Tratto da alcesteilblog.blogspot.com

Pubblicato su Ora Zero previa autorizzazione da parte dell’autore

Roma, 25 gennaio 2019

Il “Corriere della Sera” imbraccia la chitarra Echo, residuo del bel tempo che fu, e intona la sua lagna: “Non mi hanno ancora chiamato, non so quando dovrò partire, né dove mi porteranno”.
A parlare è un tal Ansou Cisse, giovanotto del Senegal, punto di forza della Castelnuovese, la squadra di Castelnuovo di Porto, ameno paesino fuori Roma, lungo l’avita consolare Flaminia, nonché, da quel che si capisce, della squadra atletica vaticana (vedremo poi perché).
Il CARA (Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo) di Castelnuovo di Porto è stato appena smobilitato; e con lui l’anzidetto Ansou.
Dopo le predette notazioni da Garage Olympo, il Nostro tenta vago la lira di una a stento trattenuta disperazione: “Mi trovo benissimo, tutti mi vogliono bene. L’altro giorno  il capitano dela squadra si è messo a piangere per telefono quando gli ho detto che mi vogliono mandare via. Non sappiamo cosa fare”.

“Il Fatto Quotidiano” ammannisce un commovente sottofondo di archi: “Le lacrime del calciatore”. I compagni: “Perdiamo un compagno senza motivo”. Le lacrime son sicure, i fatti meno. I compagni, secondo “Il Fatto”, lo soprannominano “Bogda” perché, pur avendo i capelli corvini, si presentò con un bel ciuffo biondo. Altri giornali parlano, invece, di “Pogda”. Non sarà, invece, che il soprannome è “Pogba”? A somiglianza del francese ex Juve che si tingeva, appunto, come un punk da salotto? “Il Fatto Quotidiano”, però, quando ha da lucidare la vetrinetta PolCor perde la rigidità del fact checking per inoltrarsi nel mito. Come possa un indigente presentarsi col capello schiarito non è cosa che inneschi (stavolta) la logica del crudo fatto. E poi: dove gioca questo novello Bogda-Pogda-Pogba? Non in prima squadra. E allora: non sarà che gioca con gli Under 19 della Castelnuovese? Infatti così pare. E ci rientra per il rotto della cuffia dato che dichiara, oggi, venti anni. Va a scuola, si presenta tinto di biondo anche se non ha uno straccio di permesso di soggiorno e vive alla giornata, spensierato e accudito, mentre gli Italici devono rendere conto pure di quando accendono il camino (alcuni Comuni lungimiranti l’hanno proibito: la legna bruciata inquina). Ma a cosa serve il gelo dei fatti, pur se quotidiani, quando il sentimento scioglie le nevi del legalismo più feroce? Chi sia questo Cissé, sono sicuro, nessuno lo sa. Potrebbe pure avere trent’anni, per come la vedo io, e però, lo ripetiamo: per “Il Fatto”, quando a Castelnuovo di Porto la realtà diviene leggenda, vince la leggenda.Per i completisti della lacrima ecco “Il Messaggero”: “… la mia preoccupazione principale è dove mi mandano. Non lo so. Il permesso di soggiorno ancora non ce l’ho. Sto aspettando che mi dicano qualcosa”. Il giornalista schitarra: “Tutti lo chiamano Anzù, lui qui è una piccola celebrità. La sua storia è uguale a quella di tanti migranti, ma lui conosce il significato della parola integrazione”. Poi altri estratti dal Cisse pensiero: “Se mi mandano via tutto questo diventa zero. Fortuna, sogni da realizzare, possibilità, bisogna ripartire da capo e si complicano di nuovo le cose”, racconta disperato il giovane.

“Il Corriere della Sera” non ha dubbi: Cisse è un bomber, otto gol nonostante un infortunio al polpaccio. Macché otto: dodici, secondo il direttore sportivo! Un idolo delle folle!
La Castelnuovese, però, nonostante questo spaccareti, stenta.
Se la prima squadra della cittadina non se la passa granché bene, i verdenero della USD Castelnuovese, prima categoria juniores U19 girone B, nelle statistiche veloci di tuttocampo.it, non sono da più, risultando penultimi:

Posizione attuale: 13° (9 punti)
Giocate: 13
Gol Segnati: 19
Gol subiti: 41
Media inglese: -14
Vittorie: 2
Pareggi: 3
Sconfitte: 8
Capocannonieri: E. Ambrosoni (1) De Battistis (1)
Ovviamente il Nostro non figura poiché le statistiche son lasche nell’aggiornarsi. Il sito facebook della squadra, infatti, ci informa che Cissé ha segnato una doppietta nella vittoria (una delle due) contro la Polisportiva De Rossi, per cui … per cui le statistiche e la realtà sono loscamente gialloverdi, senza alcun dubbio.

