Ho appena finito si leggere questo libro che ho avuto tramite bookcrossing, un romanzo davvero notevole e molto attuale anche se scritto nell’85. Michener, autore di numerose saghe a sfondo storico, vinse il Pulitzer nel 1948 e ha insegnato nelle università di Swarthmore College (Swarthmore – Pennsylvania), University of St Andrews (Fife – Scozia), University of Northern Colorado (Greeley – Colorado). Anche Texas rientra in questa tipologia di romanzi ma nasce dall’incontro tra Michener e l’allora governatore del Texas Bill Clements che lamentava una scarsa cultura sulla storia del Texas da parte degli studenti texani. Michenere comincia a raccontare la vicenda di questo stato a partire dal 1535, quando ancora i Conquistadores assicuravano alla corona spagnola il controllo dei territori che oggi sono Arizona, Colorado, California, Nuovo Messico e, appunto, il Texas. Il romanzo ripercorre, sullo sfondo di reali fatti storici, la storia di questo stato di frontiera, senza fuggire davanti ad argomenti come la schiavitù e più recentemente il problema dell’immigrazione irregolare dal Messico.
Sono profondamente convinto che la lettura di questo libro gioverebbe molto agli studenti italiani e sopratutto ai loro professori, è uno strumento che attrezza intellettualmente il lettore ad affrontare l’attualissimo tema della migrazione dall’Africa; noi come il Texas siamo terra di frontiera e abbiamo in comune con lo stato americano molte delle problematiche legate alla migrazione clandestina. Quello di Michener è prima di tutto un lavoro lucido, frutto di una preventiva e meticolosa indagine sul territorio, frutto di interviste con docenti delle università texane, dell’imprenditoria texana, degli usi e costumi texani e messicani. Nulla a che vedere con le sconfusionate e isteriche critiche all’attuale politica governativa lanciate da Roberto Saviano, “scrittorino” tanto osannato dalla sinistra quanto lontano dal Pulitzer. Il razzismo, la schiavitù, la nuova razza costituita dai meticci, i figli di indiani e spagnoli, la chiesa che da una parte tenta di convertire gli indiani con la forza e dall’altra si schiera contro i negrieri, il ruolo dei texani nella guerra di secessione, la WWI e la WWII, Kennedy e molto altro sono i temi toccati nel libro, un Texas Graffiti che potrebbe aiutare molto l’itaglietta a capire cosa le sta succedendo, quali sono gli errori da evitare e quali sono le azioni che maggiormente hanno avuto successo nella gestione della migrazione in 500 anni di storia.
Un libro che farebbe bene anche all’europetta, continente da troppo tempo seduto su allori oramai rinsecchiti, incapace di trovare soluzioni condivise perfino sui cetrioli, che pretende di realizzare la più grande di tutte le utopie: avere una moneta unica senza uno stato.