E’ facile leggere sui social paragonare il governo Draghi al regime fascista.

Le analogie non mancano.

La cosa che, nell’immaginario collettivo, accomuna il governo Draghi con il governo Mussolini è il green pass: al pari del ventennio fascista, in cui per lavorare e studiare all’università dovevi dotarti della tessera fascista, oggi devi necessariamente avere il green pass, altrimenti rimani a casa e senza stipendio o senza poter studiare. In realtà oggigiorno va anche peggio, perché la “tessera fascista” serve pure per viaggiare in treno (a lunga percorrenza, che in quelli locali il virus, che è notoriamente schizzinoso, non mette piede), andare al ristorante, al bar, al cinema e alle sagre di paese (esclusa la festa dell’Unità, altrimenti non ci andrebbe nessuno).

Ma non mancano altre analogie: la libera associazione è limitata dal pericoloso virus, per cui possiamo dire che aggregarsi, oggi come allora, non è propriamente libero. 

La libertà di manifestazione, nel ventennio, era stata soppressa, si poteva manifestare solo se il regime lo concedeva. Oggi ottenere l’autorizzazione per manifestare contro il GP non è facile, e se manifesti ugualmente ti becchi le manganellate (a meno che non sei uno dei 50 fascisti da barzelletta di Forza Nuova, perché in tal caso sei libero di assaltare una sede della CGIL sotto lo sguardo benevolo della polizia). Ma se la manifestazione fa comodo al governo, anche se fatta durante il silenzio elettorale, nel quale non si potrebbe manifestare, allora puoi scendere in piazza tranquillamente.

Durante il fascismo non esisteva opposizione in parlamento, i partiti diversi da quello fascista erano stati sciolti. Oggi l’opposizione, per altro estremamente blanda, è rappresentata da FdI, che conta come il due di briscola. Ciononostante è stata ventilata, non troppo velatamente, la possibilità di sciogliere questo “pericoloso partito di stampo neofascista”.

I sindacati, all’epoca della dittatura fascista, erano stati silenziati. Oggi sono silenti di propria iniziativa, quando si tratta di difendere i diritti dei lavoratori, che poi è la cosa per cui esistono tali organizzazioni. Sono invece estremamente comunicativi quando si tratta di sbavare a favore di Draghi e dei provvedimenti del suo governo.

Il governo del ventennio esercitava un ferreo controllo sul mondo della carta stampata, delle comunicazioni e della cultura. Oggi abbiamo la stampa unica governativa, la televisione unica del regime, l’opinionismo unito e compatto a sostegno del governo del banchiere della provvidenza e chi non si allinea viene fatto fuori in qualche maniera, soprattutto dai social.

Persino in campo sportivo si possono osservare alcune analogie: mai come col governo Draghi si sono ottenuti tanti successi. Toh! Esattamente come durante il fascismo. Lo sport come formidabile strumento di propaganda. Però mentre Draghi “ha vinto un europeo”, il fascismo “vinse ben due mondiali”. Draki, tie’!

Qualcuno però potrebbe, giustamente, obiettare che Draghi è al governo senza nessun colpo di mano, seguendo quanto stabilisce la costituzione, cioè essere nominato dal Presidente della Repubblica, aver ottenuto la fiducia del parlamento e lavorando grazie al sostegno di diversi partiti regolarmente eletti. Quindi parlare di regime di tipo fascista è una esagerazione.

Effettivamente non hanno tutti i torti, per questo più che di dittatura fascista opterei per “signoria”.

Che cosa è la signoria?

Molti ricorderanno che dopo il feudalesimo, nell’Italia centro-settentrionale, il netto miglioramento delle condizioni socio-economico-culturali e il conseguente spostamento della centralità del potere dal castello feudale alle città, che dopo l’anno mille avevano ripreso a crescere e a prosperare, avevano portato alla nascita dei comuni. I comuni erano veri e propri staterelli autonomi e indipendenti, con il loro parlamento e le cariche governative eletti dai cittadini.

L’eterna lotta tra l’imperatore e il papa per il controllo del potere sui comuni italiani aveva portato la società a dividersi in due fazioni, i famosi Guelfi e Ghibellini, in costante lotta tra loro. Lotta al limite della guerra civile, che come conseguenza causava ingovernabilità, debolezza delle istituzioni e conseguente crisi socio-economica dei comuni stessi. Tutte condizioni che permettono all’uomo forte di emergere e conquistare il potere. L’uomo forte è colui che ha una grande ricchezza personale, una personalità forte e riconosciuta e la giusta ambizione per aspirare al raggiungimento di un potere superiore a quello esclusivamente economico. L’uomo forte non fa parte di nessuna fazione, appoggia questa o quella secondo convenienza, è riconosciuto come figura autorevole da tutte le fazioni in gioco. 

All’uomo forte non serve prendere il potere con un colpo di mano, gli viene offerto su un piatto d’argento dalla società civile. Allo scadere del mandato gli viene chiesto di rimanere, e poi ancora, e ancora, fino a quando non serve più chiederlo e l’elezione da parte dei cittadini diventa naturalmente una inutile perdita di tempo. Così l’uomo forte mantiene la carica a vita. E alla sua morte il potere va ad un famigliare. Ecco che dal comune nasce la signoria. Il signore governa col consenso quasi unanime dei cittadini, mette d’accordo tutte le fazioni, mette nei posti chiave persone di sua completa fiducia. Promuove e finanzia le arti e la cultura e da queste viene ripagato con ovazioni da imperatore romano. Gode anche di prestigio internazionale, poiché i potenti della terra non disdegnano di avere rapporti più che buoni con le signorie più ricche e potenti, tipo Firenze o Milano, e il signore che le governa.  Naturalmente il dissenso viene in qualche modo soppresso, ma tanto chi se ne frega, finchè “se magna”, tutti gli altri diritti, che si fottano!

Draghi non ha fatto alcun colpo di mano, il potere gli è stato graziosamente servito. Gode di amplissimo consenso popolare, gode di prestigio internazionale, non ha praticamente opposizione, a parte FdI che come opposizione è “non pervenuta” e quando osa alzare un po’ la voce partono inchieste, macchine del fango e richieste di scioglimento. La stampa, la cultura, i media sono entusiasticamente schierati con Draghi. Persino i sindacati si sono azzerbinati sotto i piedi del banchiere.

Quando poi esponenti della società civile o di partiti politici dichiarano che “Draghi deve continuare a governare a lungo” e i partiti non devono mettere bastoni tra le ruote, quando si sottintende che a prescindere da come vadano le prossime elezioni Draghi deve continuare a governare, quando si dice che Draghi potrebbe fare tranquillamente tanto il premier quanto il presidente della Repubblica, e non mi meraviglierei che fosse inteso non come l’una o l’altra delle due cariche ma contemporaneamente entrambe, tanto la costituzione più bella del mondo può tranquillamente essere presa a calci quando conviene ai padroni del discorso e del vapore, temo che la signoria prossima ventura non sia solo un semplice esercizio retorico.