Nei giorni precedenti, la #festadelladonna mi ha fatto da consigliera e mi ha portato ispirazione per una storia breve, brevissima, un flusso di coscienza con protagonista una donna vittima di un sistema patriarcale, della depressione post-partum, e anche di sé stessa. Dare un piccolo spazio a Modia Prodice mi è servito anche e soprattutto per fornire al lettore un piccolo spunto di riflessione sull’isteria e sul come sia facile discriminare metà della popolazione mondiale, per interi millenni, solo sulla base di un organo del nostro corpo, portandoci ancora oggi ad avere gli stessi identici problemi che avevano le donne dell’antichità.

Ora, sapete tutti cos’è l’isteria?
Per quelli che non lo sanno, è semplicemente la più grande paraculata nella storia della discriminazione di genere. Dal mondo antico fino a tempi paurosamente recenti, praticamente qualsiasi sintomo femminile è stato diagnosticato con il termine-ombrello, appunto, di “isteria”, che deriva dal greco e significa “utero”. In pratica, fino ai primi del ‘900, qualunque nostro problema fisico o psicologico era giustificato dal fatto che abbiamo un utero che ogni tanto si torce. Questo bastava a spiegare tutto: depressione (anche post partum), ansia, crisi d’asma o di panico, nervosismo, carattere irrequieto, febbre… questo portava nei casi più gravi all’isterectomia, e vi lascio immaginare le conseguenze.

Sarebbe bello pensare a questo modo di vedere la donna come lontano, qualcosa che pensavano quei pirla dei greci (e sappiamo tutti che avevano una certa passione diffusa per il fallo, quindi un minor interesse per l’utero poteva anche starci, eheh), ma vogliamo analizzare i tempi più recenti?
No perché, non so se lo sapete, ma fino al 1972 alle donne era proibito correre la maratona di Boston, perché “l’utero avrebbe potuto danneggiarsi e cadere” (???).
1972, ragazzi. È l’anno del progetto Shuttle, del Pong dell’Atari, de “Il Padrino”, e tutto ciò in paesi occidentali ed “evoluti”. È l’anno di nascita di Ben Affleck e Gwyneth Paltrow, ci rendiamo conto? In pratica, l’umanità era abbastanza avanti per lanciare un pezzo di metallo nel vuoto siderale e atterrare sulla Luna, ma non abbastanza per studiare un organo posseduto da metà della popolazione mondiale e letteralmente a portata di dita.

Tutto questo appartiene comunque al passato, dite? Beh, io non direi, visto che ancora oggi più della metà delle malattie dell’utero non vengono nemmeno diagnosticate (vaginiti, endometriosi, e varie). Perché? Beh perché “qualche dolore è normale, prenda un analgesico e un antimicotico e sopporti, vedrà che passa”. Certo, perché dovremmo pensare che il lamentare dolore serva a qualcosa, se ancora oggi c’è chi dubita dell’esistenza del nostro orgasmo?

Quindi non stupiamoci se ancora oggi i tamponi sono considerati beni di lusso con Iva al 22% e nelle pubblicità il sangue è sempre blu, non stupiamoci se tutti i prodotti colorati di rosa costano il doppio, non stupiamoci se i farmaci specifici non vengono indicizzati tra quelli coperti dal sistema sanitario nazionale.
Perché, tanto, è tutta colpa dell’isteria!