La Maternità di Dio è un concetto teologico che si riferisce alla figura di Dio come Madre, accanto alla più comune immagine di Dio come Padre. Questa visione è stata sostenuta da alcuni dei Padri della Chiesa nel corso dei primi secoli del Cristianesimo.
Il Volto Materno della Madre di Dio è un tema che può essere rintracciato in diversi riferimenti teologici e testi dei Padri della Chiesa ma anche nel famoso apoftegma di Papa Giovanni Paolo I che disse: “Dio è Padre, ma è anche Madre”. Uno dei riferimenti più importanti è la figura dell’Annunciazione presente nel Vangelo di Luca (1,26-38). Qui, l’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria che concepirà per opera dello Spirito Santo e diventerà madre di Gesù, il Figlio di Dio. Questo evento è considerato il momento in cui Maria accetta il suo Ruolo Materno e si sottomette alla Volontà di Dio. La concezione di Dio come Madre è un tema che è stato discusso all’interno della teologia e della spiritualità Cristiana, specialmente tra i Padri della Chiesa nei primi secoli del Cristianesimo.
Uno dei riferimenti teologici principali per questa concezione di Dio come Madre si trova nel libro del profeta Isaia nel Vecchio Testamento. In Isaia 66:13, Dio dichiara: “Come uno che un bambino consola, così vi consolerò; e sarete consolati in Gerusalemme. Quando vedrete questo, gioiranno i vostri cuori e rivivrà il vostro corpo come l’erba”.
Il Padre della Chiesa Gregorio di Nissa, vissuto nel IV secolo, tra i suoi scritti parla del “latte spirituale” con cui Dio nutre e nutre i credenti, creando un richiamo alla figura materna di Dio.
Un altro padre della Chiesa, Origene, che è vissuto nel III secolo, parla di Dio come una Madre che nutre e protegge i suoi figli spirituali.
Origene (185-254 d.C.) fu un teologo e filosofo cristiano di origine greca, considerato uno dei Padri della Chiesa. Nelle sue opere, Origene affrontò vari aspetti della fede cristiana, incluso il ruolo della Vergine Maria.
Egli scrisse diversi trattati teologici in cui discusse del ruolo e dell’importanza di Maria nel Piano di Salvezza. Nonostante molti dei suoi scritti originali siano andati perduti nel corso dei secoli, alcuni frammenti sono stati preservati nelle opere di altri autori cristiani successivi.
Di seguito sono riportati alcuni aspetti principali del pensiero di Origene sulla Vergine Maria:
– riconosceva Maria come la Madre di Gesù Cristo, che considerava non solo un uomo ma anche Dio incarnato. Egli affermava che Maria era una figura unica nella storia dell’umanità, chiamandola “Genitrice di Dio” e “Madre della Parola”.
– Maria come modello di Santità: Ella è esemplare non solo come Madre di Gesù, ma anche come modello di virtù e santità per tutti i Cristiani. Egli lodava la sua fede, umiltà e obbedienza a Dio.
– sottolineava anche la fede nella Verginità Perpetua di Maria, ossia il suo stato di Verginità prima, durante e dopo la Nascita di Gesù. Questa credenza era condivisa anche dagli altri Padri della Chiesa e divenne un Dogma ufficiale della Chiesa cattolica.
– Maria ha un ruolo di Mediatrice tra Dio e l’umanità, in virtù del suo rapporto speciale con Gesù Cristo. Egli affermava che Maria aveva una particolare intercessione presso Dio a favore degli uomini.
Inoltre, il concetto di Dio come Madre è presente nella spiritualità mistica e nella letteratura dei Padri del Deserto.
Da un punto di vista biblico e teologico, la concezione di Dio come Madre è un’immagine che enfatizza la Cura, la Tenerezza, l’Amore, il Perdono e la Generosità di Dio verso le sue creature. Questa immagine viene utilizzata per sottolineare che Dio non è solo un Padre, ma anche una Madre.
Tuttavia, è importante notare che il concetto di Dio come Madre non implica una dualità ma piuttosto sottolinea la Dimensione Materna di Dio all’interno della TriUnità. È da notare che le concezioni teologiche possono variare tra i diversi teologi e scrittori dei Padri della Chiesa, quindi non esiste un consenso assoluto su questo argomento specifico.
Nei Vangeli, Maria viene chiamata anche “Beata tra le donne” e “Madre di Gesù”. Queste espressioni rivelano la sua posizione privilegiata come Madre del Messia e come figura centrale nella vita di Gesù.
San Gregorio Nazianzeno sostiene che, attraverso la Maternità Divina di Maria, la natura umana e la natura divina si uniscono in Cristo. Questa unione indica la centralità della Maternità di Maria nell’economia della salvezza.
San Giovanni Damasceno, invece, descrive Maria come “la Madre dell’intero genere umano”. Egli sottolinea che il ruolo Materno di Maria non si limita solo a Cristo, ma si estende a tutti i credenti che diventano figli di Dio grazie alla fede in Gesù.
«Colei che nel parto aveva conservato illesa la Sua Verginità, doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte»
Un altro importante testo patristico è “De carne Christi” di Tertulliano, in cui egli afferma che il Corpo di Cristo prese forma nel Seno di Maria e fu formato con Sangue e Latte materno. Questo testo sottolinea il ruolo essenziale di Maria come Madre di Cristo, che si prende cura di Lui fin dalla Sua Nascita.
