La Guerra di Piero è indubbiamente una delle canzoni più note di Fabrizio De André, il celebre cantautore genovese ancora molto amato da tanti appassionati. In questi tempi in cui, imperversando la guerra in Ucraina, il pensiero di molti è tornato ad essere funestato dall’angoscia dovuta alle devastazioni belliche ed alle conseguenti ondate di morti tra i militari impegnati al fronte, questa canzone dalla chiara connotazione antimilitarista è tornata prepotentemente in auge. Dirò subito una cosa che suonerà alla stregua di pura blasfemia alle orecchie di un genovese: non ho mai ammirato De André, a dire il vero non è mi è proprio mai piaciuto né come artista né come personaggio pubblico, e di conseguenza non ho mai apprezzato granché le sue canzoni, nemmeno la suddetta canzone La Guerra di Piero, di cui non condivido appieno il forte messaggio antimilitarista, non perché si voglia trasmettere l’idea di un certo “fanatismo futurista” al pari del Marinetti, per il quale la “guerra è sola igiene del mondo”1, quanto piuttosto per il fatto che l’accettazione acritica e banale di tale messaggio porterebbe a mio avviso all’impossibilità di procedere ad corretta valutazione di quel fenomeno umano che comunque resta la guerra.
Ma questa è una mia opinione personale, e nulla di più. Altri, giustamente, potrebbero considerare la canzone espressione di una forma elevatissima di arte, pura poesia. Tuttavia rammento che dopo l’inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina questa stessa composizione è stata adottata come sigla del programma più sguaiatamente politically correct della TV italiana2; non credo che ciò sia frutto del caso. In ogni caso, dovendosi purtroppo dare per scontato che le guerre capitano molto più spesso di quanto non si vorrebbe, il voltarsi dall’altra parte senza prendersi la briga di indagare sulle loro cause e nascondersi dietro una vuota retorica solo in apparenza antimilitarista sono cose che risultano unicamente funzionali agli interessi di coloro i quali queste guerre le promuovono e le alimentano sempre a scapito della povera gente comune.
Però devo confessare che io stesso ho riflettuto sulla canzone di De André, che pure non mi piace, guardando in rete i filmati dei cruenti combattimenti avvenuti tra soldati ucraini e russi a Soledar. Un macello disumano! Non c’è altro modo per definire quanto si è visto. In particolare, mi ha molto impressionato il drammatico e concitato video girato da un soldato della PMC Wagner che, avendo colto di sorpresa un paio di soldati ucraini già mezzi morti in una trincea, dopo aver loro ordinato di arrendersi, di fronte al rifiuto di uno di essi a deporre le armi, li ha freddati senza esitazione onde evitare di essere a sua volta colpito a morte3. Sono queste delle immagini veramente brutte da vedersi, scioccanti, che non possono lasciare indifferenti per quanto esse sono crude e spietate. Inevitabilmente si finisce sì col pensare al testo della canzone di De André. Ricordarmi de La guerra di Piero è stata anche per me immediato.
La mia impressione vedendo questo video – potrei anche sbagliarmi ma non credo – è che i due soldati ucraini uccisi dal contractor russo fossero completamente impasticcati di captagon o di qualche sostanza psicotropa del genere, in grado di inibire la sensazione di paura4. Già con un piede nella fossa, incapaci praticamente di intendere e volere, uno dei due non ha minimamente compreso la drammaticità del momento; anziché rassegnarsi al fatto di essere spalle al muro, impedito ad una reazione, ha agito sconsideratamente, di fatto condannando se stesso ed il compagno ad una morte orribile e insensata. Per quanto ruteni e polacchi non rientrino propriamente parlando tra i popoli che maggiormente apprezzo (per usare un eufemismo), e non potendo certo ignorare le ragioni che hanno portato la Russia ad intraprendere questa campagna militare, non si può che provare sgomento e dolore per quanto sta avvenendo oggi in Ucraina, soprattutto nel vedere la carneficina di cui sono vittime principalmente i soldati agli ordini del noto cocainomane con ville milionarie sparse qua e là sul pianeta.
È stato riferito che solamente nel corso della battaglia di Soledar siano morti negli ultimi giorni circa 25.000 soldati ucraini5. Certo, a dirlo sono fonti russe; quindi di parte e pertanto non necessariamente attendibili. Però questa cifra potrebbe persino essere verosimile quando vengono ricordare le parole che Uschi Von der Leyen pronunciò alcune settimane fa, quando in maniera alquanto malaccorta si lasciò sfuggire una notizia che, se confermata, sarebbe a dir poco clamorosa oltre che spaventosa. L’ex ministro della difesa tedesco ha candidamente confessato che le perdite tra i militari ucraini dall’inizio della guerra ammonterebbero a circa 100.000 uomini6.
