“Se per Chiesa romana si intende il suo capo o pontefice, è indiscutibile che egli possa errare anche su argomenti concernenti la fede. Lo fa quando predica l’eresia nei propri giudizi o nelle proprie decretali. In verità molti pontefici romani furono eretici e l’ultimo di essi fu papa Giovanni XXII”

Adriano VI, 1523

Difficile negare che il presente sia uno dei periodi più travagliati di tutta la storia del cattolicesimo; oltre ad avere due papi legittimi (questa volta per Benedetto XVI si parla di ‘Papa Emerito’, non più di ‘antipapa’), si assiste al tristissimo spettacolo offerto dalle attuali gerarchie cattoliche, con comportamenti decisamente contrari alla Bimillenaria Tradizione Apostolica senza incorrere, quando non si tratta di un aperto sostegno, nelle severe reprimende dell’attuale Papa Francesco, che in qualità di ‘Vicario di Cristo’ ritengo dovrebbe essere deputato a redarguire severamente chi incorre nell’errore; ma addirittura lo stesso atteggiamento del capo spirituale dei cattolici, in aperta rottura con i duemila anni della Tradizione Apostolica, non fa che aumentare lo sconcerto e la confusione. Sicuramente in un numero sempre più crescente di cattolici tradizionalisti, oltre che in numerosi non credenti come il sottoscritto.

Un esempio emblematico, ma non certo l’unico, della gravità dell’attuale situazione, credo possa essere ravvisato nelle parole pronunciate da Mons. Nunzio Galantino, durante l’omelia del 24 Luglio 2016, secondo la quale “la città di Sodoma è stata salvata dalle preghiere del patriarca Abramo”; ma esempi di corbellerie simili, riportate su organi ufficiali della Chiesa Cattolica, senza nessuna stroncatura da Roma, la quale eventualmente parla solo per approvarle, è possibile trovarne a iosa.

Alla ovvia sensazione di smarrimento e sconcerto che gli atteggiamenti ambigui di Francesco provoca in un sempre maggior numero di fedeli, noto che molti di essi cercano disperatamente un appiglio nella mancanza del ‘Pronunciamento ex-Cathedra Petri’ allo scopo di conciliare l’evidente contraddizione tra le sparate di Bergoglio & Co., da una parte, ed i dogmi e la Tradizione Apostolica della loro Fede dall’altra.

Comportamento questo decisamente comprensibile da parte loro, io stesso rimarrei letteralmente basito dall’estrema confusione che attualmente regna in Vaticano, se fossi cattolico praticante; ed indubbiamente avrei molte difficoltà a seguire gli insegnamenti dell’attuale Pontefice, come mi obbligherebbe il cattolicesimo, reputandolo maestro di Verità e di Fede in quanto infallibile.

Questa mia lunga introduzione non intende analizzare il controverso Pontificato di Jorge Bergoglio, anzi vorrei che i lettori si astengano da ogni commento in merito, pro o contro la sua figura, almeno in questa sede. Lo scopo di questa mia dissertazione infatti non è certo di criticare l’operato dell’attuale Pontefice (almeno quelle effettivo), quanto piuttosto voler dimostrare come la presunta infallibilità degli attuali pontefici romani non ha nessun reale fondamento storico.

Esistono infatti diversi Papi che, nel corso del loro pontificato, hanno sostenuto per diverso tempo dottrine eretiche o giudicate tali anche dopo la loro morte; in altre parole la storia annovera diversi Papi, del tutto legittimi ma comunque eretici.

Papa Onorio

Strana storia la sua; la dottrina della quale si fece portavoce durante tutto il suo pontificato, il monotelismo, venne giudicata eretica 50 anni dopo la sua morte dal suo successore Leone II; in altre parole un papa infallibile condannò come eretico un altro papa, pure lui infallibile.

Mosaico di Papa Onorio

Il pontificato di Papa Onorio durò dal 3 Novembre 625 fino alla sua morte avvenuta il 12 Ottobre 638; fu il 70° Papa della Chiesa Cattolica.

L’antefatto avvenne circa un paio di secoli prima del suo insediamento, precisamente dalla condanna da parte del Concilio di Calcedonia (nel 451) del monofisimo (dal greco μονος «unico», e φύσις, «natura»), dottrina secondo la quale in Cristo sussisteva unicamente la natura divina; questione indubbiamente di non poco conto dalla quale sarebbero dipesi i destini futuri dell’intero genere umano.

Attualmente si doveva affrontare la questione del riassorbimento, all’interno dell’Impero Bizantino, di comunità cristiane monofisite, le quali vivevano in territori recentemente riconquistati ai Parti; Onorio, su pressione dell’imperatore bizantino Eraclio I, pensò quindi di introdurre una sorta di monofisismo mascherato dichiarando ufficialmente che in Gesù Cristo coesistessero sì due nature, ma in una soltanto agisse unicamente la volontà (o energia) di ispirazione divina; in altre parole il monotelismo (dal greco μονος «unico», e θέλημα «volontà»)… evidentemente ci si accorse che, nonostante i precedenti pronunciamenti di Calcedonia, la sorte del pianeta fosse ancora in pericolo.