Inoltre, diverse preghiere e lodi Mariane nei testi liturgici della Chiese Cattoliche (quelle non compromesse dai dialoghi e dalle nuove “teologie”) ed Ortodosse come il Magnificat, gli Inni Acatisti e il Salve Regina, evidenziano il Volto Materno di Maria come Colei che intercede per i suoi figli. In sintesi, i riferimenti teologici e i testi dei Padri della Chiesa sottolineano questo ruolo della Madre di Gesù come madre di tutti i credenti in Cristo-Verità. Si evidenzia la sua accettazione della Volontà Divina e il suo impegno nella cura e nell’intercessione per l’umanità che crede alla Resurrezione del Figlio e che ritrova la Parola di Dio nel Secondo Consolatore, vale a dire in Colui che spiegherà i Misteri Nascosti da Dio nei primi due Eoni. Vedasi Giovanni 15,26 (Fonte Bibbia Ricciotti):
26Quando poi sarà venuto il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di Verità, che procede dal Padre,27egli renderà testimonianza di me, e voi pure mi renderete testimonianza, perchè siete con me fin dal principio”.
Un ulteriore riferimento alla Maternità Divina si trova nell’Antico Testamento della Bibbia, sia nel contesto dell’immagine di Dio come Madre che cura e nutre il suo popolo (Isaia 66:13) che nella descrizione metaforica di Dio come madre che partorisce (Isaia 42:14).
12Perchè così dice il Signore: «Ecco ch’io volgerò come un fiume di pace; e la gloria delle genti, come un torrente inondante, sopra di essa: voi la popperete, e sul seno di lei sarete portati, e sopra le ginocchia vezzeggiati.13Come uno cui la sua Madre accarezza, così voi io consolerò e in Gerusalemme troverete la vostra consolazione».
14Sono stato sempre in silenzio, ho taciuto, ho pazientato: ma ora, come una donna al rompere del parto, farò sentire la mia voce e allargherò il respiro, dissipando e travolgendo insieme.15
Alcuni autori hanno sottolineato l’importanza di questi passaggi nel fornire una prospettiva di Madre presente all’interno della TriUnità.
Alcune correnti di pensiero teologico vedono la Maternità come l’essenza stessa dell’atto creativo di Dio. In questa prospettiva, Dio è considerato la fonte di tutte le forme di vita e come colei che nutre, cura e protegge. Nella teologia contemporanea, vi sono teologi che hanno ridefinito l’immagine di Dio come Madre; costoro sostengono che una comprensione completa di Dio dovrebbe includere sia la Maternità che la Paternità. La figura di Dio come Padre e Madre è un tema che offre molteplici possibilità di riflessione spirituale, aprendo nuove prospettive sulla comprensione della natura TriUnitaria. Attraverso testi e riferimenti bibliografici, è possibile approfondire ulteriormente questo argomento e scoprire le differenti interpretazioni e spunti di riflessione che esso può generare all’interno dei contesti religiosi e teologici. Uno dei primi riferimenti alla Maternità di Dio si trova nella lettera di Cipriano di Cartagine, vescovo e martire del III secolo, intitolata “De Oratione Dominica” (Sul Padre Nostro). Cipriano scrive: “Il Signore ha voluto insegnare ai suoi discepoli a pregare vedendo Dio come Padre e Madre”.
Questo tema si riferisce al Rapporto Materno che Dio ha nei confronti dell’umanità in generale ma specialmente nei confronti di coloro che sono e saranno Figli del Nuovo Consolatore perché di Costui berranno le Parola d’Amore. Nella lettera, Cipriano sviluppa un’interpretazione della preghiera del Signore, il Padre nostro, e sottolinea come Dio, in quanto il vero Padre, abbia anche un aspetto Materno. Egli afferma che, poiché Dio ci ha creati e ci ama come un Padre, egli condivide anche l’Amore e la Maternità di una Madre nei nostri confronti. Questa visione si collega ad altre percezioni bibliche di Dio come una madre compassionevole e premurosa, come quella presentata nel libro di Isaia.
«Habere iam non potest Deum Patrem qui Ecclesiam non habet Matrem».
Cipriano fa affidamento sulle Scritture per sostenere questa interpretazione della Maternità Divina. Ad esempio, cita l’immagine del giorno del giudizio come una donna in travaglio, che rafforza l’idea di Dio come Madre che partorisce l’umanità alla vita eterna. Egli sostiene che questa comprensione della Maternità divina ci aiuti a comprendere meglio l’amore di Dio e la Sua misericordia.
L’analisi della Maternità di Dio nella lettera di Cipriano di Cartagine ci mostra una delle interpretazioni più ampie di Dio come Madre del Perdono. Un altro riferimento importante è presente nelle opere di Gregorio di Nissa, vescovo del IV secolo, noto come uno dei Padri greci della Chiesa. Egli descrive Dio come l’origine di tutto, il Padre che nutre e nutre tutte le cose, il Matrimonio che genera tutte le cose, il Nido che accoglie tutte le cose, il Cielo che protegge tutte le cose, il Muro che copre tutte le cose”, facendo riferimento alla dimensione materiale della Maternità divina.
Agostino d’Ippona, uno dei più importanti teologi cristiani del mondo Cattolico del V secolo, fa riferimento alla Maternità di Dio nelle sue opere. Nel suo libro “Confessioni”, scrive: “Tu sei più intimo di me stesso e più alto di me stesso, e tuttavia abbondantemente nutri e armonizzi tutto ciò che di utile tu hai diffuso nell’interiorità della mia anima”. Questo passaggio suggerisce la Maternità di Dio come colei che nutre e sostiene l’anima.
Il teologo bizantino San Giovanni Damasceno, vissuto nell’VIII secolo, nel suo trattato “De Fide Orthodoxa” parla della Maternità di Dio, affermando: “La Maternità di Dio appartiene piuttosto alla Grazia Divina che alla natura divina”. Questa affermazione mette in evidenza il ruolo della Grazia Divina associato alla Maternità di Dio.
L’opera del Damasceno ha una grande importanza nella storia dell’arte e della teologia Cristiana. Scritta nel 700 d.C., questa apologia difende l’uso delle immagini sacre nell’adorazione dei fedeli e nel Culto Cristiano.