Non è dato di sapere se la Von der Leyen sia incorsa in una delle sue solite gaffe od abbia detto la verità. Ovviamente le autorità ucraine e la stessa commissione europea di cui ella è a capo si sono affrettate a smentirla, finanche a censurala: si tratta pur sempre di dati che non possono essere rivelati nel corso di una guerra avendo un impatto decisivo sul morale delle truppe. Ma se ciò che la Von der Leyen si è lasciata sfuggire dovesse risultare vero, non solo si sarebbe legittimati a concludere che le stime da parte russa delle perdite ucraine nella battaglia di Soledar siano credibili, ma anche a sospettare che, sapendo che normalmente in una guerra il rapporto tra morti e feriti è pari a 1: 3 se non di più, l’esercito ucraino potrebbe aver già perso circa 400.000 soldati tra morti e feriti7. Si tratterebbe di una cifra spaventosamente alta che – sempre che venga confermata – dimostrerebbe ancora una volta l’entità di questa immane carneficina nella quale gli ucraini agli occhi dei veri promotori di questa guerra non sono nient’altro che carne da cannone da mandare al macello. Ma tutto questo per cosa?
“Fornire assistenza agli ucraini per sconfiggere i Russi è la priorità numero uno per gli Stati Uniti in questo momento secondo la maggior parte dei repubblicani. Ecco come vediamo le sfide che il paese deve affrontare in questo momento”8; queste le parole di Mitch McConnell, leader al senato del partito repubblicano, ma molto inviso a Trump ed agli altri conservatori americani9. Ma per quale motivo la continua e miliardaria assistenza da parte americana a favore dell’Ucraina, paese che dista migliaia di chilometri e che non fa nemmeno parte della NATO, dovrebbe costituire una priorità per il decisori politici di Washington? Non hanno forse i cittadini statunitensi altri problemi di più vasta portata da fronteggiare nell’immediato, quali il continuo flusso di migranti attraverso il confine meridionale, ormai ridotto ad autentico colabrodo, l’inflazione galoppante che sta velocemente erodendo la prosperità economica della classe media, la criminalità dilagante a cui per via delle folli politiche woke adottate da alcuni stati a conduzione democratica la polizia non è minimamente in grado di far fronte, tanto che grassatori e rapinatori possono di fatto agire impuniti ed indisturbati? Non dovrebbero essere queste cose e tante altre le vere priorità di cui i politici americani si dovrebbero primariamente occupare al fine di garantire il benessere del proprio popolo? È così una questione esiziale per costoro il continuare a rifornire un paese tanto corrotto come l’Ucraina di armi, sapendo per altro che solo una minima parte di questi aiuti militari finirà realmente ai soldati al fronte mentre la maggior parte di essi verrà sistematicamente venduta al mercato nero per il solo beneficio di funzionari inetti e corrotti10?
Lo storico americano così caro al nostro ex presidente del consiglio Mario Draghi, tanto da essere citato di fronte al parlamento italiano11, ci ha recentemente illustrato come stanno realmente le cose. Il riferimento è ovviamente a Robert Kagan12. Ci si aspetta che i lettori abbiano un sussulto ogniqualvolta lo si sente nominare. Ricordiamo solamente che egli è il marito di Victoria Nuland, che è tra i volti più noti del movimento neocon americano (quelli che Thierry Meyssan definisce straussiani), che è stato membro fondatore del Project for the New American Century (l’11 settembre e tutti gli annessi e connessi sono cose che li riguardano in prima persona), nonché attuale membro del Council of Foreign Relations,… Inutile aggiungere altro; si è già capito quanto sia “pesante” questo nome. Ebbene, il nostro Kagan di recente ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:
«La difesa dell’Ucraina è una difesa dell’egemonia liberale. Quando il senatore repubblicano Mitch McConnell e altri affermano che gli Stati Uniti hanno un interesse vitale in Ucraina, non intendono dire che gli Stati Uniti saranno direttamente minacciati se l’Ucraina cade. Vogliono dire che l’ordine mondiale liberale sarà minacciato se l’Ucraina cade. Tutte le guerre degli Stati Uniti sono state guerre di scelta, guerre “buone” e guerre “cattive”, guerre vinte e guerre perse. Nessuna di esse è stata necessaria per difendere la sicurezza diretta degli Stati Uniti; tutte in un modo o nell’altro riguardavano la formazione del contesto internazionale. La guerra del Golfo nel 1990-91 e gli interventi nei Balcani negli anni ’90 e in Libia nel 2011 riguardavano la gestione e la difesa del mondo liberale e il rispetto delle sue regole. I leader americani parlano spesso di difendere l’ordine internazionale basato su regole, ma gli americani non riconoscono l’egemonismo insito in una tale politica. Non se ne rendono conto ma, come una volta Reinhold Niebuhr ha osservato, le regole stesse sono una forma di egemonia. Non sono neutrali ma sono progettate per sostenere lo status quo internazionale, che per otto decenni è stato dominato dal mondo liberale sostenuto dagli americani. L’ordine basato sulle regole è un’aggiunta a quell’egemonia. Se grandi potenze insoddisfatte come la Russia e la Cina hanno rispettato queste regole per tutto il tempo in cui lo hanno fatto, non è stato perché si erano convertite al liberalismo o perché erano soddisfatte del mondo così com’era o avevano un rispetto intrinseco per le regole. Era perché gli Stati Uniti e i suoi alleati esercitavano un potere superiore in nome della loro visione di un ordine mondiale desiderabile, e le potenze insoddisfatte non avevano altra scelta sicura che l’acquiescenza».13
