggior fulgore per Spagna e Portogallo. Dopo la firma del trattato di Tordesillas31, con cui le due nazioni si erano accordate per spartirsi il controllo delle nuove rotte commerciali oceaniche, il pur piccolo paese lusitano fu il primo a dare vita ad un impero coloniale su scala globale32 grazie alle imprese dei suoi valorosi esploratoti patrocinati dal sovrano Enrico il Navigatore33. Ancora prima della scoperta dell’America, Bartolomeo Diaz34 era stato nel 1487 il primo navigatore europeo in grado di raggiungere il Capo di Buona Speranza, all’estrema propaggine meridionale del continente africano. Vasco de Gama35 qualche anno più tardi superò il Capo, dando così inizio alla penetrazione coloniale portoghese nell’Oceano Indiano e nell’Estremo Oriente. Sull’esempio dei veneziani nel Levante bizantino, anche i portoghesi fondarono avamposti commerciali in Africa (Ceuta, Malindi, Zanzibar), Mar Arabico (isola di Ormuz), India (Goa e Bombay), Indie sudorientali e Malesia, Cina (Macao) e persino Giappone (Nagasaki). Territori estremamente vasti come Angola, Mozambico e ovviamente Brasile costituivano il fiore all’occhiello dell’impero coloniale portoghese.

Ancora più ampia fu l’estensione del dominio coloniale spagnolo (a maggior ragione dopo che lo stesso Portogallo, con i suoi possedimenti coloniali, venne assoggettato per qualche decennio alla corona spagnola a seguito di una crisi dinastica). L’imperatore Carlo V d’Asburgo36 agli inizi del XVI secolo poteva legittimamente vantarsi di essere a capo di un impero sul quale “il sole non tramonta mai”: un impero che comprendeva non solamente le colonie del Nord e Sud America e delle Filippine, ma anche in Europa le Fiandre, il Ducato di Milano e il Regno delle Due Sicilie.

Nel frattempo, in Europa erano scoppiate le guerre di religione. Ben presto lo scontro tra cattolici e protestanti si spostò anche nel Nuovo Mondo. Scalfire la predominanza coloniale di Portogallo e Spagna, le due potenze cattoliche per eccellenza, non era dunque solo una questione di prestigio, di ricchezza e potere materiali, ma divenne anche una sorta di imperativo categorico di natura religiosa per le nazioni protestanti. Era un modo per dimostrare di essere tra le nazioni veramente benedette da Dio. Fu forse per questo che la Francia, che pure diede vita ad un ampissimo impero coloniale, non divenne mai una vera potenza marittima. La Francia nel XVII secolo si decise per il cattolicesimo romano e questo significò allora votarsi al territorio e alla terra. La Francia, senza l’appoggio degli ugonotti, si impadronì solamente della terra. Ma furono le nazioni protestanti ad impadronirsi del mare.

Nel XVII secolo nacque così un terzo grande impero coloniale europeo, quello olandese37. Paese piccolo, e non da molto resosi indipendente dalla Spagna, l’Olanda seppe in breve tempo ritagliarsi il suo spazio vitale, anche grazie alle innate capacità da carpentieri dei suoi abitanti. All’epoca, gli olandesi erano considerati come i migliori costruttori di navigli. La Compagnia olandese delle Indie Orientali38 e la Compagnia olandese delle Indie Occidentali39 furono i vettori che veicolarono l’espansionismo prima ancora commerciale che militare degli olandesi secondo i dettami propri di un capitalismo corporativista che ben si confaceva alla loro mentalità calvinista. In particolar modo, la prima delle due Compagnie viene ricordata per aver fondato sull’isola di Manhattan quel primo avamposto che, sviluppatosi nel corso dei secoli, divenne in seguito la città di New York40, mentre la seconda fu alla base della penetrazione in Africa meridionale di quei coloni che successivamente divennero il popolo boero41.

Ma se c’è un impero coloniale che va ricordato per essere stato l’impero coloniale per antonomasia, questo è sicuramente quello britannico, il più vasto della storia42. Dall’Africa all’America, dall’Asia all’Oceania, passando per Malta, Cipro e Gibilterra in Europa, non vi è un solo angolo del pianeta in cui in maniera più o meno diretta non si sia esercitata una qualche forma di sovranità da parte della corona britannica.

1 https://it.wikipedia.org/wiki/Walter_Raleigh

2 https://it.wikipedia.org/wiki/Halford_Mackinder

3 https://it.wikipedia.org/wiki/The_Geographical_Pivot_of_History

4 https://it.wikipedia.org/wiki/Civiltà_minoica

5 https://it.wikipedia.org/wiki/Tucidide

6 https://cultura.biografieonline.it/minotauro/

7 https://www.lescienze.it/news/2013/05/15/news/civilt_minoica_creta_origine_europea-1655105/

8 https://it.wikipedia.org/wiki/Terra_e_mare

9 https://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Schmitt

10 https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_persiane

11 https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_del_Peloponneso

12 https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Leuttra

13 https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_puniche

14 https://it.wikipedia.org/wiki/Cananea

15 http://www.communiobiblica.org/blog/2014/07/12/il-peccato-di-cam-gen-920-27-2/

16 http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/sacrifici-umani-dei-cartaginesi-a5698ec0-4371-441d-9c9e-071463cf6878.html

17 https://it.wikipedia.org/wiki/Zecchino

18 https://www.britannica.com/topic/balance-of-power

19 https://it.wikipedia.org/wiki/Saladino

20 https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Innocenzo_III

21 https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_Dandolo

22 https://it.wikipedia.org/wiki/Cavalli_di_San_Marco

23 https://it.wikipedia.org/wiki/Centurione_(famiglia)

24 https://it.wikipedia.org/wiki/Grimaldi_(famiglia)

25 https://it.wikipedia.org/wiki/Doria

26 https://it.wikipedia.org/wiki/Spinola

27 https://it.wikipedia.org/wiki/Grillo_(famiglia)

28 https://it.wikipedia.org/wiki/Lercari_(famiglia)

29 https://it.wikipedia.org/wiki/Imperiale_(famiglia)

30 http://win.storiain.net/arret/num171/artic6.asp

31 https://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_di_Tordesillas

32 https://it.wikipedia.org/wiki/Impero_portoghese

33 https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_il_Navigatore

34 https://it.wikipedia.org/wiki/Bartolomeo_Diaz

35 https://it.wikipedia.org/wiki/Vasco_da_Gama

36 https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_V_d’Asburgo

37 https://it.wikipedia.org/wiki/Impero_coloniale_olandese

38 https://it.wikipedia.org/wiki/Compagnia_olandese_delle_Indie_orientali

39 https://it.wikipedia.org/wiki/Compagnia_olandese_delle_Indie_occidentali

40 https://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_Amsterdam

41 https://it.wikipedia.org/wiki/Colonia_del_Capo_olandese

42 https://it.wikipedia.org/wiki/Impero_britannico