Come sottolineato nei due precedenti (e lontani nel tempo) capitoli, ho solo indegnamente preso a prestito il fortunato format di Nuke per buttare giù qualche personale considerazione semiseria senza avere la pretesa di eguagliare l’estro del nostro “giardiniere” preferito. Siate indulgenti.


Il modello che tutto il mondo ha copiato

Il premier Giuseppe Conte, o Giuseppi Gonde per i suoi detrattori, da buon cicisbeo, non manca mai di auto elogiarsi per quanto il suo meraviglioso e straordinario governo fa, soprattutto in merito alla lotta contro il covid-19, e in più di una occasione ha dichiarato che il modello Italia è stato adottato in pratica da tutto il mondo.

In realtà l’Italia è stato il paese che ha chiuso prima, dopo la Cina, che ha riaperto dopo e che ha adottato una forma di blocco della società più dura di chiunque altro. Nonostante ciò, i numeri sull’epidemia evidenziano che l’Italia non ha fatto meglio di altri paesi che hanno chiuso dopo, riaperto prima e adottato dei provvedimenti restrittivi meno duri. I paesi scandinavi, Svezia esclusa, la Svizzera, l’Austria e la Germania. Ma anche paesi più vicini a noi tipo Francia, Spagna e Grecia.

Ma allora come mai i turisti provenienti da paesi del nord Europa, che di solito in questo periodo “invadono” il bel paese, quest’anno, come sottolineato in un articolo pubblicato qualche giorno fa, per la maggior parte diserteranno i luoghi turistici italiani?

Chiaramente la paura del virus fa la sua parte. Anche l’incertezza del futuro che l’epidemia ha instillato nel subconscio dei potenziali turisti ha fatto il resto. Ma come mai altri paesi, concorrenti dell’Italia nell’accaparrarsi i turisti del nord Europa, pare subiranno un danno di gran lunga minore rispetto al nostro paese? Sicuramente la disorganizzazione e la mancanza di coordinamento e di uniformità nelle regole sulla riapertura, dal balletto indecente sul distanziamento tra gli ombrelloni in spiaggia alla mascherina sì-mascherina no, dal plexiglas in spiaggia e nei locali pubblici ai costi che inevitabilmente lieviteranno.

A mio parere però il motivo principale è un altro: noi, da bravi Tafazzi, siamo abilissimi a darci bastonate sui coglioni da soli, per cui, per combattere il virus abbiamo adottato il metodo della paura per costringere la gente a seguire le regole anti covid per bloccare l’epidemia. Ma questa paura ha travalicato i confini nazionali per cui da paura per il virus si è trasformata in paura verso la situazione nazionale. In pratica abbiamo dato di noi l’idea che siamo gli appestati d’Europa che hanno dovuto adottare misure che hanno trasformato il paese in un gigantesco lazzaretto. In pratica abbiamo dato l’idea che prendere il virus in Italia sia una cosa non solo facile, ma quasi scontata! eppure il 50% delle regioni italiane hanno registrato numeri risibili di gran lunga inferiori a quelli di paesi che vedranno lo straniero andare in vacanza con un ragionevole senso di sicurezza.

Bravo governo Gonde, un ottimo esempio da seguire!

L’anno più caldo di sempre

Ogni anno, puntualmente, si registra sui media il classico piagnisteo secondo cui l’ultimo anno è stato l’anno più caldo di sempre. Naturalmente a supporto di ciò si mostrano grafici che evidenziano come la temperatura media globale registrata si sia alzata ulteriormente. Anche quest’anno cominciamo bene, siamo solo a metà, l’estate è appena cominciata che già la lagna sul riscaldamento globale s’ode forte e cristallina. Funnyking, sul suo sito, ha pubblicato un articolo in cui si sottolinea come i primi 5 mesi dell’anno siano stati tra i più caldi di sempre.

Siamo però ben oltre la metà di giugno e il clima, in particolare al centro nord, non pare essere così estivo, al massimo sembra una primavera inoltrata, con temperature ben al di sotto della media del periodo.

Considerando che anche FK al pari di tanti altri, esperti e non, è convinto che il riscaldamento globale sia di origine antropica, quindi colpa delle emissioni umane, cioè colpa del CO2 che forma una cappa che impedisce al calore immagazzinato nei mari e sulle terre emerse di disperdersi, il famoso effetto serra, la domanda sorge spontanea:

Ma il calore immagazzinato nei primi 5 mesi dell’anno, tra più caldi di tutti i tempi, a giugno dove cazzo è andato a finire?

