Ormai il covid è dentro di noi, non dal punto di vista medico, dal punto di vista psicologico. Per quanto ci si sforzi di non pensarci, di tenersi il più possibile alla larga dai media e dal bombardamento massiccio di informazioni, spesso false e/o contrastanti tra loro, è quasi impossibile non pensare a qualcosa che riguardi la “pandemia” nei momenti di riflessione e di calma, durante la giornata. Alla fine ho deciso di mettere nero su bianco quei pensieri che più frequentemente mi tormentano la “capa”.
Mai visto in passato una malattia che per alcuni è meno temibile del farmaco creato per combatterla, mentre per altri fa più paura dopo essersi vaccinati che prima di vaccinarsi!
Il vaccino contro il covid per alcuni è sperimentale, per altri non lo è perché approvato dagli organi di vigilanza sui farmaci. In realtà la verità sta nel mezzo: non è sperimentale nel senso che il vaccino sia stato somministrato agli esseri umani senza essere stato testato prima in laboratorio e poi su un campione di volontari – un po’ come l’inventore dei vaccini Jenner, che inoculò pus di vacca in un bambino per vedere che cosa succedeva- è sperimentale nel senso che la tecnica farmaceutica utilizzata per la sua creazione è la prima volta che viene applicata a un farmaco destinato ad essere somministrato a tutti, non se ne conoscono gli effetti collaterali a lungo termine, non è chiaro quale sia esattamente la percentuale di efficacia, la durata dell’efficacia stessa e se funziona contro le varianti presenti e future. E se non si sa esattamente questo, il vaccino è sperimentale, perché solo studiandone il comportamento sul campo si potranno avere dati certi.
Come dice il buon Funnyking, questo contro il covid non è un vaccino, è un farmaco. Il vaccino è un’altra cosa. E allora perché non chiamarlo Trattamento Farmacologico di Prevenzione contro il Covid? (TFCP)
Aveva ragione Paolo Mieli. In un intervento a Ottoemezzo su La7 aveva dichiarato qualche giorno fa: “Coloro che manifestano contro il green pass, non chiamateli no-vax, chiamateli obiettori”. In effetti di no-vax veri e propi, secondo quanto riportato da diverse fonti, non sono più del 2-3%. Ci sono poi molti che non si fidano di questo vaccino (pardon, TFCP) ma di tutti gli altri si, per cui chiamarli no-vax è sbagliato e fuorviante, e ci sono anche vaccinati che invece di dire “e che mi frega, io il grinpasse ce l’ho” manifestano contro quella che percepiscono come una grave limitazione delle libertà personali e una grave discriminazione. Ma capisco che per certa sinistra nostrana “obiettori” è un termine da non usare perché loro in qualche modo hanno sempre cavalcato il diritto di obiettare contro provvedimenti governativi ritenuti ingiusti (perché all’epoca governavano sempre “gli altri”), per cui meglio usare il solito e fuorviante no-vax, usato sicuro insomma!
Io credo nella scienza! Quante volte abbiamo sentito o letto questa frase pronunciata da chi si oppone alle ragioni di coloro che vengono dispregiativamente definiti negazionisti, no mask, no vax, no green pass. Eppure mentre lo dicono dimostrano di non crederci affatto. Infatti mai visto tanta paura e tanto disprezzo, che deriva dalla paura, nei confronti di chi non si vuole vaccinare. Ma se credi nella scienza e sei vaccinato, non puoi avere paura del non vaccinato perché la scienza dice: chi si vaccina ha eccellenti possibilità di non finire in ospedale, ottime possibilità di non finire in T.I. e la quasi certezza di non morire di covid. Chi si vaccina può infettarsi lo stesso e diventare un diffusore sano di virus, con la stessa carica virale di un non vaccinato, per cui aver paura di un non vaccinato è fuori da qualsiasi ragione scientifica. Prima che la vaccinazione prendesse piede, tu che credi nella scienza e sei vaccinato, andavi tranquillamente a lavoro, a fare la spesa nei supermercati, al bar o al ristorante quando erano aperti, e riempivi le strade del centro non appena le restrizioni anti covid venivano allentate, incurante del fatto che né tu né il tuo prossimo foste vaccinati, ora che le vaccinazioni hanno raggiunto il 70% della popolazione e la possibilità di incontrare un non vaccinato sono ridotte, e tu sei protetto dal TFCP, di che hai paura? Oltre a credere per finta nella scienza sei pure un autentico coglione!
Il green pass, siamo sicuri che sia un metodo efficace per prevenire la diffusione del virus? Il solito Crisanti dice di no, che è solo uno strumento burocratico per indurre la gente a vaccinarsi, ma è anche uno strumento pericoloso che rischia di diffondere maggiormente il virus. Come tutti sapranno, il green pass non è rilasciato solo a chi ha ricevuto il vaccino ma anche a: chi ha contratto il virus ed è guarito. Gli studi sembrano far emergere che chi è guarito dal covid ha una carica immunitaria superiore a chi si vaccina, che dura anche 2-3 anni ed è efficace anche contro le varianti. Ma a tutt’oggi non vi è alcuna certezza di ciò, e potrebbe essere che il guarito abbia più possibilità di reinfettarsi se non fa almeno una dose di TFCP. Del resto il green pass per il guarito dura 6 mesi contro i 9 del vaccinato, un motivo ci deve essere no? Dite che i motivi potrebbero non essere di carattere scientifico? A beh, ma allora! Il GP viene rilasciato anche a chi non è né vaccinato né guarito e ha fatto un tampone nelle 48 ore precedenti. Ciò significa che, fermo restando la veridicità secondo cui anche il vaccinato infetta con la stessa carica virale del non vaccinato, il non vaccinato col GP potrebbe rimanere infettato da un vaccinato portatore sano che non sa di esserlo, perché col grinpasse va un po’ dove cazzo je pare e senza ulteriori controlli, e a sua volta infettare in famiglia. E poi ci sono quelli che non si possono vaccinare ai quali il GP viene elargito ugualmente, quindi a loro rischio e pericolo. Alla luce di tutto questo, vi sembra che il GP sia uno strumento valido? A me pare non solo inutilmente vessatorio, ma anche pericoloso. Ma ai governanti poco importa, l’importante per loro è far vedere che fanno qualcosa, magari inutile e dannoso ma meglio che nulla!
