Da sempre sostengo che siamo animaletti in balia degli elementi, animaletti inchiodati in questo sassetto che orbita attorno ad una piccola stella situata nella periferia di una galassia, una delle tante, tra i miliardi di galassie di questo universo. Siamo piccolissimi, insignificanti, invisibili eppure pensiamo che un giorno potremo viaggiare tra le stelle, che potremo conoscere abitanti di altri mondi, ragioniamo come se non esistessero limiti alle nostre possibilità. In realtà qualche dubbio sulle nostre possibilità lo abbiamo così ci siamo inventati esseri talmente superiori a noi che possono fare ciò che noi non potremo mai fare: viaggiare per il cosmo. Purtroppo le leggi della natura sono universali, ovvero valide dovunque nelle medesime condizioni, e ci dicono che la massima velocità raggiungibile è talmente bassa che, al massimo, potremo definirci più che contenti se riusciremo a raggiungere il limiti del sistema solare, lo dicono a noi, lo dicono a qualunque altra eventuale specie senziente che dovesse esistere da qualche parte nell’universo; infatti di questi esseri e dei mezzi che userebbero per arrivare a noi da lontani pianeti non c’è traccia. Rispondo, o meglio faccio rispondere a tutte le obiezioni che mi sono state e mi verranno mosse, dal sig. Enrico fermi, premio nobel per la fisica nel 1938, anche perché quello di cui voglio parlare è la legge di Moore.
https://it.wikipedia.org/wiki/Paradosso_di_Fermi
Gordon Moore, assieme Robert Noyce, fondò nel 1968 la Intel Corporation, un’azienda che tutti conosciamo, già dalla fine degli anni ’50 sosteneva che il numero di componenti miniaturizzabili in un singolo chip, come condensatori, transistori, resistenze, si sarebbe raddoppiato ogni anno; quella previsione, come la credenza che si possa viaggiare nello spazio, non teneva conto dei limiti imposti dalla natura. I componenti all’interno degli attuali circuiti integrati hanno raggiunto dimensioni talmente piccole da non essere più fisicamente riducibili, quindi la miniaturizzazione elettronica è arrivata al capolinea. Certamente non è la fine dell’elettronica, costruiremo processori sempre più potenti, più veloci e più affidabili ma non più piccoli, perché la natura ci pone dei limiti, e dentro a questi limiti dobbiamo imparare a muoverci.