Milano, Italia, continua notte tra 11 e 12 Maggio 2020 A.D. , 0 A.A. (Anno Anubi, oh, Dio Cane!)

Se siete maniaci ossessivi e vi fate prendere dai dettagli vi sarete chiesti: che cazzo ci faceva un saldatore di fianco alla sedia in cui erano legati il sindaco Viscidus e il governatore Tenaleghi?

La risposta è tecnicamente un po’ complicata, è coinvolto del fil di ferro per legare i polsi, ma si potrebbe riassumere così: li abbiamo saldati alle sedie.

Ed è vero, avete ragione, avrei dovuto tenerne conto quando iniziavano a lamentarsi e forse abbiamo un po’ esagerato. Ma è il mio primo lavoro di giardinaggio, sono certo che migliorerò.

Il primo a risvegliarsi è stato Viscidus.

Mi guardava con quegli occhietti, tremava tutto e provava a balbettare qualcosa, al che mi sono messo l’indice destro davanti al becco della maschera e gli ho detto:

– Non urlare. Non lo ripeterò. Adesso ti faremo delle domande, perché vogliamo darti un’opportunità. Noi siamo amore, ricordatelo. Ti faremo delle domande e tu risponderai e se risponderai sinceramente e onestamente e ci convincerai che in fondo in fondo sei buono ti lasceremo libero di andartene, ok?

Annuì lentamente e continuò a guardare la mia maschera con uno sguardo terrorizzato. Iniziai:

– Dimmi, allora, perché difendi i magnasorci? Ti hanno per caso finanziato la campagna elettorale?

Il suo “no” mi entrò nelle tempie come le mani di Edward mani di forbice che strisciano su una lavagna. Cercavo di tenermi la testa stretta tra le mani, il più stretta possibile, ma non c’era niente da fare. Allora presi un coltello di quelli che Nuke mi aveva messo nella valigetta, che mi tenevo agganciati alla cintura, e gli mozzai il dito che aveva l’unghia saldata.

Urlò.

Ah se urlò.

Ma stranamente quell’urlo ebbe in me un effetto calmante. Stavo imparando, stavo capendo.

Gli rimisi la palla in bocca e la legai dietro la testa, mentre il sangue scorreva ovunque. Allora ripresi il saldatore e gli cauterizzai la ferita.

Svenne, ovviamente. Ha ragione Nuke, è un problema che dovremo risolvere.

Ma ero molto sereno e calmo e cominciavo a prenderci gusto, così riempii un secchio d’acqua ghiacciata e lo rovesciai in testa a Tenaleghi, che era talmente una merda che faceva fatica a svegliarsi anche dopo un secchio d’acqua fredda in faccia.

– Sveglia! Mc Fly, c’è qualcuno in casa?

Dopo qualche secondo parve reagire. Mi guardava con gli occhi spalancati e continuava a ripetere a bassa voce “è stato Santini, è stato Santini”. Che sto Santini è un po’ come l’Uomo Nero perché in questo Paese c’è sempre bisogno dell’Uomo Nero poi quando l’Uomo Nero sparisce uno pensa che sia tutto a posto finalmente e invece arriva un altro Uomo Nero e allora vaffanculo così finisce che non si fa mai un cazzo per paura dell’Uomo Nero.

Capii che avremmo dovuto occuparci anche di Santini. Un giorno, ma non ora.

Ora la vista mi si annebbiava e forse gli Xanax stavano facendo troppo effetto e magari il dosaggio non era ottimale, davvero.

Provai a mettere ordine.

Per mettere ordine di solito si gioca un po’ a tennis con le sinapsi, quindi se esageri coi barbiturici dai una bottarella di eccitanti e viceversa essu eggiù e hop hop hop, quindi presi una pillola di amfetamina e la sgranocchiai con gran gusto.

– Avete mandato medici e infermieri al massacro senza alcuna protezione, lo sapevate brutti porci. Avete taroccato i termometri con i quali misuravate la loro temperatura quando entravano in ospedale. Fate schifo. Siete esseri umani indegni. Non avete fatto i test finché i vostri amici non hanno prodotto abbastanza test. Lo state facendo ancora. Avete costruito un ospedale senza i dottori, ma come cazzo vi è venuto in mente? Pensate che i soldi con i quali vi paghiamo le tasse crescano sugli alberi?

L’amfetamina ha effetto rapido, stavo già meglio, ma vedere quell’uomo saldato alla sedia che continuava a brontolare tra le lacrime “è stato Santini, è stato Santini” mi stava davvero innervosendo.

Guardai Nuke in cerca di un cenno e lo vidi ridere.

Mi ricordai di quando passavo le nottate inquiete a parlare con lui.

Sempre che non sia solo nella mia testa.

Sempre che esista davvero.

Mi diceva che il sorriso è semplicemente il mostrare i denti, che è un ringhio fatto da altri animali della tua specie, come fanno i cani e le iene. Quando ridi le endorfine riempiono il tuo cervello e diventi una specie di tossico, mi diceva.

– Come mai nei millenni la risata non è sparita? Non era forse pericoloso ridere davanti ad un animale che ti attacca? È proprio il contrario, drugo: la risata è una forma di difesa, contro le avversità. Ridi davanti allo stupido, al debole e all’inetto, per ottenere più donne, più cibo e più potere. Ridi davanti alla morte, perché non ti fa paura, ridi davanti al potente, perché sai che sei tu a forgiare le catene che ti stringono. Ridi perché riduci il potente, colui che ti è “superiore” ad un altro essere umano. Ridi perché sei vivo e perché non sei ancora morto. Ridi perché anche dopo la morte rimarranno i tuoi fratelli e gli amici a ricordarti. Ridi perché sai chi sei e sai cosa sono loro. Piangere serve, ma serve solo a ricordare chi non c’è più, con la risata invece onori chi è mancato. Ma far ridere, ricorda, è difficile. È durissimo. Far ridere significa ricordare l’inumana cieca furia dell’universo.

