di Rodney Moore
In seguito a uno scambio di pareri con Massimo di Bona aventi come argomento l’Europa unita, invece di rispondere al suo ultimo post sotto forma di commento ho pensato: ma perchè invece di un post in risposta non apriamo un thread in maniera tale da coinvolgere nella discussione anche altri utenti?
In particolare, ciò che mi ha ispirato, se così si può dire, è stata l’ammissione di Massimo di sentirsi ancora “europeista” e di temere l’avanzata dei cosiddetti sovranisti dopo le prossime elezioni europee.
Ma definirsi europeisti, al giorno d’oggi, significa veramente quello che comunemente ognuno di noi intende? Ha senso definirsi europeista o anti-europeista (o sovranista) alla luce di quello che oggi la UE rappresenta?
Europeista e sovranista mi sembrano semplici etichette con cui l’italiano medio continua a dividersi in fazioni che si combattono tra loro perpetrando la tradizione italica, sin dai tempi di orazi e curiazi di “fare squadra” utilizzando i più disparati argomenti (che via via perdono il loro significato originario), in contrapposizione a un’altra squadra che propone tesi opposte. Tesi usate come semplici vessilli da sbandierare per rafforzare la propria presunta appartenenza.
Sinceramente ho qualche dubbio che definirsi europeisti oggi significhi appoggiare questa Unione Europea. Detta in altri termini, appoggiare questo tipo di Europa difficilmente significa essere a favore di una vera Europa unita.
D’altro canto è tutto da dimostrare che coloro che si definiscono sovranisti siano automaticamente contrari ad un vero stato europeo unito. Non nego che esistano gruppi politici, distribuiti in tutta Europa, che ad una unità tra gli stati europei preferiscano chiudersi all’interno dei propri confini, difendere le proprie tradizioni e la propria cultura mantenendo la piena sovranità sui propri territori senza alcuna ingerenza esterna. Ma questi gruppi politici sono per lo più minoritari e non in grado di conquistare il governo del proprio paese e comunque, anche se venissero legittimamente e democraticamente votati e cercassero di mettere in pratica il proprio programma, non vedo dove sia lo scandalo. Eppure definirsi sovranisti, agli occhi degli europeisti, appare una vera e propria bestemmia, perchè l’Europa unita è cosa buona e giusta a priori, una fede religiosa che non si può mettere in dubbio, come già se ne è parlato qui su Ora Zero
In fondo non è ben chiaro che cosa intendano gli europeisti quando parlano di Europa unita, quale modello di stato propongano. Non è molto chiaro se vogliano uno stato di tipo unitario, centralizzato in cui tutte le decisioni siano prese da un parlamento e un governo centrale, oppure uno stato federale, in cui una parte delle competenze spetta al governo centrale e molte competenze lasciate alla gestione degli stati federati, sul modello, per intenderci, degli USA. Io sono convinto che l’unico modello di stato che possa funzionare sia quello di tipo federale, ma nessuno che lo proponga apertamente o faccia qualcosa di concreto per realizzarlo. Una cosa era chiara, in passato, soprattutto da parte degli europeisti “di sinistra” i quali volevano un’Europa unita purchè non fosse “l’Europa delle banche e dei grandi gruppi industriali e finanziari”: non volevano un modello di Europa come quello che esiste oggi! E invece gli europeisti di sinistra del tempo, diventati nel frattempo europeisti seguaci della filosofia del “piuttosto che niente meglio piuttosto” e sempre meno di sinistra (e un po’ più “gesuiti”) si sono trovati proprio quella Europa che non volevano e che ora, dopo una piroetta degna del miglior Nureev, difendono con i denti!
Eppure era evidente a tutti, soprattutto proprio alle forze politiche di sinistra di cui sopra, “europeisti ma scettici”, che sarebbe andata a finire in questo modo: la matrice da cui l’attuale UE ha preso forma, le fondamenta su cui si basa sono state gettate in passato con il MEC prima e la CEE dopo. Accordi di tipo mercantile e commerciale su cui fu imbastita in seguito, una specie di unità politico-burocratica, largamente incompiuta e lacunosa in cui l’adozione di una moneta unica è stata il suggello che chiude definitivamente a qualsiasi evoluzione in positivo dell’unione stessa.
