In India dopo l’approvazione, a fine dicembre 2019, della nuova legge di cittadinanza C.A.B. (Citizenship Amendment Bill da molti considerata discriminatoria nei riguardi dei Musulmani) sono iniziate e non si fermano le manifestazioni di protesta violenta e sit-in, nonostante i divieti del governo e le reazioni spesso brutali della polizia. https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/12/17/india-proteste-e-scontri-contro-la-legge-sulla-cittadinanza-6-morti-e-centinaia-di-feriti-discrimina-i-musulmani/5621595/
Con le nuove norme, grazie alla sanatoria per clandestini e rifugiati, si vuole garantire la cittadinanza agli immigrati provenienti dal Pakistan, Bangladesh e Afganistan presenti nel Paese già da prima del 31 dicembre 2014, ma solo se appartenenti alle comunità sikh, giainista, indù, cristiana, parsi e buddista.
Praticamente tutti, esclusi …. i Musulmani.
La popolazione, donne in prima fila,
oltre a manifestare nelle strade e piazze di Delhi, Mumbai, Bangalore, Hyderabad e in molte altre città dell’Uttar Pradesh, ha reagito anche presentando petizioni e ricorsi alla Corte Suprema, che li ha prontamente respinti.
Tra le persone coinvolte nelle proteste non vi sono solo le minoranze islamiche ma anche indù, che temono che la sanatoria a favore dei clandestini porterà nuove ondate migratorie dal Bangladesh.
https://www.theguardian.com/world/2019/dec/20/india-largest-protests-in-decades-signal-modi-may-have-gone-too-far (India: largest protests in decades signal Modi may have gone too far – Demonstrations against citizenship act continue despite ban, uniting people of all ages, castes and religions)
Da parte sua, il Primo Ministro indiano Narendra Modi assicura nel modo più assoluto che la nuova legge non avrà nessuna conseguenza per alcun cittadino indiano di nessuna religione, e gli Indiani non hanno nulla di che preoccuparsi.