
Tratto da il blog di Alceste
Roma, 29 gennaio 2019
A queste latitudini ci si è occupati spesso della sedicente sinistra.
La sinistra l’ho inquadrata in un processo storico di progressivo immiserimento: dal socialismo del pane sino alla rarefazione dei diritti civili. I diritti civili, non sostanziati dal pane, infatti, sono quello che sono: niente (o prese per i fondelli).
Il protagonista della liquefazione della sinistra è il sinistrato.
Il sinistrato è diviso fra Jekyll e Hyde.
Jekyll, l’idealista, persegue il diritto civile, cascame ridicolo e parodico dell’antico socialismo.
Hyde, l’occulto, anela i denari, gli agi e le prebende che l’indotto dell’attuazione di quel diritto gli riserva.
Esempio.
Il diritto alla libertà di espressione degenera, ridicolo, nel diritto all’amore libero (LGBT).
Il sinistro Jekyll reclama con forza e a suon di periodiche pagliacciate (Gay Pride) tale istanza (in una democrazia permissiva, si badi).
Hyde passa all’incasso grazie ai finanziamenti a questa e quell’altra lobby e associazione (nata dall’oggi al domani) dove tali diritti vengono, presumibilmente, adorati, analizzati, laccati, tatuati, scarnevalati, declinati, introiettati, permanentati.
La destra, tuttavia, non è da meno.
Forse è ancor peggiore della sinistra.
Come possa gente come Meloni e compagnia rappresentare il cuore duro e puro della tradizione italiana non è dato sapere. In verità: perché la Meloni è considerata di destra? Nessuno lo sa.
Aborto, divorzio, gerarchia militare, fede, onore: non ho mai sentito un destro, a parte le dichiarazioni di circostanza per circonvenire il proprio elettore micco, parlare di abolizione delle leggi sessantottine su divorzio, aborto, chiusura del servizio militare, secolarizzazione spirituale et cetera.
E pensare che il destro elettore ha passato venticinque anni di vita a votare (dico: votare!) Silvio Berlusconi, ex goliarda, ex massone, ex nightclubber. Per carità, io gli voglio bene al Silvio poiché rimane pur sempre un tipo guascone e frizzantino, ma la destra! Stiamo scherzando? Con tutto l’ameno codazzo: igieniste dentali, circoli di spogliarelliste, divorziati e divorziandi, gerriscotti, bancarottieri, sospingitori esterni di associazioni profit meridionali. E poi Silvio! E si ricandida! E l’elettore di destra lo vuol votare! Ancora!
Ma le foto, signori, le foto …
La foto di Alemanno, del Poletti presidente delle Coop, dei piddini, di Casamonica, tutti insieme in uno scatto: e la gente, davanti a questo, all’outing da fumetto della concordia partitocratica, si dilania!
Dopo questo! Maledetta sinistra! Maledetti fascisti!
Qui ci si scompiscia, signori, a fronte di una stolidità diffusa quanto imbarazzante dell’Italico medio. I vecchi sono vecchi oramai, rimbambiti o sfiduciati, e i giovani (dai cinquanta in giù, mica minorenni) li raggiri col gioco delle tre campanelle!
E si continua, nonostante la realtà ti sbatta in faccia il panno bagnato dell’evidenza ogni cinque minuti.
La Prestigiacomo, sorcina di destra, pilota il canotto di paillettes politicamente corrette verso i perseguitati della Sea Watch!
E dietro: un tizio di LEU, un partito che nemmeno esiste più, e uno di +Europa, la summa del mondo al contrario, il più feroce e antipopolare grumo di antiitalianità dell’arco costituzionale.
La Prestigiacomo, un passato di battaglie radicali, milita in Forza Italia, il partito anticomunista per eccellenza. Com’è possibile? Semplice, Berlusconi può pilotare il partito, infrangere conflitti d’interessi, entrare alla Consob, uscire, elevare peana a Dell’Utri, interferire, insultare magistrati, gozzovigliare con le olgettine. Quando c’è da dettare la linea mondialista, però, è il pannellismo a comandare inderogabile. Della Vedova, il superlaico, è il dominus, non altri. Della Vedova, il cui grande elettore è il cattolico Tabacci: ognuno mediti tale busillis.
