Tutta l’Europa, intesa come cultura, concezione del mondo e visione del futuro, ha perso la Grande Guerra.


L’hanno persa gli Imperi Conservatori, una sconfitta che andò ben oltre i risultati avuti sul campo di battaglia, 
L’hanno persa le potenze occidentali, Gran Bretagna e Francia raggiungevano l’apice della loro gloria storica e mai situazione fu più aleatoria di quel frangente in cui i delegati Anglo-Francesi lasciavano le sale della conferenza di pace di Parigi credendosi vincitori e svegliandosi sconfitti.
L’hanno persa le genti balcaniche, sacrificate, macellate ed infine ingannate da falsi prìncipi, false utopie e false parole.
E l’ha persa soprattutto l’Italia.
Si, di nuovo, il mio più profondo rispetto alle vittime di quella incredibile, grottesca e brutale carneficina che cambiò per sempre il mondo, in modo irreparabile, ma fu tutto così inutile.
Già nel 1892 il Cancelliere Austriaco Taaffe celò dietro spocchia e arroganza la disponibilità Austriaca ribadita nuovamente nel 1909 e nel 1913 alla cessione del Trentino meridionale (eccetto Bozen/Bolzano) e del Friuli.
Con lo scoppio della guerra l’offerta venne reiterata all’alleata Italia, per la sola neutralità, con l’aggiunta dell’Istria.
Ma, abbandonata ogni residua razionalità nel continente la follia non mancò di contagiare la piccola, povera ma ambiziosa Italia, ebbra del trascurabile successo contro i turchi che diede ad essa un ammirevole scatolone di sabbia, saggiò la fregatura ma non seppe resistervi.
E dichiarò così guerra ad una nazione già assediata sia da Sud che che da Est.
Come finirà quella storia, le conseguenze e le mancanze dei nostri nuovi amici e alleati ben le conoscete, non ve ne narrerò inutilmente.

Gli unici vincitori furono aldilà dell’oceano.
E nella loro storica insipienza culturale e politica, crearono i terribili pregressi per TUTTO ciò che seguì.
La follia distruttiva e ideologica del presidente Woodrow Wilson e del corpo diplomatico americano in Europa è annotata in molteplici libri, e riportata da molteplici fonti.

Tedeschi, Francesi, Britannici e Italiani, se potevano trovare un’accordo su qualcosa in quei giorni, era nel giudizio negativo dell’ingombrante nuovo attore che non si poteva più tenere fuori dalla porta.
Così smontarono nazioni a piacimento, altre ne crearono, con lo stesso modello, e inventarono così principi ameni che sarebbero stati la benzina per i conflitti nei secoli seguenti.

[Wilson] bores me to death with his 14 points, why, when even God Lord was satisfied with only ten?

Georges Clemenceau , politico e diplomatico francese.

Before the war ends, Europe will financially be in our hands” – Woodrow Wilson stesso, attribuitagli da Mark Hill in Shadow Kings, libro del 2005.

Ora, lasciamo da parte il giudizio su Wilson e torniamo alla nostra Europa.
A prima che la guerra scoppi, però, voglio condividere con voi una catena di pensieri, come se dietro ci fosse un disegno enorme ma noi, standogli sotto, non riusciamo a vederlo completamente.

I pregressi sono, storicamente, dalla fondazione della Germania in avanti, un tentativo dopo l’altro di strangolare le nazioni conservatrici, gli Imperi d’Europa, e frantumarne per sempre gli equilibri, la forza e l’autonomia.
Oggi diremmo la sovranità…

Si, conosco l’obiezione della parentela, so bene che tutti tranne gli Asburgo erano legati in un modo o nell’altro ai Coburg-Gotha.
Ma già allora il peso della corona era meno pesante dell’oro di cui era fatta, ed il potere era già sensibilmente slittato altrove.
Chi, vi chiederete, può essere più potente di un sovrano quasi assoluto quale uno Zar o un Kaiser?


I mercanti, i grandi industriali ed i banchieri già allora si riunivano costantemente, spesso in gran segreto, e questo era per ovvie ragioni fonte di frequenti scandali.
Vi sono poi i consiglieri che a vario titolo distorcono e deformano la volontà e gli ordini del sovrano, il figlio di Bismarck, Herbert, acquisì enorme potere e vaste ricchezze, Rasputin circuì e sedusse la Zarina vantando poteri curativi con cui avrebbe curato la grave malattia del figlio più giovane, inabile a muoversi dal letto.
Possiamo immaginare che tali incontri non fossero poi molti dissimili da quello che il lato più oscuro della nostra mente ci suggerisce, e forse non andiamo troppo lontani dalla verità.