Spesso in passato ho usato una similitudine di tipo edile per spiegare la costruzione dell’Europa unita. Se devi costruire un edificio da zero, hai ampie possibilità di farlo con l’aspetto e le caratteristiche desiderate, ovviamente nel rispetto di un piano regolatore e di vincoli geografici. Ma se devi ristrutturare un edificio già esistente, puoi fare solo quello che le fondamenta ti consentono di fare. A patto di avere buone e solide fondamenta. Ma se la struttura preesistente non è solida e affidabile, non puoi costruire un edificio efficiente e pienamente funzionante. Meglio buttare giù tutto e ricostruire da zero, se veramente si vuole fare qualcosa di buono.
Le fondamenta di questa UE, inadatte a dotare i popoli europei di un edificio comune se non addirittura marce, non consentono di costruire null’altro che edifici fatiscenti e pericolanti.
E se, in fondo, europeisti e sovranisti volessero la stessa cosa?
Una politica fiscale comune, una politica economica comune. Comune politica estera, gestione europea del fenomeno migratorio, decisioni prese da un organismo democraticamente e liberamente votato e non da burocrati eletti da nessuno, burattini in mano a questo o quel gruppo di potere.
Vogliamo veramente credere che agli “europeisti convinti” vada bene la gestione dell’immigrazione (per meglio dire il lavarsene completamente le mani) che abbiamo visto sino ad oggi, con paesi come l’Italia in primis, e poi Spagna e Grecia lasciate da sole a gestire un fenomeno di proporzioni tali che è impossibile per un solo stato garantire allo stesso tempo un trattamento umano dei migranti, una sistemazione “decente” e la sicurezza dei confini?
Vogliamo credere veramente che l’adozione di provvedimenti finalizzati al miglioramento delle condizioni sociali dei meno abbienti debba passare sotto le forche caudine dei “mercati” e dell’approvazione degli investitori -leggi speculatori finanziari internazionali- a cui nulla frega del paese su cui spec…volevo dire investono, con l’unico scopo di guadagnarci il più possibile?
Vogliamo veramente credere che agli europeisti piaccia avere come Presidente dell’Unione Europea un tipo che è stato il primo Ministro di un paradiso fiscale?
E di Moscovici che dire? Quando era ministro di un governo nazionale tuonava contro le lungaggini e la burocrazia europee e oggi, da commissario europeo, bacchetta i ministri italiani che osano fare le critiche che lui stesso aveva formulato? Un commissario europeo pronto a bacchettare i cattivi italiani ma assolvere il suo paese nel momento in cui dichiara di voler sforare il limite del 3% sul rapporto debito-PIL, perchè prima degli interessi comuni, per ogni francese di questo mondo, bisogna salvaguardare gli interessi nazionali (in barba all’europeismo e alla “casa comune europea”)?
Vogliamo credere che l’esistenza di paradisi fiscali e di una concorrenza sleale tra paesi della stessa UE in tema fiscale, sia qualcosa da difendere?
Vogliamo credere che fare gli interessi dei più forti e fottersene di quelli dei più deboli sia fare gli interessi di una Europa unita?
Chiunque dotato di un minimo di sale in zucca (e che non sia uno speculatore finanziario) risponderebbe “no” a tutte le domande, purtroppo però se i sentimenti anti-europeisti sono cresciuti così tanto negli ultimi anni e non certo per germinazione spontanea, è perchè la piega negativa e molto diversa da quanto i padri fondatori e gli europeisti del tempo avevano lasciato intendere, unitamente al silenzio assoluto da parte dei cosiddetti “europeisti” nei confronti di storture e iniquità create dalla UE, ha causato un punto di rottura nei confronti di una organizzazione che, ancora una volta, nata con le migliori intenzioni si è trasformata nel solito strumento che fa gli interessi dei pochi a danno di quelli dei molti.