Dal vertice di luglio 2018 a Helsinki molte cose sono cambiate. L’Italia torna a essere il perno del gioco atlantico, di fatto siamo sostenuti dagli americani che intendono affossare Bruxelles. Pure Mosca ha molto da guadagnare a spaccare in due l’Europa. Una Europa spaccata e divisa tra blocco russo e blocco americano, terreno favorevole per un commercio diretto (di fatto vanno esclusi necessariamente tutti i poteri di Bruxelles) e doppia area di influenza diretta.
1)La Germania è la preda più ambita.
2)UK col Brexit si è tirata fuori dai giochi e torna a fare il battitore libero.
3)Il banco di prova è il 6 novembre, se Trump vince in Italia molte cose si vedranno e si capiranno maggiormente.
Ovviamente l’italiano non crede più al sogno americano, ci sono voluti decenni ma ci siamo accorti di essere una colonia con le pezze al culo. In molti speravano di cambiare area di influenza, ma lo Zio Sam con le basi americane in Italia ci ricorda chi comanda. Se qualcuno va a Mosca a parlare di commercio e comparto energetico qua i media silenziano tutto. Insomma si fa ma non si dice.
Aveva forse ragione Bertrand Russel: “the universe exists on a giant plate balanced on the back of a turtle. But what is the standing on? It’s turtles all the way down.”
Merkel si è incontrata con il Presidente degli USA per avvallare l’acquisto di gas liquefatto, la stessa conferma che verranno costruiti grandi terminali per il gas. Si trova a dover soddisfare gli insaziabili appetiti di un orso e di un’aquila.
Trump aveva minacciato sanzioni contro la Germania per il progetto North Stream-2, quindi ha dovuto accettare la costruzione di un impianto Liquefied Petroleum Gas per accogliere lo shale americano. L’Investimento per il terminale del gas si aggira attorno ai 500 Milioni di Euro. Le principali città candidate sono sul fiume Elba (Brunsbüttel e Hamburg). Il consorzio è già in fase di negoziazione. Una coperta che dovrebbe garantire il 15% delle necessità di gas: poca roba ma necessaria per salvarsi la faccia con gli USA. Quindi gli Usa esporteranno fracking gas in forma liquida attraverso enormi navi. Poco importa se secondo una stima tutta tedesca il gas convertito costa il 20% in più del gas naturale della Pipeline. Ripeto, serve salvarsi la faccia.
Merkel di fatto ha buone ragioni per pensare che questa non è una sconfitta. Alla fine è una diversificazione, un ulteriore appoggio strategico e che era pure obbligatorio “incassarlo”. Una eventuale “ulteriore garanzia” a lungo termine alla fine non fa mai male. Però questo investimento in Germania sarà sostenuto dallo Stato. Dal punto di vista economico nessuna impresa privata intravede un beneficio economico da tale scelta, quindi lo Stato tedesco interverrà di tasca propria.
E noi italiani? Mille pippe per la Trans Adriatic Pipeline. Anche noi abbiamo i rigassificatori, ma in Italia aumenta la popolazione che non riesce a riscaldare l’abitazione e dal 2016 i dati Istat affermano che il 16,5% delle famiglie italiane non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa (gli interessati sono circa 9,4 milioni persone).
Per il resto non vedo il problema: se i tedeschi devono pagare il pizzo, beh i soldi non gli mancano. In fin dei conti costa meno che i dazi sulle auto o di una multa alla VW.
https://www.neopresse.com/politik/merkel-wird-us-fluessiggas-nach-deutschland-bringen/
https://www.wsj.com/articles/in-win-for-trump-merkel-changes-course-on-u-s-gas-imports-1540209647
https://www.dw.com/de/deutschland-flüssiggas-sucht-hafen-terminal/a-45535867
http://bulgariaanalytica.org/en/2018/10/27/germany-connects-to-the-global-lng-market/
http://www.rivistaenergia.it/2018/10/il-grande-freddo-per-milioni-di-famiglie-italiane/