Se i massoni e le voci antimonarchiche crescevano di intensità e potere, dall’altra parte l’autorità monarchica stava attraversando la fase calante di transizione dall’assolutismo al costituzionalismo, e da li, probabilmente saremmo arrivati ad una modernità diversa, più conservatrice, più razionale nel governo e nella difesa degli interessi nazionali e culturali.

Una cosa è certa, i sovrani, già nella seconda metà dell’800, vivono assediati in capitali sovrappopolate, o più spesso in tenute fuorimano guardati a vista da guardie scelte personalmente.
Certo, viaggiavano sempre tanto, era parte del ruolo che ricoprivano e tale ruolo era per sua natura centrale nella vita di un sovrano del periodo.

Non certo a torto, la storiografia riporta di terribili limitazioni alla libertà di movimento che servivano a rendere più difficili i frequenti attacchi alle figure monarchiche che spesso avvenivano durante questi loro viaggi ufficiali, Alessandro II, zar di Russia, cade così nel 1881 in un attentato alla sua carrozza.
Gli succederà il figlio ma finiranno con lui le opportunità di riforme per la Russia, anche quì… conosciamo bene a dove porterà questo, pochi decenni dopo.

L’Imperatrice Sissi (Elisabeth von Wittelsbach) viene assassinata da un anarchico italiano (luigi licheni) a Ginevra nel 1893, appena 4 anni dopo la morte dell’Arciduca Rodolfo e della sua amante Maria Vetsera a Mayerling.

Ah, Mayerling è un fatto così curioso che meriterebbe una discussione a parte.

In Italia, Umberto I venne assassinato con quattro colpi di revolver, dall’anarchico Gaetano Bresci, il 29 luglio 1900.
Questo è il punto di svolta della nostra nazione, Umberto è rispettato, è frugale, per essere un Re, e soprattutto è amato, considerato il “Re Buono” per l’impegno a fianco delle popolazioni colpite da lutti e terremoti e per l’abolizione della pena capitale.
Fu capace di rafforzare il prestigio dell’Italia ristabilendo rapporti con la Santa Sede (in pieno non expedit) e consolidando la posizione politica del Regno nell’Europa delle potenze, ottenendo il riconoscimento implicito dell’Austria, l’alleanza della Germania e la fiducia della Gran Bretagna, perorando una politica conservatrice e moderando, invero talvolta con le cattive, le pretese e le posizioni dei repubblicani e dei socialisti.
Egli si prodigò per un viaggio in Russia, che, pianificato per il 1882, fu costretto a cancellare per l’intercessione di Bismarck presso il Kaiser, a cui Umberto scrisse una vivace nota di protesta accusando il Cancelliere di trattare l’Italia come vassalla!
Immaginate qualcosa del genere oggi, con i nostri politici di oggi, e capirete esattamente quanto ed in che direzione il mondo sia cambiato!
Ebbene, in questo frangente, l’ultimo vero RE DEGLI ITALIANI, si comportò come tale, visse come tale ed infine, perorò con forza la causa che non era la sua, no, era quella della sua nazione, della sua gente.
Egli non desiderò mai la guerra, si adoperò sempre PER LA PACE, una pace giusta, talvolta amara, ma ebbe sempre ben chiaro cosa sarebbe stata la guerra per questo nostro angolo di mondo.

Tutta l’Europa fu comunque funestata da omicidi analoghi in altre nazioni europee poi belligeranti:
I primi ministri di Bulgaria, Stambolov nel 1895 e Petkov nel 1907, in Grecia il primo ministro Deligiannis nel 1905 e Re Giorgio nel 1913, il Gran Visir Mahmud Pasha nel 1913 a Costantinopoli, in Portogallo, nel 1908 il Re Carlos I e l’erede Luis Filipe furono analogamente assassinati a fucilate durante il suo rientro a Lisbona da un ex ufficiale dell’esercito e almeno un secondo complice, entrambi assassinati nella risposta della polizia, e in Russia tra il 1902 e il 1914 2 ministri degli interni (Sipyagin, nel 1902, e von Plehve nel 1904) un primo ministro (Stolypin, nel 1911) ed un governatore generale di Mosca, nonchè principe, in quanto fratello dello Zar Alessandro III, Sergej Alexandrovich Romanov, vennero assassinati da varie e disparate sigle eversive.


In Serbia un colpo di stato comporterà la morte per il Re Aleksander Obrenovic e la Regina Draginja nel 1903, proprio quando le crescenti relazioni economiche tra Vienna e Belgrado allontanavano le tensioni etniche e politiche.