Nel suo testo respinge le critiche mosse contro l’uso delle immagini sacre da parte di alcuni gruppi religiosi, in particolare gli iconoclasti. Gli iconoclasti consideravano l’uso delle immagini idolatrico e blasfemo, mentre San Giovanni Damasceno difendeva la loro legittimità teologica e spirituale.
L’autore si concentra sulla importanza della materialità e della corporeità nell’esperienza religiosa. Egli sottolinea che Dio stesso, nella sua incarnazione come Gesù Cristo, si è fatto uomo ed è entrato nel mondo fisico. Pertanto, l’uso delle immagini sacre non è contrario alla fede cristiana, ma anzi è un modo per ricordare e venerare l’incarnazione di Dio.
Il Damasceno distingue tra adorazione e venerazione delle immagini sacre. Egli afferma che l’adorazione è dovuta solo a Dio, mentre la venerazione è riservata alle immagini che rappresentano Gesù, Maria e i santi. L’autore sottolinea che le immagini sacre non sono oggetti di culto in sé stessi, ma sono uno strumento per aiutare i fedeli nella loro devozione e nella loro relazione con Dio.
Inoltre critica la logica degli iconoclasti, sostenendo che se è permesso rappresentare il simbolo più sacro del cristianesimo, la Croce, non dovrebbe esserlo permettere di rappresentare altre figure religiose. Egli sostiene che le immagini sacre sono una testimonianza tangibile della fede e dell’amore dei cristiani verso Dio e la sua creazione.
Il testo di San Giovanni Damasceno ha avuto un impatto significativo sulla teologia e sulla pratica religiosa cristiana, in particolare nell’arte bizantina. Le sue argomentazioni hanno contribuito a consolidare l’uso delle immagini sacre nella chiesa e a riaffermare la loro importanza spirituale. Inoltre, ha gettato le basi per la teologia dell’iconodulia, la venerazione delle immagini sacre, come parte integrante della tradizione cristiana.
“Difesa delle immagini sacre. Discorsi Apologetici contro coloro che calunniano le sacre immagini”, difende l’uso delle immagini sacre nel culto e nella venerazione cristiana. L’autore sottolinea la centralità dell’incarnazione di Dio e l’importanza della corporeità nell’adorazione dei fedeli. Grazie alle sue argomentazioni, l’uso delle immagini sacre è stato confermato come parte integrante della pratica religiosa cristiana e ha avuto un ruolo significativo nello sviluppo dell’arte e della teologia cristiana.
È importante notare che mentre alcuni Padri della Chiesa sostengono la Maternità di Dio, questo concetto non è ampiamente accettato e non è una dottrina ufficiale della Chiesa cristiana. Molti teologi contemporanei, tuttavia, continuano ad esplorare e sviluppare l’immagine di Dio come Madre, portando avanti il discorso iniziato dai Padri della Chiesa.
Nel testo di Maria Vassilaki, intitolato “Images of the Mother of God: Perceptions of the Théotokos in Byzantium”, si offre un’affascinante analisi delle rappresentazioni della Madre di Dio nella tradizione bizantina, utilizzando numerosi riferimenti ai Padri della Chiesa Orientale. Attraverso una dettagliata ricerca, l’autrice esamina le diverse percezioni e interpretazioni della Théotokos nel corso dei secoli.
Uno dei punti focali è l’enorme influenza che i Padri della Chiesa Orientale hanno avuto sullo sviluppo e sulla definizione del culto Mariano nell’arte bizantina. I Padri della Chiesa come San Andrea di Creta e San Nicola Cabasilas hanno lasciato un’impronta indelebile sulla comprensione del ruolo di Maria come Madre di Dio, Théotokos.
Il testo “Sermoni mariani” e la devozione mariana di San Andrea di Creta sono importanti esempi di come la figura di Maria sia stata venerata nella tradizione della Chiesa Orientale. San Andrea di Creta è considerato uno dei grandi Padri della Chiesa Orientale e i suoi Sermoni Mariani sono un contributo significativo allo sviluppo della dottrina mariana.
L’opera “Sermoni mariani” consiste in una raccolta di omelie scritte da San Andrea di Creta nel VII secolo. Questi sermoni sono caratterizzati da una profonda devozione verso Maria e riflettono una comprensione teologica avanzata della sua figura. San Andrea esprime la sua convinzione che Maria sia Colei che intercede presso Dio, Colei che gioca un ruolo centrale nella salvezza umana attraverso la Sua partecipazione al Mistero dell’Incarnazione.
L’analisi dettagliata dei “Sermoni mariani” rivela diverse tematiche ricorrenti. San Andrea sottolinea l’umiltà di Maria come il fondamento della sua grandezza, facendo riferimento alla sua accettazione dell’annunciazione e al suo ruolo di madre di Dio. Egli loda la sua fedeltà e la sua obbedienza a Dio, evidenziando come ciò abbia consentito a Maria di realizzare la piena maturità spirituale. San Andrea enfatizza anche il ruolo di Maria come modello di virtù per i fedeli, invitandoli a imitarne la santità e l’amore per Dio.
La devozione mariana di San Andrea di Creta è intrisa di una profonda spiritualità orientale, che si basa sulla tradizione e sulla liturgia della Chiesa. Nel suo approccio mariano, egli combina l’amore e la venerazione per la Madre di Dio con una profonda comprensione teologica di Maria come co-redentrice e mediatrice tra Dio e gli uomini. La sua devozione a Maria si fonda sulla sua fede in Cristo e nella sua opera salvifica.