Tale l’incedere trionfale della simpatica compagine:

Castelnuovese – Accademia Tuscolano 1-2
Guidonia – Castelnuovese 2-3
Lupa Frascati – Castelnuovese 4-1
Castelnuovese – Grifone Gialloverde 1-4
Libertas Centocelle – Castelnuovese 6-3
Castelnuovese – Fiano Romano 1-2
Football Riano – Castelnuovese 1-0
Tor Sapienza – Castelnuovese 7-1
Castelnuovese – Licenza 2-2
Alba S. Elia – Castelnuovese 2-2
Castelnuovese – Polisportiva De Rossi 3-2
Atletico Torrenova 1986 – Castelnuovese 1-1
Eretum Monterotondo – Castelnuovese 6-0

Ansou Cisse, che ha frequentato l’Università di Dakar e qui frequenta la scuola, derubricandosi, uno che senza permesso di soggiorno se la gioca in attesa di un permesso di soggiorno, potendo accedere a tutti i servizi sociali, lo ritroviamo il 26 dicembre 2018, lui, forse, islamico, a ossequiare preti, vescovi e il Pontefice al Vaticano, noto centro turistico dell’ex Italia. Cisse pare vantare, ma forse lui non lo sa, una indubbia familiarità con Angelo Chiorazzo. 
I Chiorazzo avrebbero registrato utili milionari negli ultimi anni grazie al business dell’accoglienza, tanto da essere finiti persino nelle intercettazioni dell’inchiesta Mafia Capitale, quando Salvatore Buzzi e Massimo Carminati affermavano con ammirazione che ‘loro sono grossi’” afferma un articolo ispiratosi a un’inchiesta de “La Verità”. 
Ma il buon Chiorazzo, amico di Gianni Letta, Berlusconi, Veltroni, Papa Francesco, dominus di cooperative e centri d’accoglienza in tutta Italia, le braccia spalancate da Potenza a Roma sino a Rocca di Papa, dove vennero accolti a pasticcini i figuri della Diciotti, non si preoccupa mica. Egli sa, come me, che tutto s’aggiusta.

https://www.facebook.com/ansou.cisse.773

Dite quello che vi pare: a me Angelo Chiorazzo, il cattolico che accoglie con furia benevola, e la faccia di gomma da vecchio democristiano di provincia, mi è simpatico. Lo si ammetta: lui sa far quadrare ogni conto. Occorre del talento per arrivare a tali vette politiche e curiali, scansare le moleste indagini giudiziarie e prosperare nonostante la malevolenza dei razzisti. Il talento va ammirato.

La dipartita (sportiva) di Cisse provocherà, quindi, pochi squilibri: al massimo (è il peggio che possa capitare) la Castelnuovese scivolerà dal penultimo all’ultimo posto: e cosa c’è di male? Nulla; anzi, per come la vedo io, essere ultimi è assai preferibile all’essere penultimi. V’è nell’essere penultimi una sorta di indecisione nei riguardi del destino. Essere penultimi costituirebbe, quindi, un errore grave di valutazione. Ultimi bisogna essere, definitivi.

