“Se mai le sofferenze attuali porteranno a una “rieducazione”, questo non si attuerà grazie agli slogan, ma nel silenzio e la solitudine morale, attraverso le pene, le miserie, i terrori nel più intimo di ogni spirito”.
Simone Weil – La persona ed il sacro

San Giovanni il Teologo e l’Agnello

Nell’ordine delle Cose di Dio, l’uomo si trova di fronte a due forme esistenziali che, nella profondità e nell’esperienza, lo pongono di fronte ad una scelta; il punto di intersezione è quello tra due mondi: quello della lotta tra Spirito e natura, la lotta eterna tra la libertà e la necessità. La libertà di cui egli gode, è una libertà metafisica, una libertà Provvidenziale, ma anche la possibilità di optare per una determinata visione del mondo alla quale predisporsi, opporsi, valutare o scegliere perché egli rimane aderente al libero arbitrio.

Il mondo pone l’uomo davanti a correnti di pensieri che sono frutto di filosofie più o meno legate a forme razionalistiche; l’accettazione o il rifiuto di esse si basano sull’esperienza, ma soprattutto, non tanto sulla cultura, ma sul cuore, nel quale gli eventi si svolgono e sono al di fuori di ogni relazione causale, attraverso una lotta tormentosa per la vita che è chiamato per difendersi dal conformismo del mondo. La volontà interiore di una maggiore conoscenza del vero disvela all’uomo il Mistero di Dio, la Volontà di Bene che è in antitesi con la visione oggettivata e naturale del mondo e del Principe di questo mondo, il falso creatore, la scimmia di Dio, il pervertito perpetuo, il quale, in nome di “false libertà”, permette agli individui atomizzati il decadimento completo ed irrazionale.

L’eroe è colui che si pone sempre al di là degli avvenimenti storici al fine di capire il significato spirituale della necessaria lotta di separazione sia interiore che esteriore1.

L’attualità di un mondo interconnesso ha, per contro, predisposto ad una solitudine dell’uomo, che cammina da solo nella virtualità di “amici” che non possono manifestare il calore del loro cuore.

L’uomo solo, l’individuo atomizzato cammina nella nebbia, eseguendo le istruzioni come un automa, senza poter vedere la realtà proprio perché la nebbia dell’intellettualità ha fermato, seppur momentaneamente, la sua volontà alla coscienza critica. Egli osserva, al di la della propria finestra psichica, di cui non ha consapevolezza, l’esterno per comprendere il senso della sua esistenza, senza però pervenire a risposte, rimanendo muto allo Spirito.

La tragicità della vita dell’uomo è nell’ambivalenza di appartenere a due “mondi”. L’uomo può essere “signore libero pertanto “persona”, oppure “schiavo” vale dire “individuo” massificato ed atomizzato. La signoria della persona libera è vivente in sé medesima e non ha rapporto con l’opposto; così come la solitudine è ambivalente in sé.

Essa può manifestare una volontà di silenziosità coscienziale per pervenire alla conoscenza della Sapienza, oppure cadere nell’intellettualità e nella miseria della lontananza dall’Essenza Trinitaria che governa tutte le cose, tutto l’universo, lo spazio-tempo e l’istante.

La libertà è scoprire la Divino-Umanità, vale a dire identificare che la persona è immagine perfetta del Dio Trinitario, che ha voluto donare alla Terra la Sua Immagine, che si interiorizza e si esteriorizza come una liberazione piena attraverso una auto-libertà signorile ed aristocratica.

Gli individui sono ciechi, sia per una volontà intellettuale di non vedere e discernere il vero dal falso, sia per ignoranza dovuta alla forma gestionale della società che vuole esseri inquadrati in regolamenti, e passivi ad ogni direttiva o scelta politica, quale che sia l’orientamento scelto. Ecco perché è necessaria la libertà signorile ed aristocratica di anteporre la visione mistica che provvede a risolvere i punti interrogativi ed a procurare la necessaria saggezza critica per analizzare i fatti del mondo2.

Ecco anche perché bisogna riconoscere la tirannide3 delle passioni umane che sono forme satanocratiche che operano per rovesciare l’Ordine Creativo di Dio, che persegue la Sua Volontà di Amore per assistere l’uomo diventato persona, a riscoprire la propria Divino-Umanità.

