Autunno zombie

Fine CdM – Uscita da Palazzo Chigi
(Foto, non è olio su tela)
Sono fiducioso per l’autunno, grazie alle prebende ed alle continue bende. Tante idee, confuse e legiferate ancora peggio. Intanto finché il debito va, lascialo andare purché giri con la mascherina! https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-litalia_chiede_lattivazione_di_un_fondo_il_sure_che_non_esiste/33535_36686/
Se Gualtieri non esistesse bisognerebbe inventarlo. Il fratello scemo che nessuno vorrebbe avere, nemmeno i Dalton.
Altro giro, altra corsa… tutti in cassa a comprare il biglietto.
“Roma, 4 ago. (askanews) – Al 3 agosto la spesa stimata per le misure Covid-19 ammonta a 19,6 miliardi di euro per un totale di 13,3 milioni di beneficiari. Lo afferma l’Inps in una nota.
Nello specifico, sono più di 4 milioni i beneficiari del bonus 600 euro; sono invece circa 660 mila i richiedenti del bonus baby-sitting per circa 1 milione di domande (si ricorda che il DL 34/2020 ha permesso l’ampliamento del bonus, per cui un singolo richiedente poteva fare ulteriore domanda).
In riferimento alla Cig, le ore autorizzate superano i 2,3 miliardi, per più di 3,1 milioni di beneficiari a pagamento diretto e più di 2,7 milioni di beneficiari stimati per pagamento a conguaglio. In termini di prestazioni: complessivamente l’Istituto ha pagato oltre 7,6 milioni di prestazioni Cig, mentre 5,3 milioni sono state anticipate dalle aziende.
Sono invece più di 260 mila le domande di Bonus lavoratori domestici; mentre le domande di Reddito di emergenza superano le 570mila.
Inoltre, le domande accolte di Reddito e Pensione di cittadinanza riguardano più di 1,3 milioni di nuclei familiari.”
Non critico la necessità di aiutare ma le modalità: soldi dati a chi non serve, mutui non bloccati a chi serve, casse integrazioni che non funzionano, parlamentari e chi non dovrebbe che ha diritto a bonus di 600 euro, tutto perché non si è legiferato sullo stato di bisogno ma sulle diverse categorie economiche, la cosa più classista e razzista della storia economica che infatti non funziona bene perché non ha mai funzionato bene.
Infine ricordo che i leghisti brutti e cattivi si batterono per pace fiscale e forfettario per il 2019, allora senza controlli e facendo pagare meno imposte…..MAGICABULA… il gettito è AUMENTATO!!!! Ma chi l’avrebbe mai detto a parte Laffer e tutto il resto del mondo non italopiteco. Deficit che doveva andara a 2,04% sul PIL con non poche polemiche ed invece …..MAGICABULA…. 2019 con deficit pil al 1,6%, mai successo che il deficit/pil andasse meglio di quanto previsto nel lisergico DEF di turno. Magia verde con rito fiscale di rispetto del contribuente.
Adesso che abbiamo criminali competenti (in materie criminali) si vede, il Governo marrone-liquido sta facendo di tutto per fare commissariare questo paese e secondo me ci è riuscito alla grande. Adesso vi lascio con il Prof. Fastidio, non concordo mai con le sue ricette ma concordo spesso con le sue analisi. Questa è perfetta, nel frattempo potete decidere se essere degli zombie, versione italiana del Nuovo Schiavo generale, ovvero preparare cordame, sapone di marsiglia e intitolare con amici e cittadini dei lampioni, giusto per trovarsi preparati, io ai miei sodali quando hanno un dubbio dico “ricordati l’addestramento”.