L’attualità mi ripugna, come detto.
Lasciarsi invischiare da tali fatterelli è vizioso se non si evidenziano le tendenze secolari.
Si rischia, è successo ad alcuni, di tifare il governo Berlusconi e, caduto Berlusconi, il governo Tremonti; se non il governo Bertolaso.
Si comprenda: Berlusconi e Prodi sono i soldatini che combattono ognuno per il proprio esercito, ma, quando il Padrone tuona, entrambi la pensano allo stesso modo.
Non si tira indietro Martina. Egli guarda negli occhi i migranti e deduce: “Sono minorenni perseguitati!“. L’occhio clinico di Martina, inabile ad accorgersi delle mutilazioni degli edili che lavorano in nero, stavolta è un microscopio Zeiss: vede ferite e cicatrici, cauterizzazioni e persecuzioni: la lacrima scende salsa lungo la gota barbuta mentre egli espira – la sa a memoria – la filastrocca del piagnisteo al giornalista amico. Spente le lampade dell’indignazione, l’eroe si riaccascia sui velluti per un pisolino ristoratore.
C’è il micco elettore che si satolla di parole d’ordine e agita la matita copiativa a comando.
Il figuro politico, un gradino sopra il micco, pasciuto e ricattabile, che si prepara agli incassi.
Il direttore d’orchestra, ancor più su, che dirige a bacchetta il politico per scopi che nemmeno l’astuto politico sospetta, figuriamoci il micco elettore.
A Viterbo, secondo statistiche ufficiose, metà degli abitanti del centro (13000) sono immigrati!
Strepitoso! Lo ripeto: a Viterbo, una delle province più reazionarie d’Italia!
E sapete cosa si sta cucinando lì? Un futuro sindaco leghista!
La filiera dei coglioni è completa.
Prima si incassa popolando il centro di ogni risma possibile, tanto che alle otto di sera sembra di stare a Dacca o Kinshasa; quindi ci si prepara a rimarginare la ferita facendo il grugno duro. Furibondo il vorticare delle matite copiative! Cara sinistra, adesso ti facciamo vedere noi! Ma la sinistra ha già incassato il suo, ora ronferà all’opposizione dieci anni, che gli frega? Ma la patria (viterbese) è salva, ci sta il castigamatti salviniano, possiamo dormire tranquilli.
E il circolo continua.
Grazie anche al M5S che, invece di scombinare tutto, si tira da parte ottenendo, grazie a figuri mediocrissimi, il 6%!
Sissignori, avete capito bene: mentre a livello nazionale il Movimento veleggiava al 32% lì ci si limitava al 6%, per non disturbare la catena fordiana dei gonzi e dei gargarozzoni.
Ogni tanto mi vado a riguardare quella foto e convengo, con logica meschina, che l’unica soluzione sia il disprezzo del non voto.
Una maggioranza oscura e risentita che mormora nel buio, mai illuminata da riflettori.
Almeno questo!
Una volta l’Italiano era intelligente.
Se aveva studiato.
Persino gli illetterati, però, comprendevano le sfumature dell’inganno.
Li si poteva dominare, i cafoni, taglieggiare, ma il padrone davanti ai loro sguardi era sempre in mutande ideologiche.
Ora, però, l’Italiano beve tutto. Non solo alla bettola dell’informazione, ma persino al distributore automatico di sapienza da quaranta centesimi: il web. D’altra parte se cento milioni di esseri umani giocano a Fortnite tutta la notte perché non credere alle più colossali panzane?
Oggi abbiamo i filomigranti e abbiamo i controfilomigranti e pure i razzisti: il cerchio dell’arco costituzionale è completo: votate! Meglio di così …
Ora vi suggerisco il nome di un razzista vero, uno coi fiocchi: Alceste.
Sì, è vero, sono razzista.
