Pochi giorni fa, seguendo un talk show (non ricordo su quale emittente) in cui si discuteva della riapertura delle “case chiuse” – cioè di legalizzare la prostituzione – mi è venuta in mente l’idea di scriverci su un piccolo articolo per sondare il parere dei nostri lettori sull’argomento. Ieri invece, leggendo il commento di un nostro commentatore riguardante un articolo su altro blog, in cui si discuteva sull’opportunità di somministrare cure invasive a soggetti molto anziani invece che lasciarli “liberi” di vivere quello che resta del loro tempo senza “accanimento terapeutico” ho pensato di scrivere qualcosa sull’eutanasia. E siccome “amore e morte” o pulsione di vita e pulsione di morte sono messe sempre in stretta correlazione, mi sono detto: “perché non unire le due cose in un unico articolo?”
La morte è l’inevitabile epilogo per tutti gli esseri viventi. Nel momento in cui nasciamo sappiamo già che dovremo morire, anche se non si sa quando e, presumo, nessuno voglia sapere come. L’eros, la pulsione di vita, l’istinto sessuale, è una specie di antidoto alla morte: attraverso l’atto sessuale la specie animale sconfigge la morte, non del soggetto ma della specie, perché si può riprodurre e continuare a vivere negli individui che verranno.
Ma entrambi gli argomenti sembrano legati anche dal fatto che esistono ancora dei tabù che rendono difficile affrontare una serena discussione riguardando alcuni aspetti non secondari legati a questi due “ingombranti fardelli” che ci portiamo sulle spalle, sia pure inconsciamente.
Di eutanasia ne abbiamo già parlato qualche tempo fa.
I condizionamenti dovuti a 2 millenni di dottrina cristiana tramandati sino ai giorni nostri vengono smantellati pezzo dopo pezzo, a partire dall’illuminismo, fino a generare una società completamente laica nei costumi e nei principi. Grazie a ciò si sono potute approvare leggi una volta impensabili, fortemente osteggiate dalla chiesa e dai praticanti, quali il divorzio e l’aborto. Nonostante questo, ancora oggi è molto difficile parlare di eutanasia e, a parte qualche sparuto pioniere a titolo personale, imbastire una discussione per elaborare una legge che regoli l’eutanasia è ancora un tabù difficile da superare.
Il condizionamento religioso secondo cui la vita la dà Dio e solo Dio la può togliere avvolge l’argomento della buona morte (o morte volontaria) di una patina di pudore e timore che ben pochi osano rimuovere. Ma se la morale cristiana coincide con le leggi laiche secondo cui nessuno è autorizzato a togliere la vita ad un altro se non in determinate situazioni (autodifesa, pena di morte dove viene applicata) meno chiaro è spiegare perchè, da un punto di vista strettamente laico, nessuno possa scegliere come e quando morire. L’unica spiegazione possibile è che il condizionamento religioso, che considera il suicidio peggiore dell’omicidio, operi ancora a un tale livello che nemmeno la laicizzazione e la liberalizzazione della società riesce a eliminare. E così abbiamo casi di soggetti liberi di soffrire ma non di porre fine volontariamente, per scelta, alle proprie sofferenze. Possiamo scegliere se, malati di cancro terminale, sottoporci a ulteriori cure invasive o palliative che siano, per prolungare di qualche settimana la propria agonia oppure smettere con le cure e attendere la propria morte non troppo serenamente. Possiamo scegliere se farci “rincoglionire” da farmaci antidolorifici che di fatto annullano la vita cosciente per finire il proprio tempo in una sorta di coma, oppure rifiutare i farmaci e soffrire dolori terribili. Ma non possiamo scegliere di anticipare l’inevitabile uscendo dalla “porta principale” con dignità e sulle “proprie gambe”, diciamo così.
Se da un punto di vista strettamente laico è comprensibilissimo che togliere la vita a un altro soggetto sia un atto da vietare e punire, non si capisce perchè decidere di togliere il disturbo come e quando vogliamo noi sia un atto considerato illecito.
L’altro argomento tabù è la legalizzazione della prostituzione.
Ad opporsi è la morale cristiana, per cui l’atto sessuale deve essere finalizzato esclusivamente alla riproduzione e non alla soddisfazione di impulsi naturali e al piacere personale. Ci sono anche forti opposizioni da parte di organizzazioni politiche di sinistra e picorette e da parte delle femministe, perchè la prostituzione significa vendere il proprio corpo, e questo non si può legalizzare.
A parte che ormai quando si parla di prostituzione non si intende più esclusivamente quella riguardante le donne, infatti la prostituzione da parte di uomini travestiti o trans è in aumento. E poi c’è anche la prostituzione maschile rivolta a una clientela femminile, in aumento anche se molto marginale rispetto a quella “canonica”.
Ma poi, vendere il proprio corpo…la dignità della persona che viene lesa…scusate una cosa, ma fare la badante e lavare il culo ad anziani e altri soggetti non autosufficienti, pulire dove altri hanno sporcato, raccogliere pomodori sotto il sole cocente per quattro soldi, lavorare in miniera e beccarsi l’asbestosi, lavorare all’Ilva e beccarsi la leucemia, fare il secondino e passare “anni e anni in carcere da uomo libero”, fare qualsiasi lavoro ingrato esclusivamente per prendere uno straccio di salario per campare e far campare la propria famiglia è più dignitoso? Non è vendere il proprio corpo e il proprio intelletto? In altre parole, il sesso è una cosa sporca?
Fermo restando che se fatto volontariamente, con la consapevolezza di quello che si è scelto di fare o la vita ha scelto per te, tutto deve poter essere lecito, a patto che vengano rispettati i più elementari requisiti di dignità del lavoratore, sicurezza e tutele contro sfruttamento e abusi.
In fondo sono cinque le pulsioni impellenti che animano l’essere umano:
- Mangiare
- Bere
- Dormire
- Cagare
- Scopare
Se il soggetto riesce a soddisfare efficacemente tutte e cinque le pulsioni, potrà affermare di avere una vita soddisfacente
Sul primo punto nessuno obietterà che se qualcuno decide di procurarsi da vivere facendo mangiare gli altri, faccia qualcosa di buono. Se poi sei così bravo a farlo puoi diventare una star della tv.
Anche il permettere agli altri di bere è un lavoro di tutto rispetto: o fai il barman, o fai il distributore di bevande, o lavori all’acquedotto, nessuno dirà mai che hai venduto il tuo corpo o che stai facendo qualcosa di poco dignitoso.
Permettere agli altri di dormire, producendo materassi comodi o creando farmaci che favoriscono il sonno è veramente fare un’opera buona. Se dormo bene magari aiutato da un comodo materasso, fatto a regola d’arte, posso dire che la giornata comincia bene. E se ho patologie che mi impediscono di dormire, un farmaco mi aiuterà ad evitare ulteriori patologie legate alla mancanza di sonno, e magari il licenziamento in azienda per scarso impegno.
Il quarto punto è delicato, magari farà sghignazzare qualcuno, ma come faremmo senza i produttori di wc? E senza i produttori di carta igienica? Sono finiti i tempi in cui si cagava sul prato e ci si puliva con le foglie. E se non ci fosse l’omino o la donnina che pulisce i cessi all’autogril o alla stazione, come faremmo in caso di “urgenza defecatoria”? Rischieremmo o di farcela addosso o di beccarci qualche infezione! E se non riesci a farla di tua spontanea volontà? Ecco i produttori di purghe e lassativi che ti possono dare un valido aiuto. Lavoro poco dignitoso? Ma questi sono dei benefattori!
E il quinto punto? Io qualche idea ce l’ho, e voi?