Assembramenti buoni e assembramenti cattivi

Molti ricorderanno le polemiche suscitate dalla manifestazione promossa dal centrodestra in occasione del 2 giugno, in particolare dal caro figlio Gianrico Carofiglio, che ha parlato in una trasmissione televisiva di “un manipolo di gente sudata, accalcata, senza mascherine”. Molte polemiche ha suscitato quel “gente sudata”, frase pleonastica perchè nessuno scienziato ha mai dichiarato che il sudore aumenti il rischio di trasmissione del virus, quindi inserirla in quel contesto potrebbe significare che a sudare, in fondo, non siano gli aristocratici alla Carofiglio, scrittore già magistrato e parlamentare PD, ma i “cafoni” quindi alla manifestazione del centrodestra, siccome erano anche sudati, evidentemente avevano partecipato solo i cafoni del pensiero, coloro ai quali deve essere sempre e comunque impedito di governare. L’atteggiamento dell’ex magistrato ricorda l’aristocrazia dei tempi antichi, quando avere la pelle bianca, diafana, mai toccata dai raggi solari era uno status symbol da contrapporre agli schiavi, ai contadini e a tutto il popolo di basso rango costretto a lavorare e quindi a stare sotto il sole assumendo quel “colorito malsano” che solo una lunga esposizione al sole può dare!

Naturalmente nessun accenno al fatto che, durante la stessa ricorrenza, si sia assistito a un altro assembramento, quello in onore del presidente Mattarella in visita a Codogno. Forse a Codogno non si suda o forse sudare per Mattarella è giusto, chissà! Naturalmente anche le manifestazioni del Black Lives matter nostrane non sono finite sotto gli strali dei ben pensanti alla Carofiglio, nonostante facesse ugualmente caldo e si sudasse come il 2 giugno e la gente fosse assembrata e spesso senza mascherina. Evidentemente rischiare di beccarsi il virus per una buona causa (buona per i cari figli, s’intende) è sacrosanto, anzi doveroso.

Ma non basta. Sono recenti le polemiche tra Salvini e il presidente della Regione Campania, Vincenzo de Luca, sugli assembramenti in occasione dei festeggiamenti dei tifosi napoletani per la conquista della Coppa Italia. De Luca non ha gradito, e con una serie di tweet ha risposto al leader della Lega in maniera piuttosto dura, dandogli praticamente della faccia da culo e del somaro.

De Luca ha inoltre dichiarato che una manifestazione del genere sarebbe esplosa comunque a prescindere da chi avesse vinto la coppa, dando del razzista a Salvini perchè a vincere era stato il Napoli e i napoletani.

Due cosine a De Luca però vanno dette: era stato proprio il governatore campano a usare toni duri nei confronti di chi non rispetta le regole del distanziamento sociale, parlando di uso del lanciafiamme per convincere i più riottosi a evitare gli assembramenti. Ed è stato il suo partito a stigmatizzare gli “assembramenti” in occasione delle manifestazioni del 2 giugno da parte di Lega e alleati, per cui, ora si può chiudere un occhio e mettere il lanciafiamme sotto chiave? E già, quando conviene si fanno dichiarazioni roboanti, quando conviene tacere allora lingua in culo e via!

E sul razzismo, Vincenzino dovrebbe prima fare un po’ di autocritica: come si fa a dare del razzista ad un altro quando in precedenza si dichiarava: “Gli zingari hanno questo straordinario senso di libertà che li spinge ad essere un popolo libero; libero di andare ovunque voglia fuorchè qui in Campania“.

A proposito di faccia come il culo!

Perseverare autem diabolicum

Tempo fa, oltre 12 anni, quando bazzicavo assiduamente un vecchio forum ormai estinto da tempo e l’antiberlusconismo militante impazzava ovunqe, dissi che prima o poi la figura di Berlusconi, all’epoca odiatissimo dalla sinistra, sarebbe stata rivalutata. E così naturalmente è stato.

Per la sinistra italica, purtroppo, è sempre stato questo il metodo politico da seguire: demonizzare e attaccare a testa bassa il leader dello schieramento avversario, nella speranza di recuperare voti e consensi e governare. A parte il governare, visto che da quasi 10 anni governano senza aver mai vinto una elezione che sia una, per il resto, ottenere consensi strappandoli all’avversario screditato nella figura del suo leader, non sembra essere una operazione pienamente riuscita.

