Uno degli assassini di Pamela viveva da 16 mesi in un hotel 4 stelle. I risultati shock della seconda autopsia
Lucky Awelima, ospite dell’Hotel Recina di Montecassiano, è stato arrestato mentre, con la moglie e un bagaglio pieno di denaro in contante, cercava di lasciare l’Italia. Ma lui nega: “Non fuggivo”

Awelima Lucky, uno dei tre profughi fermati per il massacro di Pamela, abitava da 16 mesi in un albergo a quattro stelle vicino a Macerata. Tutto pagato dagli italiani, sia chiaro. All’uomo venne negata la richiesta d’asilo, e per questo presentò ricorso, ottenendo la possibilità di restare in Italia in attesa della sentenza. Nel frattempo, assieme ad altri 30 richiedenti asilo, ha alloggiato all’hotel Recina di Montecassiano, una struttura a 4 stelle con rifiniture di pregio: le stanze sono tutte dotate di idromassaggio, connessione Internet e persino poltrone Frau.
Nonostante l’accoglienza offertagli, Awelima ha scelto di non integrarsi e, cosa ancor peggiore di macchiarsi di un crimine atroce. Secondo quanto riportato sulle pagine di Libero, la procura di Macerata ritiene che l’uomo la sera del 30 gennaio era nell’appartamento dell’orrore, impegnato a fare a pezzi il corpo della 18enne con coltello e mannaia. Il cellulare del nigeriano è stato agganciato in una cella ben precisa e gli inquirenti sono convinti che si trovava nel civico 124 di via Spalato, nella mansarda degli orrori. Assieme a lui anche Desmond Lucky, 22enne richiedente asilo e ora accusato di aver fornito la dose di eroina a Pamela, e Innocent Oseghale, 29enne, anche lui “profugo in fuga dalla guerra”…
I risultati shock della seconda autopsia
“Niente di visto, sentito o letto nella letteratura di anatomopatologia”, sostiene addirittura chi ha partecipato alle autopsie. Restano infatti i dubbi sulla precisione chirurgica con la quale è stato sezionato il cadavere della povera Pamela. Come si fa a disarticolare le ossa di una persona senza vita, fino a togliere cartilagini e legamenti per poi ripulire i piatti e le teste delle ossa con la varechina? Con quale perizia è possibile lasciare i femori nudi e ripuliti, con a parte cosce e tessuti? Perché Pamela viene ritrovata con la lingua tra i denti? E perché aveva dei buchi sul polso (la presunta overdose) visto che, per quello che si sa, il suo rapporto con gli stupefacenti si limitava a fumo e sniffate? Queste le domane a cui gli investigatori stanno cercando di dare risposte. La sensazione è che lo scempio sia stato fatto da una persona molto esperta.
Quanto costa l’accoglienza
Oseghale era stato inserito in un programma di protezione umanitaria per i richiedenti asilo, ma nel frattempo spacciata stupefacenti. Quando è stato beccato, scrive Simona Pletto “ci si sarebbe aspettato che venisse rimpatriato”, ma così non è stato. Innocent era a piede libero e ha potuto partecipare al massacro di Pamela. E lo Stato italiano? Il nostro Paese ha pagato, con il sangue della 18enne, ma anche con 50mila euro che sono stati necessari per dargli un’ospitalità con tutti i confort (la macchina dell’accoglienza ai profughi costa agli italiani centinaia di milioni di euro. A fine 2018, il conto complessivo ammonterà a 4.7 miliardi di euro).

Ris al lavoro, si attendono riscontri
Oseghale, il primo a finire in cella con l’accusa di omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere, venerdì è stato raggiunto in carcere anche dai suoi connazionali. L’ultimo arrestato è Lucky, catturato mentre, in compagnia della moglie e con ingenti somme di denaro, tentava di darsi alla fuga: probabilmente voleva scappare in Svizzera. Al momento, mentre si attendono gli esiti degli esami tossicologici e delle impronte rilevate dai carabinieri del Ris nell’appartamento dove è stata uccisa Pamela, i tre nigeriani negano ogni addebito e si dichiarano innocenti. Ora tutto il materiale probatorio raccolto va al gip. L’udienza di convalida martedì nel carcere di Montacuto dove i tre sono rinchiusi. Lo stesso dove si trova Luca Traini, il 28enne che per “vendicare Pamela”, si è lanciato in un raid xenofobo a colpi di pistola con sei migranti feriti.

I tre nigeriani respingono le accuse
La prima notte in carcere per Desmond Lucky e Lucky Awelima è stata tranquilla. I due sono stati “poco collaborativi” con i magistrati che li hanno interrogati nella notte tra venerdì e sabato e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ma tutti e tre negano. O meglio: Oseghale racconta di essere fuggito quando Pamela si è sentita male dopo avere assunto eroina acquistata da Desmond Lucky, che è rimasto con lei nell’appartamento. Awelima sostiene di conoscere solo di vista Oseghale e di non conoscere affatto Desmond.