Tratto da strategic-culture.org Scelto e tradotto da Gustavo Kulpe

(N.d.T.) Il titolo è stato lasciato in lingua originale, essendo un gioco di parole che ricorda un romanzo biografico sull’imperatore Claudio scritto da Robert Graves, dal titolo originale “I, Claudius”

Da quello che ci dicono gli storici, l’imperatore romano Claudio, sovrano di Roma dal 41 al 54 d.C., intendeva espandere i confini imperiali con l’annessione di Britannia, Giudea, Tracia, Norico (Austria centrale, n.d.t.), Licia e Mauritania, ma era assillato da problemi interni e da una personalità insolita e bizzarra. Secondo Seneca il Giovane, Claudio aveva una voce fastidiosa e piccole mani deboli. Quando Claudio si eccitava o perdeva la pazienza, si dice che mostrasse segni di quella che molti secoli dopo sarebbe diventata nota come sindrome di Tourette. Claudio, noto come donnaiolo e sposato tre volte, amava anche gli spettacoli gladiatorii. L’imperatore soffriva anche di estrema paranoia e credeva che ci fossero trame cospiratorie in atto contro di lui. Numerosi senatori furono giustiziati dopo che l’imperatore li accusò di potenziali complotti contro il suo dominio.

Anche Claudio interferì pesantemente nei confronti della magistratura, facendosi coinvolgere spesso in casi legali specifici. Assunse il ruolo di censore, la potente autorità giudiziaria che aveva il controllo del censimento, della moralità pubblica e delle finanze del governo. Claudio mantenne un veto virtuale su tutti gli altri magistrati romani.

Claudio emanò anche numerosi editti, a volte fino a venti al giorno. Gli editti erano i “tweet” di quell’epoca. Si occupavano di tutto, dalla promozione dell’estratto di tasso come cura per il morso di serpente al, secondo alcune testimonianze storiche, permesso di sfogare pubblicamente la flatulenza corporea al fine di mantenersi in buona salute. Una delle attività preferite di Claudio era impegnarsi in feste opulente, in cui la golosità e l’ubriachezza erano all’ordine del giorno. Seneca il Giovane scrisse che l’ultima azione del morente Claudio, i cui modi golosi gli causavano gravi problemi intestinali, fu tentare invano di espellere gas corporali.

L’imperatore sostenne importanti progetti di lavori pubblici, compresi canali e reti fognarie. Sebbene la costruzione sarebbe stata terminata da un suo successore, Adriano, Claudio, come conquistatore romano della Britannia, si rese conto della necessità di una fortificazione tra la provincia romana dell’odierna Inghilterra e i riottosi celti di Scozia. Sotto Adriano, fu costruito un muro di 73 miglia tra i possedimenti romani in Britannia e i “barbari” del nord.

Claudio si affidò a indovini romani per essere consigliato nelle sue decisioni. Questi indovini, noti come aruspici, esistevano fin dall’epoca etrusca pre-romana.

Le debolezze e le peculiarità di Claudio erano probabilmente note ben oltre l’impero romano e gli stati vassalli. Uno dei compiti degli emissari diplomatici e militari era di fornire informazioni agli imperatori e ai re dei paesi potenti che rappresentavano. Cioè, sovrani di terre lontane come Cina, Partia (moderno Iran), Arabia (moderno Iraq settentrionale), Dacia (moderna Romania e Moldavia), Quadi (moderna Moravia), Divi e Serendivi (moderne Maldive e Sri Lanka, rispettivamente), Cerobothra (moderno Kerala e Tamil Nadu), Aksum (moderna Etiopia) e altri regni in Asia, Africa e Europa settentrionale.

Perché Claudio è rilevante oggi? Gli eccessi e gli abusi di potere di Claudio contribuirono alla caduta definitiva dell’Impero romano, che continuava a mantenere alcune vestigia della ancora più grande repubblica romana. Il predecessore di Claudio, il tiranno assetato di sangue Caligola, e il successore, Nerone sanguinario e inetto, avrebbero contribuito insieme a segnare il destino di Roma.

Donald Trump mostra molti dei tratti caratteristici di Claudio. Per esempio, si crogiola nei banchetti nella sua tenuta Mar-a-Lago a Palm Beach, in Florida, dimora dei miliardari. La ghiottoneria, l’infedeltà di Trump, gli attacchi di rabbia e la frequente incapacità di pronunciare le parole, la crudezza (come mostrato dal suo recente re-tweet di un video pecoreccio di YouTube), progetti fantasiosi come il muro al confine USA-Messico, la US Space Force, ignorare parlamento e magistratura, fare affidamento su “indovini” su Fox News, emettere “editti” giornalieri via Twitter e interferire con le finanze pubbliche, l’immigrazione e il censimento avrebbero ottenuto il plauso di Claudio.