Come, come? Che cosa hanno udito le mie povere orecchie? Cosa realmente ci sta dicendo Robert Kagan? Gli Stati Uniti non correrebbero alcun pericolo per la propria sicurezza nazionale anche qualora la Russia avesse la meglio sull’Ucraina in questo sanguinoso conflitto? Ma allora perché il governo americano seguita ad armare l’Ucraina contro la Russia rischiando seriamente di portare il mondo intero sul baratro di un conflitto mondiale nucleare? Perché questo è ciò che veramente potrebbe succedere qualora la situazione precipitasse e fossero superate delle linee rosse per le quali la Russia potrebbe vedere in pericolo la sua stessa esistenza. Dimitrij Medvedev, attuale vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, è stato al riguardo molto chiaro:
“Ahimè, non c’è nessuno in occidente con cui potremmo trattare di qualcosa per nessuna ragione. Il comportamento di Washington e di altri quest’anno è l’ultimo monito per tutte le nazioni: non ci possono essere affari con il mondo anglosassone perché è un ladro, un imbroglione, un baro che potrebbe fare qualsiasi cosa. L’occidente è incapace di offrire al mondo qualsiasi nuova idea, che porti avanti l’umanità, risolva problemi globali o fornisca una sicurezza collettiva. D’ora in poi faremo a meno di loro fino a quando una nuova generazione di politici sensibili non salirà al potere lì. Saremo attenti e vigili. Svilupperemo relazioni con il resto del mondo. […] L’unica cosa che ferma i nostri nemici oggi è la comprensione che la Russia sarà guidata dalla dottrina sulla deterrenza nucleare. E se c’è una minaccia reale, agiremo. Pertanto, il mondo occidentale è in equilibrio tra un ardente desiderio di umiliare, smembrare e distruggere al massimo la Russia da un lato, e il desiderio di evitare un’apocalisse nucleare dall’altro. Fino a quando la Russia non riceverà le garanzie di sicurezza che ha chiesto, il mondo continuerà a vacillare sull’orlo della terza guerra mondiale e della catastrofe nucleare”14.
In poche parole, Kagan sta confessando che gli Stati Uniti sono disposti a correre il rischio di innescare un olocausto nucleare scontrandosi frontalmente con la Russia non perché ne andrebbe della loro stessa esistenza e sicurezza nazionale – cose queste per cui una nazione, come la stessa Russia va apertamente dicendo, potrebbe veramente rischiare di ingaggiarsi in un conflitto atomico – ma solo per difendere l’attuale status quo, ossia un (nuovo) ordine mondiale basato sulle regole in cui gli stessi interessi vitali del popolo americano vengono sistematicamente trascurati perché l’unica cosa che conti realmente agli occhi delle élites che guidano gli stati egemoni è il mantenimento di queste fantomatiche “regole” alla base di un non ben precisato mondo liberale, per la conservazione del quale i popoli sono chiamati a versare il proprio tremendo tributo di sangue, e non solo i soldi delle proprie tasse.
Quella tra Russia ed Ucraina – inutile nascondercelo – è stata sin dal principio una proxy war, una guerra per procura, dove di fatto i soldati russi stanno già combattendo contro quelli della NATO, come dimostrano i sempre più frequenti ritrovamenti sul campo di battaglia di documenti appartenuti a militari di origine occidentale:

Il tutto avviene col tramite degli ucraini che, obnubilati dal loro feroce risentimento anti-russo, non si rendono conto di essere stati votati al macello non tanto per l’onore e la difesa della patria, ma per mantenere questo mondo liberale desiderabile basato sulle regole. Kagan dixit.
Ma cosa si intende per liberale, ossia liberal in inglese? Vediamo la definizione che ne dà il dizionario dell’Oxford Languages:

La parola liberale, per lo meno in quell’anglosfera così invisa a Medvedev, indica prima di tutto l’attitudine da parte del singolo a rispettare ed accettare comportamenti e opinioni differenti dai propri. In ambito politico, invece, viene associata ad una corrente filosofica e morale secondo la quale all’individuo viene assegnato un valore autonomo rispetto a quello dello Stato, i cui ambiti di azione devono pertanto essere regolamentati e limitati affinché siano rispettati i diritti inalienabili e le libertà civili fondamentali del cittadino, “quali la libertà di parola, la libertà politica, la libertà di stampa, la libertà religiosa, la laicità dello Stato, il diritto a un equo processo, il consenso del governato, i diritti della persona, la democrazia liberale, lo stato di diritto, la proprietà privata e l’economia di mercato”15.
In realtà, considerando che nel nostro mondo occidentale presunto liberale più spesso i diritti coincidono semplicemente con la pretesa da parte di una minoranza che si presenta come oppressa (per lo più gay, immigrati e transgender) di imporre il proprio punto di vista e stile di vita alla maggioranza, verrebbe da pensare che questo termine più correttamente dovrebbe essere inteso secondo una delle accezioni che gli dà il dizionario francese Larousse, per il quale potrebbe essere persino tradotto con la parola lassista, ovvero libertino, per non dire peggio:

Sia quel che sia, resta da capire cosa vi possa essere di così “liberale” – da intendersi sia come la volontà di rispettare le opinioni ed i comportamenti del prossimo, sia come il desiderio di tutelare i diritti e le libertà della persona dallo strapotere dello Stato – nel muovere guerra a Stati e nazioni che o non condividono affatto questa visione cosiddetta liberale della società perché portatori di istanze storiche, politiche, economiche e culturali differenti, o perché percepiscono la propria esistenza come Stato sovrano e come civiltà in pericolo. Eppure, in nome di queste regole alla base del mondo cosiddetto liberale vi sono stati milioni di morti in tutto il mondo a seguito di campagne militari in cui sono state sganciate bombe “liberali” in Iraq, in Libia, in Siria, in Serbia ed oggi anche in Ucraina.