In questa riscoperta la persona si aggancia all’esperienza comune con Dio e con la Sua Divino-Umanità che si pone in contrasto con il male4 del mondo.

La Sofia è una manifestazione della Sapienza di Dio che si mostra nel volto del Perdono Materno. Il conformismo è mancanza di volontà di discernimento del vero dal falso. Il nemico vuole la conformità ai suoi pensieri. Nel conformismo l’individuo segue ordinatamente il messaggio subliminale delle neo-parole che sono l’inganno per avere l’avallo verso una maggiore attività totalitaria. Il conformismo è la società piegata alle neo-parole ed ai neo-diritti “libertari” del mondo.

Questa deriva nichilista ha inizio a partire dalla divulgazione delle teorie positiviste dell’Illuminismo del XVIII secolo, che misero la ragione al primo posto rispetto allo Spirito della conoscenza vera che è profondamente Mistico5.Ecco allora che la società si è conformata alle nuove forme filosofiche piegandosi ai voleri satanici che vogliono imporre la distrazione dal sacro e da tutto ciò che è derivante dall’Ordine della Creazione. Il conformista ghermisce la Verità per farla aderire alla propria schiavitù, come giustificatrice della sua mancata di presa di posizione contro il padre del disordine. Coloro che si conformano al, mondo dei neo-diritti non sono chiamati buoni da Dio, perché con la loro rilassatezza permettono al male ed al disordine di perseguire i fini di distruzione dei valori, diventando così complici e fautori indifferenti del caos.

Il conformismo vuole la complicità passiva ed attiva al male perché mette la Verità a suo servizio ma non mette sé stesso al servizio della Verità. Colui che è conformista trova comoda la via larga, la via dei premi mondani, la strada di un falso successo che il mondo desidera donare per premiare il tuo tradimento.

I conformisti al mondo, non sono buoni, sono buonisti, cercano la complicità non l’amicizia; l’amicizia per costoro è uno sforzo immane perché l’amico ti dice le cose che non sono di questo mondo, al contrario ti manifesta ciò che il mondo ed il conformismo vuole distruggere.

La Divino-Umanità si pone a contrasto del conformismo alle “teologie ed ermeneutiche” del mondo perché riapre il canale dell’Amicizia con Dio, nel solco di Abramo, primo amico assoluto di Dio fra gli esseri umani.

Nella Divino-Umanità il conformista pentito delle sue azioni può ritrovare la Maternità del perdono, la perfezione nell’Amore che rende perfettibili gli uomini che credono all’Ordine della Creazione.

La complicità è la manipolazione dell’amicizia e del Linguaggio Sacro della Parola di Dio. Tutti coloro che si servono ed alterano la Parola di Dio, ambiscono ad una volontà di potenza.

La Divino-Umanità è al di là del conformismo, perché essa dona la chiarezza dell’intellezione per essere il Linguaggio Divino donato all’uomo che cerco la Parola Veritiera al di là dei linguaggi del mondo.

Il manipolatore del Linguaggio Divino ha poco tempo di vita, perché ha contristato e contrista il Paraclito che è il Padre del Linguaggio Segreto di Dio che nel mondo urlante, parla col Suo Silenzio, Il Padre del Linguaggio Divino dona agli uomini la forza di aprirsi alla Buona Volontà.

Nel conformismo vi è l’assorbimento delle idee più deleterie del mondo perché, attraverso tale azione, l’uomo di distacca dal Linguaggio di Dio e, al fine di far prevalere la sua volontà di potenza, provvede anche ad alterare le Parole del Linguaggio Divino che si manifesta nella Divino-Umanità.

Il nemico opera sempre in nome della quantità.

L’amico, al contrario, manifesta la volontà di un ritorno alla qualità. Dio si manifesta e si fa amico di tutti coloro che amano ed ameranno il Suo Linguaggio donato al mondo attraverso uomini suoi che sono volti del Linguaggio eterno della TriUnità.

Il conformista si conforma all’idea del demonio suggeritore per il quale agisce contro la Volontà di Dio espressa in un Linguaggio.