Questo segreto ha talmente logorato i miei nervi che non posso più inghiottire bile: devo vomitarla.
Sono razzista.
Credo di appartenere a una razza a parte e le altre, perciò, non mi piacciono.
Mi danno fastidio.
Sono in vena di ammissioni.
Non sopporto più l’inglese. La calata americana. Il birignao londinese. È così. Anche un banale “You’re welcome!” mi disgusta sin nel profondo dell’animo. I sociologi, i letterati, gli psicologi, i politologi col nomignolo angloamericano e il labbro arricciato da Yale mi nauseano: e chi li cita? Mi fa schifo pure lui. Come si possano prendere sul serio questi faciloni non lo so. “Si legga Rorty!”; ma io preferisco leggere l’elenco del telefono! Non mente l’elenco del telefono, coi cognomi incasellati l’uno sull’altro. E le Pagine Gialle, poi, come non ammirarle, esempio mirabile e commovente di bassa entropia!
E poi non sopporto i neri. I negri sì, i neri no. Per tacere di quelli “di colore”. Gli Africani sì, i negri d’Africa, quelli che combattevano per l’Africa. Il nero saccarinico da esportazione no. Il nero democratico da salotto, il pechinese polcor, da esporre sempre, in ogni telefilm, film, sceneggiato come la pubblicità occulta del whisky nei thriller anni Settanta. Il nero ce lo ficcano ovunque, con foga anacronistica: nelle guerre di Troia, nelle guerre stellari, in Svezia, al Polo Sud, accanto a Leonardo da Vinci. È il prezzemolo del mondo, come l’ebreo, la supervittima. Il nero da We are the world, il nero del Cristo migrante, il nero che fa simpatia sulla spiaggia, il nero dei film del PD con gli attori buoni del PD: lo prenderai a legnate.
Gli omosessuali sì, i gay no. Gli omosessuali non li ha inventati il movimento di liberazione di Milk, né Lady Gaga e nemmeno Vladimir Luxuria. I gay da salotto che urlacchiano quanto sono perseguitati (in una democrazia che pare un bordello a cielo aperto)
Consideriamo sotto nuova luce la vecchia barzelletta: “Era ebreo, negro, gay, ladro, assassino, pervertito e drogato, e ce l’avrebbe pure fatta se non fosse stato irrimediabilmente pazzo“. Dopo pochi decenni ce l’ha fatta di sicuro tanto che le categorie succitate dominano incontrastate l’immaginario occidentale.
Le femmine sì, le donne no. Le femmine son sempre esistite, le donne le donne le donne … sono un’invenzione del mondo al contrario, come i gay e i neri e altri barboncini della lacrima …
Vegetariani sì, vegani no. Plutarco era un vegetariano, un vegano è un fanatico da tre palle un soldo. Non lo sopporto, lui e i suoi pallidi ravanelli.
I bambini sì, il mocciosame no. I bambini son sempre esistiti, possedevano il loro mondo di senso, inespugnabile, millenario, universale; ora il mocciosame scimmiotta l’adulto, petulante, cretino, pervertito pure lui. A dieci anni si sente inadeguato in tutto, non sa più chi è, se maschio lo fanno giocare con le bambole e con un tizio dal nome ominoso, Vladimiro Guadagno, se femmina le inculcano le follie più tendenziose sul riscatto donnesco: liquidi, rincoglioniti dagli psicofarmaci, a disagio col 7×8, illetterati, confusi, smaliziati prima di superare i dodici anni, introversi e viziosi, nel capriccio e nell’arroganza, già preparati a subire consenzienti la vaselina delle future leggi pederastiche.