Per quanto riguarda i riferimenti ai Padri della Chiesa Orientale, San Andrea di Creta si ispira fortemente al pensiero di Santi come Giovanni Damasceno e Gregorio di Nissa. Questi Padri della Chiesa orientale hanno contribuito alla formulazione della dottrina mariana e hanno sottolineato il ruolo centrale di Maria nella storia della salvezza. San Andrea di Creta ha assorbito e sviluppato queste idee nel suo insegnamento mariano, offrendo un contributo originale alla teologia mariana nella tradizione orientale.
I “Sermoni Mariani” rivelano l’importanza della figura di Maria nella tradizione della Chiesa Orientale. Il Santo, attraverso i suoi sermoni, ha espresso una profonda venerazione per Maria, identificandola come un modello di virtù e come una potente intercessore presso Dio. La sua devozione mariana si basa sulla tradizione liturgica e teologica della Chiesa Orientale, trovando riferimenti e ispirazione in importanti Padri della Chiesa orientale come Giovanni Damasceno e Gregorio di Nissa. Va sottolineato come l’approccio dei Padri della Chiesa Orientale alla Mariologia sia stato un elemento fondamentale nel plasmare la visione teologica e iconografica della Madre di Dio. Attraverso l’analisi di brani delle opere di questi autori, l’autrice evidenzia come essi abbiano influenzato la definizione delle icone mariane e il culto mariano nel mondo bizantino.
In particolare, San Giovanni Damasceno è visto come uno dei primi teologi ad aver teorizzato l’importanza della venerazione delle immagini sacre nella tradizione cristiana. La sua difesa delle icone nel suo trattato “Apologia contro quelli che disprezzano le sacre immagini” ha avuto un impatto profondo sulla comprensione e sull’accettazione delle icone mariane nel mondo bizantino.
Allo stesso modo, San Andrea di Creta ha contribuito alla definizione della teologia mariana attraverso i suoi sermoni, nei quali ha sottolineato il ruolo di Maria come ponte tra l’umanità e la divinità. La sua figura è associata a importanti momenti liturgici come la Festa dell’Ingresso della Théotokos nel tempio (noto anche come la Presentazione di Maria al Tempio), che ha ispirato numerose rappresentazioni artistiche.
Si deve mettere in luce anche il contributo di San Nicola Cabasilas alla comprensione e alla venerazione della Théotokos. Questo teologo bizantino ha esplorato in modo dettagliato il significato teologico dell’icona della Vergine Maria, sostenendo che l’immagine dell’icona rappresenta la presenza reale di Maria stessa. Questa visione ha avuto ripercussioni sulla devozione mariana e sulla venerazione delle icone mariane nel mondo bizantino. Cabasilas sostiene che la vita in Cristo non è solo una questione di aderenza a delle regole o l’osservanza di pratiche religiose, ma implica un radicale cambiamento interiore che porta alla trasformazione della persona.
Nel testo egli che la vita in Cristo si realizza attraverso l’adesione ai sacramenti, soprattutto il battesimo, che è l’atto che unisce il credente a Cristo e permette la partecipazione alla sua morte e risurrezione. Il battesimo è quindi il fondamento della vita cristiana, ma non basta di per sé. È necessario compiere uno sforzo personale per vivere in conformità con la volontà di Dio.
Il secondo punto che Cabasilas sottolinea è che la vita in Cristo richiede la partecipazione attiva del fedele all’opera della redenzione. Dio ha provveduto la salvezza dell’umanità mediante la morte e risurrezione di Gesù Cristo, ma è necessario che ogni individuo risponda a questa grazia con fede e adesione personale. La vita in Cristo si manifesta quindi attraverso l’amore per Dio e per il prossimo, che è una risposta concreta ed evidente alla grazia divina.
Attraverso una rigorosa analisi dei testi dei Padri della Chiesa Orientale ci si trova di fronte ad una comprensione ricca e approfondita delle diverse percezioni delle icone mariane nel mondo bizantino. Grazie ai loro contributi si dimostra come la figura di Maria e il suo ruolo come Madre di Dio siano stati una parte fondamentale della spiritualità e dell’arte bizantine, e come queste percezioni siano state plasmate dalla teologia dei Padri della Chiesa Orientale. San Gregorio di Nissa ha affrontato il tema della Maternità di Dio.
Nella sua opera “Sull’anima e sulla risurrezione”, il Nisseno sottolinea la Maternità di Dio, enfatizzando il fatto che Dio non è solo Padre, ma anche Madre. Egli afferma che Dio non è limitato dai ruoli di genere che sentiamo come esseri umani, ma è in grado di unire in sé entrambi i ruoli genitoriali. Questa visione ampliata di Dio come sia Padre che Madre consente una comprensione più completa della sua natura divina.
Secondo Gregorio di Nissa, la Maternità di Dio è presente nella creazione dell’umanità. Creando gli esseri umani a sua immagine e somiglianza, Dio manifesta il suo amore materno fornendo loro tutto ciò di cui hanno bisogno per prosperare e crescere. Egli sostiene che la Maternità di Dio è evidente anche nel suo continuo sostegno e cura per l’umanità, guidandoli lungo il cammino della salvezza.
Un’altra area in cui Gregorio di Nissa esplora la Maternità Divina è nella vita e nella missione di Cristo. Per Gregorio, Maria, la Madre di Gesù, è un’immagine tangibile del Divino Amore Materno. Dio ha scelto Maria per portare il suo Figlio nel mondo, dimostrando così il suo attaccamento alla Maternità come parte essenziale della sua natura. Attraverso la nascita e la vita di Cristo, Gregorio sostiene che Dio rivelò sé stesso come Madre, prendendosi cura delle sue creature umane nel modo più intimo e affettuoso possibile. Gregorio di Nissa utilizza anche il concetto di Maternità Divina per evidenziare l’importanza dell’Amore e della Misericordia di Dio nella redenzione dell’umanità. Come una madre compassionevole, Dio accoglie i peccatori pentiti con braccia aperte, offrendo il suo amore materno per guarire e restaurare. La Maternità Divina, secondo Gregorio, si estende anche al ruolo dello Spirito Santo, che lava, santifica e purifica i credenti, preparandoli per la comunione eterna con Dio.