La Divino-Umanità, la Teandria non è mai conformismo piatto ma è realizzazione piena della Volontà di amore Triunitario che, nel volto di Matia Madre del Figlio, vuole donarsi nel Suo Perdono per gli uomini che si sono fatti vittime sacrificali della volontà di potenza del Principe di questo mondo..

L’uomo ti trascina nel baratro delle sue parole, Dio ti salva nel Silenzio. Nella Divino-Umanità l’uomo ritrova la sua somiglianza con Dio, il suo rapporto di amicizia, la Grazia anche su questa terra,

L’uomo deve solo appoggiassimo alla Divina Volontà, perché quando l’uomo obbedisce a Dio, Dio obbedisce all’uomo.

Per tale motivo la Regalità di Dio in un uomo toglie poteri al Principe di questo mondo, per riportare l’Ordine nella Nazione da Dio amata e Prediletta. La decadenza della Civiltà Occidentale sta nell’aver avallato le passioni umane come diritti, portando ogni tipo di tendenza a divenire un aspetto valoriale assoluto. L’idea di auto-limitazione, al fine di non imporre la propria visione del mondo, rientra nell’esigenza di una pretesta che vuole determinarsi come senso morale jour nella sua completa amoralità.

La decadenza della cosiddetta “Civiltà Occidentale” è causata dall’aver permesso e validato ogni tipo di tendenza non naturale a divenire una “falsa verità assoluta”. L’idea di auto-limitazione al fine di non imporre la propria visione distorta del mondo, rientra nella esigenza che vuole determinarsi come “senso della modernità libertaria” portando così alla rovina ed alla caduta nella barbarle di linguaggi che sono tempo. La concezione pessimista dell’auto-abnegazione è impossibilità di creare un ordine sociale che sia specchio dell’Ordine di Dio, pertanto questo “presunto ordine” che si vuole a realizzare non è altro che la negazione della possibilità per l’uomo di affrancarsi dalle idee perniciose ed anti-umane del mondo.

Bisogna vivere nel mondo senza essere del mondo6.

