Da diverse settimane, il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ha chiesto il ritiro delle bandierine nazionali dall’emiciclo. La sua richiesta ha profondamente irritato il gruppo Identità e Democrazia.

Tratto da freewestmedia.com Scelto e tradotto da Gustavo Kulpe
I vessilli nazionali nel Parlamento europeo sono ormai un ricordo del passato. In qualche maniera, è quello che è stato deciso dal suo presidente, David Sassoli, non dai deputati. La sua decisione ha causato un putiferio nelle ultime settimane tra i banchi di Identità e Democrazia (ID).
In un’intervista rilasciata al Valeurs Actuelles il 17 gennaio, l’eurodeputato francese Jérôme Rivière aveva addirittura accusato la UE di abusi “autoritari” e “totalitari”.
Un altro deputato, Thierry Mariani, contattato dalla stessa rivista francese venerdì 7 febbraio, si è unito alle lamentele contro la nuova misura. “È simbolica, ma eloquente. I nostri gruppi [Lega Italiana, AfD, RN, Vlaams Belang, True Finns, ecc.] in larga misura usano mostrare le loro bandiere sui banchi. Non è mai stato un problema fino ad ora, dopo che una parte dell’ufficio di presidenza ha chiesto di vietarle”, ha detto.
ID è il quarto gruppo parlamentare in ordine di grandezza del Parlamento europeo e ci tiene a portare avanti la sua identità nazionalista. “In una notte, ci hanno portato via tutto. Vogliono che venga tutto seppellito, in linea con l’ideologia del Parlamento che esistono solo ‘europei’ “, ha biasimato l’ex ministro.
Secondo il presidente dell’istituzione David Sassoli, le bandiere, definite da lui “striscioni o insegne”, non hanno posto nell’emiciclo.
“L’estrema sinistra ha portato in passato alcuni striscioni con su scritti degli slogan […] ma in questo caso è diverso”, ha spiegato Thierry Mariani, che ha insistito sulla specificità della parola “bandiera”.
“L’inglese rimane il punto di riferimento in Parlamento, mentre attualmente nessuno stato membro parla questa lingua. Abbiamo un regolamento basato sul testo in inglese “, ha affermato l’eurodeputato. “La bandiera è un simbolo specifico”, ha aggiunto.
Gli eurodeputati talvolta sventolano le loro bandiere nella camera plenaria per attirare l’attenzione, ma lo “spiegamento di striscioni”, che stranamente include le bandiere nazionali, è ora vietato.
Il presidente sarà ora in grado di vietare a qualsiasi deputato che sventolasse la bandiera di “rappresentare il Parlamento in una delegazione interparlamentare … per un massimo di un anno”.
Thierry Mariani, che ha deplorato “la semplificazione” della parola “bandiera”, attende una chiara risposta dall’Accademia di Francia: “Una bandiera nazionale può essere assimilata a uno striscione?”
Entrambi i due eurodeputati, Mariani e Jérôme Rivière, hanno inviato una lettera a Hélène Carrère d’Encausse, segretaria a vita dell’Accademia di Francia, affinchè venga stabilito con chiarezza il significato linguistico della parola “bandiera”.
“Signora segretaria a vita, si può realmente considerare una bandiera alla stessa stregua di uno striscione? In basso latino abbiamo “bandum” [da cui l’inglese banner = striscione, n.d.t.], che significa bandiera, ma a quanto pare nel tempo si è verificata una distinzione nel termine se usato riguardo una processione religiosa [banner] o come simbolo nazionale [flag] “, hanno chiesto. Una lettera è stata inviata anche a Jean-Robert Pitte, segretario a vita dell’Accademia di scienze morali e politiche.
“Privare i rappresentanti nazionali di questo simbolo va esattamente nella direzione di quella politica che il parlamento europeo vuole seguire”, ha detto Mariani.
“Questo è un ulteriore passo, tutto è fatto per rimuovere il concetto di nazione nell’emiciclo. Tutto è fatto in funzione dell’Unione europea […] Non dobbiamo più essere francesi, ma europei ”, ha affermato. Tra parentesi Mariani ha notato che le bandiere dei 27 stati membri sono sempre presenti dietro il Presidente del Parlamento. Quest’ultimo ora vuole proibire a chiunque non rimuova le bandierine dalla propria scrivania di parlare.
Jérôme Rivière, membro del Parlamento europeo e presidente della delegazione francese del gruppo Identità e Democrazia, ha spiegato perché si è rifiutato di sottomettersi all’ ordine del presidente del Parlamento, David Sassoli, di rimuovere le bandiere delle diverse nazioni europee collocate nell’emiciclo sui banchi dei funzionari eletti.
Erano anni che i deputati europei potevano sedersi in Parlamento mettendo una piccola bandiera del loro paese sui loro banchi.
Dopo le “ripetute richieste” del presidente di rimuovere queste bandiere, i membri giunti a questa sessione del Parlamento europeo a Strasburgo, sono rimasti sorpresi nello scoprire che le bandiere erano state rimosse dai loro banchi su richiesta di Sassoli, con una decisione “autoritaria” e “totalitaria”.
La grande revisione delle “regole di procedura” di 297 pagine del Parlamento europeo è passata sotto i radar dei media, dato che sono pochi i giornalisti che riferiscono del Parlamento a interessarsi dei regolamenti che i deputati europei sono chiamati a rispettare.
Ci sono stati anche altri cambiamenti, che riguardano per esempio le dichiarazioni scritte degli eurodeputati per sottolineare le questioni importanti che concernono i loro elettori.
Tali dichiarazioni non hanno valore legale poiché rappresentano solo le opinioni dei loro autori e firmatari. L’eurodeputata svedese Christofer Fjellner, che ha fatto una campagna per la loro eliminazione, ha dichiarato a Politico che queste dichiarazioni rubano troppo tempo sottraendolo a importanti lavori legislativi. Dal prossimo mese, quindi, non ci saranno più.
I deputati hanno posto alla Commissione oltre ottomila interrogazioni dall’inizio dell’anno su questioni quali l’immigrazione, il controllo delle frontiere e le controverse osservazioni del commissario europeo per l’agenda digitale Günther Oettinger sui diplomatici cinesi.
Ma le domande scritte sono considerate dall’esecutivo come una perdita di tempo e denaro, soprattutto dai funzionari della Commissione incaricati di rispondere, secondo Politico.
A partire dal prossimo mese, ai deputati sarà consentito di presentare un massimo di 20 interrogazioni “per un periodo di tre mesi”. È stato inoltre creato un nuovo tipo di interrogazione parlamentare, che può innescare un dibattito in Aula, ma deve avere il sostegno di una commissione, un gruppo politico o circa 40 deputati prima di essere presentata, il che aumenterà gli sforzi delle lobby – già un grattacapo per la UE.