Francia e Germania stanno lavorando da qualche tempo insieme per preparare il nuovo corso che dovrebbe assumere la UE, scrivono un nuovo capitolo: il budget comune. La zona euro ha bisogno di un bilancio comune, e l’asse franco-tedesco ha deciso unilateralmente di stendere un nuovo documento per la spesa degli Stati membri. Il bilancio è destinato a finanziare le riforme economiche, ma confinerà gli investimenti in determinate aree strategiche.
Il primo budget sarebbe già fissato per il 2020. Le nazioni UE – in modo particolare Grecia, Spagna, Portogallo e Italia – aderiranno a questa nuova richiesta?
Qualcuno ritiene che tale nuova richiesta – di finanziamento congiunto – è uno dei tanti passi dove Francia e Germania assumono al loro interno il potere per dettare le regole UE, una forma sempre più marcata di centralizzazione del loro potere. Questo mina ulteriormente la sovranità dei singoli Stati all’interno della zona euro. Dopo il Brexit, Parigi e Berlino vogliono diventare i principali pilastri dell’Eurozona visto che di fatto sono contributori netti di fondi.
Una delle regole principali è che le Nazioni devono rispettare le regole del bilancio. Se prima Bruxelles faceva delle raccomandazioni, ora questo strumento le fa diventare direttive concrete da attuare. Si stabilirà chi può accede ai fondi e chi non potrà farlo, chi non rispetta la politica finanziaria e dei conti pubblici non potrà accedere ai fondi. Bruno Le Maire (Francia) e Olaf Scholz (Germania) hanno stabilito le linee di guida per il finanziamento e la gestione politica del nuovo fondo: alla fine il nuovo bilancio (che si viene a stabilire) corrisponde circa al budget che ogni Nazione si dovrebbe formare in modo indipendente. Insomma il nuovo motore turbo degli investimenti deriverà da nuove spese e tasse: turbo-tasse per tutti i Paesi UE. Tanto management condiviso, ma gli stati non sempre possono essere gestiti come aziende.
Sarebbe poi un ulteriore doppione dell’attuale bilancio UE (finanziato da ulteriori fondi degli Stati), insomma ha senso per chi ha poco bisogno, ma è irrazionale per le zone bisognose di fondi. Un nuovo cappio per mettere in riga i governi dell’Eurozona che aumentano la spesa pubblica a scapito dell’equilibrio dei conti. Il tutto mentre ancora manca un unione bancaria, un sistema di garanzia dei depositi a livello europeo e un fondo europeo per contrastare la disoccupazione.
Se la proposta verrà accettata in Italia avremo nuovi squilibri interni da affrontare. Una sberla morale per gli Stati in difficoltà che necessitano di tali fondi per attuare riforme strutturali e non si possono permettere politiche troppo rigorose.
Sempre più di nota una UE dove prevalgono poca integrazione/unione economica e monetaria, ma prevalgono tanti veti e interessi dei Stati membri. Una nuova sconfitta si profila per la UE dove i Paesi poco competitivi rimarranno tali, infatti i Paesi che più finanziano non hanno più voglia di metterci i soldi. Imporre austerity e poi obbligare a recuperare in termini di competitività, a costo di affamare tutti.
Visto che esistono già procedure di infrazione e sanzioni per i Paesi che sforano i vincoli, inserire un ulteriore budget di crescita nel rispetto delle regole, significa punire due volte chi in quel momento non è in grado di rispettare le regole/vincoli … e se un Paese non rispetta le regole più importanti si dispone di un doppio strumento deterrente, di fatto l’Italia non potrà mai accettare una simile proposta.
Ottima manovra mentre aumenta populismo, nazionalismo, sfiducia verso l’euro e la costruzione europea diventa sempre più un miraggio. Come dire che questa è “una reale fase di avanzamento” della disintegrazione di ogni futuro comunitario. Ma il Fiscal Compact ha insegnato qualcosa all’Italia?
https://europa.today.it/lavoro/bilanci-eurozona-antitrust.html