Ma la questione monotelita non si chiuse con la sua morte; una cinquantina di anni dopo il monotelismo venne dichiarato come eresia dal Terzo Concilio di Costantinopoli (681), e con esso tutti i suoi seguaci, tra i quali proprio anche Papa Onorio, e subito dopo dal successore di Onorio, Leone II, dichiarando che Cristo avrebbe avuto anche una libera volontà umana, libera da quella divina. Come la prima potesse agire senza ribellarsi mai alla divina rimane ancora uno dei più grandi misteri della fede, visto che Leone II nella sua sentenza di condanna del monotelismo non lo spiegò.

Giovanni XXII

Facciamo un salto nel tempo e nello spazio ed arriviamo a Avignone… Dopo la morte di BonifacioVIII, il re di Francia Filippo il Bello che controllava il conclave, riuscì a far eleggere il cardinale Bertrand De Got che assunse il nome di ‘Clemente V’ e fece trasferire la Sede Apostolica nella cittadina provenzale di Avignone.

Il giorno di Ognissanti del 1331, nella chiesa di Notre Dame des Doms di Avignone, Giovanni sorprese l’intero mondo cattolico dichiarando nel sermone che «le anime dei santi non hanno la visione di Dio prima della resurrezione della carne, essendo ancora sub altare Dei fino al giorno del Giudizio», anche se il primo indizio lo si poté scorgere qualche mese prima quando fece processare dall’Inquisizione un Domenicano inglese che in una predica fatta in sua presenza, dichiarò che «che le anime dei giusti godono della immediata visione di Dio», probabilmente anche perché memori di quell’episodio, nessuno dei membri del suo entourage ebbe il coraggio di dirgli che quanto sostenuto fosse una chiara eresia.

Alcuni mesi dopo elaborò ulteriormente la sua visione includendovi anche i dannati, poiché –come sosteneva Giovanni– nessuno era stato ancora posto all’inferno, poiché i dannati sarebbero finiti laggiù unicamente con l’avvento della fine del mondo. Ciò suscitò aspre controversie in tutto il mondo cristiano: «se i santi, ed anche la Vergine Benedetta, non si trovano ancora in Paradiso, come possono intercedere presso Dio per noi» obiettavano i principali teologi dell’epoca, tra i quali il francescano Guglielmo d’Occam, e addirittura lo stesso imperatore, che ovviamente non perse l’occasione di estendere alla politica questa disputa teologica: «come un uomo morto non è più un uomo, così un papa eretico non è più un papa».

La disputa si trascinò per tutto il resto del suo pontificato fino ad arrivare al 3 Dicembre 1334, quando ormai prossimo alla morte i suoi cardinali lo scongiurarono di salvarsi l’anima ritrattando le sue teorie eretiche. Il giorno dopo Giovanni ebbe il modo di verificare l’eventuale correttezza della sua teoria in quanto morì; in seguito venne pubblicata a suo nome la Bolla “Ne super his” nella quale affermava che «le anime divise dal corpo vedono chiaramente Dio e l’essenza divina, per quanto la condizione di anime divise dal corpo lo consentono». Riesce difficile pensare che simili sottigliezze teologiche, comunque ancora inaccettabili per un teologo, siano alla portata di un novantenne con già un piede nella fossa. E’ comunque fuori di ogni dubbito che durante la fase terminale del suo pontificato abbia sostenuto con tutte le sue forze e davanti all’intero mondo cristianouna dottrina chiaramente eretica dal punto di vista cattolico.

Il Concilio Cadaverico

Ritorniamo indietro nel tempo, a Roma nel Febbraio del 897. Papa Stefano VI, spinto dai sentimenti di odio verso il suo predecessore Formoso, esponente della fazione politica a lui opposta, ordinò la celebrazione di un processo post-mortem a carico del defunto papa, in quello che venne chiamato il “Sinodo del cadavere” (synodus horrenda); il clero romano avrebbe giudicato il pontefice traditore. Il corpo di Formoso venne dunque esumato, vestito dei paramenti pontifici e collocato su un trono nella basilica lateranense; un chierico collocato dietro ad una tenda “rispose”, in nome e per conto di Papa Formoso, a tutte le accuse mossegli da Stefano VI; alla fine del processo Formoso venne giudicato indegno di essere stato papa, la mano con la quale indossava l’anello piscatorio mozzata e il suo cadavere venne gettato nel Tevere. Stefano VI annullò anche tutte le ordinazioni effettuate dal predecessore, noncurante del fatto che anche la sua celebrazione vescovile venne fatta, a suo tempo, da Papa Formoso. Nonostante non siamo in presenza di conclamate eresie, qui comunque abbiamo un Papa che ha processato e giudicato un proprio predecessore come indegno della dignità Pontificia.

Sisto V, il Papa che riscrisse la Bibbia

Per concludere, accenno brevemente al caso di Sisto V, il quale riscrisse completamente una nuova versione della Bibbia del tutto erronea alterandone anche il funzionale sistema di riferimenti precedentemente messo a punto dal tipografo Roberto Stefano; poco prima della sua morte Papa Sisto, nella bolla Aeternum Ille minacciò di scomunica chiunque avesse deviato di una virgola dalla sua versione erronea e solo la sua autorità avrebbe potuto consentirgli la salvezza dell’anima.