Per gli americani, o quanto meno per le élites che comandano a Washington e di cui Kagan è un perfetto esemplare, oggi la Russia è il pericolo pubblico numero 1 perché si oppone attraverso questa operazione militare in Ucraina a questo mondo liberale basato sulle regole. Dopo averlo passivamente accettato per decenni, ma solo perché non erano in condizione di ribellarvisi data la superiorità economica e militare degli Stati Uniti che di questo ordine mondiale basato sulle regole si sono fatti strenui difensori e gendarmi, oggi i Russi hanno deciso di rompere gli indugi e di passare al contrattacco.
Fremono i padroni del vapore, fremono. Stanno vedendo il loro costrutto messo in pericolo dall’evolversi dell’attuale situazione geopolitica internazionale che l’operazione speciale di de-nazificazione intrapresa dalla Russia ha messo in moto:

Alla fine, è questo il motivo vero per cui secondo tipi come Kagan l’intero mondo occidentale, liberale per definizione (almeno secondo costoro), dovrebbe mobilitarsi in massa ed appoggiare apertamente ed acriticamente l’Ucraina (che di liberale ha invero ben poco); e poco importa che tutto ciò possa comportare il rischio di entrare in guerra contro la Russia in un conflitto che ha tutto il potenziale di sfociare in qualsiasi momento nella terza guerra mondiale.
Anzi, secondo il famoso studioso francese Emmanuel Todd, di cui qui su OraZero abbiamo appena pubblicato una sua intervista ad un quotidiano francese che ha suscitato molto scalpore un po’ ovunque16, la terza guerra mondiale sarebbe già iniziata, essendovi già in atto uno scontro più o meno diretto tra il cosiddetto occidente collettivo liberale, guidato dagli Stati Uniti assieme ai suoi vassalli europei da una parte, e la Russia dall’altra, quest’ultima più o meno apertamente appoggiata dalla Cina, dall’India, e comunque da quella parte del mondo (la stragrande maggioranza ad onor del vero) che non si riconosce in questo ordine liberale basato sulle regole. Francamente viene difficile dargli torto. Persino l’attuale detentore del ministerium petrino, Jorge Bergoglio, è della medesima opinione17.
Todd dice anche una cosa di estremo interesse:
«Se l’economia russa dovesse resistere alle sanzioni per un tempo indefinito e riuscisse ad esaurire l’economia europea, mentre essa stessa sopravvive con l’appoggio della Cina, il controllo esercitato dagli Stati Uniti sul sistema monetario e finanziario mondiali crollerebbe, e assieme a tutto ciò anche la possibilità degli USA di finanziare a costo zero il proprio enorme deficit commerciale. Quindi questa guerra è diventata esistenziale per gli Stati Uniti. Né gli Stati Uniti né la Russia possono ritirarsi dal conflitto o lasciare la presa».
Egli ha ragione nel puntualizzare come allo stato attuale né l’America né la Russia possano fare un passo indietro. Questa guerra per procura combattuta sul suolo ucraino e col sangue degli ucraini dovrà concludersi con la disfatta totale o dell’una o dell’altra parte. Per la Russia è evidente che si tratta di una lotta per la sua stessa sopravvivenza non solo come potenza mondiale, ma soprattutto in termini di cultura e di civiltà. E questo Todd lo dice chiaramente. Per gli USA mai e poi mai avrebbe dovuto diventare qualcosa del genere. Non ce ne sarebbe stato alcun bisogno visto che, come affermato dallo stesso Kagan, nessuna delle guerre condotte dagli americani dopo l’11 settembre è mai stata finalizzata a garantire la sicurezza nazionale del paese, giacché questa non era mai stata messa in pericolo da nessuno dei nemici contro cui si è combattuto. Semplicemente gli USA sono finiti in un cul-de-sac perché, loro malgrado e sicuramente all’insaputa e contro la volontà del loro stesso popolo, sono stati trasformati nel gendarme di quell’ordine mondiale liberale basato su regole per il quale ormai, al pari degli ucraini, gli stessi cittadini americani sono tenuti a versare il proprio sangue.
Purtroppo a noi europei, vassalli di questo gendarme mondiale sin dalla fine dell’ultimo conflitto mondiale, molto difficilmente non capiterà una sorte dissimile. Anche noi saremo tenuti a versare il nostro contributo di sangue. Le prime due guerre mondiali, in particolare la prima, devono essere considerate non per quello che ci è sempre stato insegnato a scuola, mentendoci e privandoci del giusto senso di critica. Sono state delle vere e proprie guerre civili in seno alla civiltà europea nelle quali non si è combattuto e si è morti in nome della libertà, della democrazia e della giustizia, ma di fatto solo per favorire la nascita ed il consolidamento di questo ordine mondiale liberale basato su regole di cui da almeno cent’anni a questa parte (direi a partire dal 1913, quando il Congresso americano votò a favore di due atti legislativi molto contrastati i cui effetti sul futuro i contemporanei non seppero allora prevedere) gli USA sono gli indiscussi guardiani. Quindi anche noi europei, volenti o nolenti, ci siamo dentro fino al collo, e non solo perché le sanzioni elevate alla Russia, lungi dall’indebolirla, ci stanno dissanguando ed impoverendo oltre ogni limite tollerabile.
