Di Paul Craig Roberts

Scelto e tradotto da Gustavo Kulpe

Sappiamo che è in atto una delegittimazione dell’uomo bianco. Studi sulle donne, sugli afro-americani, sui latini unitamente a politiche identitarie hanno prodotto una demonizzazione del maschio bianco e hanno insegnato a odiarlo sin dagli anni ’80. Ma chi ha dato potere a queste organizzazioni di interesse cariche di odio? La risposta è che sono stati proprio i maschi bianchi a dare loro tutto questo potere.

Sono stati gli amministratori universitari maschi bianchi che hanno creato corsi universitari di propaganda anti maschio bianco chiamati studi sulle donne e studi sugli afroamericani. Sono i maschi bianchi del Partito Democratico che sostengono Identity Politics, un’ideologia che attribuisce la responsabilità di tutto il male del mondo ai maschi bianchi.

L’ultimo disastro maschile bianco è quello commesso dal presidente della Notre Dame University. I cattolici, una volta emarginati anch’essi negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, oggi sono colpevoli, secondo il Rev. John Jenkins, presidente di Notre Dame, di esporre nell’edificio principale di Notre Dame un murale dipinto da Luis Gregori nel 1880. I gruppi di politica identitaria che ora governano persino le università cattoliche, vedono oggi, nel XXI secolo il dipinto del 1880 come la raffigurazione di nativi americani in atteggiamenti sottomessi e stereotipati nei confronti degli esploratori europei bianchi. https://apnews.com/b94ea91f11e649579326812f3b7c2980

Ci scommetto che la maggior parte degli americani non interpreta il dipinto in questo modo. Ma in America sono sempre i pochi a decidere tutto.

Il presidente di Notre Dame ha deciso che la soluzione per questo “reato” sia che l’università copra il murale.

Apparentemente l’unica persona intelligente presente all’università di Notre Dame è una studentessa di giurisprudenza, Grant Strobl, che ha affermato: “se adottiamo lo standard di giudicare le generazioni precedenti secondo gli standard attuali, rischiamo di giungere al punto da non poter più ammirare alcun capolavoro artistico”.

Questo è un buon argomento, ma vorrei spingermi oltre. Il dipinto di Luis Gregori non era inteso a rappresentare la sottomissione dei nativi americani all’uomo bianco. Qui abbiamo un altro caso di storia reale contraffatta e falsificata con la complicità del presidente della Notre Dame University.

Pensateci un momento. Quello di Luis Gregori è l’unico dipinto, l’unica opera d’arte che può essere interpretata, o mal interpretata, come offensiva?

Che dire, ad esempio, della fotografia iconica del sostegno alla bandiera su Iwo Jima? Questa celebrazione del trionfo americano sui giapponesi non è insensibile e offensiva per il popolo giapponese? Quanti monumenti militari ci sono che non possano essere interpretati come offensivi per qualcuno? Quanti dipinti di eventi marziali e religiosi ci sono che la politica identitaria o qualche gruppo protetto non riesca a trovare offensivi? Cosa succede alla storia e alla letteratura quando siamo costretti a fingere che certe cose non siano accadute perché offensive per qualcuno? Tutti i film di cowboy e indiani sono destinati all’oblio? Quante canzoni possono sopravvivere all’atttento esame subito da “Baby Its Cold Outside”? Che dire di Let’s Spend the Night Together dei Rolling Stones (Passiamo la notte insieme) o di Why Don’t We Do It In the Road dei Beatles (Perché non lo facciamo lungo la strada?) E che dire dei pezzi rap? Dal momento che i neri sono più in alto come “minoranza preferita” rispetto alle donne bianche, perché non è razzista per una donna bianca resistere alle avances sessuali di un uomo nero? Vi siete fatti un’idea. Non c’è un limite. Molti di coloro che spingono per la politica identitaria rimarranno sorpresi quando si rivolterà contro di loro.

La civiltà occidentale è sotto attacco perchè ritenuta offensiva. Il disastro è visibile ovunque. Nemmeno l’università cattolica più prestigiosa d’America può difendere un murale storico. Gesù sarà il prossimo? Gesù ha cacciato i cambiavalute ebrei dal tempio. Questo non lo rende un ebreo antisemita o un odiatore del suo popolo?

