BY PAUL C. F. – Allora, ci sono un francese, un tedesco e un italiano… ve le ricordate quelle barzellette un po’ sciocchine che erano in voga molti anni fa? Erano storielle basate sugli stereotipi dei caratteri nazionali, con l’italiano che alla fine faceva fessi gli altri; bene questo tipo di barzelletta sembra andare ancora di molto di moda dalle parti di Bruxelles, con la differenza che nelle versione europea l’italiano di turno fa sempre la figura del Pirla.

Questa scenetta si è riproposta nella realtà questa settimana, quando alla riunione dell’Eurogruppo, il Ministro Gualtieri ha portato a casa come risultato un piatto di lenticchie, per giunta, potenzialmente avvelenate. Alla vigilia della riunione il Governo, con grande sicumera, si era detto certo che avrebbe portato a casa lo storico risultato degli Euro-bond, ribattezzati Corona-bond, al fine di creare una forma di finanziamento per tutti gli stati colpiti dalla pandemia che fosse garantita dalla UE nel suo complesso e che non avesse gravato sul debito dei singoli stati. Per giunta che avrebbe rifiutato a priori qualsiasi soluzione che coinvolgesse il MES. Il risultato che conoscete tutti è stato che l’unica cosa su sui si sono accordati è stato la possibilità di accedere ai finanziamenti del MES senza condizioni, MA solo per le spese sanitarie che i Paesi più colpiti devono affrontare, con ovviamente un attento controllo sull’uso effettivo che ne viene fatto.

In buona sostanza NULLA, visto che lo scopo dichiarato era di ottenere denaro per fronteggiare la crisi economica incombente, e non per le spese sanitarie a cui di fatto vari governi hanno in buona parte già provveduto, aiutati anche dalle donazioni di privati, aziende e Paesi extra-UE. Di spese sanitarie ce ne saranno sicuramente altre, ma richiedere i fondi al MES, per quanto con condizionalità limitate, sarebbe un comunque un segnale che i Mercati finanziari interpreterebbero negativamente, esponendoci inoltre ad un ulteriore controllo da parte di un organismo esterno e autocratico.

Il Governo ieri, per voce (unidirezionale) di Conte, ha già detto che non accetterà il MES e che perseguirà con la richiesta degli Euro-Bond. A mio modesto parere sarà un’ulteriore perdita di tempo: si parla di Euro-bond da dieci anni e fino ad ora non si è mai giunti a nulla; difficile che adesso si giunga rapidamente ad un accordo quando i governi del Nord Europa si sono già esposti con le loro opinioni pubbliche sul fatto che non vogliono “mantenere con i loro soldi il Sud Europa” (In Olanda il parlamento ha dato espressamente mandato al Premier di non accettare qualsiasi impegno finanziario vincolante verso altri Paesi – leggasi Eurobond), senza contare che la crisi economica colpirà anche loro. Inoltre, ammesso che si giunga a qualche accordo, tra la decisione e l’effettiva emissione dei titoli, potrebbero passare diversi preziosissimi mesi a causa dei tempi tecnici necessari per la messa in opera di questo veicolo finanziario.

Il tempo è prezioso

Il problema italiano in questo momento è soprattutto nei tempi: moltissime PMI alla fine del lockdown si troveranno finanziariamente con l’acqua alla gola, non avendo liquidità, dato che da mesi non incassano nulla, e dovendo finanziare la ripresa delle attività (pensiamo ad esempio ai ristoranti che devono acquistare le scorte che nel frattempo sono scadute), pagare gli stipendi, pagare l’anticipo delle tasse a giugno etc. Pertanto esiste un rischio elevatissimo che una moltitudine di PMI non siano semplicemente in grado di riprendere l’attività, con un danno immenso in termini di disoccupazione e con devastanti ricadute a cascata su tutta l’economia.

Per il momento il Governo ha messo in campo solamente l’erogazione dei 600 Euro per gli imprenditori (premesso di riuscire a collegarsi al sito INPS) e ha annunciato il “bazooka” delle garanzie per 400 Miliardi di Euro per i prestiti che le banche concederanno alle imprese. (Ma sul sito ufficiale del Governo c’è scritto 200). Oltre al fatto che le imprese dovranno indebitarsi ulteriormente a interesse, i tempi non saranno così rapidi, come infatti dichiarato dal Presidente dell’ABI Patuelli, i tempi dell’istruttoria per questi prestiti sono ancora incerti e lunghi, il finanziamento non esiste ancora in Gazzetta Ufficiale e inoltre il Governo non ha emendato il Testo Unico Bancario, perciò molte imprese a “basso rating” resteranno escluse dai prestiti.

Al momento, a parte la sospensione parziale delle tasse per due mesi, è tutto qua, il Governo ha annunciato ulteriori azioni del DL di aprile, ma la sensazione è che a parte roboanti annunci, il Governo non abbia compreso l’urgenza assoluta delle azioni da intraprendere: per usare un metafora tristemente attuale, è come se ad un malato in carenza respiratoria si dicesse: tieni duro che ti diamo l’ossigeno… tra due mesi però.

