La UE cerca da molto tempo cerca di fermare le grandi aziende di internet, ora anche a Washington hanno capito che è arrivato il momento di limitarle, hanno troppo potere di mercato e stanno diventando intoccabili.

In pochi se lo ricordano, ma la Standard Oil divenne una holding che in pratica aveva il monopolio del petrolio. Gestita da un gruppo ristretto di manager e libera da controlli esterni. Nel 1929 attirò l’attenzione della giustizia americana, alla fine fu frazionata e suddivisa in oltre 30 società (ognuna di essa doveva avere un proprio management).

Proprio nelle settimane in cui la filiera del libro si divide sulla proposta di legge sulla promozione e il sostegno alla lettura, e mentre la Commissione Ue ha aperto un’indagine su Amazon, il gigante dell’ecommerce (più volte in questi anni indicato come uno dei principali responsabili delle difficoltà che vivono i negozi di libri) lancia il servizio Amazon Business per le libreriehttps://www.illibraio.it/amazon-librerie-1127165/ Negli Stati Uniti Amazon è accusata di soffocare la concorrenza, le associazioni si sono rivolte al Federal Trade Commission chiedendogli di intervenire, la Association of American Publishers afferma che nessun editore può evitare di distribuire attraverso Amazon, la stessa detta i termini economici e ogni anno gli editori pagano sempre di più per i servizi di Amazon. https://presspage-production-content.s3.amazonaws.com/uploads/1508/aapcommentstoftc-final06262019-858379.pdf?10000

Sempre l’Association of American Publishers parla apertamente del dominio di Google nelle ricerche online, molti iniziano a dire che è problematico: controlla il 92% delle ricerche.

L’alternativa sarebbe “spaventosa”. Sia che Google rimanesse più o meno così com’è, sia che finisse, come d’altronde accade in Cina, sotto il controllo dei governi.https://www.esquire.com/it/lifestyle/tecnologia/a28434088/monopolio-google/

Google, Facebook e Amazon spesso dettano legge su Internet, hanno sviluppato un enorme potere, aziende come Microsoft e Apple se ne sono accorte. L’Unione Europea ha tentato più volte di sottoporle a procedimenti antitrust. Il Dipartimento di Giustizia americano dovrà indagare se le principali piattaforme online ostacolano la concorrenza, rallentano l’innovazione e danneggiano i consumatori. Sia Facebook che Google sfruttano il loro potere per portare avanti “agende” molto pericolose. Una eventuale frammentazione di queste società potrebbe dare una maggiore libertà di espressione su Internet.