In principio ci fu il virus cinese, ma non si poteva dire. Poi venne il turno della variante inglese, ed essendo un aggettivo di paese occidentale si poteva tranquillamente definire tale. Poi venne la variante sudafricana, poi quella brasiliana ed infine, la variante indiana. Al che, vista la sovrabbondanza di aggettivi di provenienza geografica esotica, per il picorettismo imperante si è deciso di nominare le varianti con l’alfabeto greco. Ma cambi i nomi la sostanza rimane la stessa: le varianti, oltre il virus originale, per la stragrande maggioranza provengono da paesi esotici, con l’eccezione della Gran Bretagna, nel qual caso però, pare che la mutazione fu definita “inglese” perché si diffuse massicciamente e fu isolata in terra di Albione, ma con ogni probabilità anche quella era di provenienza esotica. A che cosa ci porta tutto questo? Ci porta a considerare i paesi molto popolosi del “mondo in via di sviluppo” in cui la sanità non funziona come per l’occidente, le contraddizioni sociali sono enormi, la prevenzione è cosa sconosciuta e la vaccinazione di massa in alto mare, come i principali serbatoi di varianti presenti e future. Poi se queste varianti riescono a diffondersi in tutto il mondo significa che l’evoluzione naturale ha creato una nuova specie che si è adattata meglio alle nuove condizioni. E che questa nuova variante sia più infettiva, più facile a diffondersi e interessa un bacino di potenziali infetti sempre più grande ci sta: se metti dei “paletti” e degli impedimenti alla diffusione del virus e la variante riesce a diffondersi vuol dire che è più adatta ad aggirare gli ostacoli. Che invece ogni variante sia più pericolosa della precedente, invece non sta ne in cielo ne in terra, la variante si diffonde anche perché provoca sempre meno reazioni fatali nell’ospite. In realtà nessuno ha mai detto che la variante delta sia più dannosa delle precedenti, ma nessuno ha mai apertamente detto che non lo sia. Giocano sull’ambiguità del detto-non detto per mantenere un regime di terrore costante nella popolazione. Per tornare a noi, nel momento che vediamo come la varianti provengono da paesi popolosi in cui le condizioni socio-economico-sanitarie sono quello che sono e in cui la vaccinazione di massa non sarà mai completata, ti dicono che se tu in Italia non ti vaccini provochi le pericolosissime varianti, ebbene sappi che ti stanno prendendo per il culo.
Io non temo questo TFCP, come non temo il covid. Avendo avuto esperienza di entrambi i soggetti, parlo con cognizione di causa. Non credo che Big Pharma sia così sprovveduta da sottoporre miliardi di persone ad un trattamento sanitario pericoloso, come non credo che i governi dei paesi sviluppati siano così sciocchi da spingere la propria gente a mettere a rischio la propria salute, la propria vita vaccinandosi. Le percentuali delle reazioni avverse sono bassissime, i decessi ancora più bassi, ma essendo il bacino di utenza estremamente vasto, i numeri assoluti assumono proprorzioni non trascurabili. Ma questo vale per qualunque farmaco, vaccino, trattamento sanitario. Certo se consideriamo che può morire una persona ogni 2 milioni di vaccinati, alla fine potremmo avere 30 morti direttamente causati dal vaccino, di cui 27-28, se non vaccinati avrebbero potuto continuare a vivere. Se la mettiamo in questa maniera il tutto risulta aberrante, ma sarebbe importante conoscere i dati certi, e quelli non li abbiamo. Vuoi perché nessuno ha interesse ad indagare vuoi perché è difficile stabilire con certezza se il decesso è avvenuto per causa diretta del vaccino, indiretta o semplicemente incidentale. Se contestiamo le cifre dei morti per covid e diciamo che buona parte dei deceduti sono morti per altre cause ma che risultavano contemporaneamente anche positivi al covid, dobbiamo usare lo stesso metro di giudizio per il vaccino: dei deceduti vaccinati, quanti sarebbero morti comunque anche senza vaccino? Detto questo, se vogliamo fare i rivoluzionari, gli irredentisti, dobbiamo metterci in testa che chi lotta per i propri diritti, per la propria libertà, contro l’invasore straniero o contro un regime dittatoriale mette in gioco in primis la propria pelle e la propria libertà. Per cui se si vuole lottare bisogna correre dei rischi, altrimenti non è una lotta ma un “io mi faccio i cazzi miei”. Allora se vogliamo veramente lottare, vacciniamoci, vacciniamoci tutti, togliamo ogni alibi, ogni pretesto, ogni appiglio a chi pensiamo voglia sottrarci ingiustamente la nostra libertà, la nostra vita normale. E al prossimo lockdown, al prossimo disastro sanitario, al prossimo anno scolastico buttato nel cesso dobbiamo essere pronti a riunirci in massa e chiedere ai nostri governanti che paghino per le loro malefatte.