di NILO VLAS

Nel corso della pseudopandemia di Covid 19 sono stati tracciati numerosi paragoni tra la dittatura tecno-sanitaria e le celebri distopie della letteratura novecentesca. Ricorrente è stato il tanto abusato (ma questa volta calzante) confronto con 1984 di George Orwell. A richiamarlo alla memoria è stato l’asfissiante controllo sociale sulla popolazione, operato attraverso la tecnologia, e la propaganda dell’odio, che ha tenuto le persone in un continuo stato di psicosi e sospetto nei confronti del prossimo, visto non più come un proprio simile, ma come un potenziale psicocriminale (untore). Ma la somiglianza forse più notevole con 1984 si trova nella dilagante diffusione del bipensiero, ossia il collasso delle basilari facoltà logiche dell’essere umano, particolarmente visibile dalla scomparsa dell’aristotelico principio di non contraddizione. Frequenti parallelismi sono stati individuati anche con Il mondo nuovo di Aldous Huxley: qui le somiglianze hanno toccato i rapporti umani, ridotti a un mero accoppiamento animalesco, ma privato persino del potere della procreazione, in una sorta di perenne distanziamento sociale delle emozioni (ma non dei corpi). Quella descritta da Huxley è una dittatura del piacere, fondata su passatempi vuoti dove lo strumento di controllo sociale non è la tecnologia ma l’intrattenimento.

A fianco di questi bestseller esistono opere pressoché sconosciute, che tuttavia descrivono con precisione ancora maggiore la deriva distopica che ha preso la nostra società. Una di queste è Il padrone del mondo di R.H. Benson.

Robert Hugh Benson ha fatto parte di un peculiare movimento letterario cattolico, sviluppatosi in Inghilterra a partire dalla metà dell’Ottocento. Esso nasceva da una schiera di intellettuali anglicani convertiti al cattolicesimo; un fenomeno, questo delle conversioni, che in Inghilterra non sembra attenuarsi nemmeno ai giorni nostri. Lo stesso Benson, convertitosi nel 1903, era figlio dell’arcivescovo di Canterbury, la più alta carica ecclesiastica della chiesa anglicana.

Il padrone del mondo vede la luce nel 1907. È anche l’anno dell’enciclica Pascendi dominicis gregis, con cui papa Pio X denunciava la dottrina modernista. Il modernismo era una corrente riformistica nata in seno alla Chiesa Cattolica alla fine dell’Ottocento: era guidata da una schiera di teologi convinti che la Chiesa, abbarbicata su posizioni di inamovibile tradizionalismo, stesse perdendo il “senso dell’epoca”, con il rischio di diventare un’istituzione anacronistica ed incapace di affrontare i problemi della società moderna. Nel Programma dei modernisti, scritto da Ernesto Buonaiuti e Umberto Fracassini in risposta all’enciclica Pascendi, i modernisti si dichiaravano cattolici “viventi in armonia con lo spirito del loro tempo” e affermavano la volontà di adeguare la religione cattolica a “tutte le conquiste dell’epoca moderna nel dominio della cultura e del progresso sociale”. Costoro non ponevano sé stessi al di fuori della comunità ecclesiale, ma ne promuovevano il cambiamento dall’interno. Il loro approccio relativista e soggettivista nell’affrontare la fede, l’apertura alle conquiste della scienza e della ricerca, comportavano la messa in discussione dei dogmi; veniva inoltre sostenuta la legittimità, e dunque necessità, di studiare le Sacre Scritture non più soltanto come infallibile parola di Dio, ma come un prodotto umano indagabile sul piano storico e filologico.

Tutto ciò era inaccettabile per Pio X, che trascorse l’intero suo pontificato a perseguitare il modernismo e i suoi sostenitori. I modernisti uscirono sconfitti da questa guerra, ma la Chiesa cattolica fu ugualmente costretta a cercare una via di rinnovamento, che si sviluppò nei decenni successivi e si concluse con il Concilio Vaticano II.

Mentre la lotta al modernismo era un problema interno alla Chiesa, all’esterno essa si impegnava a contrastare la diffusione di liberalismo e comunismo tra le masse europee. Due ideologie considerate agli antipodi, all’epoca erano viste dai cattolici come figlie dello stesso cataclisma socio-culturale scatenato dalla Rivoluzione francese: l’Illuminismo.