Nelle more di tale paccottiglia quotidiana vi è anche spazio per numeri di brillante vaudeville. La deputata del disciolto (nell’acido dell’inconcludenza) partito LEU (Liberi E Uguali), Rossella Muroni (Legambiente, CGIL), ha opposto il proprio corpo alla deportazione. Il bus che deportava gli ospiti del CARA, infatti, ha trovato la resistenza della signora, lì accorsa come partigiana dell’ultima ridotta della sinistra, il migrantismo; la storia si ripete come farsa? Quando c’è di mezzo la sinistra al cioccolato quasi sempre. A cosa voleva rifarsi la Muroni? A Gandhi sui binari? Oppure all’uomo che fermò i carri armati a Tienanmen? A nessuno dei due, che te lo dico a fare. La presenza, a Castelnuovo, del Bleso Biondo, l’ex FGCI Gianni Cuperlo, uno che era in politica quando si era telespettatori di Goldrake, significa potentemente ogni accadimento non è da prender davvero sul serio. Cosa avrà pensato Cuperlo, strappato ai tepori degli uffici per inoltrarsi nelle steppe alcionie della più trascurabile provincia? E chi lo sa. Si può fantasticare, però. A come lo ricordo io, avrà vagato fra lo scocciato (il pensiero vero e occulto) e l’indignato (il pensiero palesato ai cinegiornali). Forse ha fatto, mercé l’inconscio brighella del sinistrato più cinico, un pensierino all’autista del torpedone? Cuperlo: “Metti che questo ha un leggevo colpo di sonno … magavi gli scivola, inavvevtita, la pianta del piedone pvoletavio sull’accelevatove … è l’uovo di Colombo … noi abbiam la martive, il govevno va in gvavi ambasce e io me ne tovno a vilasciave vibvanti dichiavazioni contro il pevfido govevno vazzista …”: in politica la distanza dalle emozioni è tutto, ma son solo mie illazioni letterarie.

Il Ribelle Sconosciuto di Tienanmen. Se la Cina avesse ceduto allora oggi sarebbe una delle tante province dell’Impero del Male. Invece lo sarà quando vorrà lei, cedendo le armi al momento giusto davanti alla Monarchia Universalis. L’Italia dei Prodi, da destra a sinistra, da Fini a Veltroni a Berlusconi, si è calata le brache anzitempo e ora residua politicamente col rilievo d’una spiaggia libera.

Pochi giorni fa mi sono recato, per compiacere una signora, a un incontro proprio sul migrazionismo. L’evento, come previsto, si svolgeva in un’aria rilassata da salamelecco, assecondando lento il fiume della banalità del bene, tanto che, da fachiro aduso a tali ritrovi, avevo assunto le fattezze esterne dell’attenzione mentre, nell’intimo più segreto, russavo nel menefreghismo più completo. E però la lama del dubbio, inopinata, ecco si insinua fra l’ordinario torpore delle certezze assolute. Un ragazzotto, forse un dottorando, sciorina alcuni dati di una sua personale indagine. All’inizio nessuno lo prende sul serio, il tizio borbuglia cifre e statistiche. Poi alcune parole muovono l’uditorio all’attenzione: “… è risultato che, nella maggior parte dei casi esaminati, i migranti sono mossi da voglia d’avventura personale o da rivalsa nei confronti dei genitori e, alcune volte, persino dal desiderio di affrancarsi da una vita di lavoro dura e ordinaria …”. Il primo bercio dissenziente viene dall’ultima fila: il tizio stigmatizza la povertà della ricerca, l’esiguità del numero campione. Non può essere che dei disperati che se ne vengono sui barconi arrivino per puro gusto di sfida! Immorale il sol pensarlo! Il dottorando non fa in tempo a replicare allo spetezzo che un coccodé prorompe dalla seconda fila: “Questo non dimostra niente! Se fosse vero questo avrebbe ragione Salvini e noi qui che stiamo a fare?”. Il poveraccio para i colpi, rintuzza, allarga le braccia come a simulare la imparzialità della ricerca scientifica, quindi abbozza e si prepara all’abbandono del ring reclamando dapprima la sincerità del procedere e poi ammettendo, pur di liberarsi di quella grana, che forse si è forzata troppo l’interpretazione vista la scarsa “rappresentatività” del campione. E così facendo tira un sospiro di sollievo e si libera della discussione, che discussione – ma lui non lo sapeva – non potrà mai essere, poiché la sinistra non organizza discussioni, ma celebra dibattiti fra chi la pensa necessariamente allo stesso modo, pena l’espulsione: messe laiche in cui ingurgitare il pane e il vino consustanziali alla propria irrefutabile bontà.