Questa bolla, dopo la sua morte gettò profondo imbarazzo nel suo successore Gregorio XIV; rendendosi conto che gli evidenti sbagli commessi da Sisto, avrebbero suscitato l’ovvia ilarità dei protestanti, e cercando al contempo di salvare il prestigio del papato, il card. Bellarmino, suggerì a Gregorio XIV, come scrisse nella sua Autobiografia:

“Alcune persone, la cui opinione aveva grande peso, ritenevano che [la Bibbia di Sisto V] dovesse essere proibita pubblicamente, io non ero dello stesso avviso e dimostrai al Santo Padre che invece di proibire la versione della Bibbia in questione sarebbe stato meglio correggerla in modo tale da poterla pubblicare senza danni all’onore di papa Sisto. Ciò si poteva fare … pubblicando il volume con il nome di Sisto e una prefazione in cui si spiegava che nella prima edizione si erano verificati alcuni errori dovuti alla fretta dei tipografi e di altre persone.”

Anche diversi papi, benchè in questo caso sarebbe più opportuna la semplice dizione di ‘Vescovo di Roma’, come chiarirò meglio in un altro mio intervento, sostennero dottrine o pronunciamenti rivelatisi poi eretici; preferisco non soffermarmi ulteriormente su questi interessanti episodi, ma piuttosto rispondere ad una ovvia obiezione che, a questo punto, più di un lettore avrà sicuramene sollevato: mi riferisco cioè alla questione del pronunciamento Ex Cathedra Petri.

Più di uno avrà già avuto sicuramene la tentazione di replicare che nessuno di loro fece un tale solenne pronunciamento; il fatto è che il dogma dell’infallibilità pontifica venne pronunciato da Pio IX solo nel 1870, con la costituzione dogmatica “Pastor Aeternus”; difficile pensare che un Papa come ad esempio Onorio, potesse in qualche modo fare un qualsiasi pronunciamento ex-cathedra quando il suo significato sarebbe stato definito oltre un millennio dopo la sua morte !!! D’altra parte, come visto nell’introduzione, lo stesso Adriano VI ammetteva che anche il Papa potesse essere fallibile nell’ortodossia.

Fu così per tutto il Medio Evo; per esempio il concilio di Costanza nel 1415 depose il papa legittimo Giovanni XXIII (Baldassarre Cossa), proclamando al contempo la superiorità dei padri conciliari sopra il papato stesso; il concilio di Costantinopoli del 381 mise, per esempio, il Vescovo di Costantinopoli, La nuova Romasullo stesso identico piano del Vescovo di Roma.

La stessa proclamazione della “Pasteur Aeternum” fu decisamente molto controversa; la votazione avvenne il giorno dopo che, grazie ad uno stratagemma, oltre 60 convenuti decisamente contrari vennero indotti ad una partenza anticipata da Roma, e gli episodi sopra ricordati vennero ricordati ai padri conciliari da uno dei più strenui oppositori della infallibilità pontificia, il Vescovo croato Josip Juarj Strossmayer, da un memorabile discorso facilmente reperibile in rete http://www.vincenzodilerins.it/download/strossmayer.pdf.

Infine un giudizio complessivo sui due dogmi di fede proclamati da Papa Ferretti (Immacolata Concezione Infallibiltà Pontificia), non dovrebbe prescindere dalla particolare situazione politica che all’epoca viveva lo Stato Pontificio.

Pio IX si rendeva conto che sarebbe stato l’ultimo ‘Papa Re’; la volontà dei Savoia di fare di Roma la capitale del giovanissimo Regno d’Italia era evidente a chiunque. Il Concilio Vaticano I dovette addirittura essere bruscamente interrotto dai bersaglieri del Gen. Lamarmora che irruppero in Roma tramite la breccia di Porta Pia; alcuni anni prima Ferretti venne costretto all’esilio dai popolani che instaurarono la breve Repubblica Romana retta dal triumvirato Mazzini, Saffi e Armellini; solo grazie ai soldati di Napoleone III riuscì ad insediarsi nuovamente sul trono di Pietro. Pio IX vide nella proclamazione di quei dogmi la possibilità di poter riaffermare la supremazia spirituale su tutti cattolici del mondo, visto che oramai il potere temporale sarebbe andato definitivamente perso entro pochi anni.

Ecco che la proclamazione del dogma dell’Infallibilità Pontificia, assieme a quello della Immacolata Concezione, alla fine fu solo una mera decisione politica, come tempo addietro fu la definizione del monotelismo da parte di Onorio, causata dalle pressioni dell’imperatore bizantino Eraclio I. Insomma, il classico utilizzo della religione come instrumentum regni; come attualmente è il voler vedere, da parte della attuale gerarchia cattolica, gli invasori migranti come fossero il Gesù Cristo evangelico reincarnatosi.

Nihil sub sole novum

Bibliografia:

Peter De Rosa, Vicari di Cristo, il lato oscuro del papato Armenia Editore