Durante la Prima Repubblica, il nemico n. 1 era la DC di Andreotti. Andreotti era raffigurato come il vero capo di Cosa Nostra, colui che aveva le mani in pasta ovunque, il nemico da abbattere, anche tramite processi finiti in un nulla di fatto. Poi è stata la volta di Craxi, definito come il capo di tangentopoli, il numero uno del malaffare e della corruzione. Poi è arrivato Berlusconi, colui che andava fermato con ogni mezzo, comprese le centinaia di procedimenti giudiziari e manifestazioni oceaniche, prese di posizione di vari opinionisti. Nel frattempo, ovviamente si comincia a rivalutare Craxi “almeno rubava ma faceva girare l’economia. Questi, il cdx, rubano di più e uccidono il paese” più o meno era questo il sentimento che aleggiava tra le fila degli oppositori di Berlusconi. Poi è arrivato il M5s, incompetenti, incapaci e anche un po’ fascisti, quindi forse era meglio Berlusconi, con il quale si è pure fatto un governo. Poi è arrivato Salvini, quindi contrordine compagni, il M5s non è più il nemico ma l’amico con cui allearsi e fare un governo e future alleanze programmatiche, mentre il cdx di Berlusconi era tutta un’altra cosa, era una forza democratica che aveva una buona proposta politica.

Lo schema sembra chiaro: attaccare il nemico del momento e contemporaneamente rivalutare il nemico di ieri, dimenticando che chi demonizza il nemico del momento e rivaluta quello di ieri è lo stesso che demonizzava quello di ieri rivalutando al contempo il nemico dello ieri l’altro.

Come diceva Einstein:

“Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.” 

Italiano al ciendo pi ciendo

Molte polemiche ha suscitato l’esibizione del cantante Sylvestre in occasione della finale di Coppa Italia nellla quale il cantante già vincitore di una edizione di Amici, ha dimenticato una strofa dell’Inno di Mameli.

Anche alzare il pugno chiuso per dare sostegno al Black Lives Matter nostrano ha contribuito ad esasperare le polemiche. Il dubbio che il cantante sia stato scelto per “meriti cromatici” più che meriti artistici (prepararsi a un evento trasmesso in diretta televisivo, che tra l’altro costituiva un simbolo della ripresa del calcio giocato nel paese, era il minimo che potesse fare, e dimostrare di non averlo fatto è sintomo di scarsa professionalità, a mio avviso) è forte, visto la concomitanza delle proteste razziali in tutto il mondo e l’indottrinamento costante che le tv italiane (e non) offrono sulla questione della discriminazione razziale.

Naturalmente c’è chi ha provato a difendere il cantante e soprattutto chi lo ha scelto, con fenomenali arrampicate sugli specchi tipo “non è uno scandalo dimenticarsi le parole di una canzone” ma quello che emerge è che mentre una volta il dannato picoretto, nella sua operazione di indottrinamento faceva in modo che tutto funzionasse alla perfezione affinchè non venisse dato alla controparte il minimo appiglio per scatenare polemiche, ora il picoretto se ne fotte allegramente, con notevole arroganza, anzi sorge il sospetto che sia quasi contento che si verifichino simili “disguidi” in maniera tale da rendere evidente che ormai il picorettismo comanda e possono permettersi clamorose topiche come questa, perchè in fondo i razzisti sono gli altri.

Possano morire gonfi!

Lockdown e morti sulle strade

Dai dati statistici si apprende che circa il 50% dei decessi per/con covid si è registrato nelle RSA, e che la gran parte delle vittime del coronavirus ha una età piuttosto avanzata e con almeno 2 patologie importanti. I sostenitori del lockdown sostengono che una società evoluta deve tutelare i più deboli che, grazie alle misure adottate, possono avere una aspettativa di vita di ancora alcuni anni.

I detrattori del lockdown sostengono che la crisi economica prossima ventura causata dalle misure intraprese contro il diffondersi del virus, causerà un numero di vittime maggiore di quello causato dal virus stesso, la cui maggior parte sarà costituita proprio da quei soggetti che i fautori del lockdown hanno voluto preservare. Chi ha ragione non si sa, forse, e dico forse, lo si potrà scoprire tra alcuni anni, a mente fredda, quando il covid sarà, speriamo, solo un brutto ricordo e si potrà procedere con analisi statistiche scevre da qualsiasi condizionamento ideologico.

Nel frattempo uno degli effetti positivi del lockdown è che gli incidenti stradali sono praticamente scesi a zero. Da quando però le misure di blocco sono state allentate prima e praticamente tolte poi, gli incidenti stradali e le famigerate stragi del sabato sera sono riprese. Che ne dite, per preservare le aspettative di vita di soggetti, molto spesso giovani o comunque in età non troppo avanzata, cioè quei soggetti che difficilmente avrebbero subito conseguenze fatali dal contrarre il coronavirus, ma che a migliaia muoiono in incidenti stradali, non sarebbe opportuno fare un bel lockdown permanente?

Ad maiora!