Questo è il contesto storico in cui scrive Benson: inevitabilmente la sua prosa riflette tutte le ansie e le paure che affliggevano il cattolico “ortodosso” di fronte alla modernità. Non a caso dunque Il padrone del mondo descrive un futuro distopico in cui… ha trionfato il comunismo!

Padre Percy Franklin, un prete cattolico dalla fede salda ma l’animo tormentato, si aggira in una Londra completamente trasfigurata dalla rivoluzione socialista. Attorno a lui si moltiplicano le apostasie, persino tra i confratelli sacerdoti, e i cristiani sono una comunità sempre più ridotta ed emarginata. La società inglese appare ormai come l’opposto dell’ideale cristiano. Essa cerca di eliminare ogni traccia della religione, considerata un’oscura e primitiva superstizione, portatrice di intolleranza, discriminazione e guerra. Di pari passo si diffonde anche la massoneria. La tecnologia ha fatto passi da gigante e così le istituzioni sociali: il matrimonio, per esempio, è un contratto a scadenza, rinnovabile al pari di un abbonamento. È una società lanciata a folle velocità sull’autostrada del progresso, fiduciosa nella scienza e saldamente convinta della propria superiorità morale rispetto al “mondo di prima”. E se, incomprensibilmente, tutto questo idillio dovesse risultare insopportabile per qualcuno, esiste una via di uscita semplice, dignitosa e indolore: l’eutanasia. L’eutanasia è il più grande atto di compassione che gli “uomini nuovi”, dall’alto del loro primato morale-evolutivo, possono concedere a coloro che non si sono adattati ai cambiamenti della “nuova normalità”. Anzi, come afferma uno degli attori principali della narrazione, il fiero comunista Oliviero Brand, i ministri dell’eutanasia sono “i veri preti”.

Fuori dall’Inghilterra la situazione è altrettanto drammatica. La Chiesa si sta ritirando ovunque. Rimane una sola roccaforte che resiste all’odioso progresso: Roma. Il Papa ha infatti la completa sovranità sulla Città Eterna, ottenuta solo rinunciando a tutte le parrocchie d’Italia. Uno scambio, quello stipulato con le autorità secolari, che permette di conservare, tra le mura dell’Urbe, la società umana “come dovrebbe essere”. Così, mentre nel resto del mondo la gente comunica istantaneamente con whatsa… ahem… con il telegrafo, mentre i cieli vengono solcati da rapidissimi aeroplani, le strade di Roma sono ancora attraversate dalle carrozze e le chiese gremite di fedeli.

Una preoccupazione insidia però l’altrimenti incrollabile ottimismo positivista dei governi europei: la minaccia di un grande impero asiatico che, ancora sotto l’influsso di superstizioni religiose e di una mentalità tradizionalista, minaccia il progresso occidentale con il suo espansionismo.

Il pericolo viene disinnescato dalla comparsa di un personaggio misterioso, che assume ben presto tutti i tratti dell’Anticristo. Giuliano Felsemburgh, questo il suo nome, è un uomo dotato di uno straordinario carisma, al quale nessuno, a parte i cattolici, sembra essere immune. In pochissimo tempo tutte le nazioni del mondo ne riconoscono la suprema autorità: viene così sventato il pericolo di una guerra con l’Oriente e instaurato un autentico governo mondiale.

Ma proprio con l’avvento di Felsemburgh inizia a crescere tra le masse un nuovo sentimento religioso, animato sia dal suo culto della personalità che dall’insieme dei valori progressisti, elevati a dogmi: nasce così la nuova religione umanitarista. Ben presto essa si dota delle proprie chiese, dei propri feticci, dei propri sacerdoti, mentre folle di fanatici si riversano nelle strade in vere e proprie processioni religiose. Non passa molto tempo prima che inizino i massacri dei cristiani. Gli sforzi di padre Percy per fermare la spirale di violenza e salvare il futuro della Chiesa sono inutili, e infine non resta che una sola via: il martirio.