La visione di Gregorio di Nissa sulla Maternità divina ha avuto un impatto significativo sulla teologia successiva. La Maternità Divina permette una visione spirituale molto più profonda relativamente al Volto del Perdono insito nella TriUnità e manifesto nel Volto della sapienza Immacolata, rompendo le limitazioni di genere che potrebbero limitare la nostra comprensione di Dio.
Anche il Dott. Luigi Gaspari rivelò in un piccolo apoftegma l’importanza della Visione Materna. Egli disse a Coppito (AQ) il 5 agosto 1989 in una pubblica conferenza:
- In principio Dio creò la Sua Sapienza Immacolata attraverso la quale tutto ha creato.
- Alla Sua Sapienza diede un volto ed un corpo: Maria
- Nel Volto della Sua Sapienza fatta Donna, Maria, si è fatto Uomo.
Infatti nei Proverbi 8,22 sta scritto:
«…Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre ponendo le mie delizie tra i Figli dell’uomo …».
Secondo il Dott. Gaspari, la Maternità di Dio va intesa come l’Amore Materno che Dio dimostra come Mamma nei confronti di coloro che amano le loro mamme. Dio è spesso rappresentato come un Padre amorevole, ma questa rappresentazione può essere estesa anche alla Figura Materna. Il Dott. Gaspari afferma che la Maternità di Dio si manifesta in modo seguente:
“Io sono lo Spirito della Mamma che dalla SS. Trinità dove vivo si donò Spirito di Mamma alle mamme mie… Nel sangue e nella carne della stirpe dell’Eletto Davide mi son fatta Figlia per essere Madre anche nelle carni e nel sangue di tutte le creature che il Padre ed Io amiamo come Figli nostri. Mi son fatta creatura dell’uomo per donare agli uomini il Figlio mio, Spirito Santo di Dio fatto Uomo, per innestare Spirito di Dio nello Spirito dell’uomo, per far risorgere nella vita dello Spirito di Dio il sangue, il corpo dell’uomo morto alla vita dello Spirito di Dio. Lo Spirito mio, Madre tua, è in te…” Cit. tratto dal testo “Amore a Maria” del Dott. Luigi Gaspari – © Edizioni – CDOLG.
Maria è la Madre che si manifesta nel volto delle vere mamme che abbiamo nella Terra. La Mamma Celeste si prende cura del suo Bambino e di tutti i Bambini, chiamati da Cristo, che sono le Decime che si uniscono al Bambino lungo il cammino della propria vita. La Maternità di Dio descrive l’Amore Sapienziale di Dio che chiama al Suo Perdono le vite degli esseri umani. Questo concetto può aiutare le persone a sentire il legame con Dio come qualcosa di intimo, personale e amorevole.
Un ulteriore testo interessante è quello di Ilaria Ramelli intitolato “Divine Maternity in Ancient Christianity and the Theology of St. Maximus the Confessor”, vi è un’analisi approfondita sull’importanza della Maternità Divina nell’antica cristianità e sulla teologia di San Massimo il Confessore.
Il testo inizia esplorando il ruolo centrale della Maternità Divina nella teologia cristiana, analizzando le diverse interpretazioni tra i primi teologi cristiani. La Ramelli esamina le opere di autori come Ireneo di Lione, Origene e Atanasio di Alessandria, mettendo in luce la loro comprensione della Maternità divina e le implicazioni per la teologia cristiana.
Successivamente il testo si concentra sulla teologia di San Massimo il Confessore, che considera uno dei maggiori teologi della Maternità divina.
L’autrice analizza la teologia di Massimo attraverso le sue opere principali, inclusa la sua interpretazione del Simbolo di Nicea e della Teologia dell’Incarnazione. Ramelli sottolinea l’importanza della Maternità Divina nella teologia di Massimo e la sua concezione dell’Unione Ipostatica la natura Umana e Divina di Cristo.
Il testo affronta anche questioni filosofiche e teologiche legate alla Maternità divina, come la comprensione del concetto di “Madre” nell’ambito delle implicazioni eventuali degli attributi Materni divini come l’amore, la compassione e la cura. La Ramelli trae interessanti conclusioni sulla rilevanza della Maternità Divina nella teologia cristiana e la sua importanza per la comprensione dell’Incarnazione e della salvezza umana. L’autrice sottolinea come la Maternità Divina rappresenti un aspetto fondamentale dell’identità di Dio e sottolinea l’importanza di studiare e approfondire questo concetto nella teologia cristiana.
Un ulteriore punto di analisi ce lo fornisce San Massimo il Confessore il quale manifesta l’importanza di questa Maternità. Egli sottolinea il ruolo essenziale di Maria come Madre di Dio e la sua intima connessione con la salvezza umana. Un riferimento chiave a questo tema si trova nel Trattato sull’amore (Ambigua 7), in cui Massimo afferma che Maria ha partecipato attivamente e volontariamente all’incarnazione del Verbo, diventando la Madre di Colui che è stato concepito ed è stato dato per noi. Egli sostiene anche che Maria è “superiore a tutti gli esseri razionali e invisibili” a causa della sua Maternità Divina.
Nel testo intitolato “Elogio di Maria Madre di Dio”, San Giovanni Crisostomo, uno dei più influenti Padri della Chiesa, offre una riflessione profonda e poetica sulla figura della Vergine Maria. Attraverso il suo elogio, l’autore esalta la santità e il ruolo centrale di Maria nella storia della salvezza. Inizialmente, il Crisostomo sottolinea la grandezza di Maria come Madre di Dio. Egli scrive: “Maria Madre sebbene mirabile, non deve stupire che Dio (…) l’ha voluta Madre. Infatti, Ella è la Madre di tutti questi che sopporta ogni cosa per noi”. In queste parole, l’autore rende omaggio alla missione di Maria di generare e portare nel mondo Dio stesso, dimostrando una profonda devozione e riconoscimento verso la sua figura.
