I mercati tremano, ci siamo resi conto che siamo molto dipendenti dalla Cina, questa ha chiuso parte delle sue unità produttive per auto, aerei, pezzi di ricambio, elettronica e anche medicine.
Abbiamo scoperto che l’Europa dipende dalla Cina per l’80% dei farmaci venduti.
Attualmente, la Cina e l’India sono la dispensa farmaceutica nel mondo a causa dei suoi bassi costi e dell’alta capacità produttiva. Circa l’80% dei principi attivi utilizzati in Europa e dei farmaci negli Stati Uniti sono prodotti in questi paesi. https://www.fedaiisf.it/generici-la-produzione-farmaceutica-mondiale-e-per-lo-piu-in-cina-e-india-ed-e-un-problema-per-le-autorita-sanitarie-occidentali/
La chiusura prolungata di aziende in Cina, a due mesi dalla scoperta del coronavirus, mette in serio pericolo la fornitura di materie prime necessarie a produrre farmaci e rischia di provocare una carenza di medicinali in Europa. L’allarme arriva dalla Francia, tramite l’Academie nationale de Pharmacie, che in un comunicato sostiene che “l’epidemia di Covid-19 in Cina potrebbe rappresentare una grave minaccia sulla salute pubblica in Francia e in Europa, dal momento che l’80% dei principi attivi farmaceutici utilizzati nel Vecchio Continente sono prodotti fuori dallo spazio economico europeo, la maggior parte in Asia”. https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/02/13/news/coronavirus_rischio_di_carenza_di_farmaci_in_europa-248525294/?refresh_ce
Incredibile vero? In nome del globalismo abbiamo affidato il nostro destino a Stati piuttosto vulnerabili.
Ma al momento NESSUN Ministro dell’Economia ha dichiarato che è necessario prevedere di avere produzioni nazionali locali, ri-allocare certe produzioni e che il tanto condannato sovranismo in fondo ha qualcosa di buono. Il globalismo – nella sua struttura ideologica – non può rispondere a questa crisi! Il globalismo predilige un mondo senza confini, nessuna diversità o discriminazione. Però a Corona Chan sbucata tutti si accorgono con estremo ritardo che era cosa santa e cosa giusta erigere delle protezioni, chiudere i confini e pagare il prezzo di essere accusato di discriminazione. Per salvarci dalla pandemia bisognava fare un passo indietro: fare tutto ciò che ci è stato insegnato di non fare.
Ma la riluttanza dei governi picoretti ha avuto la meglio. Possono insabbiare il virus davanti a ogni evidenza, ma stavolta la coscienza sporca l’avranno tutti i picoretti.
Chi lo ha già, chi lo ha alle porte, in pochi hanno detto che era lecito chiudere i confini, anzi hanno detto che questo non avrebbe avuto senso. Tutti pronti a dire che i confini fisici non hanno senso per un virus, ma magari si può tentare di rallentarlo e di prepararsi.
L’insistenza del pensiero e del linguaggio picoretto fanno capire che il potere è stato costruito sul globalismo, sull’assenza di confini e sulla sovranità europea, non vogliono soprattutto rinunciare ai loro precetti.
Ad esempio Israele ha chiuso i suoi confini riguardo agli italiani, ha capito che un confine può proteggere da un virus, ha dimostrato coerenza.
Tutti i governi hanno prima scommesso che questa epidemia sarebbe una lieve, ma non hanno previsto che si potesse scatenare l’incendio. Tutti si sono fatti cullare dalla comoda ideologia che il globalismo – nonostante tutto – deve continuare a essere difeso nei suoi precetti universalistici e in questa direzione continuare ad abolire confini, nazioni e popoli. Una debolezza emersa con una banale influenza come il coronavirus.
E’ il momento giusto per capire che dobbiamo reinvestire nelle nostre fonti industriali ora, partendo dai pezzi di ricambio arrivando ai medicinali, non puoi avere un unico cuore industriale mondiale (Cina), è troppo pericoloso perché un vecchio detto insegna da sempre che “Quando Mao starnutisce il Mondo si ammala!”
Probabilmente in UE alcune nazioni si sveglieranno e pianificheranno per rivedere la politica economica, ma ragazzi tranquilli: Italia non pervenuta.