Dieci anni dopo la pubblicazione del Padrone del Mondo, l’incubo di Benson si avverava: con la Rivoluzione di Ottobre il comunismo trionfava in Russia, per poi diffondersi, nei decenni successivi, a mezzo globo terrestre. Tuttavia con il comunismo non giunse la fine dei tempi. Anzi, verso la fine del XX secolo la Russia sovietica aveva recuperato il testimone della “tradizionalità”, mentre l’occidente capeggiato dagli Stati Uniti d’America iniziava a sprofondare nelle “innovazioni” sociali quali i diritti LGBT, la fluidità della famiglia e la dilagante diffusione della pornografia e del sex working.

A dire il vero la distopia apocalittica di Benson ha poco a che fare con il comunismo teorico e le sue manifestazioni storiche; sono invece sbalorditive le sue somiglianze con l’odierna società occidentale. Solo confrontando Il padrone del mondo con la contemporaneità si coglie la sua straordinaria carica profetica.

Viviamo in una società che ha fatto di “libertà”, “tolleranza” e “inclusività” le proprie parole d’ordine, salvo essersi rivelata genuinamente discriminatoria e violenta. Una società che ha bollato come oscurantista ogni manifestazione di spiritualità religiosa, salvo idolatrare la scienza, elevata a dogma e dunque non più scienza ma religione essa stessa, con tanto di battesimo vaccinale. Una società che “aborrisce la guerra” ma proprio con la guerra diffonde i suoi valori in tutto il mondo.

Il reale pericolo di un governo mondiale massonico-capitalistico, il terrore verso un colosso orientale (la Cina) culturalmente alieno e per questo temuto, persino l’eutanasia come mezzo per liberarsi degli individui scomodi, indotti a suicidarsi: cento anni fa Robert Hugh Benson sembrava aver previsto tutto. L’unica cosa che non aveva previsto è che pure il Pontefice si sarebbe schierato con i nemici dell’umanità.

Ma la lezione forse più istruttiva che si può trarre da Il padrone del mondo è che il movimento di resistenza non può isolarsi dalla società. Nel romanzo di Benson i cattolici si rifugiano a Roma, attorno al proprio Papa, isolandosi dal resto del mondo e proteggendosi dai suoi cambiamenti. Sembra quasi che questa “società parallela” possa sopravvivere per conto suo, ma così non è: il resto del mondo non può tollerare nulla che sfugga alla totale omologazione. Non si sfugge al Male, lo si può solo combattere. Ed è così che l’unica via percorribile, secondo Benson, diventa il martirio, nella speranza che esso apra la strada al ritorno del Salvatore.

Robert Hugh Benson è un conservatore e in ciò consiste la sua personale tragedia: cosciente che il “progresso” non si può fermare, egli tuttavia non è in grado di proporre nulla fuorché il ritorno a un passato ormai del tutto chimerico.

È anche la tragedia del movimento di resistenza odierno, il quale, invece di immaginare un futuro possibile, cerca di fermare la ruota della Storia e farla girare al contrario. Peccano di conservatorismo tanto la sua anima di destra che quella di sinistra, legate a forme di lotta e ideali di società passati, ormai impossibili da replicare oggi.

In Italia tutto ciò si traduce nella vana speranza di una restaurazione primorepubblicana. Come Benson non era in grado di immaginare nulla all’infuori di una reazione cristiano-cattolica, così l’odierna “area del dissenso” non è in grado di immaginare nulla che non sia un ritorno all’Italia del dopoguerra.

È evidente un’acuta penuria di fantasia rivoluzionaria, risolvibile solo con un maggiore coinvolgimento delle nuove generazioni, fino ad ora marginali nel processo politico. Ahimé, la costruzione di una realtà giovanile in grado di raccogliere la sfida è un cammino lungo e difficile. Ma è solo dalla capacità di immaginare una società nuova e non un rimpasto in salsa moderna di esperienze passate, una società intera e non una comunità rintanata nei boschi, che dipende il suo successo contro l’avanzata dell’ordine transumanista. E questa mentalità rivoluzionaria deve riguardare davvero tutti, dai cristiani ai comunisti.

di NILO VLAS – Link originale https://fuoriperimetro.com/25/04/2023/il-padrone-del-mondo-di-r-h-benson/