La rabbia dei giovani musulmani che vivono in Italia infiamma i social network
KARIMA MOUAL per lastampa.it
«Trump è riuscito a fare quello che nessun leader musulmano era riuscito a fare in centinaia di anni: riunire il mondo arabo», scrive sul suo profilo Miriam.E. «Poi ci si lamenta che i musulmani invadono i territori, fanno casino, ma ci rendiamo conto che l’America si sta impossessando di tutto? Ma come si fa a spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme? Questa è pura follia, istigazione alla guerra, grande manovra americana come tutte le sciocchezze che hanno fatto dall’invenzione dell’Isis. Vergogna. E il mondo tace», si sfoga Sarah.H
Da ieri la sua pagina Facebook, come quella di molti giovani musulmani legati alla fede ma anche alle proprie radici, segue gli aggiornamenti di quanto sta accadendo in Medio Oriente. Perché l’indignazione e l’ira sulla decisione di Trump di trasferire l’ambasciata a Gerusalemme, come capitale di Israele, non sta incendiando di rabbia solo le piazze e gli animi del mondo arabo al di là del Mediterraneo, e quindi lontano da noi, ma è una miccia che arriva sino al cuore dell’Occidente. Un dato da non trascurare perché nel nostro paese sembra coinvolgere animatamente anche i più giovani, con origini dal Maghreb al Mashreq. In 24 ore il social network preferito di questi ragazzi si è incredibilmente sintonizzato sullo scontro arabo-israeliano dimostrando come il vecchio e sempre attuale conflitto non sia una faccenda che riguarda solo la vecchia generazione di padri, ma invece sia stato tramandato senza sbavature anche ai più giovani. Musulmani, ma anche italiani. La foto con l’immagine di Gerusalemme con al centro la Cupola della roccia accompagnata alla scritta “Al Quds, Palestina”, è diventata virale e utilizzata come foto profilo da molti. I commenti sul conflitto sono accesi e la sensazione – se non fosse per l’utilizzo della lingua italiana – è quella di trovarsi nel cuore di un caffè arabo e non nella piattaforma italiana di Facebook.
Le petizioni contro la decisione di Trump vengono lanciate da un profilo all’altro. Ma si cerca anche di sensibilizzare per manifestare da Roma a Milano coinvolgendo tutte le comunità, e iniziano ad arrivare le prime adesioni. Venerdì 8 dicembre e sabato 9 i giorni concordati. E anche qui, sono i giovani il motore dell’iniziativa via web.
Israele, Usa e Arabia Saudita sono i tre nemici giurati. La discussione non passa solo da un profilo all’altro ma anche tra pagine e gruppi vari. C’è chi fa pochi sconti come la pagina «Fieri di essere musulmani» che conta quasi 63mila seguaci e che pubblica vari post di accusa come il seguente: «La famiglia maledetta saudita ha venduto Al Quds e ha tradito la ummah. La ummah deve liberare la terra dell’Hijaz dalle mani di questi miscredenti, o rischiamo di perdere le due città sante, Makkah Al Mukarramah e Al Madinah Al Munawwarah. La decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come la capitale di Israele è totalmente irresponsabile e catastrofica non fa altro che aumentare l’odio. Questa decisione dovrebbe svegliare la ummah dal coma e impegnarsi per liberare la terra santa dai traditori e i miscredenti».
Ma c’è anche tanta preoccupazione, come scrive Shabika: «I palestinesi sono scesi in piazza a Betlemme per protestare contro le dichiarazioni di Trump su #Gerusalemme. Non lasciatevi ingannare da queste immagini anche troppo “tranquille”. Domani è venerdì. Dopo la preghiera, l’intero popolo palestinese scenderà in piazza, in ogni città dei territori, e a noi non resterà che pregare che la situazione non degeneri. I giorni di rabbia sono cominciati».
Insomma, se in passato le decisioni o le iniziative dell’Occidente sulle questioni mediorientali avevano poca eco da parte delle comunità musulmane residenti, man mano che si va avanti, grazie anche alle nuove generazioni, diventeranno una variabile di cui tener conto e non da sottovalutare.