E io stavo lì alla finestra a luci spente a fissare il cielo nero nero, ipnotizzato da quelle parole. Mentre lui continuava:

– Viviamo grazie ad un miracolo, un pianeta esattamente alla giusta distanza da un sole abbastanza stabile, con una luna abbastanza grande e con pianeti giganti nel sistema che hanno spazzato via miliardi di meteore. Abbiamo tutti vinto una miracolosa lotteria. E per un caso indescrivibile abbiamo vinto anche la gara dell’intelligenza, un primate piccolo e debole, con dita agili ha predominato. E potrebbe vivere felice con i suoi simili. Ma molti si arrendono alla stupidità. Quello è il nostro vero nemico. Lo stupido è la persona che fa cose stupide impegnandosi, non è il deficiente bavoso, ma la persona quasi intelligente che si arrende davanti a fantasie. L’uguaglianza, ricorda, è solo un modo che gli stupidi usano per ridurre gli intelligenti al loro livello: dato che non siamo tutti uguali dobbiamo tutti diventare stupidi allo stessa maniera.

Robe del genere mi dice Nuke, quando parliamo di notte. Quando discutiamo del più e del meno, come se fossimo al bancone di un bar. Oddio, che bello il bancone del bar. Quanta nostalgia per la banalità.

Sempre che Nuke esista.

Sempre che non sia solo nella mia testa.

E penso che se anche fosse nella mia testa poco cambierebbe, lo penso mentre sono lì con il sindaco della città in cui vivo e il presidente (che non è un governatore) della regione in cui vivo nel bel mezzo dell’occhio del ciclone di una pandemia totale globale e loro sono saldati alla sedia coi piedi legati dal filo spinato e il sindaco non ha più un dito e il presidente (che non è un governatore) mi guarda e piange.

E si piscia addosso ancora.

Quest’uomo è disgustoso, ma come è possibile che tante vite finiscano per dipendere da gentaccia così? Sai fare di meglio, homo sapiens.

Lo strinsi per le spalle e il becco della maschera si avvicinava al suo viso e provai a stare calmo, ma l’amfetamina faceva davvero tanto effetto e gli dissi cercando di scandire le parole al meglio:

– Ma ti rendi conto, coglione, che avete fatto partire il domino della più grande crisi economica che il mondo occidentale si ricordi? Ti rendi conto che si poteva evitare tutto?

E mi accorsi che lo stavo scuotendo e che avevo voglia di strappargli qualche parte del viso

– Ti rendi conto che per colpa vostra vengono sputtanati anche quegli stessi medici che hanno salvato decine di migliaia di persone? Quelli che hanno trovato le cure per salvare tutto l’Occidente? Quelli che non fate nemmeno parlare in pubblico perché devono parlare solo quelli che scegliete voi?

Lo fissai.

Non ero certo che potesse vedere i miei occhi, i vetri della maschera sono molto scuri.

Vidi la reazione.

La sentivo.

Guardai Nuke e vidi il suo sorriso rassicurante e sperai davvero che stesse per andare tutto bene, che stesse per finire tutto con un sorriso, che ci avrebbe dato delle risposte, che quelle risposte ci sarebbero piaciute, che l’avremmo lasciato andare e che sarebbe diventato un uomo migliore e che avrebbe contribuito a creare un mondo migliore.

Ci speravo, davvero.

Invece mi guardò fisso negli occhi e mi disse:

– è stato Santini

Allora adesso ti devo chiedere per favore di metterti le cuffie oppure di accendere lo stereo e alzare davvero tantissimo il volume con “That I would be good” di Alanis Morisette.

E di chiudere gli occhi.

Te lo chiedo perché ti devi immaginare una persona bassa, con un po’ di pancia, una maschera da medico della peste, un mantello nero cerato che inizia a danzare lentamente, molto ma molto lentamente.

E prende una lama in una mano.

E un’altra nell’altra.

E volteggia.

E in questa sua danza ad ogni passaggio taglia un pezzo del dottor Tenaleghi, Presidente e non governatore della regione Lombardia, Italia, saldato ad una sedia, con fendenti precisi.

E dietro la maschera ti devi immaginare che ad un certo punto chiuda gli occhi perché non ha più bisogno di sapere dove si trova il suo bersaglio.

Te lo devi immaginare sereno, che si muova con precisione.

E che sorrida.

Rida, anzi.

Ma tu non lo senti perché è coperto dal flauto.

Insomma mi sono trovato in una specie di macelleria messicana a pulire tutto con Nuke che mi insegnava un sacco di cose sugli acidi e i loro effetti sul corpo umano, ma non parlava di LSD, sciocchini, parlava proprio di come fanno i giardinieri a fare il compostaggio e io ero davvero felice perché avevo imparato una cosa nuova e la primavera era in fiore e il giardinaggio era un ottimo hobby in questi tempi oscuri anche se praticato al chiuso.

Ho preso uno Xanax mentre saltellavo con tutti quegli attrezzi in mano, gioioso e rilassato, l’ho mandato giù con un goccio di Knob Creek che mi ero portato in una fiaschetta e brrrrrrrrr che brivido mamma mia.

Ne serve subito un altro perché sìssìssì essù eggiù e hop hop hop il secondo è sempre il migliore.

Del resto, è palindromo.

To be continued…