  • 1 Cfr. Pavel Florenskij – La filosofia del culto – Ed. San Paolo 2016 – “L’apostolo Paolo viene raffigurato con una spada a doppio taglio: a suo dire, infatti, «la Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v’è creatura che possa nascondersi davanti a Lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi Suoi e a Lui noi dobbiamo rendere conto» (Eb 4,12-13). E ancora: «La spada dello spirito è la parola di Dio» (Ef. 6,17). Se è vostra intenzione portare dentro di voi «il cuore intrepido della Verità immutabile», siate forti! Ricordate chi è stato a parlare in modo particolare di amore? L’apostolo dell’amore, del quale oggi celebriamo la memoria. E che è Figlio del tuono, “Boanèrghes”. Ha diritto a parlare di amore soltanto chi ha dentro di sé racchiuse le folgori di Perun. Quando a risuonare nelle vene è il rombo del tuono, quando a forgiare il nostro cuore sono i pesanti colpi dei martelli, quando a rompere la nostra flaccidezza di creature sono folgori e saette, solo allora c’è di cosa sostanziare l’amore. Non ha invece senso far discorsi sull’amore quando i tuoi giorni si trascinano senza forza, «senza divinità, senza ispirazione». L’infusione dell’amore è data solo a chi si staglia nell’azzurro dell’etere con la nitidezza delle cime innevate. Ma per chi giace nelle paludi della depressione, tale infusione è una vana chimera. Amore, amore, amore… no, non amore! Ma piuttosto gelatina e pappa di semola. Certo non amore. «Venite, figli, ascoltatemi; vi insegnerò il timore del Signore» (Sal. 33 [34], 12). Ecco parole che di moderno hanno ben poco. Ma, che fare? Se volete parlare della religione, cosa certo non moderna, dovete riconciliarvi anche con la parola “timore”. Parola non di questo tempo, ma a ogni tempo adatta. La religione è innanzitutto timor di Dio. E chi intende penetrare nel santuario della religione, deve imparare ad aver timore. La mancanza di timore è segno non di coraggio, ma, al contrario, di insolenza, di quella sfacciataggine spirituale tipica delle nature codarde che si sentono sicure della loro impunità. Non sa cos’è il timor di Dio chi non sa cos’è nemmeno la religione”.
  • 2 Cfr. N. Berdjaev – Schiavitù e libertà dell’uomo – Bompiani pag. 187 – 2010 “La libertà è invece interiorizzazione. La schiavitù significa sempre una alienazione, un’espulsione all’esterno della natura umana … L’alienazione, l’esteriorizzazione, l’espulsione all’esterno della natura spirituale dell’uomo significano la schiavitù dell’uomo. La schiavitù economica dell’uomo significa indubbiamente l’alienazione della natura umana e la trasformazione dell’uomo in cosa… Se invece l’uomo rimane un essere materiale ed economico, la sua natura spirituale viene riconosciuta come illusione della coscienza e ideologia ingannevole, allora l’uomo rimane schiavo e schiavo per natura. Nel mondo oggettivato l’uomo può essere libero solo relativamente, non assolutamente, la sua libertà presuppone la lotta e la resistenza alla necessità che deve superare. Ma la libertà presuppone un principio spirituale nell’uomo, che resiste alla necessità assoggettante. La libertà che sarà risultato della necessità non sarà libertà autentica, ma soltanto un elemento nella dialettica della necessità…”
  • 3 Cfr. N. Berdjaev – Schiavitù e libertà dell’uomo – Bompiani pag. 189 – 2010 “La caduta dell’uomo si esprime soprattutto nel suo essere tiranno. Esiste una tendenza eterna alla tirannide. Egli è tiranno se non in grande, in piccolo; se non nello stato, se non per le vie della storia mondiale, nella sua famiglia, nella sua bottega, nel suo ufficio, nell’istituzione burocratica in cui riveste anche la più piccola posizione. L’uomo ha l’insuperabile tendenza a giocare un ruolo e in questo ruolo assegnarsi un’importanza particolare, tiranneggiare coloro che lo circondano. L’uomo è tiranno non solo nell’odio ma anche nell’amore. L’innamorato può essere un terribile tiranno. La gelosia è manifestazione di tirannia in forma passiva. Il geloso è un asservitore che vive in un mondo di finzione e allucinazione. L’uomo è tiranno di sé stesso e forse soprattutto di sé stesso. Egli tiranneggia se stesso come un essere sdoppiato, che ha perso la propria integralità. Tiranneggia sé stesso con una falsa coscienza della colpa. La vera coscienza della colpa libererebbe l’uomo. Tiranneggia sé stesso con paure onnipotenti, con complessi morbosi. Si tiranneggia con l’invidia, l’amore di sé, il réssentiment. L’amor di sé morboso è la più terribile tirannide. L’uomo tiranneggia sé stesso con la coscienza della propria debolezza e nullità, e con la sete di potenza e di grandezza. Con la sua volontà asservitrice l’uomo asservisce non solo l’altro ma anche sé stesso. Esiste una tendenza eterna al dispotismo, una sete di potere e di dominio. Il male primitivo è il potere dell’uomo sull’uomo, l’umiliazione della dignità dell’uomo, la violenza e il dominio”.
  • 4 Cfr, N. Berdjaev – Filosofia dello spirito libero – Ed. San Paolo 1997 pag. 251 “ il male lascia sempre satolli, ma senza un reale appagamento, perché non possiede la capacità di appagare. In ciò che il suo mistero, e l’uomo che si trovi in uno stato di menzogna difficilmente può scioglierlo”.
  • 5 Cfr. V. S. Solov’ev – Sulla Divino -Umanità e altri scritti pag- 67 Terzo scritto – “La ragione fornisce la forma ideale, mentre il contenuto della ragione o conoscenza razionale è la realtà, siccome la realtà soprannaturale e metafisica è stata respinta dall’illuminismo razionalistico, non rimane che la realtà relativa dei fenomeni naturali dati”-
  • 6 Cfr. V. S. Solov’ev – La Divino Umanità ed altri scritti – Edizioni Jaca Book – pag. 68 “la riunificazione dei singoli enti, principi e forze particolari con il principio assoluto deve essere libera: ciò significa che questi enti singoli e principi particolari devono pervenire di per sé stei, ossia di propria volontà, alla riunificazione ed all’accordo assoluti, per sé stessi debbono rinunciare alla propria esclusività, alla propria autoaffermazione o egoismo”.