Successivamente il Santo esplora alcune delle qualità straordinarie che contraddistinguono Maria. La sua lode, infatti, non si limita al suo Ruolo Materno, ma estende il suo elogio alle sue virtù. L’autore afferma: “La Vergine Madre viene onorata perché è diventata il Tempio di Dio”. Maria è descritta come un vero e proprio Tempio in cui l’Onnipotente ha scelto di dimorare. Questa immagine simbolica evidenzia la purezza e l’innocenza che caratterizzano la figura di Maria, la cui intimità con Dio è così profonda da essere assimilata al Santuario più Sacro.
San Giovanni Crisostomo proclama: “Maria ha superato la stretta mentalità del mondo vincendo l’impossibile per mezzo della fede”. Maria è esaltata come esempio di una fede umile e incondizionata, capace di superare ogni ostacolo. Questa fede in Dio e la sua disponibilità a seguire gli insegnamenti divini sono considerate come il fondamento stesso della grandezza di Maria.
L’autore sottolinea il ruolo di Maria nella redenzione umana, e afferma che la sua Maternità diventa universale: “Maria è Madre di Colui che fu fatto da Lei creatura, di Colui che fu suo genitore, anche se la Risurrezione l’ha fatta Madre di tutti i popoli giusti”. Il testo “Elogio di Maria Madre di Dio” rappresenta un inno di lode e devozione nei confronti della Vergine Maria.
San Gregorio Nazianzeno, anche conosciuto come Gregorio di Nazianzo, fu un importante teologo e vescovo del IV secolo. Nato nel 329 a Nazianzo, in Cappadocia (odierna Turchia), fu amico e collaboratore di Basilio di Cesarea e Gregorio di Nissa, e insieme a loro è considerato uno dei tre grandi Padri Cappadoci della Chiesa.
San Gregorio dedicò gran parte dei suoi scritti alla teologia e alla spiritualità cristiana. Tra i suoi numerosi scritti, vi è una particolare attenzione alla figura della Vergine Maria, Madre di Gesù Cristo. La Mariologia, ossia lo studio teologico su Maria, era un tema di grande importanza per Gregorio, che ne sottolineava l’importanza nella storia della salvezza e il suo ruolo di esempio per i fedeli.
Uno dei testi più noti di San Gregorio Nazianzeno sulla Vergine Maria è “In Laudibus Virginis Matris Oratio” (Orazione in lode della Vergine Madre), che fu pronunciata durante una festa mariana a Costantinopoli intorno al 380 d.C. Questo testo rappresenta un tributo poetico alla Madre di Dio e un’invocazione alla sua intercessione. Gregorio esalta le virtù di Maria, chiamandola “Maria sempre vergine, non solo nella carne ma anche nel cuore e nel pensiero”.
San Gregorio Nazianzeno si rifà anche ad altri testi biblici per sottolineare l’importanza di Maria nella storia della salvezza. Nel suo discorso “In sanctissimae Dei Genetricis, ad populum oratio”, afferma che Maria è stata scelta da Dio per portare il suo Figlio nel mondo, in conformità con le profezie dell’Antico Testamento. Questo sottolinea il ruolo unico di Maria come Madre di Dio e come cooperatrice nella redenzione dell’umanità.
Un’altra opera significativa di San Gregorio è l’omelia “De Christi generatione et de Sancta Maria Deipara” (Sulla generazione di Cristo e su Santa Maria genitrice di Dio). In questa omelia, Gregorio sottolinea la Verginità Perpetua di Maria, affermando che ha concepito Gesù Cristo per opera dello Spirito Santo senza perdere la sua verginità. Questo conferisce a Maria un grado di santità e purezza unico tra tutti gli esseri umani.
San Gregorio Nazianzeno contribuì in modo significativo alla teologia mariana, offrendo un prezioso insegnamento sulla figura della Vergine Maria come madre di Dio e modello di santità per i fedeli. Le sue opere costituiscono un patrimonio teologico di grande valore nella Chiesa Cattolica ed Ortodossa, e continuano a influenzare la riflessione sulla figura di Maria ancor oggi.
San Massimo il Confessore nell’opera “Vita di Maria” (Capitoli sulla Teologia Mistica, 25), descrive l’importanza della Maternità Divina di Maria come il momento culminante del Disegno di Dio per la salvezza dell’umanità.
Egli afferma che Maria è stata scelta da Dio dal principio dell’eternità per diventare la Madre di Dio e che il suo «sì» all’annunciazione ha consentito l’incarnazione del Verbo. È anche degno di nota il “Commento ai dodici capitoli dell’iniziazione spirituale” di San Massimo in cui afferma che la Maternità Divina di Maria è stata una Nascita Verginale, un momento di completa unione tra Dio e l’umanità. Egli considera Maria come la Colei che ha portato il Figlio di Dio nel mondo e come la madre di tutto il genere umano redento. San Massimo enfatizza la Maternità Divina di Maria come un grande Mistero Teologico che rivela l’Amore di Dio per l’umanità e la sua volontà di condividere la Sua Vita Divina con noi attraverso l’incarnazione del Verbo. La Maternità Divina di Maria è stata un evento unico e straordinario che ha avuto un profondo impatto sulla teologia cristiana e che continua a essere oggetto di riflessione e devozione nella Chiesa Orientale ed Occidentale.