Cosa si potrebbe fare

In questo momento servirebbero azioni molto decise e di grande impatto, anche per infondere fiducia a imprese e famiglie, dato che anche l’aspetto “psicologico” in situazioni di crisi incombente è di grande importanza. Serve il coraggio di provvedimenti fuori dagli schemi ordinari, dato che la situazione è fuori dall’ordinario. Proverò qui di seguito a delinearne alcune

Si potrebbe pensare ad un taglio netto delle imposte del 50% o del 75% per le imprese rimaste chiuse per decreto, con taglio intendo proprio annullamento, non sospensione, facendo slittare il pagamento del resto a fine anno. Questo sarebbe un aiuto concreto e immediato, dato che le imprese non dovrebbero reperire denaro per pagare l’anticipo delle imposte di giugno. Per coloro che lo ritengono non fattibile, ricordo che pretendere imposte per entrate che non ci sono e non ci saranno è oltre che assurdo, totalmente deleterio, poiché se le aziende chiudono poi non ci sarà più gettito né ora né in futuro. Togliendosi una parte di gettito oggi lo Stato darebbe una boccata d’ossigeno alle aziende, permettendo di proseguire l’attività e poter quindi pretendere le tasse in futuro.

Utilizzare le potenzialità, ampiamente sotto utilizzate del sistema delle banche pubbliche, (come da anni si fa in Germania). In Italia l’unica banca pubblica è il Mediocredito Centrale (MCC), la quale potrebbe concedere prestiti a tassi irrisori o nulli alle imprese in difficoltà, magari in parte a fondo perduto, utilizzando il trucchetto contabile tedesco che esclude dal debito pubblico le società pubbliche che si finanziano con pubbliche garanzie ma che coprono la metà dei propri costi con ricavi di mercato e non con versamenti pubblici, tasse e contributi. Ipotesi ardita, ma comunque tecnicamente fattibile, e che i falchi del rigore teutonico non potrebbero contestare.

Nell’ impossibilità dell’opzione banca pubblica, utilizzare tutta la flessibilità concessaci temporaneamente dalle UE per finanziare le azioni di sostegno immediate col normale debito pubblico, dato che in questo momento la BCE è costretta ad acquistare in quantità il debito pubblico degli stati. Ovviamente è l’opzione meno vantaggiosa, dato che poi l’aumento del debito ci verrà fatto pesare dalla Commissione UE e dai mercati. Tuttavia in questo momento conviene più spendere che far crollare produzione e consumi. Ricordiamoci che il rapporto debito/pil si sbilancia non solo se aumenta il debito ma anche se cala il pil. Meglio avere un rapporto sbilanciato ma con le imprese ancora attive, piuttosto che con l’economia a catafascio.

Quelle indicate sopra sono solamente delle idee, ma che in questo momento un governo dovrebbe pensare di esplorare, invece di attendere con la ciotola in mano la carità europea che non arriverà.

Purtroppo l’attuale esecutivo manca totalmente di coraggio e inventiva, ha un Ministro delle Finanze incolore, sostenuto da un partito, il PD, che al massimo pensa di imporre una tassa di solidarietà al ceto medio che dovrebbe invece aiutare o come il delirante Zanda pensa di impegnare il patrimonio pubblico per pagare il debito pubblico.

Mi chiedo se gente come questa ha una vaga idea di come funzionino le finanze pubbliche o su cosa si l’economia politica, e la risposta è ovviamente NO.

Con un politici così non dobbiamo stupirci di essere lo zimbello d’Europa. PAUL C. F.

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Alessia C. F. (ALKA)
Esploro, indago, analizzo, cerco, sempre con passione. Sono autonoma, sono un ronin per libera vocazione perché non voglio avere padroni. Cosa dicono di me? Che sono filo-russa, che sono filo-cinese. Nulla di più sbagliato. Io non mi faccio influenzare. Profilo e riporto cosa accade nel mondo geopolitico. Ezechiele 25:17 - "Il cammino dell'uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare e infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te."Freiheit ist ein Krieg. Preferisco i piani ortogonali inclinati, mi piace nuotare e analizzare il mondo deep. Ascolto il rumore di fondo del mondo per capire quali nuove direzioni prende la geopolitica, la politica e l'economia. Mi appartengo, odio le etichette perché come mi è stato insegnato tempo fa “ogni etichetta è una gabbia, più etichette sono più gabbie. Ma queste gabbie non solo imprigionano chi le riceve, ma anche chi le mette, in particolare se non sa esattamente distinguere tra l'etichetta e il contenuto. L'etichetta può descrivere il contenuto o ingannare il lettore”. So ascoltare, seguo il mio fiuto e rifletto allo sfinimento finché non vedo tutti gli scenari che si aprono sui vari piani. Non medito in cima alla montagna, mi immergo nella follia degli abissi oscuri dell'umanità. SEMPRE COMUNQUE OVUNQUE ALESSIA C. F. (ALKA)