RT-DE ha riferito che l’Arabia Saudita ha deciso di non estendere oltre il 9 giugno il cosiddetto Trattato sul petrodollaro concordato con gli Stati Uniti 50 anni fa. Sulla uscita dell’Arabia Saudita dall’accordo con gli Stati Uniti, ne hanno parlato anche i principali media come India Today e altri media asiatici.
Si ipotizzano in quali valute l’Arabia Saudita potrebbe vendere il suo petrolio in futuro:
<<Come primo passo, Riyadh ha annunciato la sua partecipazione al progetto internazionale mBridge, che utilizza la piattaforma di valuta digitale multi-banca centrale (CBDC). Questa valuta è utilizzata dalle banche commerciali e da numerose istituzioni globali. Si basa sulla tecnologia DLT e consente il regolamento istantaneo di pagamenti transfrontalieri e transazioni in valuta estera. Il progetto conta più di 26 membri osservatori, inclusa la South African Reserve Bank. I membri osservatori di mBridge sono i seguenti: Banca d’Israele, Banca della Namibia, Banca di Francia, Banca Centrale del Bahrain, Banca Centrale d’Egitto, Banca Centrale della Giordania, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale, Federal Reserve System, Banca di New York, Banca d’Australia, Mondo Banca e una serie di altri istituti finanziari. Il progetto mBridge è il risultato di un’ampia collaborazione avviata nel 2021 tra il Centro di innovazione della Banca dei regolamenti internazionali (BRI), la Banca di Thailandia, la Banca centrale degli Emirati Arabi Uniti, l’Istituto di valute digitali della Banca popolare cinese (PBOC) e Autorità monetaria di Hong Kong (HKMA).>> Tratto da https://warnews247.gr/diethnh/mesh-anatolh/thanasimo-plhgma-gia-tis-hpa-h-saoudikh-arabia-egkateleipse-to-petrodolario-kai-entaxthhke-sto-nomisma-twn-mbridge-epibebaiwsh-war-news-24-7/
Poiché il Milestone Agreement, come veniva allora chiamato , è stato firmato tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita l’8 giugno 1974, è ipotizzabile che l’Arabia Saudita abbia rifiutato un’ulteriore proroga e l’accordo sia scaduto il 9 giugno 2024. Alcuni portali riferiscono che l’accordo è stato concluso per 50 anni, anche se non ci sono prove di ciò. Non vi è inoltre alcuna conferma ufficiale che l’Arabia Saudita si sia ritirata dall’accordo.
<<L’accordo sui petrodollari, formalizzato dopo la crisi petrolifera del 1973, prevedeva che l’Arabia Saudita prezzasse le sue esportazioni di petrolio esclusivamente in dollari statunitensi e investisse le entrate petrolifere in eccesso in titoli del Tesoro americano. In cambio, gli Stati Uniti fornivano sostegno e protezione militare al regno. Questo accordo era vantaggioso per entrambi: gli Stati Uniti ottenevano una fonte stabile di petrolio e un mercato vincolato per il loro debito, mentre l’Arabia Saudita garantiva la sua sicurezza economica e generale. All’epoca aveva anche lo scopo di salvare il dominio del dollaro USA come valuta di scambio e di riserva globale.
Il fatto che il petrolio sia denominato in dollari americani ha un significato che va oltre le categorie del petrolio e della finanza. Imponendo che il petrolio sia venduto in dollari statunitensi (DXY), l’accordo ha elevato lo status del dollaro a valuta di riserva mondiale. Questo, a sua volta, ha avuto un impatto profondo sull’economia statunitense. La domanda globale di dollari per l’acquisto di petrolio ha contribuito a mantenere forte la valuta, rendendo le importazioni relativamente economiche per i consumatori americani. Inoltre, l’afflusso di capitali stranieri nei titoli del Tesoro americano ha sostenuto i bassi tassi d’interesse e un mercato obbligazionario solido.
Nel suo recente libro Bonfire of the Sanities (dicembre 2023), l’autore di bestseller e gestore di investimenti David Wright sostiene che la forza del dollaro è un fattore chiave dell’elevato tenore di vita degli americani. Wright dichiara che il motivo per cui gli abitanti degli Stati Uniti godono di “un tenore di vita così elevato è perché il dollaro è forte”. Wright spiega poi che questa forza è dovuta in parte alla fiducia nella nostra economia “e al fatto che l’energia non può essere acquistata senza i dollari americani”.>> Tratto da https://www.msn.com/en-us/money/markets/us-saudi-petrodollar-pact-ends-after-50-years/ar-BB1o29sn
Qualche scricchiolio si era già sentito nel 2023, quando la Cina e l’Arabia Saudita hanno concordato che i sauditi avrebbero venduto il loro petrolio alla Cina in cambio di valuta cinese (all’epoca si parlava della creazione di un petro-yuan https://www.orazero.org/il-petro-yuan-si-avvicina-la-fine-del-dollaro-usa-come-valuta-mondiale/ + https://www.orazero.org/larabia-saudita-annuncia-la-fine-del-petrodollaro-statunitense/).
Aspettiamo quindi e vediamo se le voci sulla fine del contratto tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita saranno confermate o smentite. La scadenza dell’accordo sui petrodollari rappresenta un cambiamento significativo nelle dinamiche di potere globali. Evidenzia la crescente influenza delle economie emergenti e il cambiamento del panorama energetico. Anche se le implicazioni di questo cambiamento sono ancora da vedere, gli investitori dovrebbero almeno essere consapevoli del fatto che, a livello macro, l’ordine finanziario globale sta entrando in una nuova era. Il dominio del dollaro americano non è più garantito.
<<“Mohammed bin Salman Al Saud ha inviato un telegramma di gratitudine al Primo Ministro italiano, Giorgia Meloni, per il suo invito a partecipare al vertice del G7 che si terrà in Italia il 14 giugno 2024. …
Il telegramma conteneva il rammarico del principe ereditario dell’Arabia Saudita che non ha potuto partecipare a causa degli impegni di supervisione dei lavori durante il periodo dell’Hajj.>> Tratto da https://warnews247.gr/diethnh/mesh-anatolh/thanasimo-plhgma-gia-tis-hpa-h-saoudikh-arabia-egkateleipse-to-petrodolario-kai-entaxthhke-sto-nomisma-twn-mbridge-epibebaiwsh-war-news-24-7/.
Peccato poi scoprire che il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Salman Al Saud, si è invece impegnato a partecipare al vertice BRICS di quest’anno in Russia, ospitato da Vladimir Putin.