Le ultime elezioni politiche, svoltesi qualche mese fa, avevano portato tanta speranza ad una parte dell’elettorato italiano che, stremato dalle politiche dichiaratamente anti-italiane della sinistra in tema di immigrazione, lotta alla criminalità, pedissequa accettazione di ogni diktat europeo contrario all’interesse del paese, avevano sperato che il nuovo governo di destra guidato da Giorgia Meloni potesse invertire la rotta. Purtroppo dopo pochi mesi sta divenendo sempre più chiaro che quelle sono state speranze mal risposte:

Alcuni ministri dell’attuale governo italiano, nei riguardi del conflitto in Ucraina, hanno rilasciato su Twitter delle dichiarazioni sui quali conviene soffermarsi con una certa attenzione. Così si è espresso Adolfo Urso, attuale ministro delle Imprese e del Made in Italy, esprimendo la sua personale soddisfazione per un premio ricevuto direttamente dalle mani di Zelens’kyj :
Così invece Guido Crosetto, a capo del Ministero della Difesa:

Ovviamente verrebbe da chiedersi per prima cosa come sia possibile dare il proprio “sostegno alla causa della libertà” e aiutare “ad arrivare a pace giusta” inviando ad un paese in guerra armi delle quali lo stesso farà uso per uccidere i soldati del nemico. Ma se ripensiamo alle parole di Kagan, per il quale il fine ultimo deve essere la conservazione dell’ordine liberale basato sulle regole, ecco che ogni dubbio si dissolve.
Tuttavia è d’uopo fare ulteriori puntualizzazioni. È prima di tutto bene ricordare che un ministro, per il semplice fatto di essere tale, è chiamato ad assumersi precise responsabilità delle quali prima o poi dovrà rendere conto al paese. Almeno così dovrebbe essere in una democrazia. Non si può diventare ministri e fare finta di nulla: quanto prima, si sarà tenuti a rispondere del proprio operato, che lo si sia svolto nel migliore dei modi, ovvero con passione, competenza e reale dedizione alla causa nazionale, oppure anche con una superficialità di tale gravità da doversi definire come criminale.
Innanzitutto occorre ricordare che l’Italia, nel momento in cui al pari di altri paesi vassalli occidentali si è prestata a fornire aiuti di vario genere, soprattutto militari, all’Ucraina, si è posta in una situazione assai delicata. Non ha alcuna importanza il fatto che ciò lo si faccia in nome della pace, della democrazia, della libertà e dei diritti umani, come paiono sostenere i ministri del governo Meloni: ciò che conta è che la Russia non può che vedere in tutto questo un atto di profonda ostilità, quasi di guerra. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli esteri russo, commentando il proclama del governo italiano di volersi fare garante di un non ben precisato processo di pace in Ucraina, ha risposto che l’Italia non ha alcun diritto di farlo, visto che il continuo sostegno da parte del nostro governo alla causa ucraina lo ha reso non credibile e soprattutto ostile alla Russia 18. Ed è già grasso che cola che si sia espressa in termini tanto diplomatici. Medvedev, ad esempio, sarebbe stato molto più tranchant, pur dicendo il vero.
Ma vi è di peggio. Qualora fossero superate alcune linee rosse, gli stessi Russi potrebbero finire col considerarci a tutti gli effetti un paese cobelligerante al fianco dell’Ucraina. Il che potrebbe implicare che, in caso di allargamento del conflitto ed effettivo scoppio di un’eventuale terza guerra mondiale, il nostro territorio potrebbe essere oggetto di attacchi missilistici – Dio non voglia – anche con armi atomiche da parte dei Russi. Una forza politica che si dice garante dell’interesse nazionale e che stigmatizza l’operato dei precedenti esecutivi perché da esso considerati troppo succubi di certi potentati transnazionali, dovrebbe censurare certe esternazioni da parte di alcuni dei suoi esponenti più di spicco dacché, in un momento tanto delicato sullo scacchiere internazionale come quello che stiamo vivendo attualemente, certi errori dovuti a superficialità o opportunismo rischiamo noi tutti di pagarli a caro prezzo.
Vi è un’ulteriore considerazione da fare. In alcune recenti dichiarazioni a cui la stampa occidentale si è ben guardata dal dare il giusto peso, l’ex presidente francese Hollande e l’ex cancelliere tedesco Merkel hanno candidamente confessato che l’occidente collettivo non ha mai avuto la reale volontà di implementare gli accordi di Minsk, finalizzati ad una risoluzione pacifica del conflitto nel Donbass, perché l’obiettivo finale non è mai stato il raggiungimento di un accordo soddisfacente tra tutte le parti in causa che garantisse la pace della ragione; si è trattato esclusivamente di uno stratagemma con cui raggirare i Russi per consentire all’Ucraina di prendere tempo ed armarsi pesantemente in vista del conflitto militare che sarebbe poi scoppiato a distanza di pochi anni19.