Eccoci quasi arrivati alla fine, fate caso a date e modi, sempre violenti, sempre palesi, dall’omicidio dello Zar Alessandro nel 1881 a quello dell’Arciduca d’Austria nel 1914 passano appena 33 anni.
Insomma, è evidente che l’istituzione monarchica fosse sotto assedio, da un nemico invisibile ma nondimeno letale e brutale, dotato di mezzi e organizzazione per avvicinarsi e tentare di assassinare dei sovrani.
Leopoldo del Belgio nel 1902, Alfonso di Spagna e il Presidente della Repubblica Francese Emil Loubèt nel 1905, scamparono tentativi di omicidio nei primi del ‘900, il Principe del Galles Edward VIII nel 1900, il sultano ottomano Abdul Hamid nel 1906 (che poi verrà infatti deposto appena due anni dopo, nel 1908).

Il mondo stava già cambiando, e nemmeno gli Imperatori possano fermare questi accadimenti, almeno apparentemente.
Gran parte degli attentati, riusciti o meno, vennero addebitati ad oscure militanze anarchiche, eppure più ci penso, più continuo a chiedermi come sarebbe mai possibile pianificare un regicidio in uno scantinato, reperire pistole, esplosivi e quant’altro senza facoltosi “benefattori”, magari di ispirazione repubblicana, come se questi anarcoidi non fossero costantemente seguiti e monitorati dalle autorità del periodo, come logico immaginare.
Quando Franz Ferdinand viene assassinato a Sarajevo nel 1914 dalla Mano Nera, un organizzazione a metà strada tra terrorismo eversivo e massoneria, tutto il mondo civile ne incolpa il Regno di Serbia e prende con forza la posizione dell’Austria, se l’unica ad astenersi e mantenere il sostegno alla Serbia, pur chiedendo alla stessa che non si opponga alla indagini e ai contenuti dell’ultimatum, è proprio la Russia, il silenzio francese e l’appoggio inglese ed italiano, sembrano dare l’idea che la situazione sia ancora salvabile con un po’ di buon senso.
Abbiamo abbastanza letteratura a descrivere Franz Ferdinand come un uomo forte e coraggioso, ma di animo tendenzialmente liberale per il periodo, affianca a se numerosi pensatori, scrittori e umanisti ed era uso visitare frequentemente le aree più disagiate dell’Impero Asburgico, per poi tornare a riferire ciò che vedeva al padre, suggerendogli soluzioni e riforme.
Non era Rodolfo, non aveva “insane ambizioni”, non ricercava scappatelle segrete, non frequentava circoli e pensatori sgraditi, insomma, la sua figura è quanto di più vicino, come nel caso dell’Italiano Umberto I, ad un reale apprezzato, amato e rispettato, non certo ad un brutale tiranno.
Ben diverso dalla narrazione anti-monarchica che ci insegnarono a scuola, eh?

Eppure, Gavrilo Princip non esita ad estrarre la pistola ed assassinarlo dopo aver fallito l’attentato dinamitardo, sapendo che tale gesto avrebbe sicuramente scatenato le ire degli Austriaci contro i suoi compatrioti e connazionali, contro il suo paese, che da li a breve, nonostante l’intensità degli sforzi diplomatici, sarebbe stato interamente occupato e razziato in ritorsione a questo gesto.
Ancora una volta le date giungono in nostro aiuto, la guerra scoppiò un mese dopo l’omicidio, e solo perchè il Regno di Serbia temporeggiò in modo talmente sfacciato, oltre i limiti dell’offesa diplomatica, nell’adempiere alle richieste dell’ultimatum, questo nonostante le richieste avanzate dalla diplomazia Russa per maggiore condiscendenza nell’evitare la guerra.
Nessuno riesce a spegnere l’incendio in tempo, i sentimenti, anche di umana solidarietà, nei confronti del vecchio Imperatore a cui viene nuovamente ucciso un figlio, dopo la moglie e il primogenito, si affievoliscono ed infine emergono gli interessi, geopolitici ed economici, la guerra e tutto ciò che comporta sarà inevitabile.
Per il nostro mondo, la nostra Europa, questi sono i titoli di coda.

Una simpatica vignetta del periodo, Beraus das Wetter, il tempo è finito, poteva essere un buon titolo, forse migliore di quello che ho scelto.

Visto che la rappresentazione della figura sull’uscio nell’ultimo riquadro non è affatto classica , mi chiedo chi fosse nelle intenzioni dell’autore.

Forse il Giappone, conoscendo i pareri del periodo sugli asiatici , forse gli Usa.

Note per approfondimento:


Giles Mc Donogh, The Last Kaiser, life of Wilhelm II.


Alan. J. Taylor, War by Timetables, The Struggle for Mastery in Europe, The Habsburg Monarchy.

Stefan Zweig, The World of Yesterday.

Friedrich Wurthle, Die Spur führt nach Belgrad “The trail leads to Belgrade”.