Konrad Lorenz, premio nobel per la medicina nel 1973 assieme a Karl von Frisch e NikolaasTinbergen per gli studi sulle varie forme di comportamento individuale e sociale, considerato il fondatore dell’etologia, la scienza che studia il comportamento degli animali; coniò nel 1936 il termine “Imprinting” per definire il tipo di apprendimento per esposizione che fissa nella memoria le caratteristiche fisiche di un individuo. L’imprinting è una particolare forma di apprendimento che associa la predisposizione genetica all’acquisizione mirata di informazioni agli stimoli esterni che il soggetto riceve. Esempio classico sono gli uccelli: i pulcini sono geneticamente predisposti ad individuare la madre e una volta individuatala ne memorizzano le caratteristiche fisiche riconoscendo lei e solo lei come madre.
Interessante caratteristica dell’imprinting è che il pulcino prima di memorizzare e riconoscere un particolare individuo come “madre”, non ha paura di nessun oggetto o individuo, dopo l’imprinting il pulcino ha paura di tutto tranne che della madre e attiva la “funzione di inseguimento”, cioè segue esclusivamente l’individuo che riconosce come la propria madre. Lorenz riuscì a farsi accettare come madre da un gruppo di anatroccoli e scoprì l’irrevocabilità dell’imprinting, caratteristica che rende questa forma di apprendimento del tutto particolare e a sé stante.
Ma l’imprinting non è solo caratteristica degli uccelli, in diverse misure è comune a tutti i vertebrati uomo compreso. La letteratura classica riferisce, anche nel caso dell’uomo, che l’imprinting è attivo nell’infanzia e sembra essere indispensabile per un corretto sviluppo del comportamento ed è un meccanismo limitato nel tempo; studi compiuti su scimmie neonate allevate in isolamento hanno evidenziato un deficienza nella capacità di relazione con le altre scimmie e tendenza all’isolamento; tuttavia pare che questa forma di apprendimento, nell’uomo, non sia limitata alla sola infanzia. Un gruppo di ricercatori ha seguito una “bufala” messa in rete per scherzo monitorandone la diffusione in termini di tempo e di estensione e, soprattutto e se e come fosse possibile fermarla; la bufala parla di un certo senatore Ciregna che ha costituito un fondo per aiutare parlamentari in difficoltà pagato con i soldi dei cittadini. La bufala in brevissimo tempo è diventata virale e ora è impossibile arrestarla. Proprio uno dei punti focali della ricerca era il verificare se e in che misura fosse possibile fermare una fake news divenuta virale, il risultato è stato sconfortante: fermare una fake news è impossibile.
I ricercatori anno rivelato che la notizia messa in rete era solo un esperimento, che il senatore Cirenga non esiste e nemmeno esiste un fondo pro parlamentari in difficoltà, ma tutto è stato inutile: la bufala gira ancora adesso e non accenna a diminuire. Questo è un grosso problema, un grossissimo problema. Per esempio si possono usare bufale a scopi commerciali come nel caso dei rossetti al piombo dove una bufala ad hoc ( https://www.google.it/search?q=rossetto+al+piombo&ie=UTF-8&sa=Search&channel=fe&client=browser-ubuntu&hl=en&gws_rd=cr,ssl&dcr=0&ei=WFnrWd3MCcj9UILfmzg) accusava rossetti di varie marche di contenere velenossimo piombo, così la/le marche non comparenti nell’elenco hanno aumentato le vendite. Le bufale della rete possono provocare, e provocano, danni enormi, sopratutto quelle istituzionalizzate. Sì perché non esistono solo bufale commerciali o a scopo di ricerca, bufale di pazzoidi che pensano che la terra sia piatta o che gli alieni scorrazzino tra di noi; esistono, e sono le più pericolose, le bufale di stato, bufale istituzionali create per veicolare l’opinione pubblica verso comportamenti predeterminati: le energie rinnovabili, la raccolta differenziata, il surriscaldamento globale, i migranti sono risorse, i sessi non sono solo due ma decine sono solo un esempio queste bufale istituzionali che, assieme a molte altre, incidono fortemente e pericolosamente sulla vita quotidiana di noi tutti.
Tutte le bufale sono facilmente smentibili, comprese quelle di stato, esse non sono supportate da alcun sostegno scientifico, o razionale, ciò nonostante, come ha mostrato la ricerca ( http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/01/08/news/come_ti_vendo_una_bufala_sul_web-103114905/ ), non è possibile arrestarle. E’ in questo contesto che entra in campo l’imprinting: la bufala è come la chioccia e l’opinione pubblica è come i pulcini. Quando l’opinione pubblica viene messa davanti ad una nuova bufala che abbia una minima parvenza di attendibilità ne viene pervasa, rapita, catturata. Bufale come quella del senatore Cirenga trovano terreno fertile nell’attuale clima di antipolitica, come le bufale sulle energie rinnovabili trovano terreno fertile nella prospettiva di risparmiare.
Siamo davanti ad un complotto? Non necessariamente. L ‘ odierna classe politica è caratterizzata da una ignoranza estremamente grave, figlia di una scuola pubblica che ha cessato di funzionare dagli anni settanta del secolo scorso e che forse non ha mai funzionato, una scuola in cui baronato e antimeritocrazia sono i pilastri che la sostengono; così che l’azzurra Elisabetta Gardini ignorava cosa fosse la Consob, il pentastellato Davide Trepiede che alla camera precisa di voler essere “breve e circonciso” viene corretto dall’azzurro Simone Baldelli con un emblematico “si dice coinciso”; una classe dirigente tanto impreparata e ottusa, una classe politica che produce un ex ministro dell’istruzione come Francesco D’Onofrio capace di inanellare un “vorrei che ne parliamo” è essa stessa facile preda di bufale.
Come se ne esce? Forse la domanda è prematura, sarebbe meglio accertarsi se è possibile uscire da questa situazione. Mio fratello mi regalò una ristampa della prima edizione del Manuale dell’Ingegnere, famoso presso i laureati in questa disciplina come “il Colombo”; giunto ormai ad essere quasi una enciclopedia di diversi volumi, in quella prima edizione era poco più che un libretto; uscito nel 1878 è attualmente al livello di un diplomato dell’istituto tecnico; quindi un perito di oggi viaggia con un bagaglio culturale vecchio di 139 anni, quando va bene! In queste condizioni credo che ci sia poco da sperare: anni spesi a combattere queste bufale mi hanno convinto che la speranza di riscatto dell’intellettualità collettiva è persa. Ho cercato di arginare i danni provocati dalle bufale istituzionali, ho pubblicato calcoli, grafici, leggi scientifiche cercando di spiegarle e mostrando le relative applicazioni pratiche, ho posto domande con l’auspicio che lo sforzo intellettivo necessario per fornire la risposta attivasse i necessari percorsi neuronali alzando il velo su queste bufale tanto inconsistenti quanto pericolose, ma non è servito a nulla.
Non c’è nulla da fare, l’imprinting è sempre il più forte: siamo geneticamente predisposti a credere nelle bufale!Lunga vita all’onorevole Cirenga allora, e al suo fondo di soccorso per parlamentari in difficoltà, credenza irrevocabile dell’apprendimento per esposizione!