Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, scrisse nella costituzione di quell’ordine religioso al paragrafo 547:

facciamo quanto ci sarà comandato con molta prontezza, gaudio spirituale e perseveranza, persuadendoci che tutto ciò è giusto, e rinnegando con cieca obbedienza ogni parere e giudizio personale in contrario, in tutte le cose che il superiore ordina… Persuasi come siamo che chiunque vive sotto l’obbedienza si deve lasciar portare e reggere dalla Provvidenza, per mezzo del superiore, come se fosse un corpo morto (perinde ac cadaver), che si fa portare dovunque e trattare come più piace ».

Una nuova religione sembra si stia cercando di imporre attraverso un duro indottrinamento, la repressione del dissenso e l’istituzione di tribunali della fede per combattere le eresie: l’europeismo.

I dogmi imposti da questo nuovo credo non devono essere messi in discussione. Chiunque osi manifestare il più piccolo dissenso è da considerare alla stregua di un eretico e come tale va trattato e prontamente neutralizzato. Quanto scrisse Ignazio di Loyola, con gli opportuni aggiustamenti, descrive efficacemente la dottrina europeista:

facciamo quanto ci sarà comandato dall’Europa con molta prontezza, gaudio spirituale economico e politico e perseveranza, persuadendoci che tutto ciò è giusto, e rinnegando con cieca obbedienza ogni parere e giudizio personale in contrario a quanto prescritto dall’Europa, in tutte le cose che il Consiglio Europeo ordina… Persuasi come siamo che chiunque vive sotto l’obbedienza dell’Europa Unita si deve lasciar portare e reggere dalla Provvidenza, per mezzo del superiore, come se fosse un corpo morto (perinde ac cadaver), che si fa portare dovunque e trattare come più piace a Bruxelles».

Naturalmente chi assume posizioni euroscettiche lo fa a proprio rischio e pericolo, guai a criticare il sacro verbo della Commissione europea, guai a pensare che un’altra Europa sia possibile, si rischia di essere etichettati come populisti (che “ovvove” il popolo), sovranisti, come coloro che parlano alla pancia della ggente (con 2 g per sottolinearne la negatività) o addirittura anti-europeisti, come se voler cambiare le cose, nella speranza di una Europa migliore, sia da considerare un grave atto di insubordinazione e sfascismo.

Gli europeisti hanno dalla loro parte l’informazione che conta, il potere politico e del denaro, sono difficilmente contrastabili, hanno mille modi per “convincere” l’opinione pubblica quanto sia bello, giusto e desiderabile far parte della grande famiglia europea, quella che lobby, finanza speculativa e banche hanno disegnato a loro uso e consumo, senza alcun cambiamento, senza pestare i piedi alla Germania e ai “mercati”. Dall’altra parte c’è una specie di armata Brancaleone, con pochi mezzi, disunita, disprezzata da chi fa e crea opinione, dalle elite finanziarie, industriali e intellettuali. Il paragone con  l’esercito polacco all’inizio della seconda guerra mondiale, che si scagliava contro i Panzer tedeschi a dorso di cavallo, armato di schioppetti della prima guerra mondiale è calzante.  Eppure, nonostante la lotta sia impari, il “clero” europeista stranamente sembra temere l’avanzata dell’armata Brancaleone, altrimenti non si spiegherebbe questa sorta di “crociata contro i nuovi albigesi” che puntualmente viene proposta in maniera evidente e allarmata in ogni dove.

Noi nel nostro piccolo, direi nel nostro microscopico, nonostante tutto, proviamo a esprimere la nostra contrarietà a farci “battezzare” con la forza della propaganda e dell’indottrinamento per abbracciare il credo religioso europeista pedissequamente.

Ma è dura, e una volta eliminati i “pericolosi neo-catari” rimane forte il rischio che tutti, volenti o nolenti si reciti  come un sol uomo, come un mantra, il motto -rivisitato in chiave europeista- del “solito” Sant’Ignazio: “todo modo para buscar la voluntad de…Juncker”.