Scrive San Massimo il Confessore:
“Maria, che ha partorito senza soffrire, parimenti partorisce i mortali alla vita spirituale” (Omilia 55, 5).
“Maria, Madre di Dio e collegamento tra il Cielo e la terra, nasconde nel Suo Seno quel che nessuna delle precedenti madri ha potuto nascondere” (Capita theologica et oeconomica 153, 7).
“La Vergine Maria, come Madre di Dio, ha generato una nascita ineffabile, qualcosa mai visto prima, inestimabile e incomprensibile per la mente umana” (Ambigua ad Iohannem 20).
“Maria ha concepito nella sua anima quella Verità che è la fede, e nella sua carne, Colui che è la Verità stessa” (Centuries on Theology and the Incarnation, 7).
L’idea della Quarta Ipostasi nella TriUnità
Nella speculazione Orientale è stato introdotto un tema molto interessante: il concetto di Quarta Ipostasi. Tale teoria, analizzata come ipotesi da alcuni teologi, confermerebbe l’apoftegma del Dott. Luigi Gaspari.
Tale ipotesi come concetto teologico si riferisce a una possibile ulteriore manifestazione o forma di esistenza all’interno della Dottrina Cristiana della TriUnità. La dottrina della TriUnità sostiene che Dio esiste in Tre Ipostasi distinte e indivisibili: Padre, Figlio e Spirito Santo. Tuttavia, alcuni teologi e studiosi hanno suggerito l’ipotesi di una Quarta Ipostasi all’interno della TriUnità, che rappresenterebbe un’altra modalità di Esistenza Divina, vale a dire che nella Maternità di Maria si ha il Perdono di Dio.
Alcuni suggeriscono che questa Quarta Ipostasi potrebbe rappresentare una sorta di intermediazione tra Dio e il mondo creato, potenzialmente includendo anche il ruolo di Gesù Cristo come mediatore tra Dio e l’umanità.
Tuttavia, è importante sottolineare che la Quarta Ipostasi non è universalmente accettata o riconosciuta come una dottrina ufficiale nella teologia cristiana anche se nel Volto della Sapienza possiamo ritrovare la conferma di questa intuizione che non tanto peregrina ma fondata su una solida base teologica che deve ancora essere esplorata.
L’idea di una quarta Ipostasi è una questione teologica complessa ma già il concetto della Sophia come Volto della Quarta Ipostasi, nel mondo Orientale la risolverebbe. Tale ipotesi nella TriUnità nei Padri della Chiesa si riferisce all’idea di un’ulteriore manifestazione della Divinità, oltre alle Tre Ipostasi tradizionalmente riconosciute nella concezione TriUnitaria.
Questa Quarta Ipostasi è chiamata anche “Economia Divina”, “Volontà Divina”, “Sapienza Divina” o “Sophia”.
L’idea Sofianica, nel contesto religioso e filosofico specialmente Russo, si riferisce alla dottrina e alla pratica della Sophia come concetto legato alla Sapienza ed alla Conoscenza Divina presente nelle Tradizioni Cristiane Ortodosse. Uno dei principali riferimenti riguardo all’Idea Sofianica è rappresentato dal pensiero di Pavel Florenskij, teologo, filosofo e matematico russo vissuto tra il XIX e il XX secolo. Florenskij è stato uno dei principali espositori di quest’idea all’interno del mondo ortodosso.
Nel suo lavoro “La colonna e il fondamento della verità”, Florenskij sviluppa una prospettiva teologica e filosofica sulla Sophia, indicandola come una Forza Creatrice presente nel cosmo e come un’Energia Divina che illumina la mente umana. Florenskij collega il concetto di Sophia a quello dell’icona, sostenendo che entrambi rappresentano una realtà trascendente che può essere sperimentata nell’esperienza religiosa.
La Sophia mette in luce il rapporto tra la saggezza divina e la redenzione umana. Florenskij sostiene che la Sophia agisce come un’energia salvifica che guida l’umanità sulla strada della salvezza.
Il noto teologo e mistico ortodosso analizzò questa possibilità che la Théotokos fosse sempre stata sempre presente all’interno della TriUnità.
Secondo Florenskij, infatti, la Trinità consiste in tre Ipostasi Divine: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, tuttavia, egli aggiunge appunto una Quarta Ipostasi: Maria, che rappresenta l’unità tra Dio e la Sua Volontà di Perdono Materno. Florenskij sostiene che Maria ha un ruolo unico nella Trinità poiché è Colei che ha portato il Figlio di Dio nella carne umana. Egli crede che Maria sia stata scelta da Dio per fungere da collegamento tra l’umanità e Dio stesso. La sua Maternità Divina la colloca in una posizione speciale all’interno della TriUnità. L’idea Sofianica radica la figura di Maria nella tradizione della Sapienza Divina, essa è un aspetto significativo del pensiero cristiano. Questa prospettiva teologica considera Maria come la personificazione della Saggezza di Dio, un Volto che rivela le Qualità Divine.
La figura di Maria è al centro della Tradizione Cristiana, in quanto Madre di Gesù e simbolo di numerosi valori spirituali. Ma l’idea sofianica va oltre la semplice devozione Mariana, trasformando Maria in un’icona teologica.
Maria viene identificata con la figura biblica della Sapienza, come descritta nel libro sapienziale dell’Antico Testamento. La Sapienza di Dio, come personificazione della Saggezza Divina, è spesso rappresentata come una figura femminile, saggia e prudente. Questo concetto viene collegato a Maria, la quale secondo la tradizione cattolica romana è dotata di un’intelligenza superiore alla norma.
L’idea sofianica non è una novità nel pensiero cristiano, ma è stata enfatizzata nel corso dei secoli da diversi teologi e mistici. Alcuni pensatori hanno spinto questa concezione a livelli più profondi, vedendo in Maria una partecipazione attiva al progetto di Salvezza, una figura che collabora con Dio per la salvaguardia dell’umanità. L’idea sofianica con Maria come Volto rappresenta una prospettiva teologica affascinante nel pensiero cristiano.