È evidente quanto siano gravi queste confessioni. Di fatto si è dichiarato che la guerra in Ucraina era stata pianificata da anni. E questo non può che avvalorare la versione dei Russi che sin dal principio hanno sostenuto che questa per loro è una guerra difensiva e preventiva. Inoltre in queste confessioni echeggiano anche le parole di Kagan perché si certifica ancora una volta come l’Ucraina sia stata scelta come agnello sacrificale ed i suoi cittadini come carne da cannone per combattere il vero nemico dell’ordine mondiale liberale basato su regole, cioè la Russia di Putin.
A questo punto, a conclusione dell’articolo (come di consueto assai corposo), occorre fare un’ultima precisazione. Per quanto in Russia sia salito lo sdegno e lo sgomento per queste scioccanti confessioni da parte di due ex capi di governo occidentali, solo un ingenuo può pensare che i Russi si siano lasciati turlupinare così facilmente. Non si può escludere che abbiano realmente cercato la pace. Ma mi rifiuto di credere che siano per davvero caduti dal pero. Non potevano non sapere come stavano le cose realmente e che il tutto era solo un pretesto per armare l’Ucraina preparandola alla guerra ventura. Ma se la Russia ha deciso di rinviare al 2022 l’inizio dell’operazione militare in Ucraina, anziché attaccarla direttamente nel 2014 allorché l’esercito ucraino, non ancora sufficientemente formato ed armato da britannici, polacchi ed americani, poteva essere sconfitto con maggior facilità e sicuramente con un dispendio molto inferiore di mezzi e di uomini, beh, ciò significa solo una cosa: che questo lasso di tempo di 8 anni in cui gli ucraini sono stati armati ed addestrati per diventare carne da cannone per la difesa dell’ordine mondiale liberale basato sulle regole, è stato funzionale agli interessi della Russia medesima. Perché altrimenti attendere così tanto? Sarebbe stato stupido da parte dei Russi. E per quanto sia evidente che anche i Russi hanno commesso loro stessi molti errori per i quali Putin è stato anche aspramente criticato in patria, stupidi non lo sono di certo.
Se hanno atteso così tanto è perché ciò probabilmente corrisponde ad un loro piano preciso. Primariamente, anche la Russia necessitava di prendere tempo in modo da prepararsi al conflitto incombente. Un conflitto che sarebbe stato all’inizio di natura economica, visto e considerato che nessuno ha comunque voglia di morire in un olocausto nucleare. L’occidente collettivo evidentemente puntava per prima cosa ad affamare la Russia elevandole sanzioni economiche ed escludendola dai vari circuiti della finanzia internazionale, egemonizzati dagli USA. In questo modo contava di favorire un regime change in apparenza incruento ma tale da spodestare l’attuale dirigenza del Cremlino così da insidiarvene una più acquiescente.
Ma la Russia si è preparata per tempo, anche perché difficilmente si può mettere alle strette il paese che detiene le maggiori ricchezze materiali al mondo, ricchezze di cui chiunque ha assoluta necessità per la propria prosperità economica. Ha stretto rapporti economici e commerciali più stretti con altri paesi, in primis India e Cina, a cui vende le sue risorse energetiche che noi stupidi occidentali, a costo di crepare di fame, ci rifiutiamo di comprare per soddisfare il padrone americano da cui compriamo caramente ciò che prima la Russia ci forniva ben volentieri ed a buon mercato. Ha sviluppato le proprie produzioni interne, industriali ed agricole, tanto che oggi la Russia primeggia a livello mondiale in molti settori, come quello missilistico, quello dell’energia atomica o nella produzione di grano. Ha pensato ad istruire i propri giovani, dando loro valori sani in cui credere, e non riempendo loro la testa di futilità, di menzogne, di oscenità, come quelle insegnate nelle scuole occidentali, dove i giovani imparano solo ad essere viziati, superficiali, amorali e totalmente inadatti ad affrontare le asprezze della vita. Ma soprattutto, grazie all’appoggio dei BRICS, ha posto le basi per dare la spallata finale al potere del petroldollaro ed in generale di quell’ordine mondiale economico, finanziario e monetario emerso a seguito degli accordi di Bretton-Woods, studiati proprio allo scopo di preservare a lungo l’egemonia americana. Già si parla dell’avvento prossimo di un petro-yuan destinato nel volgere di qualche anno a prendere il posto – si ipotizza – del dollaro come valuta di riferimento a livello mondiale, e di un sistema di pagamenti internazionali, il CIPS, alternativo allo SWIFT, con il quale i paesi maggiormente sanzionati dagli USA, cioè Russia, Iran e Venezuela, che guarda caso sono forse i paesi più ricchi in assoluto di gas e di petrolio, avranno modo di far prosperare le proprie economie al riparo dal dollaro e dalle rappresaglie americane20.