Addestratevi F.G., erbacce zombie (peggio della gramigna e delle afidi) e cavallette questo autunno da sterminare. Le peggiori sono le cavallette fuxia, da rosse erano temibili ma non devastavano il Giardino perché ci tenevano al sostentamento dell’intero sciame, le cavallette fuxia sono peggio del peggio, una disgrazia biblica da punire già a settembre. Insultateli sulla scheda e possibilmente usate il fuoco contro questi insetti devastanti. Chi tollera tali disgrazie non deve essere salvato, attenzione perfino a gettare nel compost o nella lombricompostiera tali malesseri zombie diversamente viventi perché sono schifati anche dai vermi. Nel letamaio come nel compost vi restano là peggio della plastica. Col fuoco invece abbiamo un basso residuo in ceneri che possono essere mischiate, ma molto più diluite del solito, in terreni troppo acidi.

Il grafico si commenta così: “Sai qual è il colmo per un professore di storia? Passare alla storia.”
Gualtieri avanti tutta, Schettino è veramente un pivello.
Il paese imbalsamato – da PHASTIDIO.NET
di Mario Seminerio – Domani Giornale
Attendendo il vaccino o la cura per il Covid, è ormai chiaro che il destino dell’Italia sarà legato al modo in cui il paese uscirà dalla crisi sanitaria. Cioè se troverà modo per rigenerarsi, oppure proseguirà nella coazione a ripetere che da lustri genera una politica economica fallimentare, in termini di qualità della spesa pubblica e di capacità di adattarsi ai mutamenti del contesto globale. Perché il problema esistenziale italiano può essere letto proprio in chiave evoluzionistica: incapacità di adeguamento all’ecosistema economico globale.
La risposta caratteristica dell’Italia alle sfide esterne, non certo da oggi, tende ad essere l’irrigidimento e la cristallizzazione dell’esistente, che accentua il distacco da altri paesi riducendo ulteriormente la capacità di adattamento.
L’ultimo esempio, solo in ordine cronologico, di tale attitudine nazionale è l’ipotesi di proroga del blocco dei licenziamenti per ragioni economiche , introdotto a marzo, che ministra del Lavoro e sindacati vorrebbero sino a fine anno, e che dovrebbe essere introdotta col cosiddetto decreto agosto.
Questa misura, se passasse senza essere limitata alle aziende che fruiscono della cassa integrazione Covid, rischierebbe di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro, perché blocchi ai licenziamenti tendono a produrre blocchi alle assunzioni.
La tendenza alla imbalsamazione si rintraccia anche nella spinta alla statalizzazione di aziende in dissesto da molto prima della pandemia, giustificata con ipotetici fallimenti di mercato (concetto che persino alcuni economisti finiscono col travisare, quando sono prestati alla politica), e col frusto giustificazionismo ideologico di contrasto al cosiddetto neoliberismo, che non si sa esattamente cosa sia in un paese dove oltre metà del Pil prodotto in un anno viene intermediato dallo Stato, ma è sempre utile per rispondere alla domanda di protezione proveniente da porzioni sempre più estese della società, colpite da quella stessa incapacità di rinnovare e adeguare l’economia al cambiamento esterno.
Il risultato è il drammatico decadimento di produzioni nazionali operanti in settori a basso valore aggiunto (Embraco, Whirlpool Napoli, per citare i casi di cronaca più eclatanti, ma anche l’eterna reindustrializzazione mancata di Termini Imerese), progressivamente aggredite e messe fuori mercato da quelle di paesi emergenti che stanno risalendo lungo la catena del valore aggiunto, e al contempo la risposta della politica, prodotta dell’elettorato, con soluzioni difensive di conservazione dell’esistente e conseguente distruzione di risorse fiscali, che limita ulteriormente i margini di cambiamento. Questo letterale isterilimento di una comunità nazionale concorre a produrre crisi demografica, che a sua volta affossa un potenziale di crescita già limitato dalla imbalsamazione dell’esistente, ed innesca un processo di decrescita assai infelice.
Ogni processo di cambiamento passa attraverso una transizione, che produce sofferenze. La necessaria difesa degli sconfitti dal cambiamento è pressoché preclusa dal depauperamento di risorse fiscali dissipate nella difesa dell’esistente. In tal modo, il circolo vizioso si autoalimenta.