Essa restituisce un ruolo prevalente a Maria, sottolineando la sua importanza come Icona della Saggezza Divina. Risulta quindi un interessante approccio per coloro che desiderano approfondire il significato teologico della figura di Maria nella fede cristiana. Secondo i Padri della Chiesa Ortodossa, Dio è trascendente e inaccessibile all’uomo, ma ha scelto di rivelarsi attraverso l’Economia Divina. Questo si riferisce all’operato di Dio nel mondo, compreso il Suo Piano di Salvezza per l’umanità attraverso la vita, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo.
Questa Quarta Ipostasi è considerata l’immagine dell’Economia Divina per descrivere come Dio si relaziona con l’umanità e come si manifesta nella storia. Tali concezioni relative alla Quarta Ipostasi come Visione Sofianica sono importanti per comprendere l’elaborazione teologica orientale della Trinità e del rapporto tra Dio e l’umanità.
Sergej Bulgakov, uno dei più eminenti teologi e filosofi russi del XX secolo, è noto per la sua profonda riflessione teologica, la sua erudizione e la sua creatività intellettuale. Tra le sue numerose idee originali, spicca l’Idea Sofianica, una visione che ha influenzato il suo pensiero teologico e filosofico. La base dell’Idea Sofianica di Bulgakov è appunto la nozione di Sophia, che letteralmente significa “Sapienza” in greco. Nella Tradizione Cristiana Ortodossa, la Sophia è considerata una delle Ipostasi Divine, che rappresenta la Sapienza Sivina, la Conoscenza e l’Amore di Dio. Bulgakov sviluppa ulteriormente questa concezione, elevando la Sophia ad una posizione ancora più centrale nella sua visione teologica.
Secondo Bulgakov, la Sophia è l’Essenza stessa dell’Amore Divino. È la presenza dell’Amore Creativo e Redentivo di Dio nel mondo. La Sophia è Colei che attrae tutte le creature verso il loro compimento nella Perfezione Divina. Attraverso la Sophia, il mondo e gli esseri umani possono raggiungere la loro pienezza in Dio perché Essa manifesta il Volto del Perdono di Dio.
Una delle chiavi per comprendere l’idea sofianica in Bulgakov è il concetto di “sobornost”, che significa “comunione”. Egli afferma che l’essenza di Sophia si manifesta nella sobornost, nell’unità e nell’armonia tra tutte le creature di Dio. Questa comunione all’interno dell’umanità e con la creazione è un riflesso della comunione divina tra le tre persone della TriUnità.
Secondo Bulgakov, la Sophia è anche la Madre di Dio. Come Madre, la Sophia partecipa attivamente al processo di Incarnazione e Redenzione del Verbo Divino nel mondo. Lei stessa diventa un’immagine dell’Amore Materno di Dio verso l’umanità.
L’idea sofianica di Bulgakov ha importanti implicazioni nella sua teologia della creazione e della redenzione. Attraverso Sophia, Bulgakov sviluppa una visione cosmica dell’amore di Dio, in cui la creazione stessa è coinvolta nel processo di salvezza. La redenzione non riguarda solo gli esseri umani, ma abbraccia l’intero universo.
La teologia Sofianica di Bulgakov ha attirato l’attenzione di molti teologi e filosofi sia in Russia che all’estero. Ha suscitato dibattiti e discussioni sulla natura dell’Amore di Dio, sulla relazione tra Dio e il mondo creato e sul ruolo degli esseri umani nella redenzione. Alcuni critici hanno sollevato obiezioni alla sua visione, sostenendo che potrebbe portare a un’idea di divinizzazione delle creature che avrebbe conseguenze problematiche.
Nonostante le critiche, l’idea sofianica di Bulgakov continua ad essere un importante contributo al dibattito teologico e filosofico contemporaneo. Essa apre nuove prospettive sulla natura e sull’azione di Dio nel mondo e invita gli esseri umani a partecipare attivamente alla comprensione del Volto del Perdono che Dio manifesta attraverso la Sua Sapienza o Sophia.
Preghiera alla Théotokos di San Andrea di Creta
Io Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con Te; io Ti saluto, o strumento della nostra gioia, per la quale la sentenza della nostra condanna è stata revocata e cambiata in un giudizio di benedizione. Io Ti saluto, o tempio della gloria di Dio, dimora sacra del Re del Cielo. Tu sei la riconciliazione di Dio con gli uomini.
Io Ti saluto, o Madre della nostra allegrezza: in verità Tu sei stata benedetta poiché Tu sola, fra tutte le donne, sei stata trovata degna di essere la Madre del nostro Creatore. Tutte le nazioni Ti chiamano beata. O Maria, se io mi affido a Te sarò salvo; se sono sotto la Tua protezione non ho niente da temere, perché essere Tuo servitore significa avere armi invincibili di salvezza che Dio concede solo a coloro che vuole salvare.
O Madre di misericordia, placa Tuo Figlio: quando eri sulla terra occupavi solo una piccola parte, ma oggi che sei innalzata al più alto dei Cieli, il mondo intero Ti considera il comune propiziatorio di tutte le nazioni.
Noi Ti supplichiamo dunque, o Vergine Santa, di concederci l’aiuto delle Tue preghiere a Dio; preghiere che hanno per noi più valore e prezzo di tutti i tesori della terra; preghiere che rendono Dio propizio nonostante i nostri peccati e ci ottengono una grande abbondanza di grazie per ricevere il perdono di questi stessi peccati e per praticare la virtù; preghiere che arrestano i nostri nemici, confondono i loro disegni e trionfano sui loro sforzi.
Così sia.
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