Molti americani pensano che Trump stia facendo un buon lavoro: l’economia è migliorata e ci sono più posti di lavoro. Ma rimane il problema del deficit federale, dispute commerciali con cui gli USA si sono alienati amici e alleati. Implacabilmente ogni giorno partono i suoi tweets, il suo staff non riesce a fermare questa mania social di Trump e mette in seria difficoltà i suoi collaboratori.

Bisogna ricordare che l’attuale POTUS è stato eletto sulla base di due grosse promesse elettorali:

  • fermare l’ondata di immigranti clandestini latinoamericani
  • fermare le guerre ereditate da George W. Bush e Barack Obama, disimpegnarsi da Afghanistan e Siria

Ma il muro non viene costruito e non cessa il flusso di rifugiati provenienti da Messico e Centro America (il Congresso si rifiuta di spendere denaro per rendere più sicure le frontiere). Così Trump ha iniziato a deportare molti clandestini, ma queste deportazioni non tengono il passo con il numero dei nuovi arrivati. Nulla è cambiato anche sul fronte “guerra”, ha attaccato due volte la Siria, la tensione con l’Iran è altissima e i soldati americani sono ancora in Siria, Iraq e Afghanistan, sono solo diminuite le truppe.

Aver nominato Mike Pompeo (segretario di stato) e John Bolton (consigliere per la sicurezza nazionale) conferma che Trump detesta la diplomazia e ama minacciare gli avversari con l’opzione militare. E’ pure consapevole che un’altra guerra in Medio Oriente potrebbe costargli la rielezione, quindi non ha premuto il grilletto fino ad ora. Molti americani in modo netto iniziano ad essere delusi dai suoi rapporti con la Russia, a detta di molti sono i peggiori mai visti dalla Guerra Fredda. Molti sono preoccupati dal suo odio personale per l’Iran, Trump continua a dire che l’accordo nucleare stipulato nel 2015 (da Obama) è stato un errore. Trump rifiuta e detesta tutti i lavori fatti da Obama.

Qualche giornalista inizia a puntare il dito su Sheldon Adelson (ebreo molto fedele a Israele, miliardario, costruttore di casinò), quest’ultimo ha sempre pompato decine di milioni di dollari al Partito Repubblicano e da sempre perora cause pro Israele, ha più volte chiesto di far cadere “una piccola bomba nucleare sull’Iran” solo per inviare un messaggio (nuovo modo artistico di inviare veloci SMS). Adelson e Trump si sentono al telefono ogni settimana. Pare che sia stato lui a convincerlo che l’Iran sta sviluppando armi atomiche, così Trump si è opposto alla restituzione del denaro iraniano – congelato nei conti degli Stati Uniti – affinché questo non venga usato per acquistare e potenziare armi. Ecco perché il mese scorso Trump insisteva col voler negoziare un nuovo accordo con l’Iran. Le pressioni di Benjamin Netanyahu e Adelson non cessano.

Qualcuno negli USA inizia a chiedersi come esattamente l’Iran minaccia gli Stati Uniti, molti notano solo che si parla della necessità di proteggere Israele, ma nessuna minaccia reale per gli americani. Arrivano solo solleciti da Israele e dall’Arabia Saudita: si assiste alla marcata retorica che l’Iran è una grave minaccia. I cervelli americani si sono improvvisamente e miracolosamente accesi quando si sono accorti che sui “numerosi attacchi recenti sulle navi cisterna” emergeva la totale mancanza di prove, persino i media amici di Trump si sono trovati in difficoltà a credere che fosse colpa degli iraniani. Ulteriori cervelli americani si sono destati quando si sono accorti che l’episodio delle navi cisterna nello Stretto di Hormuz era identico a quello del Golfo del Tonchino del 1964 (scoppio della guerra in Vietnam). Ma Trump non si è scoraggiato e ha messo a duro lavoro Mike Pompeo, quest’ultimo ora vuole convincere un gruppo di membri del Congresso che l’Iran ha connessioni con al-Qaeda. Ma anche qua c’è già un precedente, questo argomento è già stato usato in passato con i membri del Congresso e ora alcuni media americani iniziano a convincersi che è l’ennesimo trucchetto di Trump per attaccare l’Iran.

Speriamo fiduciosi in continui risvegli, non è mai troppo tardi per evitare guerre.