Ha quindi ben ragione Emmanuel Todd nel dire che anche gli USA si sono posti nelle condizioni di dover vincere questa guerra in Ucraina, pena non solo la dissoluzione del loro impero ma anche la loro stessa sopravvivenza. Ma è vero che – in qualche modo – se la sono cercata. Se avessero per tempo accettato un mondo multipolare dove, come dice anche Medvedev, vengono risolti i problemi globali e di sicurezza collettiva a beneficio di tutti e non solo dell’egemone, Russi e cinesi non avrebbero forse mai avuto l’interesse di porre le basi per intaccare l’attuale status quo monetario, finanziario ed economico. Una classica situazione win-win, dove tutti avrebbero avuto il proprio tornaconto e visto garantite le proprie esigenze di sicurezza nazionale, li avrebbe probabilmente dissuasi dall’intraprendere delle azioni alquanto ardite che storicamente hanno portato a tali sconquassi a livello planetario da poter essere risolti solo attraverso un conflitto mondiale.
Perché purtroppo è lì che si teme si stia andando a parare. I Russi non potevano che aspettarsi che l’occidente collettivo avrebbe utilizzato gli stolti ucraini come carne da cannone, ai quali affiancare migliaia di loro uomini (ufficialmente contractors). Potrebbero quindi aver deciso, considerando lo scontro ineluttabile, di approfittare di questa occasione non solo per regolare molti conti in sospeso, ma anche per gettare – pensiamo noi – le basi per un’operazione a più largo spettro. Per quanto ci siano state indubbiamente pesanti perdite anche tra le file russe, le perdite patite dagli ucraini sono sicuramente di gran lunga superiori. Solo tra qualche anno avremo la reale dimensione di quanto avrà perduto l’Ucraina anche in termini di vite umane. Ci si immagina saranno dati paurosi, da autentica carneficina. Le stesse parole della Von der Leyen, per la quale sarebbero già morti oltre 100.000 soldati ucraini (senza contare quelli morti nella battaglia di Soledar), non sembrano una semplice gaffe, ma una confessione in piena regola della gravità della situazione in cui versa il paese guidato dal noto cocainomane.
I Russi, che in qualche modo giocano in casa, almeno rispetto ai mercenari occidentali, stanno probabilmente seguendo un piano prestabilito grazie al quale stanno conseguendo un indubbio vantaggio ai danni di noi occidentali: anche se ufficialmente non siamo entrati in guerra contro di loro, già adesso possiamo dire di essere stati disarmati! Non solo i mercenari occidentali (che in realtà tali non paiono proprio) vengono regolarmente trucidati combattendo al fianco degli ucraini. Principalmente è successo che, avendo i nostri governanti seguito pedissequamente la furia sanzionatoria imposta con arroganza dagli USA, anche a seguito della cieca ricerca del profitto finanziario fine a se stesso tipico dell’ordo-liberismo economico che gli stessi americani ci hanno imposto come un mantra negli ultimi decenni , ci ritroviamo ora nella situazione in cui non siamo più in grado di sostenere un eventuale sforzo bellico attraverso la nostra industria ormai decrepita.
In poche parole, ci siamo sparati da soli sui piedi (magari un po’ più su, come direbbe pure Putin). Dopo aver seguitato per quasi un anno a mandare armi in Ucraina (senza sapere poi che fine facessero), privandoci noi stessi di quei sistemi di arma che sarebbero imprescindibili per la nostra sicurezza nazionale, oggi non abbiamo più la possibilità di ripristinare i nostri arsenali perché per farlo ci occorrerebbero le materie prime e le risorse energetiche che non possiamo più comprare dalla Russia, e nel contempo dovemmo ritornare in possesso di quella capacità produttiva, dei macchinari, del know-how e persino del capitale umano che abbiamo così gentilmente ceduto ai cinesi in nome del libero mercato. Con cosa potremmo mai fare la guerra ai Russi ed ai cinesi se questi, metti caso, un giorno ci invadessero? Saremmo facilmente alla loro mercé.
Quando la Russia avrà sbrigato la pratica Ucraina (certo, ci vorrà ancora un po’ di tempo e tanti morti e sacrifici, ma prima o poi ciò avverrà con grande scorno dei governanti occidentali che vanno cianciando di fenomenali controffensive ucraine), potrà succedere che si ritrovi potenzialmente la strada spianata per arrivare dovunque voglia in Europa, perché nel frattempo questa si sarà resa imbelle, da sola, priva di armi e soldati preparati, per la stoltezza dei suoi stessi governanti, incapaci di vedere al di là del proprio naso. Si sa già che paesi con una grande tradizione militare, come Germania, Regno Unito e Francia, sono solo tigri di carta dal punto di vista materiale. Hanno munizioni, risorse e personale – questo a detta dei loro stessi comandi militari – a sufficienza per resistere pochi giorni, o comunque poche settimane, di fronte ad un’ipotetica invasione russa.
Si tenga altresì presente che i Russi hanno mobilitato solo in parte e che finora hanno alquanto lesinato sull’uso dei loro sistemi d’arma più avanzati. Hanno a volte utilizzato i missili ipersonici, ma fanno affidamento soprattutto sui droni kamikaze di produzione iraniana, facili da usare e manutenere e soprattutto poco costosi da produrre. Non vorrei sbagliarmi, ma mi pare anche che ancora non abbiano fatto uso della loro più avanzata tecnologia di guerra elettronica; tanto per dire, quella usata anni fa contro la USS Donald Cook21. In più, in Ucraina sono principalmente i contractors della PMC Wagner a fare il lavoro sporco, e non l’esercito regolare. Si ha quindi l’impressione che i Russi stiano agendo col freno a mano tirato. Forse perché sanno già che il meglio del loro arsenale lo devono preservare per il “dopo”?