Le categorie utilizzate oggi con così tanta autorità non hanno senso. Non esistono razze bianche e nere. Ci sono molte diverse nazionalità ed etnie bianche. Ci sono tedeschi, italiani, francesi, scandinavi, slavi, olandesi, greci, inglesi, irlandesi, scozzesi e così via. Allo stesso modo accade per i neri. Un Maasai non è uno Zulu. Un tutsi non è un hutu.

Non c’è dubbio che le nazionalità europee hanno commesso molte atrocità, principalmente l’una contro l’altra, come pure le tribù nere. Solo nel 1994 gli hutu uccisero un milione di tutsi – il 70% della popolazione tutsi – nel genocidio in Ruanda.

Proprio come non è anti-americano criticare gli Stati Uniti, non è antisemita criticare Israele o sessista criticare una donna o razzista criticare un nero.

La schiavitù non è un problema di bianchi o neri. Nel corso della storia, i bianchi sono stati ridotti in schiavitù più dei neri. Come Karl Polanyi ha documentato nel suo libro, Dahomey e il Commercio degli schiavi, la schiavitù nera ebbe origine nelle guerre degli schiavi dei re neri di Dahomey. Gli europei acquistarono gli schiavi dal regno nero di Dahomey.

La politica identitaria ha messo la civiltà occidentale contro se stessa. Coloro che si atteggiano a vittime hanno acquisito molti privilegi che violano l’uguaglianza imposta dalla legge. Vengono loro garantite quote nelle ammissioni e nelle cattedre universitarie e nelle assunzioni e promozioni all’interno delle aziende. Possono intentare causa nei confronti di cittadini di origine europea per insensibilità e razzismo semplicemente mal interpretando il linguaggio, le espressioni, il linguaggio corporale, le espressioni facciali, i prodotti artistici e le teorie scientifiche come razzisti. Le donne hanno acquisito poteri simili nei confronti degli uomini. Gli studi dei neri e delle donne riscrivono la storia per presentare i maschi bianchi come i personaggi più odiosi.

Le femministe e le minoranze razziali possono rilasciare dichiarazioni violente invocando la morte di maschi bianchi senza subire alcuna conseguenza. Affermazioni come quelle dello studente della Texas State University Rudy Martinez- “bianco è un abominio”, “ti odio perché non dovresti esistere”, “morte dei bianchi vuol dire liberazione per tutti” – da Lisa Anderson-Levy, preside del Beloit College- “la pelle bianca rappresenta una minaccia esistenziale alla vita sociale, politica ed economica negli Stati Uniti” – e dal professore della Georgetown University, Christine Fair, che sicuramente intendeva offendere il Comitato giudiziario del Senato e Kavanaugh – “Guardate questa assemblea di uomini bianchi titolati giustificare il diritto arrogato di uno stupratore seriale. Tutti loro meritano morti miserabili mentre le femministe ridono nel vedere i loro ultimi sussulti. Bonus: castriamo i loro cadaveri e li diamo in pasto ai maiali? Sì “-non promuove rapporti amichevoli tra razze e generi. Inoltre, queste dichiarazioni dimostrano la posizione privilegiata raggiunta dalle donne e dalle “minoranze preferite” rispetto ai maschi bianchi. Qualsiasi studente maschio bianco, preside o professore che avesse fatto affermazioni su neri e donne sarebbe stato licenziato e espulso dal mondo del lavoro. Ricordate l’ingegnere senior di Google che è stato licenziato per aver detto che uomini e donne hanno tratti diversi e sono bravi in ​​compiti diversi. Dichiarare semplicemente un’ovvia verità è diventato un reato gravissimo.

Gli Stati Uniti erano un paese unico, nel quale europei tradizionalmente nemici si sono assimilati come Americani. Ma l’assimilazione non viene più elogiata o anche solo permessa. La celebrazione della diversità e del multiculturalismo ha diviso la popolazione in gruppi di vittime e di colpevoli, e viene insegnato ai primi a odiare i secondi. Al posto dell’unità, è stata creata divisione. Il futuro dell’America non promette niente di buono.