Si pensi, ad esempio, al sinora fallimentare capitolo delle politiche attive del lavoro nel nostro paese, quelle che si occupano di ricollocare il lavoratore che ha perso il posto soprattutto mediante formazione ed orientamento. Concetto peraltro giunto in forte ritardo sulla nostra scena domestica dopo i danni inflitti, negli anni Settanta e inizio Ottanta, da politiche di protezione dei posti di lavoro e non dei lavoratori che hanno segnato tutta la fase finale dell’intervento pubblico nel nostro paese, attraverso l’Iri (quello delle voragini nella siderurgia), a cui si sono affiancate Efim e Gepi, entità pubbliche che detenevano partecipazioni in un numero crescente di aziende decotte.
Proteggere i lavoratori anziché i i posti di lavoro era diventato una necessità, dopo l’entrata in vigore di stringenti vincoli europei sugli aiuti di Stato che hanno posto fine alla finzione di imprese ormai incapaci di reggere la concorrenza esterna causata dalla progressiva liberalizzazione dei mercati. Ma quando ci si trova ad operare in un contesto di desertificazione economica, causata dalla volontà di conservare l’esistente, le risorse fiscali disponibili a finanziare la transizione e la protezione sociale risultano inadeguate: la coperta è troppo corta. La ricollocazione verso altri settori, per i lavoratori espulsi dal proprio, è ostacolata non solo dalle competenze richieste ma anche dalla penuria di opportunità. Per questi motivi (crisi fiscale conclamata e scarso dinamismo economico, per usare un eufemismo), la stagione della “formazione permanente” e delle politiche attive si è risolta in un fondale di cartone, slogan e convegni e vissuta con crescente rabbia ed ostilità dalle vittime del cambiamento, finite ad ingrossare la schiera degli elettori “conservatori” della loro condizione economica. Orientamento elettorale che ha prodotto esiti e programmi di politica economica centrati sull’immissione di risorse fiscali “dall’esterno”, sia attraverso deficit che con richieste di trasferimenti europei a fondo perduto.
Gli oltre 200 miliardi di risorse aggiuntive previste dal Recovery Fund, sia sovvenzioni che prestiti, dovrebbero servire a finanziare la transizione ma, con alta probabilità, verranno invece immolate alla conservazione dell’esistente, spesso goffamente camuffata da innovazione, ad esempio con sussidio di posti di lavoro non realmente produttivi. Senza contare la dispersione di risorse nella riproposizione di salvataggi di realtà aziendali su cui viene calato il mantello della rilevanza strategica nazionale.
Non solo il salvataggio di Alitalia, dopo due anni di inconcludente amministrazione straordinaria ed assenza di piani strategici che non fossero solo desideri della politica ma anche Ilva, che da sola rischia di assorbire miliardi di risorse per una improbabile riconversione “ecologica”, quando è sempre più evidente che costerebbe assai meno bonificare, chiudere e ripartire da zero.
Siamo diventati eclettici, ora puntiamo a difendere il lavoratore ma anche il posto di lavoro, basta fare la mitologica formazione, di qualunque cosa si tratti, pagata dallo stato.
Ecco perché il post pandemia, per l’Italia, rischia di essere assai più critico del Covid medesimo.
(articolo pubblicato il 6 agosto 2020) di Mario Seminerio – Domani Giornale
Tranquilli, abbiate fede, l’autunno è la stagione delle potature, attenzione che anche in primavera si dovranno potare le piante che non vanno potate in autunno, quali ad esempio i patrimoni privati. Non fatevi sviare dai media, i cetrioli non piantateli perché vi sarà offerta in abbondanza, enormi ed ogm…..forse con vaccino in omaggio grazie ai fantastici numeri della ripresa a vuuuuuuuuuuuu.
Nuovo Schiavo stai sereno, andrà tutto bene.