Ciò che scrivo in questo articolo è una personale e profonda riflessione mistica che desidero condividere, come esperienza vissuta, con i cari lettori che con la loro cordialità e gentilezza, sostengono la mia volontà nel perseguire sempre verso una maggiore conoscenza della Verità.
Nelle nostre attività quotidiane, nelle azioni che intraprendiamo, nelle situazioni che viviamo, sovente ci si presenta il dubbio su come agire e come risolvere un determinato problema.
Non ci si fa caso, ma molto spesso il dubbio è suscitato da Dio che desidera da parte nostra un’attesa paziente alla soluzione che Lui donerà al nostro cuore.
Questo tempo di attesa è un tempo di meditazione, di riflessione e molto spesso di sorpresa, perché la soluzione sarà in linea con la nostra natura mantenendoci in perfetto equilibrio.
Il tempo di attesa è un tempo nel quale è necessario, con umiltà, predisporsi all’ascolto della risposta che sarà scritta nella nostra coscienza1.
L’appoggio a Dio è confidenza, è fiducia, è volontà di disporre le cose secondo l’ordine che regna ovunque. L’amore è ordinatore, attende ma non contende, ma nell’attesa l’uomo, nella piena libertà, può predisporsi ad agire con Sapienza ed attendere il Buon Consiglio o può agire senza controllo con le conseguenze di ritrovarsi in pasticci più grandi e gravi di prima.
La Parola di Dio contiene la risposta per ognuno di noi, non massifica, non ama gli individui, ma ama le persone. Ogni persona è un mondo legato al mondo superiore ad una metafisica ordinatrice, ad un mondo spirituale che si riflette nella nostra vita. La Luce apre i percorsi, chiarisce i dubbi, accresce la conoscenza, ci dona la Santa Sapienza che tutto crea e tutto dispone. La Sapienza ci difende perché ci dona la capacità anche di confondere i nemici nostri e di Dio.
Chi ha cattive intenzioni con un uomo dotato di Sapienza e pertanto amico di Dio, non va certamente nel Paradiso ma in un luogo che non nomino.
Il Regno di Dio è una porta stretta che sta a significare che dobbiamo sforzarci a pervenire ad una piena aristocraticità dell’animo.
La Rivelazione non un fatto statico ma è profondamente dinamico, si muove continuamente e negli uomini che la cercano, attraverso il buon consiglio, si fa conoscere e riconoscere.
Anche il male, l’errore sono una conoscenza, perché dopo la nostra sofferenza ci poniamo delle domande sul perché, sulle motivazioni di tanto accanimento verso la nostra buona predisposizione. Tutto questo è CONOSCENZA perché al di là del bene e del male, noi dobbiamo conquistare una vita nostra, una vita rinnovata dove permetteremo a Dio di regnare nella nostra coscienza martoriata dall’afflizione e permettergli di curarci.
In tale modo però ritroveremo un’umiltà, una volontà di sapere, conoscere, approfondire e lentamente la gnosi produrrà un significativo cambiamento nella nostra persona. Un mutamento che ci spingerà a guardare verso il Cielo perché in esso sono racchiuse tutte le risposte.
<<Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite e intrattenetevi da soli con il cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete>> Pavel Florenskiij – Non dimenticatemi
La conoscenza del male porta molto spesso al dubbio, manifesta una sottile ansia che si presenta e permane per un tempo, un senso di fastidio e nondimeno questa attività dell’anima ci consente, a volte in modo inconoscibile a rivolgerci verso la nostra coscienza, perché ci sentiamo come osservati, come se ciò che facciamo sia sottoposto ad un vaglio, ad una verifica; ed infatti è così.
La persona sembra allontanarsi da quell’ingenuo realismo, per trovarsi di fronte all’incognita ed alla volontà di risoluzione delle aporie e dei dissidi che la circondano. Ed ecco nuovamente che si si ripresenta il dubbio, affinché lentamente, molto lentamente, capiamo che dobbiamo agire senza fretta ed affidarci con un atto sia volontario che naturale al Buon Consiglio che perverrà nei tempi e nei modi come Luce nella nostra coscienza.
Giobbe 27,9
Mi terrò saldo nella mia giustizia senza cedere,
la mia coscienza non mi rimprovera nessuno dei miei
giorni.
Sapienza 17,10
La malvagità condannata dalla propria testimonianza
è qualcosa di vile e oppressa dalla coscienza presume sempre il peggio.
Siracide 37,14
La coscienza di un uomo talvolta suole avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare.
Atti 23,1
Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo disse: «Fratelli, io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in perfetta rettitudine di coscienza».
Atti 24,16
Per questo mi sforzo di conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini.
Romani 2,15
essi dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori come risulta dalla testimonianza della loro coscienza e dai loro stessi ragionamenti, che ora li accusano ora li difendono.
Romani 9,1
Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo
1Corinzi 8,7
Ma non tutti hanno questa scienza; alcuni, per la consuetudine avuta fino al presente con gli idoli, mangiano le carni come se fossero davvero immolate agli idoli, e così la loro coscienza, debole com’è, resta contaminata.
Corinzi 8,12
Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo.
2Corinzi 1,12
Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio
2Corinzi 4,2
al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio.
1Timoteo 1,5
Il fine di questo richiamo è però la carità, che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera.
“Affinché l’atteggiamento attuale della Chiesa sia efficace e penetri veramente come un cuneo nell’esistenza sociale, essa dovrebbe dire apertamente che è cambiata o che vuole cambiare. Altrimenti, chi potrebbe prenderla sul serio ricordandosi dell’Inquisizione? Mi scusi se parlo dell’Inquisizione. La mia amicizia per lei, e attraverso di lei per tutto il suo ordine, rende per me molto doloroso doverla evocare. Ma l’Inquisizione è esistita. Dopo la caduta dell’Impero romano, che era totalitario, è stata la Chiesa a instaurare per prima nell’Europa del XIII secolo, dopo la guerra contro gli Albigesi, un abbozzo di totalitarismo. Quell’albero ha dato molti frutti. E il movente di quel totalitarismo era l’uso di quelle due piccole parole: anathema sit. Del resto con un’abile trasposizione di questo uso sono stati forgiati tutti i partiti che nella nostra epoca hanno fondato regimi totalitari2.”