Colpo di scena, Berlusconi ottiene la riabilitazione dal tribunale. Adesso può candidarsi alle elezioni
Decisione presa dal Tribunale di Sorveglianza. Il Cavaliere potrebbe ora rivoluzionare la sua strategia politica. Cambia anche il rapporto di forza con Salvini
Silvio Berlusconi ha ottenuto dal tribunale di sorveglianza di Milano la “riabilitazione”. Una decisione – scrive il Corriere della Sera – che di fatto cancella tutti gli effetti della condanna subita nell’ambito del processo sui diritti Mediaset nel 2013. Sentenza che aveva fatto scattare l’incandidabilità imposta dalla Legge Severino. Se in questo momento si dovesse andare alle urne, Berlusconi avrebbe il diritto di presentarsi alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica.
La svolta del tribunale
La decisione di concedere la riabilitazione all’ex presidente del Consiglio, che inizialmente era stata prevista da qualcuno per il prossimo mese, è stata invece presa nel tardo pomeriggio di ieri dal Tribunale di Sorveglianza in camera di consiglio, cioè senza la presenza della difesa e del rappresentante della Procura Generale, dopo che il 12 marzo i legali di Berlusconi, gli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini avevano depositato nella cancelleria al settimo piano del palazzo di giustizia l’istanza con la richiesta firmata dal loro assistito. Erano già passati quattro giorni (ma di mezzo c ’era un fine settimana) dalla scadenza dei tre anni che la legge prevede che debbano trascorrere dalla espiazione completa della pena prima che si possa presentare la domanda, termine appunto che cadeva l’8 marzo scorso.
Estinte le pene accessorie
La riabilitazione penale è l’istituto che permette l’estinzione delle pene accessorie (come l’interdizione dai pubblici uffici) e dell’incandidabilità prevista dalla legge Severino (che è stata applicata a Silvio Berlusconi) in presenza di determinati requisiti. È annotata sul certificato penale a cura della cancelleria del Tribunale di sorveglianza che emette la relativa ordinanza di concessione.
Ora cambia tutto?
Cosa farà Berlusconi, si asterrà o voterà contro la fiducia al governo M5S-Lega? Questo l’interrogativo che si pone Forza Italia in queste ore di frenetiche trattative tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio per provare a uscire dallo stallo. Ad Arcore si attendono gli sviluppi della situazione politica. Anche se i falchi azzurri, di fronte al ‘teatrino’ di queste ore messo in scena da pentastellati e leghisti, che non riescono mettersi d’accordo mentre il Paese ha urgente bisogno di stabilità, spingono Silvio Berlusconi a strappare e fare opposizione dura e pura, la linea non cambia: teniamoci le mani libere. Per ora va bene l’astensione critica, votare contro la fiducia resta solo un’opzione.
Il nodo del premier
Il Cav, raccontano, è curioso di sapere chi sarà il premier del futuro esecutivo giallo-verde e solo allora deciderà il da farsi. ”Se la presidenza del Consiglio va a un esponente cinque stelle, va da sé che voteremo contro”, dicono a palazzo Grazioli. Stesso discorso se il ‘premier terzo’ non dovesse far riferimento all’area di centrodestra. “La scelta di Fi non può non prescindere da chi sarà il presidente del Consiglio”, taglia corto un big azzurro. Non a caso, Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato, dice: ”Fi farà opposizione costruttiva, mai preconcetta”. Sulla stessa linea Mara Carfagna, vicepresidente della Camera: ”Fi farà un’opposizione intelligente, ma intransigente, non faremo una guerra a prescindere”. Fi, insomma, aspetterà al varco grillini e leghisti su nomi e programmi, lasciando congelata per ora l’arma del voto contrario.