La vittima sacrificale di questa farsa risiede proprio nella verità dell’altruismo. Il discorso pubblico è talmente inquinato dall’ideologia falsa e dal tornaconto da sovvertire le naturali predisposizioni dell’animo italiano.
Chi pretende la ragione non è mai buono, afferma il saggio.
Chi la impone in nome del potere è assolutamente malvagio, aggiungo io.
E mi permetto di chiosare (stavo per scrivere: chiorazzare): solo chi occulta autentici atti di bontà sotto le spoglie ingannevoli della malvagità è davvero buono.Se avete tempo (ne avrete sicuramente, sfaccendati come siete) recatevi presso una biblioteca (o in una libreria se possedete una carta da dieci euri) e fate vostre le Storie sgradevoli di Léon Bloy. Fra i raccontini (in cui spicca I prigionieri di Lôngjumeau) ve n’è uno, La religione del signor Pleur (La religion de M. Pleur), che fa al caso nostro:

La sola vista di quel vecchio ingrassava gli esseri immondi e il lezzo delsuo intimo emanava talmente dalla sua persona che era quasi impossibile immaginare un contatto più spaventoso. Quando andava in giro per le vie pareva che i rigagnoli più luridi si ritirassero verso la sorgente del loro scolo per tema di riflettere la sua immagine. Si diceva che il suo patrimonio fosse enorme … La leggenda vuole che dormisse in un oscuro antro, nel sottoscala dell’ingresso di servizio; fra il tubo di scarico dei gabinetti e lo sgabuzzino del portinaio, reso ebete da quella vicinanza …
… si credette d’intuire o d’aver raggiunto la certezza che il signor Pleur non era stato quello che sembrava.
L’ultima volta che vidi questo Platone della lesineria: ‘Lo sa’ mi disse, ‘che il Denaro è Dio, e che per questo gli uomini lo ricercano con tanto ardore? No, vero? lei è troppo giovane per averci pensato.
Senza dubbio mi prenderebbe per una specie di pazzo sacrilego, se le dicessi che Egli è infinitamente buono, perfettissimo, Signore sovrano di tutte le cose, e che nulla si fa in questo mondo senza il Suo ordine e il Suo consenso, e che pertanto siamo stati creati solamente per conoscerlo, adorarlo, servirlo e guadagnare così la Vita Eterna.
Lei mi disconoscerebbe se le parlassi del mistero della Sua Incarnazione.
Pazienza! Sappia comunque che non passa giorno che io non preghi per la venuta del Suo Regno e per la santificazione del Suo Nome.
Inoltre chiedo al Denaro, mio Redentore, che mi liberi dal male e dal peccato, dalle tentazioni di Satana, dallo spirito di fornicazione, e Lo invoco in nome dei Suoi struggimenti, come per le Sue Gioie e per la Sua Gloria.
Un giorno, figliolo, capirà fino a che segno questo Dio si sia avvilito per noi.
Si ricordi del mio maniaco! e consideri a quali usi la malizia dell’uomo Lo condanna!
… Da parte mia, sono trent’anni che non oso maneggiarlo!… Proprio così, giovanotto, da trent’anni non oso toccare un mezzo franco con queste manacce! Quando gli inquilini vengono a pagare, ricevo le monete in uno scrigno prezioso fatto col legno d’un olivo che crebbe presso il Sepolcro di Cristo, ma non lo tengo con me neppure per un giorno.
Se ci tiene a saperlo, sono un penitente del Denaro.
Provo delle consolazioni ineffabili a sopportare per Lui il disprezzo degli uomini, a spaventare con questo mio aspetto anche le bestie, ad essere messo in croce ogni giorno della mia vita dalla miseria più nera …’
‘In giro si va dicendo da un pezzo’ esclamò al mio indirizzo, ‘che sono un avaraccio. Ebbene, un giorno lei dirà che avevo trovato il nascondiglio sicurissimo, quello di cui nessun avaro prima di me s’era mai accorto: Nascondo il mio Denaro in Seno ai Poveri! … Figliolo, lei lo renderà noto, il giorno in cui il Disprezzo ed il Dolore l’avranno resa abbastanza adulto per ambire al supremo onore d’essere un incompreso’.
Il signor Pleur manteneva circa duecento famiglie, fra le quali sarebbe stato inutile cercare chi non lo considerasse una canaglia. E questo per merito della sua accortezza!”.

Alceste