Come Claudio, Trump è diventato lo zimbello del mondo, indipendentemente dal fatto che comanda una considerevole forza militare dotata di armi nucleari. Alla recente Conferenza sulla sicurezza a Monaco, l’emissario di Trump, il segretario di stato Mike Pompeo, anch’egli un sosia sia dal punto di vista ideologico che dei comportamenti clowneschi del presidente degli Stati Uniti, ha pronunciato un discorso che non ha suscitato nemmeno un secondo di applausi da parte del pubblico, composto da leader mondiali, diplomatici e ufficiali militari.

Una cosa è allontanare gli Stati Uniti da ciò contro cui il presidente George Washington mise in guardia il giovane paese nel suo discorso d’addio: “un’alleanza permanente con qualsiasi parte del mondo straniero”. Il sentimento di Washington fu ripreso dal presidente Thomas Jefferson nel discorso inaugurale della sua presidenza, in cui chiese “Pace, commercio e amicizia sincera con tutte le nazioni ma alleanze strette con nessuno”. Washington e Jefferson erano studiosi di storia classica, quindi le idiosincrasie di Claudio è facile che fossero loro ben note. Entrambi i presidenti sarebbero rimasti sbalorditi dal loro successore, Trump, che avrebbe sbattuto i telefoni in faccia ad almeno due leader stranieri, il primo ministro Boris Johnson e l’ex primo ministro australiano Malcolm Turnbull.

A dire il vero, ogni ministero degli esteri e agenzia di intelligence del mondo ha raccolto le informazioni necessarie su Mr. Trump e sui membri meno brillanti della sua amministrazione. I leader mondiali probabilmente esaminano tali informazioni con una combinazione di divertimento e smarrimento, proprio come gli ambasciatori e gli emissari riferivano delle buffonate dell’imperatore Claudio ai loro re e imperatori.

Gli storici del futuro scriveranno senza dubbio della scena al vertice della NATO del 2019 a Buckingham Palace a Londra, durante il quale Johnson, il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro olandese Mark Rutte, e la principessa britannica Anne furono immortalati in un video in cui ridevano dell’ultimo passo falso di Trump, una lunga e prolungata conferenza stampa del presidente americano con Macron tirata per le lunghe perché Trump stava farfugliando inutili banalità.

Mentre si rivolgeva all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2018, l’intera sala scoppiò a ridere mentre Trump, ancora una volta, fece la figura del buffone parlando dallo stesso podio già calcato da oratori eloquenti come Papa Francesco, l’imperatore Haile Selassie, Jawaharlal Nehru, Charles De Gaulle, Dwight Eisenhower, Kwame Nkrumah, Corazon Aquino, Dag Hammarskjold, Salvador Allende, Lester Pearson, Gamal Abdel Nasser, Hugo Chavez, Nelson Mandela, Harold Macmillan, Joao Goulart, Urho Kekkonen, Norodom Sihanouk, Sukarno, Josip e molti altri. Per la verità, altri pagliacci sono apparsi davanti all’organismo mondiale, tipo il Primo Ministro di Grenada Eric Gairy e la sua esortazione verso le Nazioni Unite a indagare sugli oggetti volanti non identificati e sul “Triangolo delle Bermuda” molto simile all’inutile spettacolo carnevalesco offerto da Trump all’ONU.

Nel 2012, il miglior amico di Trump e compagno di merende Benyamin Netanyahu, Primo Ministro israeliano, mostrò un’animazione raffigurante una bomba con una miccia accesa per illustrare all’Assemblea Generale quanto l’Iran fosse con ogni probabilità in possesso di una bomba nucleare. Possiamo considerare quella mossa come una vittoria della propaganda iraniana, alla quale bastava collegarsi alla buffonata di Netanyahu per allontanare i sospetti che stesse sviluppando davvero un’arma nucleare. Nel 2019, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, nel tentativo di superare il suo amico Trump, pronunciò un discorso razzista con cui prendeva di mira le tribù indigene dell’Amazzonia brasiliane in maniera velenosa.

Nel suo romanzo scritto, nel 1934, su Claudio, “I, Claudius”, Robert Graves raffigura l’imperatore di Roma come uno che, diventando imperatore, poteva scegliere tra ripristinare la vecchia Repubblica e governare come un sovrano benevolo, o diventare un tiranno pazzo. Claudio scelse quest’ultima opzione. Trump, che non è uno studente di storia o esperto di letteratura, se si esclude un libro sui discorsi di Adolf Hitler che una volta teneva vicino al suo letto, è diventato il Claudio di oggi, “I, Trumpius” per così dire.