Dal vocabolario Treccani
democrazìa s. f. [dal gr. δημοκρατία, comp. di δῆμος «popolo» e -κρατία «-crazia»]. – 1. a.Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi; in partic., forma di governo che si basa sulla sovranità popolare esercitata per mezzo di rappresentanze elettive, e che garantisce a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico.
In pratica il potere risiede nel popolo che lo esprime tramite libere votazioni con le quali eleggere i propri rappresentanti scelti tra la più ampia offerta di posizioni e ideologie politiche. I rappresentanti che ottengono la maggioranza da parte dei votanti, governa per un periodo prestabilito, fino a nuove elezioni.
Si forma una maggioranza, che a sua volta esprime un governo, e una opposizione, che ha il compito di controllare, criticare e bilanciare il potere della maggioranza, fare controproposte e impegnarsi per provare ad ottenere, alle successive elezioni, la maggioranza.
Non esiste una democrazia dove non c’è opposizione. Anche nei sistemi dittatoriali come nell’ex mondo sovietico esistevano le elezioni: solo che tutti i candidati appartenevano ad un solo partito, il quale rivestiva contemporaneamente la funzione di governo e di opposizione. Una farsa!
Non esiste democrazia dove non c’è una maggioranza che governa davvero: in questo caso si potrebbe parlare di anarchia.
Diceva Winston Churchill:
quindi, pur con tutti i difetti che si possono riconoscere, la democrazia è la miglior forma di governo fino ad ora sperimentata.
Ma probabilmente non è così per tutti: da diversi anni a questa parte, pare proprio che la volontà popolare espressa tramite voto sia qualcosa che non merita alcun rispetto.
“Io che la penso così ho ragione a prescindere, e chi la pensa diversamente da me non merita rispetto”. Questo è il concetto che si evince da chi fa di tutto affinchè la volontà popolare non venga rispettata. “Chi vota in una determinata maniera è un idiota e un fascista” altra perla degli stessi di cui sopra. Che poi questo prendersela con gli elettori è anche parecchio stupido: una forza politica, per governare deve ottenere la maggioranza dei voti. Ma i voti si spostano, gli elettori, una larga percentuale per lo meno, cambiano il proprio voto tra un’elezione e l’altra. Questo significa che chi oggi è considerato un idiota perchè ha votato Tizio, domani potrebbe votare Caio, ma se quando votava Tizio era un idiota lo sarà anche quando voterà Caio, perchè l’idiozia è una condizione dalla quale non si guarisce: idiota una volta, idiota sempre!
Voi come definireste uno che non accetta i verdetti democratici, considera illegittimo pensare e votare in maniera diversa da sè, crede di essere sempre e comunque dalla parte giusta, disprezza l’altro e crede di appartenere ad una “razza superiore”? In un passato non troppo remoto, tipi così li abbiamo già visti all’opera, e sappiamo come è finita.