Ultime ore prima delle elezioni più importanti del dopoguerra.  In piena Pandemia.

Come scrive il Wall Street Journal: “If Democrats win up and down the ballot, progressives will control the commanding heights of nearly every American elite institution: Congress, the administrative state, Hollywood and the arts, the universities, nonprofits, Silicon Valley and nearly all of the media“. 
Non è una esagerazione. Mai,  nella lunga storia della Repubblica a stelle e strisce, fondata sui famosi pesi e contrappesi, una tale concentrazione di poteri nelle mani di così pochi. Tecnocrazia,  globalismo e terzomondismo, inclusione e frontiere aperte, egemonia culturale gramsciana, interesse comune, censura delle minoranze, panem et circenses per il  popolo,  follia monetaria e fiscale. Soprattutto rigetto dei principi fondamentali alla base della democrazia liberale moderna e di molti dei valori giudeocristiani della nostra civiltà occidentale.

Statua di Colombo decapitata

Quello che succede in USA poi succede nel Mondo Occidentale. Le èlite americane controllano la narrativa planetaria. Scarso controllo militare, economico o geopolitico. Controllo quasi completo invece sulla narrativa, il nostro modo di vedere le cose. Addirittura nelle sacre stanze oltre Tevere, storicamente molto lontane del mondo anglosassone, ormai si redigono encicliche solo seguendo la narrativa delle elite globaliste: inclusione, diversità,  sostenibilità, migrazioni  (invece che clandestinità), revisioni e riparazioni storiche, eguaglianza di risultato, identità di genere, #metoo, feeling invece che ragione, fairness, sicurezza invece di privacy,  affirmative action, quote rosa e molto altro. Una narrativa iniziata nei campus delle università americane e nella redazioni della CNN/NYT e che ormai ha pervaso tutte la nostre vite.

Solo una piccola ma vocale minoranza, capitanata da uno sgangherato e zotico  costruttore newyorkese, si sta opponendo a questa completa acquisizione di potere da parte delle èlite tecno-global-socialiste. Confidando che ci sia una silent majority da svegliare. Ma c’è veramente questa silent majority? Oppure oramai la tecno-narrativa ed il free stuff hanno anestetizzato le menti dei più e fatto dimenticare ai più il valore della libera scelta individuale?




Come andrà a finire questo Novembre? Riusciranno i nostri eroi e capitan Trump, anche se falcidiati dalla narrativa e numeri della prima pandemia in 100 anni,  a ribaltare una situazione che li vede circondati e sull’orlo di una resa senza condizioni? 

 Vedo due speranze residue per una vittoria in extremis:

1) la cavalleria  latinos; 

2) Hunter ed i Grandi Elettori.

I latinos ormai compongono oltre il 15% della popolazione votante USA. In certi Stati decisivi, quali  Florida, Arizona e Nevada, sono quasi il 30%. Storicamente hanno  votato Dems in stragrande maggioranza. Ma sembrerebbe, dalle prime notizie su mail-in e early voting – Biden Aides See Warning Signs in Black, Latino Turnout So Far  – che i latinos, questa volta, stiano votando meno per i Dems e in molti di più per il GOP. Che tanti dei latinos, che ben conoscono e sono scappati dai regimi collettivisti dell’America Latina, non vogliano trovarsi nella loro nuova patria uno Stato profondamente socialista?  Molti latinos sono anche al centro della economia delle piccole aziende in crescita e condividono e traggano vantaggio dalle politiche fiscali trumpiane. Molti latinos sono tradizionalisti e cattolici e non sognano certo un figlio/figlia con feelings transgender. 

Che sia la cavalleria Latinos a salvare Trump all’ultimo minuto? Con FLA, AZ e NV basterebbe solo uno Stato del midwest (MN, MI, PA, WI) per arrivare ai 270 Grandi Elettori di cui Trump ha bisogno per vincere. 

La seconda speranza di vittoria è invece legata, dopo una vittoria ai punti per Biden, alle peripezie di Hunter e alle leggi riguardanti i Grandi Elettori. I dettagli li trovate in questo ottimo articolo: Trump’s (64-Day) Post-Election Endgame (Or, Can A Criminal Be Inaugurated President?)

In estrema sintesi: Biden vince di misura; prima della inaugurazione, o meglio prima del voto dei Grandi Elettori il 6 gennaio,  esplode lo scandalo Hunter e viene provato da FBI ed altri che il padre ne è coinvolto fino al collo (specialmente la parte Cina); a questo punto, e qui dipende dai singoli Stati,  può essere possibile revocare la delega al Grande Elettore da parte delle Legislature Statali; anche il Congresso potrebbe agire legiferando sul vincolo tra voto e Grande Elettore. Non è mai successo che venga inaugurato un Presidente indagato dalla FBI per nepotismo o addirittura corruzione internazionale!  Uno scenario legale complicatissimo, mai accaduto prima, e nel quale la Corte Suprema potrebbe, alla fine, giocare un ruolo decisivo. E qui entrerebbe in ballo Amy e la maggioranza 6-3. 

Incrociamo le dita e dotiamoci di ampie libagioni per la lunga notte di martedi.