L’omosessuale, il matto, la strega, il malato e il deforme sono sempre stati con noi. Separati da noi. Sublimati, derisi, santificati, perseguitati, sterminati oppure oggetto di pietà. Un qualsiasi citrullo d’una qualsiasi ONG crede che la pietà sia stata inventata da lui o nei suoi pressi: non sa che egli è, invece, in un mondo capovolto, solo l’ultima ruota del carro della regressione. La sanità veniva preservata proprio dalle barriere, da ruoli definiti, ancestrali, cristallini. Per distruggere l’antico si è dovuto spettacolarizzare l’omosessuale, il matto, la strega, il malato e il deforme, renderli centrali grazie a un doloso vittimismo e usarli, mercé una nuovissima e(ste)tica, per giudicare in negativo ciò che fu eminente, bello, normale, ricco, antico, accettato. Il progressismo, che si crede progressivo, ha solo ridotto in cenere ogni tentativo di senso. Ora, finalmente, il potere può dominare un’umanità priva di linguaggi, morali, comportamenti.
Il quarantenne Ludovico il Moro quasi ci rimette la buccia per la giovanissima Cecilia Gallerani. Troppi coiti e palpitazioni frementi per la bella puta. Cecilia è timidamente fascinosa, ottima cortigiana; parla latino, ama le arti; comprende, perciò, il genio soffuso di Leonardo mentre questi la ritrae, lento e paziente, con l’ermellino in grembo. Quanti anni ha? Quattordici? Sedici? Come Giulietta Capuleti. Quando impera la tradizione non v’è peccato. Ma questo non va bene al Mondo Nuovo che avanza. E allora si procede al dissolvimento: maledetto Ludovico il Moro, maledetti indiani e le loro spose bambine (sessantenne giace con una decenne: la bimba muore dissanguata! Quante fregnacce di tal genere abbiamo letto?), maledetti maschi, retrogradi, profanatori, assassini d’innocenza, sciovinisti! Viva la libertà, viva il femminismo!
Una domanda: le ragazzine da webcam che si infilano un palo nel culo per farsi pagare in moneta digitale? No, caro razzista, questa è libertà d’espressione. Le abbiamo, infatti, liberate! Dal fardello sciovinista della tradizione! Certo, libertà, come la pedofilia e l’incesto prossimo venturi.
Libertà, signori: anzitutto, libertà.
Un altro busillis per voi!
La libertà di farsi scopare da un cane, vogliamo mettere.
Le donne liberate, scandalizzate a corrente alternata, felici, realizzate, piene; e però nevrotiche, infelici, imbottite di droghe.
Volete un altro busillis?
Viva i bambini! Ma quali? I mocciosi travestiti, edaci, consumatori, mostri, carnevaleschi, rimbambiti. Viva i bambini liberi! E i neonati a fettine? A fettine dal terzo, quarto, quinto, nono mese. Al decimo mese e non ne parliamo più! Ma no, perché quelli contrastano con la libertà coartata dallo sciovinismo … l’utero è mio … non sono bambini … sono pezzi di carne non senzienti … mi hanno violentata … era distratto, il porco! I bambini … i bambini … ma quali?
Da leggersi: Lameduck, Hitlery’s baby
Il postmoderno è lubricamente infarcito di tali busillis, di queste continue contraddizioni che, in quanto contraddizioni, nessuno sa spiegare. E questo perché? Per il rigetto della logica solare. Se più non valgono i principi basilari del linguaggio tutto vale (sequitur quodlibet) in un carnevale senza direzioni. E poi, più decisivo, perché le contraddizioni, ineliminabili, si sciolgono nel potere alogico e amorale dove vigono la Sopraffazione e la mancanza di Libertà, spacciate falsamente, spudoratamente, per democrazia e libertà: la Monarchia Universalis è coincidentia oppositorum.
In una foresta, la più nera, Alceste ti può tirar fuori: pozze umide, licheni, rami spezzati, versi nel buio, afrori improvvisi, grotte, bacche rutilanti e funghi mostruosi. Tutto gli parla in quel labirinto, terrorizzante e meraviglioso! Si può morire, lì, ma la morte è amica. La morte ciberà alberi e foglie. Non si tema nulla! Persino l’ultimo degli insetti, il rospo più repellente e bavoso ha il proprio ruolo.
Nel deserto, no. Nel deserto, senza vento e sole, privo di ombre e segreti, igienico come una sala operatoria, lì diventi solo un prigioniero. In piena libertà.