Ed è questo “dopo” che deve spaventare. Non solo il comune cittadino europeo, che oggi vede succedere tutte queste cose su cui – malgrado gli si parli continuamente di democrazia, libertà, diritti ed ordine liberale – egli non può esercitare alcuna forma di controllo ma ne viene sistematicamente travolto. Ciò deve spaventare soprattutto quei decisori politici (non importa in quale paese agiscano) che, considerando legittimo armare l’Ucraina in nome del mantenimento dell’ordine mondiale basato su regole, stanno esponendo impunemente il proprio paese ed i propri connazionali al rischio concreto di una guerra contro la Russia destinata ad avere ripercussioni impensabili in ogni angolo del pianeta.
Stiano attenti, questi politici così malaccorti. Il malcostume imperante nei paesi occidentali potrebbe indurli a ritenere che non saranno mai tenuti ad essere giudicati per i propri errori e per i propri doli. Ma questa volta potrebbero sbagliarsi. Vorrei ricordare, ancora una volta, le parole del veggente bavarese Alois Irlmaier, che ha avuto nitide visioni su un’ipotetica terza guerra mondiale, in cui almeno inizialmente l’esercito russo avrebbe facilmente sbaragliato il nemico: «Unità ammassate marciano da Belgrado e avanzano verso l’Italia. Poi tre cunei blindati avanzano immediatamente con la velocità del lampo nel Nord del Danubio sopra la Germania occidentale verso il Reno, senza preallarme. I Russi non si fermano da nessuna parte mentre corrono in questi tre cunei. Corrono giorno e notte per raggiungere il distretto della Ruhr, dove sono molte fornaci e fuochi. Giorno e notte corrono i Russi»22.
Chi ha orecchie per intendere, intenda. A noi non resta altro da fare che pregare e confidare che, prima che possa succedere l’irreparabile, l’occidente liberale si possa dotare, come spererebbero tanto anche i Russi, di una nuova generazione di politici sensibili e realmente desiderosi della pace.
- 1 https://lanuovabq.it/it/la-follia-futurista-della-guerra-igiene-del-mondo
- 2 https://www.fanpage.it/spettacolo/programmi-tv/con-la-guerra-che-tempo-che-fa-cambia-racconto-nel-segno-di-fabrizio-de-andre/
- 3 https://warnews247.gr/asyllipti-sfagi-25-000-apoleies-oukranon-stratioton-sto-soledar-sklira-vinteo-oukranoi-epesan-apo-pentaorofo-ktirio-efodos-roson-sta-charakomata/
- 4 https://www.quotidiano.net/esteri/captagon-droga-amfetaminico-1.5278933
- 5 https://tass.com/politics/1561093
- 6 https://www.youtube.com/watch?v=EB8GQnRJHWg
- 7 https://www.analisidifesa.it/2022/12/la-gaffe-di-ursula-von-der-leyen-che-rivela-le-perdite-ucraine/
- 8 https://www.youtube.com/watch?v=g7Y1G7MjD88
- 9 https://www.agenzianova.com/news/presidenza-della-camera-usa-trump-accusa-mcconnell-di-agitare-il-partito-repubblicano/
- 10 https://www.orazero.org/le-armi-consegnate-allucraina-finiscono-sul-mercato-nero/
- 11 https://www.orazero.org/in-god-we-trust/
- 12 https://en.wikipedia.org/wiki/Robert_Kagan
- 13 https://www.foreignaffairs.com/united-states/robert-kagan-free-world-if-you-can-keep-it-ukraine-america
- 14 https://www.firstpost.com/world/former-russian-president-dmitry-medvedev-accuses-west-of-lying-says-there-can-be-no-business-with-anglo-saxon-world-11879491.html
- 15 https://it.wikipedia.org/wiki/Liberalismo
- 16 https://www.orazero.org/emmanuel-todd-la-terza-guerra-mondiale-e-iniziata/
- 17 https://www.rainews.it/articoli/2022/12/papa-francesco-guerra-in-ucraina-ci-sveglia-stiamo-vivendo-la-terza-guerra-mondiale-a-pezzetti-cf4efbdb-ca50-4245-a3de-ddd4bbdf262e.html#:~:text=La%20guerra%20distrugge%2C%20distrugge%20sempre”&text=”Da%20tempo%20io%20ho%20parlato,che%20è%20in%20guerra%20terribile.
- 18 https://www.farodiroma.it/la-russia-non-considera-litalia-come-possibile-garante-del-processo-di-pace-in-ucraina-in-quanto-ha-moltiplicato-le-vittime-nel-donbass-con-la-fornitura-di-armi-e-mine-antiuomo-v-volcic/
- 19 https://www.voltairenet.org/article218588.html
- 20 https://www.orazero.org/il-petro-yuan-si-avvicina-la-fine-del-dollaro-usa-come-valuta-mondiale/
- 21 https://www.businessinsider.com/story-of-navy-donald-cook-unsafe-incident-with-russian-fighters-2019-10?r=US&IR=T
- 22 https://www.orazero.org/apocalipse-now-parte-3/