Originariamente pubblicato su calcydros.com

Chi pensava che il governo Meloni sarebbe stato caratterizzato da una forte discontinuità col recente passato, per intenderci “governo Draghi” e soprattutto, “governo Gentiloni”, rimarrà deluso.

Da destra non riusciranno a vedere un governo che si pone a muso duro contro la UE, contro l’euro, contro Davos, come avrebbero sperato, come non succederà, a sinistra, di vedere un governo messo in difficoltà da istituzioni e azioni di carattere “extraparlamentare”, costretto a dimettersi in breve tempo, per lasciare spazio al classico governo tecnico dominato, senza averne alcun titolo, dal solito PD.

In pratica, chi si aspettava la riproposizione di un governo di tipo “giallo-verde”, nel bene e nel male, dovrà farsene una ragione del fatto che questo non avverrà. Il governo M5s-Lega, detto governo Conte solo perchè teoricamente guidato da una testa di turco che parlava con la voce di chi quel governo lo guidava realmente, cioè i suoi ingombranti tutori, Di Maio da una parte e Salvini dall’altra, è stato quanto di più anti UE, anti euro, anti sistema, e meno atlantista si sia visto in Italia negli ultimi 30 anni. Partì con rombo di motori assordanti, sgommate furiose, cipiglio fiero di un Rodomonte deciso a fare strame dei suoi nemici, e andò a sbattere miseramente contro il primo palo incontrato lungo il suo (breve) cammino.

La furba Giorgia Meloni, dotata della tipica furbizia e della capacità di fare tesoro delle esperienze altrui, del “popolo” segue invece un modus operandi totalmente diverso.

Perchè la “popolana” Meloni -e lo è per estrazione sociale, studi non altissimi, accento borgataro ed eloquio semplice, diretto e piuttosto tranchant, capace di farsi capire da tutti, pure dagli ultimi, e con modi di fare che trasmettono al prossimo il concetto che “a rega’ so’ una de voi”- ha capito che per sopravvivere in un ambiente ostile, deve fare quello che è più opportuno per la sopravvivenza, proprio come succede nelle jungla metropolitana da cui lei stessa proviene, a costo di passare per incoerente e rinunciare a parte dei suoi principi. E lo sta facendo, ma lo fa in maniera furba. 

La furbacchiona, infatti, ha capito subito che per sopravvivere, politicamente s’intende, è necessario tranquillizzare e farsi accettare da chi conta davvero, a costo di inimicarsi una parte del suo elettorato, tanto gli elettori, col vero potere, in fondo non c’entrano una mazza di legno marcio.

E allora ecco, subito, pieno sostegno all’Ucraina, invio di aiuti e armi come e più del precedente governo, incontro con Zelensky.

Naturalmente il filo atlantismo che aveva in passato sempre manifestato, ora è ai massimi livelli. E poi piena collaborazione con i vertici UE, con gli USA, con la BCE, l’euro e le politiche ad esso legate, guai a criticarli, manovra economica improntata al contenimento del deficit, le accise rimangono lì, per le pensioni niente stravolgimenti, tipo la quota 100, continuità a livello economico, nella sostanza, piaccia o meno tanto ai draghisti più sfegatati che agli antirettiliani”, col precedente governo del migliorissimo. Per non parlare della ratifica del MES.

E questo paga. Non solo con il consenso e gli apprezzamenti del mondo che conta

ma anche la cattura del boss Messina Denaro, dopo 30 anni di latitanza, capita in tempi decisamente sospetti. Se è vero che il governo, con la cattura del boss mafioso, non c’entra un fico secco, è pur vero che prendere Messina Denaro durante il mandato di Giorgia Meloni dà lustro a tutto il governo. E che sia una forma di “ricompensa” per le politiche di questo governo nei confronti di chi comanda davvero, non è un sospetto così campato in aria. Del resto, se alla fine del governo Obama viene “miracolosamente” individuato e eliminato Bin Laden, se per risollevare la figura di Clinton dopo lo scandalo sessuale, “scoppia” all’improvviso una guerra per spezzare le reni alla pericolosissima Serbia per salvare i poveri kosovari (meccanismo quello di ripulire l’immagine di un presidente in caduta libera, con una eroica guerra costruita a tavolino fu illustrata efficacemente in un film con De Niro e Hofmann) non è affatto impensabile che un governo che esegue i compitini che gli sono stati assegnati venga ricompensato con…Denaro!

Ma così facendo si mette contro i propri elettori! Come scritto più sopra, a parte il fatto che tra lo scegliere se perdere il sostegno di una parte degli elettori o quello di chi conta, è meglio perdere i primi, anche in questo caso la furbizia popolana di “Io sono Gioggia” emerge in maniera evidente. E allora viene varata la flat tax, così le partite iva vengono tranquillizzate, si tolgono gli sconti sulle accise per i carburanti ma si stanziano miliardi per il caro bollette –io non ho visto una lira, per adesso, ma se hanno detto che sono stati stanziati davvero, questi miliardi, sarà così, boh!–  e la lotta all’immigrazione clandestina, anche se alla fine fanno sbarcare tutti, la si fa costringendo le ONG ad andare nei porti che dice il governo, quelli lontani. E anche se le ONG mugugnano, “io il porto per sbarcare ve l’ho dato, quindi non rompete”, dando così la sensazione che, comunque, qualcosa per mettere i bastoni tra le ruote all’immigrazione selvaggia viene fatta. E poi l’intervento sulle pensioni, con la proposta di quota 103, con la quale dare un contentino a chi ha osteggiato la riforma Fornero. E inoltre tutta una serie di leggi e leggine, di secondaria 

importanza, che insieme a quello che ho elencato sopra costituiscono una manciata di “puro becchime per il popollo” (questa l’ho “rubata” al nostro amico Consulente dei Nuovi Schiavi) con il quale riuscire a dare un colpo al cerchio e una alla botte. E il gioco riesce, i sondaggi lo dimostrano.

Ovviamente la sinistra fa di tutto per dare manforte a Meloni, anche se lo fa del tutto involontariamente, continuando a fare, sbagliando, sempre la stessa cosa sperando di ottenere un risultato diverso. E invece, come al solito, rafforzano i propri avversari. Perchè non c’è nulla di più stupido di un politico del PD! La stupidità dei piddini viene dopo soltanto alla loro arroganza e alla loro autoreferenzialità.

Gustavo Kulpe


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